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Autore: Black_Sunshine    07/01/2016    0 recensioni
Sam e Dean sistemano l'Impala insieme. Trovano uno scompartimento segreto in cui, da piccoli, avevano nascosto delle lettere che si erano scritti a vicenda, promettendo di non leggerle mai. Nessuno dei due ricorda cos'aveva scritto, e così le leggono.
Scritta per la challenge "Secret Santa 2014" delle Wincestare Cattive Come Sam.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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"Letters to Juliet"

Quando Sam raggiunse Dean nel parcheggio del motel dove avevano trascorso la notte, lo trovò immerso fino ai gomiti nel cofano anteriore dell'Impala per quello che poteva benissimo essere considerato un incontro intimo col suo motore. Quando gli fu abbastanza vicino gli diede il buongiorno, porgendogli poi il caffé che si era premurato di preparargli, la miscela scelta con cura tra quelle presenti nella hall del motel. Dean ne bevve un sorso per poi ridare il bicchiere di carta a Sam e riprendere il lavoro da dove lo aveva lasciato pochi istanti prima. Sam lo osservava mentre trangugiava il suo, di caffé: aveva sempre avuto un debole per il binomio Dean-motori, e il fatto che la visione che gli si parava davanti comprendeva un Dean concentrato, con il labbro inferiore tra i denti, abbastanza sudaticcio e anche sporco di grasso qua e là non c'entrava. Non del tutto, almeno. Il fatto era che probabilmente quello era uno dei primi ricordi della sua infanzia che riusciva ad evocare: John che insegnava a Dean come armeggiare il motore dell'Impala.
"Cosa c'è che non va questa volta?" chiese Sam, sapendo che non avrebbe disturbato la concentrazione del maggiore. Questi riemerse dal cofano dell'auto e si asciugò con un braccio il sudore dalla fronte, stando ben attento a non sporcarsi ulteriormente con le mani unte di grasso che, subito dopo, pulì alla meglio sulla maglia dismessa che usava di solito quando lavorava all'auto.
"C'è qualcosa nel motore: sento che c'èe qualcosa che non è dove dovrebbe essere, ma non ho idea di cosa sia. Mi prenderesti la torcia?".
Sam annuì e, dopo aver posato le loro bevande sul tetto dell'auto, si avviò al posto del passeggero -il suo posto. Entrò a metà nell'auto e cercò la torcia nel portaoggetti, proprio come gli aveva chiesto Dean, ma la missione si dimostrò più ardua del previsto, poiché della torcia non vi era traccia. Sam riuscì ad accartocciarsi abbastanza su se stesso all'interno dell'abitacolo da poter essere in grado di guardare all'interno del piccolo baule sotto il cruscotto, ma anche in quel modo i risultati furono fallimentari. Inserì così un braccio all'interno del portaoggetti, facendolo affondare il più possibile sperando di riuscire in quella che si stava dimostrando una vera e propria impresa, ma la torcia doveva essersi volatilizzata, perché anche così non riusciva a trovarla. Girò la testa di lato nello sforzo e fu in quel momento che la torcia che giaceva inerme nello spazio tra il posto del guidatore e quello del passeggero entrò nel suo campo visivo. Sospirò e, mentre tirava fuori il braccio dal portaoggetti, sfiorò con la punta delle dita quella che doveva essere una tasca della quale, prima d'allora, ignorava l'esistenza. Incuriosito ed aiutato soltanto dal senso del tatto, aprì quella nuova tasca per vedere se poteva esserci qualcosa di interessante all'interno, ed in effetti trovò qualcosa. Estrasse un pezzetto di stoffa abbastanza vecchia arrotolata su se stessa e legata con una sottile cordicina. Si adagiò sullo schienale della sua seduta chiedendosi cosa potesse contenere quel pacchetto che gli sembrava vecchio di secoli: magari dei documenti falsi, forse qualche appunto di loro padre o forse, ancora, qualcosa che era appartenuto a qualche proprietario di quell'auto prima che diventasse la loro. Quello che svelò il pacchetto di stoffa lasciò senza parole il cacciatore: erano delle lettere, ma quello era stato facilmente intuibile anche a "scatola chiusa". Ciò che lo sbalordì fu il fatto che, rigirando tra le mani quelle lettere piegate in tre parti, ci trovò scritti, ognuno con la scrittura dell'altro, i loro nomi.
"Sammy, allora questa torcia?"
La voce di Dean distolse il minore dalle lettere appena trovate. Riuscì a leggere solo l'intestazione di una delle lettere indirizzate a lui che, con la calligrafia di Dean, affermava: "11 luglio 1998".
Ripose le lettere nel pacchetto di stoffa e, in fretta e furia, lo mise in tasca prima di uscire dall'auto e portare a Dean la sua torcia.

