Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Lil_chan    09/01/2016    1 recensioni
"Ti sei sempre definito una macchina, un insieme di circuiti e ingranaggi, mente soltanto. Solo, annoiato, circondato da intelletti così lenti e stupidi che ti provocano solo voglia di mandare tutto al diavolo e riprendere a sperimentare pur di non avere quei pesi affianco."
Un piccolo lavoro introspettivo sul rapporto tra Sherlock e John Watson che ripercorre le tre stagioni della serie. Confusione è la parola chiave, come quella che tormenta il detective e che probabilmente lo tormenterà per sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Waw, ehm, che dire. Non credevo avrei avuto il coraggio di pubblicare anche qui, ma la voglia era decisamente tanta, come anche l’imbarazzo. Finora ho letto solo cose stupende e spero di essere all’altezza. Ma bando alle ciance, passo a spiegare due cosine:
  • L’arco di tempo è compreso dal primo episodio al matrimonio di John e Mary, senza tenere conto dell’ultimo film (lo so, avrei potuto inserirlo e completare la serie, ma l’ispirazione mi ha portato a considerare solo questo.)
  • Ho usato molto la memoria, senza andare a riguardare i film, per cui se le citazioni sono imprecise perdonatemi.
  • Una citazione in particolare ha ricevuto un trattamento speciale: presola direttamente in inglese, ne ho fatta una traduzione letteraria e arbitraria che meglio si adattava a quello che dovevo dire e affrontare.
  • Confusione, come dicevo nell’intro, è la parola chiave.
Be, ho finito credo. Grazie a tutti per l’attenzione e buona lettura!



Ti sei sempre definito una macchina, un insieme di circuiti e ingranaggi, mente soltanto. Solo, annoiato, circondato da intelletti così lenti e stupidi che ti provocano solo voglia di mandare tutto al diavolo e riprendere a sperimentare pur di non avere quei pesi affianco. Quando hai incontrato il Dottor John Watson, eri convinto di quello che eri, sicuro di te e delle tue provate teorie. Il vostro rapporto è cresciuto tra omicidi, rapimenti, bombe, serial killer e psicopatici, tanto che anche tu, che mai e poi mai hai avuto rapporti umani con chiunque, hai iniziato a considerare quell’ex soldato affetto da zoppia psicosomatica dovuta a stress post traumatico e anche – lui non lo ammetterà mai – dipendente da adrenalina, un amico. Il tuo miglior amico. Lo hai capito nel peggiore dei modi, quando lo stavi per perdere. Cos’hai provato quando lo hai visto indossare quel giubbotto esplosivo? Cos’hai provato a vedere quei laser che erano puntati alla sua testa e al cuore?

La solitudine è tutto ciò che ho. Mi protegge.
 
Oh, ma hai commesso un errore e hai lasciato che quell’estraneo penetrasse le tue difese con i suoi “fantastico” e “stupefacente”, con la faccia tosta di chi ti sapeva affrontare e di chi non abbassava la testa alle tante sconfitte causategli. Lo hai fatto entrare e si è prepotentemente preso una camera tutta per se nel tuo Mind Palace e la libertà di entrare e uscire quando voleva, a farti una visita, a ricordarti la sua presenza, in qualche modo rassicurante. Per la prima volta hai creduto di avere un punto fermo che non fosse il tuo irritante fratello o la droga. Per la prima volta avevi qualcuno da chiamare amico e la cosa non ti dispiaceva nemmeno così tanto come facevi credere – ma John lo sapeva perfettamente che la tua era tutta apparenza - .
Io e te contro il resto del mondo.

Oh, era così bello pensarlo. Finalmente una mente affine alla tua, seppur molto più limitata e lenta ma capace – qualche volta, solo qualche volta in realtà, ma era abbastanza – di reggere il peso di quello che sei e che ami mostrare al mondo: il Grande Sherlock Holmes, il Genio, il sociopatico ad alta funzionalità, così bravo a risolvere crimini che se si fosse deciso a stare dalla parte del male sarebbe diventato inafferrabile. Non l’avresti mai fatto, certo: troppo scontato, troppo banale, troppo noioso per te che odi le cose facili e vai contro tutto quello che di convenzionale c’è al mondo, siano tradizioni o leggi o le convinzioni di Donovan e Anderson – soprattutto quest’ultimo punto -. Ma l’hai fatto. Come tutti – anche tu sei umano Sherlock, nonostante tenti di negarlo – hai commesso l’errore di adagiarti e di credere che tutto ti fosse, in qualche modo, lecito e che nulla, qualunque cosa tu avessi fatto, sarebbe cambiata.

ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE! ERRORE!
 
Ti sei fidato, lo hai fatto sbirciare, gli hai dato la possibilità – a lui soltanto – di vedere oltre la cortina, piano, con cautela e hai creduto di poter fare tutto. Sbagliato. Hai voluto esagerare, hai voluto strafare e ti sei approfittato del tuo cuore.

