Capitolo
1
Il
quartiere generale degli Eruditi era ben diverso da quello dei Candidi.
Tanto
per cominciare c’era troppo azzurro. Non quella delicata
sfumatura del cielo
sgombro dalle nuvole, ma una tonalità fredda e glaciale che
conferiva
all’ambiente un’aria innaturale e robotica.
Non
sarebbe mai riuscita a vivere in un posto come quello, circondata da
persone
che analizzavano ogni minima sfumatura della propria vita come se si
trovassero
costantemente davanti a un microscopio.
Eppure
Christopher aveva lasciato la loro Fazione per andare a vivere
lì.
Era
quello il motivo per cui una Candida sedicenne si era addentrata di
soppiatto
lì dentro, alla ricerca del fratello maggiore che non vedeva
da due anni.
Chris.
I suoi
stessi capelli corvini, gli occhi azzurri e una fossetta che si
disegnava nella
guancia destra quando sorrideva.
Erano
stati inseparabili fino al giorno della sua Scelta, poi tutto era
cambiato.
Una
parte di lei aveva sempre saputo che c’era qualcosa che
impediva al fratello di
condurre una tranquilla vita da Candido, ma il fatto che non le avesse
mai
confidato ciò che lo affliggeva l’aveva ferita.
Sì, era
stata la sua mancanza di fiducia a farla stare male, non il desiderio
di
cambiare vita.
Lei
stessa, fresca di test attitudinale, era più che determinata
ad andarsene di
lì.
Avrebbe
voluto vederlo, anche solo per un minuto, sentirsi dire che qualunque
fosse
stata la sua scelta tutto sarebbe andato per il meglio e che per loro
ci
sarebbe stata nuovamente la possibilità di
incontrarsi… di continuare quel
solido rapporto fraterno che li aveva spinti a condividere bravate di
ogni
tipo.
Dio,
quanto le mancava.
Se
intrufolarsi lì dentro era stato relativamente facile,
tuttavia, trovare
Christopher in mezzo a quella massa di secchioni che sembravano tutti
uguali
era ben altra storia.
Lei dal
canto suo, con la gonna a pieghe nera e la candida camicetta inamidata,
risaltava come un pugno in un occhio.
Nessuna
sorpresa quindi che un piccolo drappello di uomini della sicurezza
fosse
accorso per immobilizzarla e allontanarla da lì.
E
sbatterla, tra le altre cose con molta poca grazia, in uno studio ampio
e
luminoso da cui si dominava l’intero complesso.
Jeanine,
l’inappuntabile leader della Fazione, in quel momento era
seduta davanti a lei.
Un sorriso benevolo dipinto sul volto da perfetta bambola bionda, che
tuttavia
non si estendeva agli occhi.
Il suo
sguardo era glaciale, tremendamente calcolatore.
Non si
era scomposta quando la sicurezza del quartier generale le aveva
annunciato la
presenza di una giovane intrusa, ma era evidente che una lieve traccia
di
divertito interesse si stava rapidamente facendo strada in lei.
Quella
donna era una maniaca del controllo, ci avrebbe scommesso la testa, e
non
dovevano essere molte le cose capaci di sorprenderla.
-
Arianne Shaw, dico bene? Sei incredibilmente simile a tuo fratello.
–
Un
guizzo appena accennato, che si costrinse a reprimere.
Mai
esporsi, una faccia da poker era la strategia migliore in certi casi
… casi
come quello in particolare.
-
Immagino che volessi parlare con Christopher circa l’esito
del tuo test.
Desideravi un consiglio fraterno? –
Annuì
appena, circospetta.
-
Avresti semplicemente potuto rivolgerti a me. –
Quindi
funzionava così? Lei chiedeva e automaticamente otteneva?
Sedici
anni di vita nella sua Fazione le avevano di certo insegnato a capire
quando il
suo interlocutore stava mentendo.
- Non
sono una bambina, signora Matthews, so benissimo che non sarebbe
servito a
nulla. Esistono rigidi protocolli per quanto riguarda le comunicazioni
tra
membri di Fazioni diverse –, ribattè sfoggiando un
sorrisetto palesemente
finto, - Chiedere un colloquio con Christopher non avrebbe implicato
l’ottenerlo,
anzi probabilmente una reazione opposta. –
- Dunque
hai supposto che agire in modo impulsivo e del tutto inappropriato fosse la scelta
più saggia? –
Paroloni
da Erudita.