Bastò poco per rimettere a posto l'Impala con l'aiuto della torcia: come Dean aveva ipotizzato, si trattava solamente di un pezzo fuori posto. Sam, per tutto il tempo, non aveva menzionato il ritrovamento di quelle lettere nonostante fossero l'unica cosa a cui riuscisse a pensare.
Le riprese solo quando, tornati in camera, Dean si diresse in bagno per una doccia che si era meritato -e di cui, effettivamente, necessitava. Era estremamente incuriosito da cosa quelle lettere potessero contenere, ma, allo stesso tempo, preoccupato perché avrebbe potuto esserci scritto davvero di tutto.
Prese la lettera più vecchia indirizzata a lui, che datava 6 luglio 1998.

6 luglio 1998
Hey Sammy, sai, mi sento abbastanza stupido in questo momento mentre scrivo una lettera nemmeno fossimo negli anni 80... facciamo il 1880.
Comunque sia, ci siamo promessi che non saremmo più letto queste lettere, no? Credo che, a questo punto, possa fare uno sforzo..


Sam si fermò: davvero non riusciva a ricordare per quale motivo avevano scritto quelle lettere, figurarsi se poteva ricordare per quale motivo si erano promessi di non leggerle mai più.
Era indeciso, a quel punto, sul da farsi: avrebbe dovuto continuare a leggere oppure no? Dirlo o meno a Dean? Decise che sì, avrebbe dovuto aspettare Dean e decidere con lui se proseguire la lettura o meno.
Spiegò ad un Dean con i capelli ancora gocciolanti l'accaduto, gli disse che voleva leggere quelle lettere e scoprirne il contenuto, ma che gli era sembrato giusto, dopo aver letto della promessa di non leggerle mai più, di chiedere il suo parere e, in un certo senso, anche il suo permesso, perché era ovvio che quella situazione riguardasse anche lui. Dean si mostrò, allo stesso modo, curioso e, nonostante sapesse che probabilmente quelle lettere non avrebbero dovuto più essere lette, appoggiò Sam e la sua curiosità, anche perché era palese che era ciò che Sam voleva di più in quel momento.
Si sedettero sui rispettivi letti, uno di fronte all'altro, a Sam il compito di leggere le lettere a voce alta.
 
6 luglio 1998
Hey Sammy, sai, mi sento abbastanza stupido in questo momento mentre scrivo una lettera nemmeno fossimo negli anni 80... facciamo il 1880.
Comunque sia, ci siamo promessi che non saremmo più letto queste lettere, no? Credo che, a questo punto, possa fare uno sforzo. Continuo a credere che tutta questa cosa delle lettere sia una stronzata, sia chiaro. Perché mai dovremmo parlare di quello che è successo? È stato un errore, niente più di questo. Voglio dire, ci sta... tu hai 15 anni e hai gli ormoni in subbuglio e io, beh mi conosci. Non possiamo far finta che quel bacio non sia accaduto? No, non possiamo, perché sei una checca e vuoi parlare di quello che è successo. Cosa potrei dirti, mh? Sappiamo entrambi che è sbagliato, in tutti i modi possibili. Cosa succederebbe se la gente lo -ci- scoprisse? O peggio ancora, cosa succederebbe se papà ne venisse a conoscenza? E poi a te piacciono le ragazze, lo so. E anche a me, del resto. Sono certo che non è altro che una specie di complesso di Edipo, ma della versione tra fratelli. E sono anche sicuro che se cominciassimo ad incontrare persone nuove e cominciassimo ad uscire con loro tutta questa confusione andrà via. Ho un piano: siamo appena arrivati in una nuova città, prendiamola come occasione per farci dei nuovi amici e vediamo cosa succede, okay Sammy? Ti prego, fallo per me.
Dean.

