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Autore: Piccola_Stella_Senza_Cielo    13/03/2009    5 recensioni
"Sorrisi di nuovo al mio riflesso. Era un'eternità ormai che aspettavo quel giorno, e adesso che era arrivato avevo intenzione di godermelo fino alla fine. Istante dopo istante..." Questa é la storia di Chiara, liceale appena maggiorenne, circondata da persone che ritiene fondamentali per la sua esistenza. E' conscia del fatto di non poter fare a meno di nessuna di loro, ma soprattutto sa che nessuno può sostituire il loro affetto, nessuno... Ma tutti possono sbagliare, perfino lei, ed un giorno, si renderà conto che in fondo le persone di cui non può fare a meno non sono solo quelle che considerava un tempo... adesso c'è anche lui... Leggete in tanti... vi prego ;) N.B. STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA!!!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Semplicemente... me!

Sono al mare. Ad Ostia precisamente. Sulla spiaggia non c'è anima viva, e tutto, perfino il mare, è tranquillo. Le onde non fanno il minimo rumore infrangendosi sulla costa, ne tanto meno la sabbia sotto i miei piedi si fa sentire. Sembra quasi tutto fatto di cristallo tanto che è perfetto...
Sorrido alla vita... ma sì, alla fine, tutto sommato, sono contenta... e corro, corro verso la riva, mi libero dei vestiti, ed urlo come una pazza, tanto nessuno può sentirmi. Tanto, non c'è nessuno, davvero. Mi tuffo in acqua infischiandomene del fatto che siamo ancora a Maggio e non è proprio la temperatura adatta per immergersi. Nuoto a pancia in su, chiudendo gli occhi per non rimanere accecata dal sole. Sorrido di nuovo. Certo che si sta proprio bene... se solo non fosse per...

Un rumore fastidioso interruppe bruscamente il mio sogno. Aprii di scatto gli occhi, ma fui costretta a richiuderli per colpa della luce che inondava la stanza.
Ma si può sapere cos'è tutta questa luce di prima mattina?” urlai con la voce ancora impastata dal sonno
É la dimostrazione del fatto che é tardi, e che devi alzarti per andare a scuola... ecco cos'è, pigrona che non sei altro!”
Mia madre, la solita simpatica! Non so proprio come faccia ad essere già così allegra di prima mattina. Dove la trovi quella voglia di scherzare, poi non so... che poi... glielo avrò detto miliardi di volte che odio essere svegliata in modo così brusco. E lei, mi ha mai dato retta? No, neanche per sbaglio! Poi, come se non bastassero già le sue incursioni mattutine a stordirmi, ci si mette anche mio padre, puntualmente presente. Quel giorno prese ad urlare dalla cucina
Signorina... ti vuoi alzare... oppure devo alzarmi io?” e allora seccata, buttai giù le coperte e mi tirai su
Sono in piedi... contenti?” gridai sbuffando
Abbastanza!” ridacchiò mio padre. Sbuffai altre tre volte, prima di rendermi conto dell'orario. Cavolo, quei due avevano ragione. Era davvero tardi, e dovevo darmi una sbrigata. In fondo, era l'ennesimo giorno di scuola, dopotutto, e non volevo di certo arrivare in ritardo. Mi infilai in bagno. Quello tuttavia, non era un giorno come gli altri... lo sapevo bene.
Mi guardai allo specchio sopra il lavandino, osservando l'immagine riflessa. Mi definivo una ragazza abbastanza normale, di media statura. Andavo fiera del mio fisico, non avevo niente da invidiare a nessuno. Avevo i capelli castani, abbastanza anonimi, se non fosse stato per quel taglio assurdo che mi ero fatta. Corti, tipo maschietto, fatta eccezione per due ciuffi davanti, lunghi fino al mento. Mia madre si era lamentata parecchio quando ero tornata a casa con i capelli ridotti a quella maniera. Mio padre invece mi aveva accolta con una risata, una delle sue contagiose, e alla fine ci eravamo ritrovati tutti a ridere sul divano del soggiorno. Sorrisi a quel pensiero.
Gli occhi erano la parte che di me amavo di più. Li avevo presi da mio padre. Erano verdi, e alla luce del sole diventavano chiarissimi. Ne andavo leggermente fiera, e sapevo che lo stesso valeva per mio padre. Ma forse non era solo quella caratteristica che avevo ereditato da mio padre. Forse ci assomigliavamo molto di più di quanto pensassi.
