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Autore: agatha    08/01/2016    1 recensioni
Cinderella è sempre stata la favola preferita di Maria. Può la sua vita ricalcare quella della protagonista? Se il destino le fa incontrare un moderno principe azzurro come Michael, su una Ferrari al posto di un cavallo bianco, tutto è possibile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevo detto che mancava un capitolo mentre in realtà sono due. Buona lettura!
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Maria aveva radunato tutte le sue cose e chiuso il borsone. Girò lo sguardo intorno per controllare di non aver dimenticato niente. Controllò il piccolo fagotto che stava vicino al suo letto e, soddisfatta, si sedette preparandosi ad aspettare. La sua mente cominciò a vagare e ben presto si ritrovò a ricordare, con piacere, degli episodi avvenuti alcuni mesi prima, comunque collegati tra di loro.
 
Era entrata nell’appartamento chiudendo la porta.
“Sono tornata”
“Sono in cucina vieni”
Lei aprì la porta e lo vide intento a cucinare con indosso solo un paio di jeans ed un grembiule.
“Te l’hanno mai detto che sei un cuoco mozzafiato?”
“Me lo sento dire tutti i giorni al lavoro”
“Michael!”
“Scherzavo… Sei diventata troppo permalosa dopo il matrimonio”
“Cos’è questo odore?”
“Frutti di mare. Stavo preparando uno dei tuoi piatti preferiti… che ti succede?”
Michael si era bloccato vedendola sbiancare in viso, portarsi una mano sulle labbra  e scappare via.
 
La ritrovò in bagno mentre si sciacquava la bocca.
“Tutto bene?”
Lei si sedette sul bordo della vasca e prese la salvietta per asciugarsi.
“Sì… credo di sì. Non so perché ma prima, in cucina, quando ho sentito l’odore del pesce mi sono sentita male e mi è venuto da vomitare”
“Ora ti è passato?”
La vide fare un profondo respiro.
“Direi di sì. Ma anche la voglia di mangiare è sparita”
“Ti accompagno a letto, vieni”
Arrivarono in camera e si sedettero sul letto. Michael le spostò indietro i capelli e si fissarono negli occhi intensamente per alcuni minuti. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare, di dire ad alta voce quello che stavano pensando, forse per paura che tutto svanisse in una bolla di sapone.
“Possibile?”
Era stata lei a pronunciare quell’unica parola, quasi sussurrata ma che lui capì perfettamente. La bocca di lui si distese in un dolce sorriso prima di risponderle.
“Lo spero”
Le diede un bacio sul naso prima di stringerla forte tra le braccia.
 
Nonostante il suo carattere forte e la sua cocciutaggine Michael si accorse come, in quel momento, Maria si sentisse smarrita ed impaurita. Anche lui stava provando le stesse sensazioni ma, probabilmente, lei avvertiva in modo ancora più forte questo smarrimento. Se fosse stata davvero incinta sarebbe stata una fantastica notizia ma avrebbe comportato grandi cambiamenti e, visto che non l’avevano programmato, si stava abbattendo su di loro come un fulmine a ciel sereno.
“Prima di fare mille pensieri dovremmo esserne sicuri non credi?”
“Hai ragione. Dovremmo comprare uno di quei test che vendono in farmacia”
“Vado io. Non voglio che ti affatichi”
“Guarda che non sappiamo ancora se sono incinta e comunque questo non vuol dire essere malata”
“Voglio solo coccolarti un po’. Vado e torno promesso”
Michael le diede un profondo bacio prima di staccarsi e alzarsi in piedi.
“Non avvicinarti alla cucina mi raccomando”
Riuscì a strapparle un sorriso.
“Per quanto adori il pesce non ci penso proprio”
Prese la giacca e le chiavi della macchina ed entrò nella prima farmacia che vide. Si aggirò fra gli scaffali leggendo le varie etichette.
 
Lei era rimasta in camera e si era sdraiata guardando il soffitto. Nel silenzio della camera ascoltava il ticchettio dell’orologio e, senza neanche accorgersene, aveva intrecciato le mani sulla pancia. Rimase così immobile, timorosa di cominciare ad immaginare un figlio suo e di Michael. Il cuore le diceva che era vero, che era incinta mentre la mente le suggeriva di fare il test per esserne sicura prima di fare dei castelli in aria. Per fortuna il rumore della porta d’ingresso le impedì di continuare a tormentarsi.
“Sono tornato”
Si sedette a gambe incrociate e lo vide rovesciare un sacchetto di carta sul letto. Ne uscirono più di una  decina di scatolette diverse per colore e dimensione.
“Cosa sono tutte queste cose?”
“Non sapevo quale test fosse il migliore e allora li ho presi tutti”
“Ma saranno più di quindici scatole, non puoi avermi preso quindici test di gravidanza!”
“Infatti sono solo cinque”
“Ho paura di chiederti cosa sono tutte le altre”
“Ho chiesto al farmacista di cosa potevi aver bisogno se il test fosse risultato positivo”
“E?”
“Mi ha suggerito di parlarne con il tuo medico ma, siccome ho insistito, alla fine mi ha suggerito di prendere delle vitamine e degli integratori"
Lei scoppiò a ridere immaginandosi la scena di Michael che incalzava il povero commesso costringendolo a fargli un elenco delle medicine che poteva comprare.
“Spero tu non sia arrivato a minacciarlo”
Lui era rimasto immobile per qualche secondo, rivivendo mentalmente quei momenti, e scoppiando anche lui a ridere.
“Credo di no, ma forse ci sono andato vicino”
Aprì la confezione di uno dei test e alzò lo stick proprio di fronte ai suoi occhi.
“Vado?”
“Vai”
 