Estate 1998.
Entrtambi gelarono sul posto appena Sam terminò la lettura. Come avevano potuto non arrivarci prima?
All'improvviso un turbine di immagini risalenti quell'estate si palesarono davanti agli occhi dei fratelli: Sam ricordava bene il tormento dei giorni precedenti alla decisione di quel gesto, il coraggio che aveva avuto quando, mentre aiutava il fratello a rifare il letto della camera dell'ennesimo motel -non molto differente da quello in cui alloggiavano al momento- gli si avvicinò con una scusa e fece collidere le loro labbra. Ricordava le ginocchia tremare, il cuore martellare contro il petto, le orecchie andare in fiamme, ma più di tutto ricordava la morbidezza delle labbra di Dean, il sollievo per non essere stato rifiutato, le sue mani che gli presero i fianchi esili.
Dean si alzò dal letto e fece qualche passo prima di sospirare, passandosi le mani sul viso: ricordava anche lui tutto di quell'estate e ricordava benissimo quel bacio, quel bacio che non avrebbe dovuto piacergli così tanto, ma che ancora considerava assolutamente perfetto.
"Vuoi che continui a leggere o...?" 
Sam fece cadere la domanda, sperando in una risposta negativa del fratello: molte volte avrebbe voluto riportare a galla quei ricordi, ma era sempre stato impossibile fare breccia nel muro che Dean aveva costruito intorno agli avvenimenti di quell'estate.
Il maggiore si voltò di nuovo verso di lui e gli fece segno di continuare con la prossima lettera. Sam lo osservò poggiarsi al tavolo della camera e vide le nocche già bianche delle sue mani che ne stringevano il bordo. Distolse lo sguardo e cominciò a leggere la lettera che seguiva cronologicamente la prima.
07-07-1998
Caro Dean,
Tu non immagini quanto ci abbia provato a farmi dei nuovi amici e trovarli interessanti almeno la metà di quanto lo sei tu. Mi è anche capitato di baciare un paio di ragazze ultimamente, sai? E sì, mi è piaciuto, ma la questione è che potrebbero anche piacermi le ragazze invece dei ragazzi, ma io amo te, non loro. Sai cosa? Sono sempre stato quello strano, per tutta la vita la gente non ha fatto altro che ricordarmelo e forse è così, ma non mi dispiacerebbe esserlo se ciò che mi rendesse tale fosse l'amare te. Ho imparato una cosa in tutto questo tempo, e cioè che bisogna fregarsene di ciò che la gente dice. È vero, potrebbero scoprirci. E allora? Non restiamo mai in una città per troppo tempo comunque, potrebbero non avere la possibilità di capire qualcosa. E papà non deve scoprirlo per forza. Staremo attenti: aspetteremo che andrà via per qualche caccia o affitteremo una stanza solo per noi... troveremo una soluzione, se vogliamo. Ma Dean,ti prego... non arrenderti.
Tuo, Sam.
 
11 luglio 1998
Ma ci hai pensato al fatto che forse io non voglio? Sei mio fratello, dannazione!
Dean.
 
12-07-1998
Dean, lo vuoi. Lo so.
L'ho sentito quando ti ho baciato: le tue labbra tremavano proprio come le mie e sento ancora le tue mani stringermi i fianchi. Quindi non venire a raccontarmi che non provi le stesse cose per me perché sappiamo entrambi che è una bugia.
E comunque non ti crederei. Ricordo ancora quella volta in cui dimenticasti l'appuntamento con quella Rose Bloom quando ancora vivevamo a Nashville solo perché mi stavi aiutando con i compiti, o quando decidesti di restare con me per la notte e poi Joanne Robins non volle più vederti, o quella volta in cui rompesti con Sophie Smith solo perché disse che ero la tua spina nel fianco. Puoi nascondere la verità a te stesso, ma non puoi nasconderla a me.
Sam.