Ma forse è meglio andare con ordine. Forse dovrei prima di tutto far capire qualcosa di me. Beh, parto dalle cose elementari. Mi chiamo Chiara, Chiara Marchi. Vivo a Roma con la mia famiglia, e quel giorno, il 3 Maggio, compivo la bellezza di diciotto anni. La soglia della maggiore età, la maturità anagrafica se così si può dire. Sorrisi di nuovo al mio riflesso. Era un'eternità ormai che aspettavo quel giorno, e adesso che era arrivato avevo intenzione di godermelo fino alla fine. Istante dopo istante.
BUM BUM BUM
Si può sapere cosa stai facendo lì dentro? Ti sei aperta un villaggio turistico?... muoviti ad uscire, che c'è gente qui, che ha fretta!” urlò una voce maschile da dietro la porta chiusa. La riconobbi all'istante. Non era mio padre, no signore. Era qualcuno di più giovane, ma altrettanto fastidioso di prima mattina: mio fratello! Sempre così... ormai era diventata un'abitudine fissa. Si svegliava sempre prima di me, ma rimaneva nel letto, a perdere tempo. Poi, nel momento in cui sentiva la porta del bagno chiudersi, si alzava e veniva a picchiare sul legno come un posseduto, incitandomi ad uscire. Scossi la testa ed aprii la porta per lasciarlo entrare
Finalmente... stavo iniziando a fare la muffa là fuori!” esclamò lanciandomi un'occhiata di rimprovero. Dopodiché, si stacco dallo stipite al quale si era poggiato ed entrò in bagno superandomi
Buongiorno anche a te Andrea!” esclamai. Lui si bloccò, si girò verso di me e mi sorrise
Buongiorno sorellina... e...” si avvicinò, abbassò il viso di qualche centimetro e mi stampò un bacio sulla fronte “Buon compleanno!”
Grazie!” esclamai sorridendo, dopodiché uscii lasciandolo solo in bagno. Andai in camera a vestirmi. Non è che fossi la tipa che amasse tanto vestirsi in maniera particolare per determinate occasioni. Per questo motivo, indossai i miei soliti jeans scuri, e una t-shirt rosa, e a completare l'opera le mie Tiger grigie. Diedi una pettinata ai capelli, e ravvivai semplicemente le ciglia con un po' di rimmel. Quel trucco per scuola bastava. Per le altre occasioni mi sarei sbizzarrita più volentieri. Mi diressi in cucina. O meglio, in soggiorno, visto che la nostra cucina, non era altro che un angolo cottura all'interno del soggiorno stesso. L'unica separazione tra le due stanze era rappresentata dal muretto, dietro al quale si nascondevano i fornelli, il lavello e gli altri mobili inerenti a quel contesto. Al di sopra, era appesa la cappa, di misurate dimensioni, grazie alla quale, gli odori della cucina non arrivavano ad invadere il resto della stanza. Mia madre, era dietro il bancone, intenta a lottare come sempre con la guarnizione difettosa della macchinetta del caffè. La guardai bene. Aveva i capelli del mio stesso colore, forse leggermente più chiari. La pelle chiara, e accanto a mio padre, sembrava davvero una nanetta. Aveva sempre il sorriso sulla faccia, ma se poteva, era la prima ad urlarmi contro se qualcosa non andava come lei aveva previsto. Litigavamo spesso, ma la maggior parte delle volte facevamo pace con un battito d'ali e tutto tornava come prima. Era molto sensibile, e con un niente si lasciava mettere in imbarazzo. Ma le volevo bene, era mia madre.
Con mio padre la questione era leggermente diversa. Con lui c'era sempre stato un rapporto... speciale. Mio padre era il primo uomo che avessi mai amato in vita mia. Era davvero essenziale per me, un punto di riferimento determinante. E lui lo sapeva bene. Amavamo scherzare tra di noi, come due amici. Non c'era niente al mondo che riuscissi a nascondergli. O forse, non ero davvero capace di farlo, neanche volendolo. Come avevo detto prima, lui aveva i miei stessi occhi. Forse i suoi, talvolta tendevano perfino al celeste, benché lui lo negasse fermamente. Era bello mio padre. Tanto. Avevo qualcosa nel suo sguardo di dolce. Qualcosa che mai avevo visto prima in un uomo. Amava alla follia mia madre. Lo si vedeva dagli sguardi di intesa che le lanciava. Dai sorrisi che riservava solo per lei. E non potevo essere che felicissima per questo. I miei si amavano. Io amavo i miei. E questo era l'importante
Oh... Massi, tesoro, guarda un po' chi si è svegliata... la dormigliona!” esclamò mia madre mettendo la macchinetta sul fuoco e sorridendomi. Mio padre alzò lo sguardo dal suo quotidiano e mi sorrise, come sempre.