Il test era appoggiato in bagno mentre loro si erano rifugiati in camera mentre aspettavano. Lei si era messa a sfogliare distrattamente una rivista cercando di non pensarci troppo intensamente e ci sarebbe riuscita se lui non avesse continuato a camminare avanti e indietro davanti ai suoi occhi.
“La vuoi smettere?”
“Cosa?”
“Sembri un leone in gabbia. Mancano ancora due minuti e poi sapremo”
“Io sono calmissimo, solo che non ho voglia di sedermi”
“Certo, tu adori consumare il pavimento, lo fai d’abitudine”
“Non capisco questo tuo tono sarcastico”
“Sto solo dicendo che sei troppo nervoso e rendi nervosa anche me!”
“Ti ripeto che io non sono agitato, come te lo devo dire?”
“Non ti offendi se ti dico che non ti credo minimamente?”
“Se non…”
Il loro piccolo battibecco venne interrotto dal suono della sveglia che avevano puntato. Michael si bloccò come se fosse diventato una statua di pietra. Dopo qualche secondo Maria si alzò lentamente da letto. Sentiva il cuore battere forte nel petto. Dentro di lei si mischiavano la voglia di sapere e quella di non voler sapere. Se non fosse stata così agitata si sarebbe messa a ridere per l’assurdità dei pensieri che stava facendo. Posò la mano sulla maniglia della porta del bagno e, con la coda dell’occhio, vide Michael proprio dietro di lei. Non l’aveva neanche sentito avvicinarsi.
“Io guardo il colore del bastoncino e tu controlli cosa significa ok?”
“Ok”
Aveva le mani che tremavano mentre guardava.
“Rosa”
Mentre Michael controllava cosa lei vide il suo volto impallidire e abbassare lo sguardo per non incrociare i suoi occhi.
“Che succede?”
Lui non rispose e gli scivolò il foglietto dalle mani finendo sul pavimento. Vedendo che lui non si muoveva si chinò lei a prenderlo ansiosa di conoscere la risposta. Anche Michael si accucciò abbassandosi. Le prese il volto tra le mani e si avvicinò a pochi millimetri dal suo naso.
“E’ positivo. Aspettiamo un bambino”

 
Il rumore metallico di qualcosa che era caduta per terra la riscosse da quei pensieri. Controllò l’orologio e sperò che lui non tardasse molto Era stufa di trovarsi lì dentro e non vedeva l’ora di rimettere piede a casa. E pensare che qualche giorno prima si trovava tranquillamente nel loro appartamento.
 
Erano seduti sul divano guardando una partita di hockey. Lei non era particolarmente contenta del programma ma, dato che si trattava di una finale, si era sacrificata guardandola insieme a lui e si godeva le sue dita che tracciavano piccoli cerchi sulla sua mano e sul suo braccio.
“Michael, ti ricordi cosa mi hai detto la sera che abbiamo scoperto di aspettare un bambino?”
Lui le baciò il dorso della mano.
“Credo di aver detto molte cose”
“Mi hai fatto una promessa precisa”
Il sopracciglio sollevato significava che lui stava cercando di ricordarsi e il successivo suo sorriso indicò che se n’era ricordato.
“Ho promesso che ti sarei stato vicino sempre, soprattutto in sala parto”
Sentì che lei gli stringeva forte la mano.
“E’ arrivato il momento di dimostrare se il tuo era un giuramento serio o una bugia”
“Lo farò non ti preoccupare. In fin dei conti mancano ancora dieci giorni…. perché scuoti la testa?”
“Non li abbiamo più dieci giorni. Avremo sì e no dieci minuti di tempo per arrivare all’ospedale”
“Maria non mi sembra il momento per scherzare, sai che questa è la finale”
“Credimi non sono proprio in vena di scherzare su una cosa del genere”
Michael si sollevò e finalmente distolse lo sguardo dallo schermo della televisione per voltarsi verso di lei.
“Non starai per caso cercando di dirmi che hai le doglie e dobbiamo correre in ospedale?”
Maria stava per rispondergli quando una contrazione le strappò una smorfia di dolore. Questa fu una risposta molto più eloquente di qualsiasi parola per lui, che si alzò in piedi di scatto.
“Non è possibile, mancano ancora quindici giorni alla scadenza!”
“Lo so anch’io, peccato che questa bambina sia già ribelle al punto da non voler rispettare la data prevista”
Entrambi si sentiva molto nervosi e le loro voci erano sempre più alte.
“Maria non è il caso di urlare”
“Sei tu che lo stai facendo”
“Non è vero”
“Già ed io non sono incinta”
Non aveva neanche finito la frase che una nuova contrazione le ricordò esattamente la sua condizione. Michael le fu subito accanto e l’accompagnò verso l’ingresso. Prese la giacca ed il borsone, che era già pronto e una volta in macchina schiacciò l’acceleratore per correre in ospedale. Maria si era calmata. Vedere Michael così preoccupato e premuroso le aveva infuso sicurezza, non si sentiva più sola ad affrontare questa prova.
“Guarda che quando prima ho parlato di dieci minuti scherzavo. Ci vorranno delle ore, puoi andare anche più piano”
“Prima arriviamo in ospedale meglio è”
  
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