20 luglio 1998
Ciao Sammy,
Parlare -beh, scrivere, in realtà- di questo sta diventando sempre più strano. Ma a quanto pare è l'unico modo che ho per comunicare con te.
Hai smesso di parlarmi dall'ultima lettera che mi hai dato e, onestamente, sembra un'eternità.
Suppongo sia colpa mia -almeno in parte: immagino ti aspettavi una risposta all'ultima lettera che, però, non è mai arrivata.
Eccomi qui, allora. Forse hai ragione, sai? Forse ti amo anch'io. Ma ti amo in tutti i modi sbagliati.
Nessuno dovrebbe pensare al proprio fratello nel modo in cui io penso a te. Il modo in cui penso al tuo corpo, alle tue labbra e... tutto ciò che dici o fai, ad essere onoesti, mi manda in pappa il cervello. C'è qualcosa di sbagliato in me -in noi, perché tutto quello che sta succedendo tra noi ultimamente non succede alle persone normali.
Perché succede a noi, Sam? Forse perché siamo da rinchiudere.
Però ti prego Sammy, parlami.
Dean.

21-07-1998
Caro Dean,
Neanche a me piace non rivolgerti la parola, ma ormai cosa potrei dirti? Non riesco a non pensare a quell'unico bacio che mi hai concesso e visto che non vuoi darmi una possibilità allora ho bisogno di tempo per me. Una persona non può rinunciare a chi più ama al mondo e agire come se non fosse successo nulla. Non voglio ferirti e nemmeno ricattarti togliendoti la parola, ma se non provi nulla per me non posso forzarti a fare qualcosa che non vuoi. Ho solo bisogno di tempo.
E sai, forse uscire, incontrare nuove persone... beh, potrebbe aiutare. Non era questo il consiglio che mi hai dato qualche tempo fa?
Sam

1 agosto 1998
Sam, se stai cercando di farmi ingelosire, beh allora stai facendo un ottimo lavoro.
Hai idea di come mi sono sentito quando ho visto... non riesco nemmeno a pensarci! Cos'era quello, mh?
Hai detto che ti piacciono le ragazze, che volevi uscire e incontrare nuove persone e poi ficchi la lingua in bocca ad un cavolo di ragazzo? Non ha alcun diritto di mettere le mani su di te, mi hai capito? E tu non hai il permesso di uscire con lui.
Non puoi farmi questo.
Per favore Sammy, dacci un taglio.
Dean.

02-08-1998
Ciao Dean,
Cos'è questa novità adesso? Per te va bene se esco con delle ragazze, ma se esco con un ragazzo allora ti parte un embolo?
Beh mi dispiace di aver spezzato il tuo cuoricino, ma sto solo cercando qualcosa che tu non hai intenzione di darmi.
Puoi darmi la colpa se ti va, non mi importa più di tanto. È la mia vita e posso prendere da solo le mie decisioni.
Ti sarebbe importato se avessi cominciato ad uscire con un ragazzo prima di quello che è successo tra noi due?
Il fatto è che non mi importa nemmeno di quel Josh, sai? Non aiuta. Affatto.
Io amo ancora te.
Sam  

3 agosto 1998
Sammy, lascialo.
Ti amo, ti amo anch'io come mi ami tu.
Sono l'unico che deve toccarti in quel modo, l'unico che può baciarti in quel modo, sono l'unico che può amarti in quel modo.
Solo... dobbiamo essere prudenti, intesi? Nessuno dovrà sapere, non sopporterei che qualcuno ti faccia del male.
Dean.


