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Autore: WAI    09/01/2016    0 recensioni
La storia di tre cugini che si trasferirono dal loro ricco zio per sfuggire alla guerra, ma quella che sembrava la pace, si rivelò l'Inferno, dal quale è difficile uscire, se si ha il cuore macchiato di piombo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frank stava seduto su una panchina alla stazione , aspettando il treno che lo portasse nelle campagne: campi di grano a perdita d'occhio dove la guerra non lo avrebbe toccato assolutamente. Avrebbe potuto uscire la sera senza che un militare armato di mitra gli si avvicinasse sbraitando ordini in tedesco che lui interpretava come “Vattene a casa marmocchio!!!” ma che in realtà volevano dire ben peggio. Un uomo gridò all'altoparlante: “Treno in arrivo!”. Tra poche ore, sarebbe stato lontano da qualsiasi pericolo della città. Con un fischio assordante e una densa nube di fumo, il treno si fermò davanti a Frank. Nei prossimi mesi, si sarebbe sistemato in una villa vittoriana a Westwood, un paesino isolato vicino a Canterbury. Salito sul treno cercò un posto libero tra la marea di ragazzini, che come lui sfuggivano agli orrori della guerra. Trovò una poltroncina vicino a due fratelli. Uno era piuttosto alto , con i capelli scuri e lunghi. Portava un cappotto di lana marrone, un paio di pantaloni color nocciola. L'altra era una ragazza magra e di carnagione piuttosto chiara , con i capelli rossi e il viso lentigginoso. Portava anch'essa un cappotto di lana e una gonnellina grigia. Dovevano essere fratelli, perché portavano lo stesso maglioncino nero cucito a mano. Quel maglioncino, a differenza degli altri abiti sembrava nuovo. Si sedette vicino a loro. Pochi minuti dopo, quando tutti erano saliti a bordo, passò il capotreno per controllare che non mancasse nessuno. Quando arrivò davanti a loro, chiese alla ragazza un documento che ne certificasse l'identità. Quando aprì la valigia però, non trovò il foglio che sua madre le aveva dato prima di partire. Un po' spaventata disse al capotreno : “Scusatemi signore, ma non trovo il mio documento, tuttavia posso assicurarvi che fino a un'ora fa ce l'avevo con me, deve essere uscito dalla valigia! Dovete credermi!” e lui : “Avanti ragazzina, come può un documento uscire da una valigia!?”. A Frank scivolarono gli occhi sotto il sedile del ragazzo vicino a lui, e vide un foglio su cui c'era scritto: “Amanda Hood 3/10/1933” e una foto di lei. Lo prese e lo diede al controllore dicendo : “Ecco qua signore. Deve essere questo.” Una volta che il capotreno se ne andò la ragazzina ringraziò Frank e si presentò:

“Ciao mi chiamo Amanda, e questo è mio fratello Ron. E tu come ti chiami?”

