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Autore: Shainareth    13/03/2009    3 recensioni
[Gundam SEED Destiny - Final Plus] «Tranquillizzati: quando ho saputo di quella faccenda, io ero già tornato nell’esercito di ZAFT.» Vide Cagalli alzare gli occhi colmi di lacrime, fissandolo allibita e distrutta. «Quanto è successo, è soltanto colpa mia: non c’ero quando avevi bisogno di me. Sono io che devo chiederti perdono.»
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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YUME





«Anche se saranno calpestati… li ripianteremo. Senz’altro.»

   Le parole di Kira Yamato, riportandogli alla mente quelle stesse da lui pronunciate qualche tempo prima proprio davanti al monumento dove adesso si stringevano la mano, lo scossero profondamente.

  Quei fiori, anche se calpestati, li ripianteremo…

   «Sarà la nostra battaglia.» Come già in passato, la voce di Athrun lo stupì.

   «Combattiamola insieme.»

   Avevano dannatamente ragione, si ritrovò a pensare Shinn, mentre calde lacrime di pentimento gli solcavano per l’ennesima volta il viso. Era un immaturo, non aveva capito un accidenti. Era bravo solo a distruggere e a farsi poi consolare dall’abbraccio materno di Lunamaria.

   Sentì la sua mano sfiorargli una spalla per dargli conforto. Come sempre. Sempre. Se lei non fosse stata al suo fianco, probabilmente avrebbe commesso molte altre idiozie. Eppure le si era scagliato contro quando l’aveva vista intromettersi nell’ultimo combattimento che lui ed Athrun avevano ingaggiato nella battaglia decisiva di quel secondo conflitto che aveva messo a soqquadro la Terra e PLANT.

   Un nuovo coraggio lo invase grazie alla presenza di Lunamaria e al sorriso gentile del pilota del Freedom che credeva di aver ucciso in battaglia. Non serbava rancore. Così come non ne serbavano Athrun e Meyrin, abbattuti insieme allo Zaku che l’ex-Comandante Zala aveva rubato quando aveva deciso di disertare da ZAFT per la seconda volta e di fare ritorno su Orb.

   Orb… Mentre le sagome dei suoi compagni di sventura si allontanavano nella luce del tramonto, lo sguardo di Shinn vagò sulle rovine adiacenti la lapide commemorativa per le vittime della Prima Guerra del Bloody Valentine, forse unico posto in cui avrebbe potuto fingere di visitare le spoglie dei suoi cari. Aveva covato così tanto odio per quella nazione a causa del proprio dramma, che ormai non gli riusciva più di amarla come un tempo, anche adesso che aveva compreso che il suo rancore verso gli Athha era immotivato. Anche adesso che l’erede di Uzumi Nara aveva firmato la pace con PLANT in nome del pianeta Terra.

   Alla mente gli tornarono le frasi poco gentili che aveva rivolto a Cagalli, vomitandole addosso tutta la rabbia che covava dentro di sé da ben due anni. Come se fosse stata lei ad uccidere i suoi genitori e sua sorella. Come se, scaricandole quella colpa, sarebbe bastato a farli tornare in vita. Che scemo… L’umanità aveva bisogno proprio di persone come colei che era a capo dell’Emirato di Orb e di Lacus Clyne, splendente lucciola che neanche Dullindal, nella sua follia, era riuscito a spegnere per mezzo di Meer Campbell.

   Si avviò accanto a Lunamaria dietro Meyrin e Athrun che si erano fermati ad aspettarli poco più avanti. Non piangeva più, pur continuando ad avere gli occhi lucidi. Era grato al vento che soffiava sulla scogliera, perché gli dava la sensazione si spazzare via quei dubbi, quelle paure, che per tanto tempo lo avevano fatto soffrire.

   Qualcuno in lontananza attirò la sua attenzione, una figura in movimento che portava qualcosa fra le braccia, forse un mazzo di fiori. Una donna. No, una ragazza la cui chioma, dorata nel riflesso del sole morente, le incorniciava il volto quasi come una criniera. Cagalli Yula Athha.

   Shinn fermò di colpo il passo, stringendo i pugni. Sentiva lo sguardo di Lunamaria su di sé, probabilmente preoccupata per quanto gli sarebbe uscito di bocca se la giovane che avanzava verso di loro si fosse fermata a fronteggiarli.

   Fu ancora una volta Athrun, ora agitato, a farlo sussultare. «Cagalli!»