Sam si fermò, solo una lettera restava ancora piegata su se stessa ed entrambi i fratelli ne conoscevano il contenuto. Dean non si era mosso per tutto il tempo della lettura di Dean, le nocche ormai più che bianche delle dita non avevano lasciato per un secondo la presa sul tavolo.
"Siamo arrivati all'ultimo capitolo" disse, facendo sorridere amaramente Sam.
Questi si alzò in piedi e si avvicinò al fratello, sovrastandolo con i suoi centimetri in più anche se ancora più di mezzo metro li separava.
"Devo leggere anche questa?" chiese, guardando il maggiore negli occhi per la prima volta da quando avevano cominciato la lettura di quelle lettere. "Direi che ce ne siamo fatti una ragione ormai..."
"Mi stai dicendo di sì?"
"Ti sto dicendo di sì."
Sam spiegò l'ultima lettera rimasta, probabilmente la più consumata di tutte le altre, quella che aveva avuto un indirizzo e un francobollo sulla busta, una volta. Quella con l'inchiostro sbiadito in più putni dalle lacrime, impossibile dire se fosse colpa di quelle di Dean o quelle di Sam.
Sam tirò un sospiro prima di cominciare.
27 agosto 1998
Hey Sammy,
Come stai? Non so se riuscirai a leggere questa lettera o se mi risponderai mai.
Non sono ottimista su questa possibilità dal momento che papà ha cominciato a controllare la posta, quindi se anche mi risponderesti probabilmente non riceverò mai la tua lettera.
Non siamo durati molto, vero Sammy?
Sì, siamo stati prudenti, ma forse l'Impala non è stato il luogo migliore dove nascondere le lettere. Avremmo dovuto pensare che papà la conosce come le sue tasche, anche meglio di noi due a qanto pare.
A proposito, come sta lo zio Bobby? Sono sicuro che ti tratterà benissimo, Sammy. E poi potrai finalmente avere il tuo intero anno nella stessa scuola! Non sei contento, secchione?
Papà ancora non mi parla. Ma credo sia normale, ha bisogno di tempo. Voglio dire, ha appena scoperto che i suoi due figli dormono insieme, chi non sarebbe stranito da una scoperta del genere?
Non è arrabbiato con te, comunque. Ti ha mandato dallo zio Bobby perché crede che sia meglio se siamo separati per un po', ma non è arrabbiato con te.
Ti prometto però che ci rivedremo presto Sammy, quindi non sentire troppo la mia mancanza, troverò un modo per rivederti.
Però devi promettermi che avrai cura di te e che sarai il ragazzino coraggioso che conosco.
Tieni duro per me Sammy, perché io sto tenendo duro per te. Solo per te.
Stammi bene, fratellino.
E addio per il momento.
Dean.

Sam piegò la lettera dopo averla letta ad alta voce. Si sentiva strano, tutte quelle lettere avevano riportato a galla ricordi che erano stati abbandonati nel cassetto più remoto della sua mente, probabilmente a causa di qualche meccanismo di autodifesa che la sua mente aveva creato.
"Credevo papà avesse distrutto quelle lettere" disse Dean, guardando il fratello minore di fronte a lui.
"Hai idea del perché non lo abbia fatto?"
Dean scrollò le spalle: davvero non sapeva perché loro padre non aveva distrutto quelle lettere, né di come facesse a possedere anche quell'ultima lettera che Dean aveva spedito a Sam dopo che fu allontanato da lui e portato a casa di Bobby.
"Credo che avesse realizzato che ci fosse qualcosa di speciale tra di noi ancora prima che ce ne rendessimo conto noi. Era solo una questione di tempo per lui."
Dean si allontanò, finalmente, dal tavolo sul quale era poggiato e si diresse al minibar, dove era poggiata una confezione di birre. Ne prese un paio, le stappò e si riavvicinò a Sam che ancora stava rimuginando su ciò che gli era stato detto. Gliene porse una e Sam l'accettò di buon grado, facendo poi scontrare il collo della sua bottiglia con quella di Dean che aveva allungato verso di lui.
"Alla nostra salute, fratellino".
 
Fine.
  
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