Se
pensava d’impressionarla con la semantica però si
sbagliava di grosso.
In
effetti in quel momento ciò che davvero le premeva sapere
era cosa le sarebbe
costata quella bravata.
-
Evidentemente ho commesso un errore di valutazione. –
- Già,
lo credo anche io – convenne, abbozzando una specie di
espressione indulgente
che somigliava più che altro a una smorfia terrificante, -
Ma suppongo che il
test attitudinale sconvolga anche la mente più pacata e
ligia alle regole,
dunque chiuderò un occhio in quest’occasione.
–
Annuì
nuovamente.
Cosa si
poteva dire a una Capofazione che decideva inspiegabilmente di
graziarti?
Probabilmente
ringraziare sarebbe stato appropriato, ma lei era una Candida e
piuttosto che
ringraziare Jeanine Matthews si sarebbe fatta sparare senza pensarci un
secondo.
- Puoi
andare, Arianne, ma che non si ripeta. Non incontreresti altrettanta
flessibilità in futuro –
l’ammonì, congedandola con un garbato cenno del
capo.
Una
frazione di secondo più tardi era fuori
dall’ufficio.
Percorse
a passo svelto la scalinata che conduceva al pianoterra e, mentre stava
per
guadagnare l’uscita, la sua attenzione venne attratta da due
sagome interamente
vestite di nero che avanzavano nell’atrio.
Intrepidi.
L’uomo
in testa era intorno ai quarant’anni, il volto dalla
carnagione scura solcato
da diverse rughe d’espressione e qualche vecchia cicatrice;
lo riconobbe all’istante
come Max, il “Capo dei Capofazione Intrepidi”.
Quello
che veniva dietro di lui era il ragazzo dal fisico più
imponente che aveva mai
visto; doveva essere all’incirca suo coetaneo, una manciata
di piercing e più
tatuaggi di quanti riuscisse a contare gli adornavano il corpo dalla
carnagione
alabastrina.
La cosa
più incredibile però, e per certi versi
inquietante, erano gli occhi.
Iridi
di un grigio pallido, la stessa tonalità
dell’acciaio, che fissavano attorno a sé
con aria fredda e circospetta.
Occhi
da predatore, stabilì all’istante.
Occhi
che in quel momento erano puntati su di lei e la fissavano come un cane
che
punta la preda.
- Una
Candida in pieno quartier generale Erudito? Singolare. Ti sei forse
persa,
ragazzina? –
Ragazzina?
Ma chi
accidenti si credeva di essere quel bell’imbusto?
-
Singolare quasi quanto un Intrepido qui dentro. Sei venuto per imparare
finalmente a leggere? –
Max,
che aveva cominciato a salire la scalinata, si bloccò e
proruppe in una bassa
risata roca.
- Razza
di piccola impertinente, io … -
Non
seppe mai cosa stava per aggiungere, soffiando tra i denti in modo
minaccioso, perché
l’Intrepido più anziano prese la parola.
- Eric,
sbrigati, Jeanine non ha tutta la giornata … Oppure
preferisci continuare a
giocare con una piccola Candida? –
Eric.
Bel
nome, decisamente troppo per un essere arrogante come quello.
L’indecisione
traspariva chiaramente dal suo sguardo.
Da un
lato doveva obbedire agli ordini di un suo superiore,
dall’altro era evidente
che non gradiva dare l’impressione di essere pronto a passare
sopra alla
faccenda.
-
Coraggio, Eric, il tuo padrone ti sta aspettando –
soffiò beffarda, passandogli
accanto e riuscendo finalmente a lasciarsi alle spalle quel maledetto
edificio.
Che
razza di giornata.
*
La
cerimonia della scelta era stata più semplice di quanto
avesse immaginato. Persino
il taglio alla mano aveva fatto meno male del previsto e, mentre
correva lungo
i binari del treno, tutto ciò a cui riusciva a pensare era
che quello era l’inizio
della sua vera vita.