Massi..” pensai sorridendo “Mia madre lo chiama ancora così...” in realtà mio padre si chiama Massimiliano, ma da quando era più giovane, amici e parenti lo hanno sempre chiamato Massi.
Ben alzata, piccola... dormito bene?” feci una smorfia vaga
Solito!” esclamai salendo su uno degli sgabelli posti vicino al bancone. Mia madre fece il giro del muretto e mi si parò accanto
Tanti auguri, Chiara, di vero cuore!” e mi stampò due baci sulle guance, dopodiché mi prese il viso tra le mani e lo osservò raggiante. Le sorrisi di rimando
Grazie mamma... davvero!” lei sospirò e tornò alla sua macchinetta
Mi sembra ieri che hai iniziato a parlare... a camminare... e adesso guardati... già sei pronta per guidare una macchina!” esclamò mio padre allegro. Gli feci la linguaccia, e sorrisi
Certo... potrei anche... se solo non fosse per il fatto che mio padre, quell'eterno disgraziato, non si decide ad insegnarmi!”
Oh, che padre cattivo... non si dovrebbe mai negare una cosa del genere ad una figlia!” esclamò con un sorriso
Chiara ha ragione, Massi. Avevi promesso che l'avresti portata in giro per qualche lezione. Tra poco le scadrà perfino il foglio rosa!” esclamò mia madre allungandosi per prendere lo zucchero dalla credenza.
Manuela... lo sai che non dipende da me... ho avuto parecchi grattacapi in questo periodo con quella causa della banca!” affermò serio. Si vedeva lontano un miglio che era mortificato molto più di chiunque altro per quella storia. Mio padre non era certo il tipo da trascurare la famiglia per il lavoro. Però, purtroppo, in quel periodo era davvero sommerso. Non potevo accusarlo di nulla. Mi sarei sentita maledettamente egoista nel farlo. Faceva l'avvocato, e proprio in quel periodo a causa di uno scandalo che riguardava traffici poco legali di soldi per mano di una nota banca di Roma, si era ritrovato fuori casa più del tempo necessario. E le volte che c'era, passava tutto il tempo sommerso nelle scartoffie burocratiche.
Beh... se per voi non è un problema la accompagno io a fare le guide!” esclamò mio fratello entrando tutto bello vestito in cucina.
Lo sai che non puoi...” affermò mio padre
Perché, scusa? In fondo ciò che so me lo hai insegnato tu... lo trasmetterò a Chiara senza tralasciare la benché minima cosa!” affermò mettendosi una mano sul petto ed alzando l'altra in segno di giuramento. Se non fosse stato per quel sorrisetto vispo sul viso, avrei potuto perfino pensare che fosse serio e che non mi stesse prendendo in giro
No!” esclamò mia madre in tutta risposta. Spense il fuoco e verso il caffè in due tazze. Io intanto gustavo il mio cornetto caldo ed ascoltavo la discussione, come sempre divertita. Mio fratello era un tipo particolare. La fotocopia in piccolo di mio padre, con il carattere della mamma. Era più grande di me di due anni, ed era, per certo, il secondo uomo più importante della mia vita. Gli volevo bene, davvero. Era raro che litigassimo come cane e gatto, come dovrebbero fare sorella e fratello che si rispettino. Ma probabilmente l'avremmo anche fatto da quel che la mia mente ricordava. Sapevo con certezza che quando avevo iniziato ad andare alle superiori, qualcosa in lui e nel suo atteggiamento cambiò radicalmente. Iniziò a farsi... protettivo nei miei confronti. Mi chiedeva in continuazione se mi trovassi bene nella nuova scuola, se avessi fatto amicizia, se ci fosse stato qualcuno che mi infastidiva. Ma io non capivo questo suo atteggiamento. O almeno non allora. Poi crescendo realizzai che la sua era pura e semplice gelosia di fratello maggiore. E ne andavo fiera. Anche adesso, voleva a tutti costi portarmi a guidare, anche se sapeva che uno, non era consentito dalla legge, avendo pochi anni di esperienza alle spalle, e due non era consentito dai nostri genitori. Punto, fine della storia
Lascia perdere, André, è inutile che ci provi... lo sai che quando si mettono insieme, non c'è niente che riesce a smuoverli!” affermai sorseggiando la spremuta
Lascia fare a me... so quali carte giocarmi se voglio convincerli!” sussurrò sorridendo, sperando che a sentirlo fossi soltanto io, ma si sbagliava..