   Lei fissò l’ex-Faith di ZAFT quasi senza battere ciglio. «Cosa?»

   Il pilota del Justice non seppe se essere più stupito dal fatto di vederla lì o se dal suo tono innocente. «Come sarebbe? Che ci fai qui da sola? È pericoloso girare senza scorta!»

   Shinn vide la fanciulla fermarsi davanti a loro ed aggrottare le sopracciglia chiare, mentre si scostava una ciocca di capelli dal viso. «La guerra è finita, Orb è salva, ed io non ho motivo di muovermi necessariamente con un seguito di soldati armati al guinzaglio. È solo tempo perso per quei poveretti che hanno finalmente modo di riposare. E poi non c’è bisogno di sottrarre denaro dalle casse dello Stato per questi futili motivi.» Athrun provò a ribattere, senza successo perché l’altra riprese subito parola. «Ragiona, se mi facessi vedere attorniata da mastini, come potrei sperare di dare alla mia gente la certezza che ormai questo è un posto sicuro?»

   Il figlio di Patrick Zala si batté un palmo sulla fronte con fare sconsolato. «Tu e Kira siete proprio fratelli…» fu la rivelazione che lasciò di sasso sia Shinn che Lunamaria. La sola Meyrin, durante il viaggio verso Orb a bordo dell’Archangel, dopo la sua fuga dall’esercito di PLANT, era venuta accidentalmente a conoscenza del legame di sangue fra il pilota del Freedom e il Delegato Athha.

   «Lo prendo come un complimento» alzò le spalle quest’ultima, sorridendo.

   «Comunque, dovresti almeno avere una guardia del corpo» s’impuntò Athrun, battendo un piede in terra.

   L’espressione del volto di Cagalli lasciò subito intendere la sua stizza. «L’ultima volta che l’ho vista, mi ha dato un anello e poi è partita per PLANT senza fare ritorno.»

   A quell’affondo, il giovane strabuzzò gli occhi verdi: mai si sarebbe aspettato che lei glielo rinfacciasse. Non si erano già chiariti sull’Archangel, quando era stato tratto in salvo da Kisaka insieme a Meyrin?

   Con un mortale senso di colpa, abbassò lo sguardo. «Perdonami.»

   La risata della bionda lo spiazzò, inducendolo di nuovo a fissarla. «Scemo» gli rispose, tendendogli una mano. «Non hai mai avuto un grande senso dell’umorismo.»

   «Mi hai fatto prendere un accidenti» l’accusò Athrun, seccato, tardando a ricambiare il gesto.

   «Però è vero: Alex Dino non è più tornato da PLANT» gli fece notare la ragazza. «E dire che mi piaceva tanto…»

   «Non avevi già un marito, tu?» le ricordò il pilota del Justice, scendendo una volta tanto al suo stesso livello infantile pur di prendersi una mera vendetta.

   Touché, dovette riconoscergli lei. «Il mio fratellino mi ha salvata giusto un attimo prima da quella cerimonia funebre. E se anche così non fosse stato, adesso sarei comunque vedova» spiegò, lasciando ricadere il braccio e riprendendo il cammino verso il monumento. Rivolse tuttavia uno sguardo indecifrabile a Shinn, e quest’ultimo strinse di nuovo i pugni. Quindi, com’era prevedibile, balbettò qualcosa che attirò la sua attenzione. Cagalli arrestò il suo cammino e gli fece dono della propria attenzione, in attesa che lui continuasse.

   Non lo fece.

   «Shinn…» La voce di Lunamaria gli arrivò quasi ovattata, a differenza di quella del suo ex-Comandante.

   «Non credi che sia davvero ora che tu lo faccia?»

   Certo che lo era, lo sapeva anche lui. Ma tra il dire e il fare c’era di mezzo un orgoglio smisurato. Avrebbe dovuto vincere almeno quello per fare un ulteriore passo verso l’età adulta. Durante la guerra si era reso conto che tutti, nessuno escluso, erano capaci di commettere degli errori; quindi, perché mai lui doveva sentirsi immune da quel tratto così tipicamente umano?

   «Mi… dispiace» gli riuscì finalmente di biascicare, senza però trovare il coraggio di fissare il Delegato negli occhi.