Aveva
spesso osservato il modo in cui gli Intrepidi saltavano dentro e fuori
dai
vagoni in corsa, ma fino a quel momento non aveva mai compreso
veramente la
sensazione d’euforia che invadeva mentre
l’adrenalina entrava in circolo nell’organismo.
Fino a
quel momento.
Ora,
mentre correva insieme al resto degli iniziati e cercava di calcolare
il tempo
giusto per spiccare il salto, finalmente capiva.
Mentre
si librava in aria, allungò una mano verso il maniglione e
vi serrò la presa.
Aveva
un piede fuori e uno dentro quando una mano decisamente maschile
l’afferrò per
una manica e la strattonò in avanti.
Ricadde
sul pavimento ligneo dello scompartimento.
Il suo
soccorritore era un Intrepido.
Giovane,
forse intorno ai vent’anni o giù di lì.
Era
appoggiato alla parete con un sorrisetto sghembo sul volto dalla
carnagione
olivastra.
- Non
avresti dovuto interferire – sentenziò una ragazza
nell’angolo.
Aveva
lunghi capelli rosso rubino, incredibili occhi verde smeraldo e
un’espressione
contrariata dipinta sulle labbra carnose.
- Sta’
zitta, Cardinal. –
Fece
per aprire bocca, indignata, ma la richiuse senza emettere un fiato e
rimase a
fissarla con aria imbronciata.
- Sai
quanto non mi piace dare retta a quella,
ma stavolta ha ragione. L’hai aiutata, Dante –
mormorò la bionda più vicina.
Aveva
lunghi capelli color miele, un’espressione solare e distesa a
prescindere dalle
parole che aveva appena pronunciato.
Era una
semplice constatazione, non un’accusa come quella rivolta
poco prima dalla sua
compagna di Fazione.
Dante
scrollò le spalle. – Puoi sempre farmi rapporto se
credi, Shauna. –
- Ad
Eric? No grazie, qualsiasi cosa gli crei problemi è fonte di
mia personale ed
enorme felicità. –
-
Qualcuno potrebbe insinuare che tu non sia molto contenta del nostro
nuovo
Capofazione – sogghignò lui.
Capofazione?
Aveva
capito male, vero?
Si
schiarì la gola, attirando l’attenzione su di
sé.
-
Questo Capofazione di nome Eric, non è un energumeno dagli
occhi grigi, vero? –
Non
poteva essere lui.
Insomma,
era troppo giovane e doveva esserci
un altro Intrepido con quel nome.
Shauna
annuì.
- È
proprio lui, lo conosci? –
Merda.
Merda,
merda, merda.
Possibile
che di tanti bellimbusti avesse dovuto insultare proprio uno dei suoi
nuovi
Capofazione?
- Più o
meno … - cominciò, cauta.
- Da
come lo dici non sembra una conoscenza amichevole –
osservò la bionda.
Scosse
la testa.
- Direi
l’esatto opposto. –
- Ti
proteggo io, piccoletta –, asserì Dante
metà serio e metà divertito, - Mi piace
considerarmi il Capofazione divertente. –
Gli
rivolse un piccolo sorriso riconoscente.
Avere un
Capo dalla propria parte era un ottimo bilanciamento allo stare sulle
palle a
uno degli altri.
Spazio
autrice:
la mia prima fic su
Divergent, perciò spero sarete buoni (o perlomeno non troppo
severi xD). Ho
notato che ci sono molte fic sulla coppia Eric/Nuovo personaggio, ma ho
deciso
di proporne comunque una mia versione, perché amo Eric dai
tempi in cui lessi
per la prima volta Divergent (perciò ben prima che
scegliessero quel figo di
Jai Courtney per interpretarlo) perché ho sempre avuto un
debole per i
personaggi villain con una psicologia piuttosto complessa e che non
viene
purtroppo mai spiegata a fondo. Spero di essere il più IC
possibile nella resa
dei personaggi e vi anticipo che non sarà la classica fic
melensa, ma ci saranno
numerosi intrighi e segreti nel corso della storia.
Detto ciò spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate e che
la storia vi interessi.
Al prossimo capitolo.
Baci,
Lady Nym
Arianne Shaw
Christopher Shaw
Shauna Evans
Dante Nox