E sentiamo... quali sarebbero queste carte che ti vorresti giocare?” gli chiese mio padre con un sopracciglio sollevato.
Sì, ti piacerebbe... queste sono cose che non si rivelano mica... benché meno ai propri genitori!” esclamò
Mmm.. non pensavo di aver cresciuto un figlio del genere...” esclamò mio padre divertito “Me ne complimento... farai carriera, ragazzo, fattelo dire!”
Beh, non è che sia poi tutto merito tuo, papà... un po' va anche a mamma... qualcosina l'ha fatta anche lei in fondo!” aggiunse Andrea fingendosi serio. Quando si mettevano a scherzare quei due erano più simpatici di qualsiasi attore comico. Avevano la stessa ironia sorprendente, mai volgare o pungente. Forse dipendeva dal fatto che fossero dello stesso segno zodiacale, e che quindi avevano più o meno caratteri simili. C'era solo un giorno di differenza tra i loro compleanni, a volte, in base all'anno bisestile, anche due. Andrea, infatti era nato il 27 Febbraio. Mio padre l'uno Marzo.
Io e mia madre, allora, quel giorno, ci ritrovavamo come sempre ad assistere alle loro battute e a ridere
Giusto giusto... diamo a Cesare ciò che è di Cesare!” esclamò mio padre
Ah, grazie per la concessione...” sorrise lei “Comunque sbrigatevi voi due, che è tardi!” rivolta a me e mio fratello
D'accordo!” scesi dallo sgabello “Mi accompagni tu, vero?”
E me lo chiedi anche? Devo tenerti sotto controllo, te lo ricordi, vero?” esclamò Andrea spingendomi verso l'ingresso. Una volta messe le giacche e recuperate le borse, uscimmo di casa, accompagnati dalle minacce di morte di mia madre se avessimo fatto scuola guida da soli senza autorizzazione
Certe volte sanno essere davvero noiosi...” esordì mio fratello una volta entrati in macchina. Quest'ultima, una Nuova Punto blu notte, era la sua piccola soddisfazione. Era riuscito a comprarsela grazie ai risparmi di una vita, e con il sostanzioso aiuto di papà. Beh, diciamo che fu più che sostanzioso questo aiuto, però... alla fine ne è valsa la pena direi. La macchina ha due anni di vita, ma è come nuova. Un gioiellino.
Dai, non preoccuparti... non ho fretta. Ho aspettato diciotto anni, potrò attendere ancora qualche altro mese... vorrà dire che nel frattempo mio fratello mi porterà sul tratto di campagna dietro casa, e mi farà qualche primitiva lezione...” esclamai innocentemente. Lui scoppiò a ridere e partì. Accesi la radio, e cercai tra le varie stazioni quella più interessante. Di prima mattina erano tutte molto noiose.
Vai all'università oggi?” domandai abbassando il volume dello stereo
Già... devo parlare con il professore per farmi spostare l'esame alla settimana prossima... credo non ci saranno problemi!”
Grande...” esclamai. Mio fratello aveva espresso la volontà di iscriversi all'Accademia dell'Arte lì a Roma, ed i miei avevano acconsentito felici. Era sempre stato il suo sogno cimentarsi in questo campo, magari specializzandosi in grafica e comunicazione televisiva. Aveva sempre avuto un'autentica passione per il disegno. Fin da piccolo. Poi questa passione era diventata talento e alla fine, chissà, magari perfino un lavoro. Glielo auguravo con tutto il cuore.
Ad un tratto sentii la tasca della giacca vibrare. Sfilai il cellulare e guardai il numero
É Valerio!” esclamai e risposi “Pronto?”
Ehi, festeggiata... pensavo fossi già a scuola!” esclamò raggiante
Ehm... in effetti ho fatto leggermente tardi, ma.. nulla di grave!”
