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Autore: eleCorti    11/01/2016    7 recensioni
“La ami?” quella domanda gli fece alzare la testa di colpo, poiché sorpreso da quel quesito.
“Io... sì” affermò con decisione.
“Allora lotta per lei” gli mise una mano sulla spalla.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Gohan, Pan, Trunks, Videl | Coppie: Pan/Trunks
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si annoiava, in casa non c’era nessuno, Bra era uscita con suo zio e lei non era voluta andare con loro, poiché non voleva fare il terzo incomodo, suo nonno ormai non si faceva vedere da un paio di mesi, allora che fare?
Volendo poteva chiedere a lui, si disse, erano settimane che non si vedevano a causa dei suoi impegni di lavoro e a lei questa situazione aveva stancato.
Afferrò il telefono appoggiato sul comodino di legno, lo aprì ed iniziò a scrivere un messaggio, diretto a lui.
Che fai? Esitò prima di inviarlo, poiché temeva di disturbarlo.
Niente, sono a casa, tu? La risposta arrivò dopo qualche minuto.
Anch’io niente. Ti va di venire da me? Esitò ancora prima di inviarlo, perché temeva che potesse risponderle di no.
Certo. Dammi il tempo di prepararmi e sono subito da te scrisse invece.
Fissò lo schermo del cellulare con una faccia da ebete, poiché troppo felice che le avesse detto di sì, poi finalmente si decise a scrivere.
Ok, ci vediamo dopo buttò il telefono sul letto, senza badare che la risposta era appena giunta.
A dopo aveva, infatti, scritto il ragazzo dai capelli lilla.
La giovane Pan, però, non lo lesse, poiché era corsa subito nel bagno, in fondo al corridoio, a lavarsi, visto che era ancora in pigiama.
Si chiuse dentro la doccia, lavandosi con il bagnoschiuma che piaceva a lui, quello alla vaniglia, usando lo shampoo che lo faceva impazzire, quello all’albicocca.
Voleva che tutto fosse perfetto, ora che ne avessero l’occasione, visto che i suoi genitori non c’erano. Perché lei sapeva che suo padre non avrebbe mai approvato.
Dopo una bella doccia calda, uscì asciugandosi i capelli, lasciandoli lisci e con la solita frangia davanti.
Certa che ormai il ragazzo stesse arrivando, si precipitò nella sua stanza, tirando fuori i vestiti, il solito jeans e la maglietta rossa, dal cassetto, gettandoli sul letto.
Si tolse l’asciugamano dal corpo, indossò l’intimo che gli aveva regalato per il suo compleanno, quello in pizzo nero, e poi si vestì; si voltò verso lo specchio aggiustandosi i capelli, spettinati come sempre. Fissò la sua bandana arancione appoggiata sulla cassettiera, indecisa se indossarla o no, stava per prenderla, quando sentì il campanello suonare. Era lui.
Scese correndo le scale, non curandosi di inciampare o no, poiché non voleva far aspettare il suo amato.
Prima di aprire, si fissò un’ultima volta nello specchio posto alla sua destra, vicino agli appendiabiti, convincendosi che stava bene.
E quando aprì la porta, trovò un Trunks che sfoggiava uno dei suoi soliti sorrisi, che le porgeva un mazzo di rose rosse.
“Queste sono per te” entrò in casa, dandole le rose.
“Grazie, sono bellissime” annusò il mazzo, chiudendo gli occhi per inebriare il suo dolce profumo.
Si alzò in punta di piedi per raggiungere le sue labbra, vista l'evidente differenza d’altezza non ci arrivava, per poi posargli un piccolo bacio a fior di labbra.
Ma lui voleva di più, anche lui era stufo di quella situazione, ma non poteva abbandonare il suo lavoro, la sua azienda, entrambi lo sapevano benissimo.
Ma quel momento era tutto per loro e non potevano lasciarselo sfuggire. La attirò di più a sé, cingendole la vita, approfondendo il bacio, chiedendo l’accesso alla sua bocca, ottenendo il consenso da parte della ragazza.
Lasciò cadere le rose sul pavimento in parquet, cingendo il suo collo, aggrappandosi a lui, poiché non toccava più il terreno con i piedi. La prese in braccio, per evitare di essere strozzato dalla sua stessa ragazza, interrompendo la loro unione delle bocche.
Si sorrisero a vicenda, poiché tutti e due sapevano ciò che desideravano. Il giovane Brief salì le scale, non staccando gli occhi di dosso dalla sua amata, che sorrideva come non mai.
Non aveva nemmeno bisogno di domandarle dove fosse la sua stanza, poiché non era la prima volta che veniva a casa sua, non era la prima volta che facevano l’amore nella sua stanza, non era la loro prima volta.
La porta era aperta, per cui non c’era nemmeno il bisogno di aprila con un calcio. La adagiò sul letto, mettendosi subito sopra di lei, ricominciando a baciarla, chiedendo l’accesso alla sua bocca, danzando con la sua lingua, mentre con le mani iniziò a giocare con i suoi piccoli, ma sodi, seni. Piccoli, come piaceva a lui.
La giovane Son, dal canto suo, non stette ferma, passò le sue piccole mani sotto la maglietta del sayan, entrando in contatto con la sua candita pelle, sollevando la maglietta azzurra, fino a lasciarlo a torso nudo, gettando l’indumento sul pavimento.