— I’ll burn you. I will burn… the heart out of you.
— I’ve been reliably informed that I don’t have one.
— Ti brucerò… Brucerò il cuore fuori da te.
— Sono stato informato in modo affidabile che non ne ho uno.

Moriarty l’ha visto prima di te, come anche Mycroft, Lestrade, Mrs Hudson… tutti hanno capito che il tuo era un bluff e che un cuore lo avevi, fuori dall’involucro di carne e circuiti, custudito gelosamente e inconsapevolmente da John H. Watson. È proprio per questo, forse, che hai tirato sempre di più la corda, fino a spezzarla, fino a cadere nel vuoto e schiantarti. Perché quel giorno non ti sei limitato a uccidere il tuo corpo, no, hai ucciso anche il tuo cuore… hai ucciso John.

… è un trucco. È tutto un trucco.

Sarebbe bastata una parola in più, un cenno, un messaggio, ma nulla. Ti sei illuso di volerlo mettere al sicuro, di volerlo proteggere. Ti sei illuso che avrebbe aspettato, lì, nel vostro appartamento, come un bravo cagnolino in attesa che il padrone torni da lavoro. Non hai calcolato, non hai voluto farlo – la tua mente così razionale ha irrazionalmente cancellato quella possibilità – l’eventualità che la sua vita senza di te andasse avanti e che il tuo cuore, così faticosamente nascosto e donato, alla fine potesse morire davvero tra le mani di colui a cui lo avevi affidato.

Quale vita? Io non c’ero.

Ti prego, puoi fare un ultimo miracolo per me? Solo… non essere morto.

Hai visto il tuo cuore inerte, sconfitto, impotente, morto di fronte a colei che, a differenza di te, gli era rimasto accanto.
Sono passati due anni Sherlock, è da idioti pensare che Lui ti avrebbe aspettato per sempre dopo quello che hai fatto. Anche se ti ha chiesto un miracolo, anche se ti ha chiesto quel miracolo. Sei stato ingenuo, infantile nella tua genialità e ne hai pagato le conseguenze. Hai visto il tuo cuore in brandelli – grondante così tanto sangue, oh così tanto – quando quella donna gli ha preso la mano al ristorante, al tuo ritorno. Hai visto qualcosa che non hai compreso, hai voluto che gli ingranaggi si bloccassero nella mera illusione che foste di nuovo voi e nessun altro. Hai sentito gli strappi allargarsi, provocando un dolore lancinante, quando ti ha detto che vi sareste sposati – Maggio, un matrimonio in primavera – e di nuovo le cicatrici faticosamente ricucite si sono lacerate alla sua richiesta.

Ho bisogno di un testimone e tu sei il mio miglior amico.

Sai che tutto questo non finirà vero? Continueremo a farlo anche dopo sposati.

Hai avuto per un momento l’illusione che non ci fosse nessun altro, che foste di nuovo voi, ma sapevi che non era così. La tua è una mente fuori dal comune che non dimentica cose come queste. Ora siete tu, lui e la sua futura moglie. E oh, certo, il loro futuro bambino. E tu sei così felice per loro, così felice. Perché Mary è una così cara donna e lui ha sofferto così tanto – te lo ha detto lei, un giorno, mentre organizzavate uno degli stupidi dettagli della cerimonia, che ha passato due anni d’inferno dopo che ti ha visto morire davanti ai suoi occhi. Il suo migliore amico – che se lo meritano entrambi. Sei felice per loro, felice per John, felice per il tuo cuore che ormai si è congelato definitivamente e che inesorabilmente ti è stato strappato via ed è stato portato lontano, in un luogo che tu, nell’alto della tua genialità, non puoi raggiungere.

Chi è che se ne va presto dai matrimoni? È così triste…

Tu lo hai fatto. Hai sorriso, perché lo sai che quella è la cosa migliore per entrambi, e te ne sei andato. Non sai cos’è la pace, ma la vedi negli occhi di John che dice sì sull’altare, la vedi nei suoi occhi quando guarda Mary infilargli l’anello al dito per poi voltarsi verso di te e fare un’espressione di vittoria, la vedi nei suoi occhi quando prendi a suonare quel valzer e invita quella che ormai è sua moglie ad aprire le danze. La vedi da quella vetrata, i neo sposi e presto genitori che ballano abbracciati, lui che le bacia la fronte, lei che gli accarezza una guancia. La vedi e sorridi, perché sai che se quello è il posto giusto per John, quello è il posto giusto anche per il tuo cuore, perché John è il tuo cuore. Morirty lo sapeva, Mycroft lo sa e anche Mrs Hudson e Lestrade. Sorridi, anche se dentro di te quella stanza di cui si è appropriato con così tanta violenza si è fatta scura, gelida, polverosa e fredda, ma tu, da brava macchina, continui ad andare avanti incurante di tutto. Il tuo cuore trucidato è a casa e tu non potresti esserne più felice.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Lil_chan