Bene bene... beh, visto che i miei mi hanno costretto a farlo, ti ho chiamato per darti gli auguri... sai com'è... nella nostra famiglia c'è quest'usanza assurda...”
Già... ne so qualcosa!” affermai sorridendo
Sì, mamma... ho capito... mi lasci parlare in santa pace e te ne torni di là? Grazie!” esclamò, evidentemente non rivolto a me
Ciao nonna!” urlai affinché mi sentisse. Sentii Valerio sbuffare e dopo qualche istante la voce di mia nonna uscì dalla cornetta
Chiara, tesoro, tanti auguri!” esclamò
Grazie davvero, nonna!”
Stai andando a scuola? Sei con Andrea?”
Già... mi sta giusto accompagnando!” risposi sorridendogli
Tuo nonno è da poco uscito... voleva darteli anche lui gli auguri, ma penso passeremo da casa vostra oggi pomeriggio!”
D'accordo... ci vediamo dopo, allora...”
Bene... ah, e un'altra cosa... cerca di ignorare tuo zio... delle volte mi chiedo sinceramente di chi sia veramente figlio!” sentii la risata sarcastica di Valerio in sottofondo alla quale mi unii io con una spontanea. Ebbene sì, il ragazzo con cui avevo parlato al telefono poco prima, altri non era che mio zio, fratello di mio padre. Con lui, c'era un rapporto che non era di certo da considerarsi normale. Basti pensare che mai dalla mia bocca era uscita la parola zio, in sua presenza. Mi rifiutavo altamente di chiamarlo così, uno perché sapevo con sicurezza che odiava sentirselo dire, si sentiva tremendamente vecchio, e due... beh, aveva a mala pena venticinque anni, cinque in più di mio fratello, eravamo cresciuti insieme... più che uno zio, sembrava un amico, o un fratello...
Dai, ti lascio... buona scuola, e saluta Andrea!”
Sarà fatto... ciao!” e misi giù
Nonna ti saluta!” esclamai rimettendo il telefono al suo posto
Grazie...” rispose lui. Parcheggiò davanti al cancello della mia scuola e continuò “Ci vediamo qui all'una e mezza in punto... devo ripeterti le regole?” sbuffai infastidita
No, santo cielo, André, me le ricordo le tue dannate regole...”
Ripeterle non fa mai male...” esclamò sorridendo. Lo guardai in cagnesco
Regola uno...” cominciò
Mai dar retta ai ragazzi dell'ultimo anno, in assoluto sono i peggiori!” terminai
Regola due...” e intanto portava il conto sulle dita
Mai dar retta ai ragazzi del quarto anno, credono di essere arrivati al traguardo, ma ne hanno ancora di strada da fare!”
Regola tre...”
Mai dar retta ai ragazzi del terzo anno, si divertono a fare i grandi ma a conti fatti giocano ancora con le macchinine!”
Regola quattro...”
Mai dar retta ai ragazzi del secondo anno, si sentono grandi e superiori perché non sono più gli ultimi arrivati, ma alla fine valgono quanto quelli di primo, se non meno...”
E per finire... regola cinque...”
Mai dar retta ai ragazzi del primo anno, cercano di farsi una reputazione e sarebbero disposti a tutto pur di non sbagliare!” esclamai infine scocciata
Bene, vedo che te le ricordi perfettamente!” osservò soddisfatto
Me la ripeti da quattro anni a questa parte tutti i santi giorni...” constatai frustrata
Voglio soltanto essere sicuro che tu le tenga a mente sempre” si difese
Certo, come no...” aprii lo sportello e biascicai “E poi mia madre si domanda come mai non ho ancora un ragazzo...”
Ci vediamo all'una e mezza!” ribadì aprendo il finestrino
A meno che non riesca a convincere una matricola ad accompagnarmi con il suo scooter!” esclamai punzecchiandolo. Infatti mi guardò torvo ed io sbuffando ripetei come una macchina
Una e mezza... concetto afferrato...” ed entrai nel portone, fortunatamente ancora aperto.