   «Non importa» si sentì rispondere inaspettatamente. Provò a sbirciare nella sua direzione e fu altrettanto sorpreso di scoprire che la mano che poco prima Cagalli aveva offerto ad Athrun adesso aspettava di stringere la sua. «Quel che conta è ben altro.» L’afferrò, non riuscendo però a ricambiare il sorriso comprensivo che la ragazza gli rivolgeva. Lunamaria lo prese a braccetto, fiera che lui avesse vinto la sua prima battaglia contro se stesso.

   «Vi spiace andare avanti? Se possibile, vi raggiungerò dopo» suggerì l’ex-FAITH alla graziosa Meyrin che gli stava accanto. Lei annuì, e subito, con un educato inchino per l’erede di Uzumi Nara, si allontanò lentamente da lì insieme a sua sorella e a Shinn, cucciolo bisognoso di affetto, oltre che di una guida.

   «Sei bravo a parlare coi bambini.»

   Athrun rivolse uno sguardo confuso alla fiera Leonessa di Orb. «Guarda che non sono molto più giovani di noi.» Solo quando vide che Cagalli curvava le labbra verso l’alto, si rese conto che lo stava di nuovo prendendo in giro. Stavolta lasciò correre.

   Lei gli si avvicinò ancora, mentre la sua espressione si rabbuiava. «Athrun…» iniziò quasi in un bisbiglio. «Perdonami. Probabilmente non serve a niente dirlo adesso, ma… perdonami. Non avrei dovuto tornare ad indossare l’anello che mi avevi regalato dopo quanto stavo per fare.»

   Era dunque per questo che lo aveva sfilato dal dito? L’ex-soldato di PLANT la prese gentilmente per le spalle. «Tranquillizzati: quando ho saputo di quella faccenda, io ero già tornato nell’esercito di ZAFT.» Vide Cagalli alzare gli occhi colmi di lacrime, fissandolo allibita e distrutta. «Quanto è successo, è soltanto colpa mia: non c’ero quando avevi bisogno di me. Sono io che devo chiederti perdono.»

   «Athrun…»

   La lasciò andare, abbassando la fronte. «E solo adesso mi rendo conto di ciò che ho perso realmente quando ho deciso di agire per conto mio.» Serrò le dita contro i palmi delle mani, fino a rendere le nocche bianche. «Benché credessi di agire nel bene, sono stato uno stupido a non capire subito che quello che stavo facendo mi avrebbe allontanato da te.»

   «Non rimproverarti per questo. Io sono caduta nello stesso errore… accettando di firmare quel maledetto accordo e di sposare un altro.»

   Athrun tornò a sollevare gli occhi nella sua direzione, incrociando così quelli di lei. «Perché non torniamo a dirci la verità come facevamo un tempo?»

   «Come quando ti puntavo la pistola contro?»

   Si lasciò finalmente scappare un sorriso. «Quella era la Cagalli di cui mi sono innamorato.»

   Il bel viso della fanciulla iniziò inesorabilmente a bagnarsi per il pianto. «Mi dispiace… di essere cambiata…»

   Lui scosse il capo, abbracciandola. «Si cresce, si cambia. È normale, fa parte della vita.»

   «Athrun… andrai via di nuovo?» si sentì chiedere, mentre lei si lasciava stringere.

   «Rimarrò qui a Orb. Con Kira e gli altri dell’Archangel.»

   «Perché?»

   «Perché è l’unico modo che ho per cancellare il passato.»

   «Capisco…» mormorò Cagalli, sciogliendo piano l’abbraccio. «Credo sia la scelta migliore.»

   «Lo è senz’altro. Anche se…»

   «Cosa?»

   «Preferirei tornare.»

   Il suo cuore mancò un battito e lei fu quasi sul punto di lasciare che le lacrime avessero ancora la meglio. «Su… PLANT?»

   Il sorriso di Athrun le diede nuova speranza. «No. A farti da guardia del corpo.»

   Inalberando un cipiglio arrabbiato, la bionda inarcò le braccia sui fianchi. «Sprechi il tuo tempo: Cagalli Yula Athha sa difendersi da sola.» Gli mostrò il pugno. «Pensa che una volta è persino riuscita a rubare un’arma ad uno stupido soldato di ZAFT.»

   Quello si finse stupito. «Beh, è ammirevole. Non avevo idea che il Delegato Athha fosse così selvaggio.»

   Lei girò immediatamente sui tacchi, dandogli la schiena e fingendo di cercare qualcosa sotto gli abiti. «Dov’è che ho messo la mia pistola?»