“Io sono Franklin Watson, ma tutti mi chiamano Frank. Sto andando a casa di mio Zio a Westwood. Voi dove siete diretti?” . Ron spalancò gli occhi e disse a Frank: “Tuo zio non sarà per caso il barone Robert Hood”
“Certo, è proprio lui!” replicò Frank.
“Quindi tu devi essere il figlio di nostra zia Marianne.” Frank sorpreso disse: “Cosa? Voi siete miei cugini? Fantastico! Solo non sapevo che zia Bernadette avesse dei figli. ”
Passarono tutto il viaggio a conoscersi e a parlare delle loro aspettative riguardo allo zio Robert. Lo immaginavano vecchio con una lunga barba bianca che gli sfiorava il pancione. Ad un tratto, una voce squillante gridò: “Fermata Canterbury”.
I tre ragazzi presero le proprie valige ed uscirono dalla stazione ferroviaria, lo zio Robert avrebbe dovuto aspettarli li. Fuori dalla stazione un uomo davanti ad un'automobile fece loro cenno con la mano. I tre ragazzi vedendo che aveva più o meno 35 anni, esclusero subito che fosse loro zio , in quanto si aspettavano che fosse una specie di San Nicola. Il ragazzo disse loro sorridendo: “Eccovi qua , voi dovete essere Ronald , Amanda e Franklin. Salite in macchina e vi porterò a villa Hood.”
I bambini erano parecchio emozionati all'idea di salire u un'automobile, per quell'epoca, era una cosa più unica che rara a dire il vero.
Per rompere il silenzio, Ronald chiese al ragazzo: “Che tipo è nostro zio Robert?”
E l'autista, sempre sorridendo : “Non saprei, voi come ve lo immaginate?”
Ad Amanda scappò un risolino e disse : “Credo proprio che sarà vecchio e grasso con una bella barbona bianca e i capelli brizzolati tutti pettinati all'indietro.”
L'uomo replicò ridendo : “Ecco che sei inciampata in quello che viene definito “un luogo comune” ragazzina. Vedi, uno zio è il fratello della mamma, e ora dimmi: quanti anni ha Bernadette?”
Ron, senza farsi troppe domande sul perchè quello strano tipo conoscesse il nome di sua madre rispose : “Ne ha 40 se non sbaglio.”
“E allora come mai presumete che vostro zio Robert debba essere il nonno di Matusalemme?”
I ragazzi lo fissarono, e nelle loro menti frullava l'idea che FORSE quel giovane avrebbe potuto essere il misterioso zio Robert. Il dubbio divenne certezza quando quest'ultimo con fierezza si presentò : “Io sono sir. Robert Leonardo Hood barone di Westwood, e voi sarete miei ospiti per i prossimi mesi. ” A nome anche dei suoi cugini Frank si scusò : “Ci dispiace Mr. Hood, non intendevamo offendervi”.
Robert lo corresse scherzando : “ “Zio Robert” ti scongiuro, ci manca solo il “Mr. Hood” a far sentire questo coso ancora più vecchio .” Poco dopo riprese “Comunque non avete nulla di cui scusarvi, è plausibile cadere nel cliché del vecchio zio calvo e solo ”. Oltrepassati immensi campi di mais dorato e imponenti colline di vigneti, raggiunsero quella che ai loro occhi sembrava il palazzo della Regina, era incredibile che lo Zio ci vivesse tutto solo. “Benvenuti nella mia umile dimora cari i miei nipoti. Ora vi scorterò nelle vostre rispettive stanze, dopo di che, vi accompagnerò a fare un giro, per mostrarvi la casa.”. Quando entrarono nelle loro stanze, gli parve di vivere un sogno: I letti erano spaziosi, morbidi e confortevoli. Ogni camera aveva un caminetto e una piccola riserva di legna per alimentarlo, un giradischi, grandi finestre che davano sulla campagna, tende di morbido velluto color porpora e una ricca libreria, cosa che entusiasmò non poco i bambini, sopratutto Frank.

Lo zio Robert aveva messo a disposizione dei suoi nipoti (oltre che a tutta la sua casa) una catasta di legna tagliata ad assi, corde, chiodi e martelli, aveva detto loro: “Sono sicuro che in futuro avrete bisogno di costruire qualcosa con le vostre mani.”. Futuro. Non avevano mai pensato a che cosa avessero potuto o dovuto fare del loro futuro. Come mai loro zio era così sicuro sul loro futuro da dar loro addirittura degli oggetti per affrontarlo ? Forse non c'era niente di strano sotto, ma era come nei loro giochi, nei quali erano detective esploratori. Fino ad allora le loro avventure erano completamente inventate, ma dopo quel giorno il tema dei loro giochi sarebbe stato zio Robert e la sua misteriosa casa. Quella domenica, lo zio aveva preparato un pranzo a base di agnello e tacchino. L'unico problema era che lo zio abitava da solo, e nessuno avrebbe potuto aiutarlo a preparare tutto quel cibo.
Quella sera, prima di coricarsi, i cugini discussero riguardo ad alcuni strani avvenimenti che avevano notato:

“Proprio ieri” disse Ron “avrei giurato di aver visto lo zio scendere in cantina, ma di ritrovarlo a riordinare gli scaffali in libreria”.
“C'è qualcosa di strano...” disse Frank “Ieri stava potando le piante nel cortile ed era pieno di fango, due minuti dopo giuro di averlo visto uscire dal bagno lindo e pulito!”. La stanza sprofondò nel silenzio, e per un momento, i ragazzi sentirono l'uno il battito del cuore dell'altro. “C'è qualcosa di strano...” ripeté Frank.

   
 
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