Carta di identità della sottoscritta:

Nome: Chiara
Cognome: Marchi
Nata il: 03 Maggio 19** Età: 18 (freschi freschi di giornata)
A: Roma Provincia: RM
Cittadinanza: Italiana, almeno... credo
Residenza: Roma
Via: dei Mille, 79
Stato Civile: felicemente single, per la gioia di mio fratello
Professione: Studentessa applicata

Connotati e contrassegni salienti

Statura: 1,70 fiera di esserlo
Capelli: Castani, corti, tipo maschietto
Occhi: Verdi, come papà
Segni particolari: Sono una testa di cazzo
Segno zodiacale: Toro
Carattere: forte, impulsiva, cocciuta, ma con un cuore enorme, e molto, molto solare
Famiglia: Papà, Massimiliano Marchi, 45 anni, avvocato, nato e vissuto a Roma
Mamma, Manuela Capitelli, in Marchi, 43 anni, impiegata presso una multinazionale estera, nata e vissuta a Roma
Fratelli/Sorelle, Andrea Marchi, 20 anni, studente universitario presso l'Accademia d'Arte a Roma, nato e vissuto a Roma
Amici/Amiche: Erica Lofrano, 18 anni già compiuti, amiche da quando andavamo in prima media, stessa classe al liceo Scientifico “Giuseppe Pasolini” di Roma, fidanzata da circa tre mesi con Luca, sportiva fino al midollo, ottimista e vitale
Melissa Giunco, 17 anni e mezzo, amiche dalla terza media, stessa classe al liceo Scientifico “Giuseppe Pasolini” di Roma, in via di fidanzamento con Diego, fratello di Erica, maniaca dell'ordine e della precisione, sensibile, timida ma anche molto solare
Alessia De Nobilis, 25 anni, forse è più di un'amica, quasi una sorella. Siamo cresciute insieme visto che i suoi genitori, che io considero zii, sono carissimi amici dei miei genitori. É proprietaria di un bar, il perfetto ritrovo post-scuola, single per scelta sua, visto l'odio indescrivibile che ha verso alcuni ragazzi che conosce, come Valerio ad esempio. È una casinista, sognatrice, ottima consigliera e possiede un sarcasmo allucinante.
Valerio Marchi, 25 anni, solo due mesi di differenza con Alessia, fratello di mio padre, solo che l'ho sempre considerato un amico, troppo giovane per fare lo zio. Studente universitario all'ultimo anno di psicologia a Roma. Single, in attesa di un sì da parte di Alessia, ma la vedo dura. Costantemente allegro, rompiscatole, protettivo, irresponsabile
Gianluca Mutti, quasi 19 anni, amici, ahimé, dal primo superiore. Frequenta l'ultimo anno alla mia stessa scuola, e sono quattro anni che tento in tutti i modi di farmi notare da lui, ma non c'è verso. Semplicemente bellissimo, sicuro di sé, estroverso, e perfino simpatico, quando vuole.

Questa é la mia vita, probabilmente già vista, già sentita, ma... mai dare niente per scontato. Anche le cose più banali, a volte, nascondono sorprendenti rivelazioni...

***

Salve a tutti... eccomi qui, dopo taaanto tempo (che sarà passata, una settimana? Due?) ad angosciarvi con una nuova storiella fresca fresca... l'ispirazione qst volta è venuta da sola, come se fosse stata lì in attesa di essere colta da sempre... eh eh eh... beh, per chi nn mi cononsce e qst è la prima volta che si imbatte nelle mie storie, auguro una buona lettura, e spero di avervi minimamente incuriositi tanto da continuare a seguirmi x i successivi capitoli. Per tutti quelli che invece, mi hanno già conosciuta, leggendo "Dimmi ti amo", beh... vi sarete accorti che qui c'è qualks di strano, eh? I conti non tornano? eh eh eh, beh vi avevo promesso una continuazione, e l'avete avuta... certo, un pò particolare, però... da me qst cose dovete anche aspettarvele, no? Beh, adesso i nostri vecchi amici dovranno lasciare il posto di protagonisti principali ai loro figli, e staremo a vedere cosa succederà. Per coloro i quali temessero di non capire nulla nel leggere qst storia, non avevndo mai sentito parlare dell'altra mia fic "Dimmi ti amo", assicuro di non preoccuparsi... non c'è alcun legame di continuazione fondamentale tra i due. Non è necessario aver letto l'altra storia x poter seguire qst, ve lo assicuro :D... certo, poi se siete curiosi di sapere cosa si cela dietro l'altra storia, beh... io sono la prima ad invitarvi a leggerla, mi fareste solo felice... bene, detto tutto, adesso vado... mi raccomando, recensite in tanti e fatemi sapere... un mega kiss a tutti ;)
  
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