   «Non mi pare che sappia poi badare davvero a se stesso se smarrisce un oggetto tanto importante per la propria difesa personale.»

   «In alternativa, posso sempre usare i pugni, i calci o i denti» affermò con convinzione.

   Athrun rise. Fece due passi avanti per abbracciarla di nuovo, dalle spalle, circondandole il petto e posando il capo contro il suo. «Lasciami tornare al tuo fianco.»

   «Resterai? Qualunque cosa accada?»

   «Te lo giuro.»

   La voce di Cagalli tornò a tremare per l’emozione. Poggiò la nuca contro la sua spalla. «Perché, sai… anche se c’è Kira, con me… anche se ci sono Lacus e gli altri… L’unico che riesce a farmi sentire forte per davvero, ormai sei tu.»

   Il giovane allentò la stretta per indurla a voltarsi nella sua direzione. La baciò e lei ricambiò il gesto senza esitazione. Quando si allontanano, Athrun riprese parola. «Riguardo l’anello… Mi dispiace, ma non posso lasciartelo indossare una terza volta.» Si rese subito conto quanto Cagalli ci rimase male per quelle parole, probabilmente pensando che fosse davvero tutto finito, nonostante quel loro apparente riavvicinamento. Non perse tempo, allora, e continuò. «Tuttavia… mi basta un , e ciò che donerò al tuo anulare sinistro sarà una fede.»

   Presa in contropiede, e totalmente nel pallone, la ragazza iniziò a balbettare, rossa in volto, rischiando di farlo ridere ancora. Riuscì infine a dominarsi, prese un grosso respiro e si ricompose come meglio poté. «Un’unione tra una Natural e un Coordinator?»

   «Credo sia un bene per Orb.» Lo fissò stupita, non sapendo se sentirsi presa in giro o meno. Athrun si preoccupò nuovamente di tranquillizzarla. «Sposando un Coordinator, garantirai la neutralità della nazione senza troppi sforzi.»

   «E tu potresti smetterla di addossarti la colpa delle passate azioni di Patrick Zala» aggiunse lei, comprendendo fin troppo bene l’animo sensibile dell’innamorato.

   «Se cerchi un matrimonio di interessi che possa giovare al tuo… No, alla nostra nazione, questa è la soluzione ideale.»

   Stupita per quella correzione più che appropriata, Cagalli iniziò ad allontanarsi da lui, sentendo però il confortante rumore dei suoi passi che la seguivano. Si fermò davanti alla lapide commemorativa, si accovacciò sui talloni e aggiunse il proprio mazzo di fiori a quelli che già omaggiavano i caduti in guerra. «Mio padre approverebbe.»

   «Il mio no, ma non me ne curo» fu la replica del giovane, dimostrando così la propria volontà di scacciare quell’incubo dal proprio animo. Non stava a lui raccogliere quanto di negativo aveva seminato l’uomo che lo aveva messo al mondo. Anzi, avrebbe cercato la luce in ciò che di buono egli aveva lasciato dentro di lui.

   La bionda tornò ritta sulle gambe e sorrise mestamente, guardando la linea dell’orizzonte, dove mare e cielo si fondevano. «Però… Cagalli Yuna Athha agisce solo seguendo il cuore.»

   «Il mio è nelle tue mani.»

   Sgranò gli occhi e si voltò a fissarlo: Athrun era spaventosamente serio. Si avvicinò ancora una volta, prendendogli le dita fra le sue e sorridendogli con amore. «E il mio è nelle tue. Abbine buona cura, Athrun Zala.»

   Avevano bisogno di tempo per rimettere in piedi la nazione, e questo era l’altro motivo per cui Cagalli aveva deciso di non portare più l’anello che lui le aveva regalato mesi prima. Athrun aveva capito e aveva accettato quella scelta: se quel pegno d’amore non gli era stato restituito, poteva significare solamente che non tutto era perduto. Anche lei, come gli altri, aveva compreso che allo stato attuale vi erano cose molto più urgenti a cui pensare, specie per chi, come il Delegato Athha, si trovava in una situazione tanto delicata; non solamente a capo di Orb, ma portavoce di tutta la popolazione terrestre.

   Quanto il giovane aveva detto a Kira e a Lacus prima di partire verso la Luna era vero: È giusto… che per ora sia così. Non c’è fretta. Il nostro sogno è lo stesso.

   Lo avrebbero realizzato.







  
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