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Autore: Suicide Crown    08/01/2016    3 recensioni
Beh, al giorno d'oggi...tutte le cose più imperfette vengono considerate le più belle...
Gli occhi di tutti loro erano puntati sui miei.
Chiusi gli occhhi ed il vento cessò.
Buona lettura!!
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Moon of blood

 

 

 

Il freddo di quella notte era gelido, puntiglioso.

Mi lambiva lo stomaco, mi bloccava il respiro.

Gli alberi del bosco venivano frustati dal forte vento, costringendoli ad oscillare.

Una sorta di danza caotica. Un sussurro del vento, una triste melodia mischiata alla violenza.

Scorrevo lo sguardo su ogni figura vampirica presente intorno a me, gli occchi vitrei.

Mi chiedevo cosa stesse succedendo.

Perchè il salotto era ridotto così in malo modo?

Ladri? Qualcosa mi diceva che era qualcuno di molto più pericoloso.

Lo sguardo dei vampiri era rivolto verso il basso, notai subito che la sclera bianca dei loro occhi si stava espandendo. Li sentii trattenere il respiro, come se stessero cercando una spiegazione a tutto questo che purtroppo ancora non era arrivata.

Ed io rimasi lì.

Ignara, all'oscuro di tutto quello che fin'ora era successo.

Mi girai lentamente verso la grande vetrata alle mie spalle ed osservai la luna. Che strano, c'era l'Eclissi. Notai che l'unico che in quel momento aveva gli occhi cremisi posati su di me era Subaru. Girai lentamente lo sguardo per guardarlo, mentre lui continuava a fissarmi, non distogliendo la sua attenzione verso di me. La sua pelle pallida metteva in risalto le sue iridi profonde, mentre i capelli bianchi come le rose del giardino incorniciavano il suo viso del tutto privo di imperfezioni. Solo allora, dopo che ebbi osservato con maggior attenzione i suoi occhi ed il suo volto, notai che erano velati da una profonda tristezza.

Distolsi velocemente lo sguardo, posandolo come tutti a terra.

Perchè? Non riuscivo...non riuscivo a capire.

Le mie pupille iniziavano ad inumidirsi.

Ero perfettamente consapevole che il mio corpo, così gracile e inutile, non poteva fare niente.

Io non potevo fare niente.

Volevo cercare di proteggerli, in qualunque modo...eppure la forza fisica era completamente svanita.

L'anemia mi opprimeva giorno per giorno, e la continua mancanza di sangue mi abbatteva.

- dunque sono arrivati, neh... - la voce canzonatoria di Raito ruppe il silenzio, facendomi alzare le spalle in un leggero sobbalzo. Alzai lo sguardo verso di lui, chiedendomi mille domande.

Chi? Chi è arrivato? Lui sapeva qualcosa?

Dischiusi le mie labbra sottili e rosee per parlare, ma un'altra voce seguì quella di Raito.

Stavolta si trattava di Yuma. Teneva tra le mani il barattolo contenente le zollette di zucchero, a cui teneva molto. Le adorava.

Ricordai quando mi fece visitare il suo orto. Era così curato nei minimi dettagli che rimasi evidentemente sorpresa. Le piante di pomodori erano rigogliose e vive, senza nessun segno di marcitura, mentre dal piccolo lavabo di terracotta scorreva acqua pulita.

L'aria che si respirava di quel posto era magico, sembrava quasi irreale ai miei occhi.

Ora l'orto era completamente rovinato, sdradicato. Un po' per il forte vento; un po' per la pioggia...e per gli avvenimenti accaduti in precedenza.

- Beh...e, a quanto vedo, vogliono portarcela via. - quando il vampiro emise un ringhio, subito tutti gli occhi dei vampiri erano puntati sul mio viso. Raito mi squadrava per bene da sotto la visiera del suo amato cappello, e per la prima volta intravidi in lui un lampo di tristezza; Azusa teneva gli occhi fissi sui miei, distogliendoli di tanto in tanto per puntarli sulle bende che gli ricoprivano i numerosi graffi che lui stesso si era inciso sulle braccia. Una volta mi disse che a quelle bende aveva affibiato un nome: Justin, Christina e Melissa. Mi spiegò che erano quelli dei suoi “amici”. Kou, anche lui mi fissava. Mi ricordai che quella sera mi aveva raccontato del suo passato. Mi disse che aveva vissuto per alcuni periodi in una fogna, e l'unica cosa che desiderava era quello di vedere più da vicino il buco da cui si poteva intravedere il cielo. Mi disse che al giorno d'oggi tutte le cose più imperfette venivano considerate le più belle. Notai che l'occhio sinistro del vampiro emise una leggera luce rossa, quasi impercettibile. Reiji sembrava teso. Ma come potevo biasimarlo, tutto quello che stava succedendo era irreale. Brusco. Ed assolutamente incomprensibile.

Si sistemava la montatura dei suoi occhiali da vista, assumendo come sempre la sua postura perfetta ed impeccabile, anche in situazioni come queste. In un certo senso, lo ammiravo.

Ammiravo il suo modo di mantenere la calma in ogni situazione, e anch'io avevo sempre desiderato possedere un po' del suo autocontrollo.

Posai lo sguardo sugli occhi dalle iridi violette di Kanato. Come mai non teneva tra le braccia il suo amico di peluche, Teddy?

Ohw... mi ricordai di come Azusa aveva scaraventato dentro il camino l'animaletto di stoffa a cui il vampiro teneva tanto. Dopo alcuni istanti, Kanato aveva già gli occhi puntati sul mio viso. Mi fissava, e in quel momento mi sussurrò qualcosa che non riuscii a sentire. Tenni lo sguardo puntato sul suo per cercare di capire, ma lui scosse impercettibilmente il capo e posò gli occhi su quelli di Subaru, che rispose con un'occhiata torva. Distolsi lo sguardo da tutto e da tutti, posandolo sul diario di mio padre, posto sulla cima di una pila di libri.

Sussultai.

Com'era finito lì? Lo tenevo sempre custodito dentro il cassetto del comodino della mia camera, chiuso a chiave. I miei occhi si socchiusero, mentre un moto di confusione cercava di invadermi del tutto la mente, facendomi perdere il senno. Mentre avvicinavo lentamente una mano al petto, sfiorai delicatamente la piccola tasca della giacchetta che indossavo, percependo al contatto qualcosa di duro. Estrassi con cautela l'oggetto dalla tasca e posai gli occhi su quest'ultimo.

Era il rosario che mi regalò mio padre alla nascita. Le mie labbra si incurvarono in un sorriso malinconico, impercettibile, mentre accarezzai con il polpastrello pallido del pollice la sua superficie. La luce della cosiddetta “Luna di Sangue” mi illuminò il volto. Ero pallida e fiacca, ma questo era dovuto al fatto che poche ore prima avevo subìto un mancamento.

Chiusi gli occhi ed il vento cessò.

 

 

 

Angolo Autrice:

 

Salve a tutti ed eccomi di ritorno! :D

Vi prego di perdonare la mia assenza smisurata, ma purtroppo ho avuto alcuni problemi... e non me la sentivo di scrivere.

Bene. Spero con tutto il cuore che questo primo capitolo di questa lunga serie vi sia piaciuto! <3

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate <3 ne sarei davvero molto felice! ^^

Bacioni,

 

Yui Komori Moon

   
 
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