Il giovane dai capelli lilla decise di fare lo stesso: sollevò la maglietta della giovane, entrando in contatto con la sua liscia e morbida pelle, percorrendo il suo ventre piatto, fino a giungere ai seni ancora coperti, per poi gettare la maglietta sul pavimento.
Catturò di nuovo le sue labbra in un travolgente bacio, continuando a giocare con i suoi seni, ancora coperti, stuzzicando i suoi capezzoli già turgidi.
La giovane Pan, allora, giunse fino alla zona intima del lilla, slacciandogli i pantaloni e accarezzando l’erezione coperta dai boxer neri, facendo gemere dal piacere il fidanzato.
“Pan!” urlò il giovane fermando quella dolce tortura.

                                                                    ****

Un’altra stancante giornata di lavoro era finita e finalmente poteva ritirarsi a casa, dove avrebbe trovato un pasto caldo ad attenderlo.
Al solo pensiero di un abbondante pasto, il suo stomaco iniziò a brontolare, d’altronde era sempre un sayan, anche se per metà.
Fortuna che era quasi arrivato, si disse, perché non ce la faceva più; doveva assolutamente mangiare qualcosa.
Parcheggiò la macchina sul vialetto di casa, poi scese dal mezzo, non curandosi di mettere l’anti furto, e si precipitò in casa.
A giudicare dall’assordante silenzio, Videl non era ancora tornata dal lavoro e nemmeno Pan c’era, perciò anche lei doveva essere uscita, anche se doveva avvertilo.
Poi, però, sentì qualcosa, uno strano rumore, sembrava una specie di lamento, proveniva da sopra.
Preoccupato che potesse essere successo qualcosa, salì le scale correndo, seguendo quel rumore; si fermò davanti alla stanza della figlia, fonte di quello strano rumore.
La porta era aperta, stava per entrare per accertarsi che la figlia stesse bene, quando si bloccò proprio sulla soglia della porta con gli occhi e la bocca spalancati. La sua bambina era nuda sul suo letto, che gemeva sotto i baci roventi di... di Trunks!
La valigetta che stringeva nella mano destra cadde sulla moquette del pavimento, generando un tonfo che fece staccare i due innamorati.
“Papà!” tuonò Pan, coprendosi con le mani i seni.
Trunks invece si allontanò completamente da lei, mettendosi seduto sul suo letto, conscio che presto l’amico sarebbe scoppiato.
Per un attimo tutto si fermò, tutto ciò che riusciva a vedere, era quella scesa, lui, lei a letto, il suo amico che, che toccava sua figlia, la sua bambina, la sua piccola Pan.
Come aveva potuto? Non si vergognava di se stesso? Si domandò. Pan era una bambina e lui, lui aveva avuto il coraggio di toccarla.
“Come hai potuto?” domandò, iracondo, stringendo i pugni, fino a conficcarsi le unghie nella carne.
“Io... Gohan ascolta, non è come sembra. Ecco, vedi io e Pan...” tentò di dire il giovane sayan.
“Sì che è come sembra!” lo interruppe, persa ormai la pazienza.
“Va via e non farti mai più vedere!” ordinò, guardando il giovane con uno sguardo truce.
“Ma papà, io...” tentò di dire la figlia.
“Zitta tu!” la zittì, alzando la voce.
“E tu non osare più avvicinarti a mia figlia!” lo prese per le spalle e lo sbatté sul pavimento.
Avrebbe potuto reagire, colpirlo in pieno volto e combattere per il suo amore, ma non lo fece, poiché Gohan era suo amico e non voleva ferirlo. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene; e lo fece, raccattò la sua roba ed uscì dalla finestra, rivestendosi in volo.
“Rivestiti, ti aspetto sotto” si rivolse alla figlia, con un tono duro.
Si rivestì, in silenzio, con le lacrime che le rigavano il viso, con il cuore spezzato.
Poi scese sotto in salotto, dove c’era il padre ad aspettarla, seduto sul divano, con le braccia incrociate, con uno sguardo serio, come non lo aveva mai visto.
Si fermò di fronte a lui, rimanendo in piedi, ancora con gli occhi lucidi, poiché non riusciva a fermare le lacrime.
“Cosa ti è saltato in mente Pan? Con Trunks per giunta! Lui è troppo grande per te!” la rimproverò il genitore, sbattendo i pugni sul nero divano.
“Eh allora? Noi ci amiamo! E poi non è la prima volta!” ribatté la giovane sayan.
Sgranò gli occhi, quindi non era la prima volta che, che, che loro... facevano sesso. Quel lurido sayan aveva osato violare la sua dolce bambina, la sua Pan, come aveva potuto?
“Come non è la prima volta? Pan ti rendi conto di quello che hai fatto? Trunks è troppo grande per te, lui ha ormai quasi trenta anni, pensa già in serio, a mettere su famiglia. Cosa che tu non pensi a quattordici anni” tentò di spiegarle, cercando di riacquistare la calma, ma non poteva, poiché troppo agitato.
“E che c’entra? La metterà su con me!” replicò la figlia.
“No, non aspetterà così tanto. Fidati di me. Lui non è adatto a te. Cerca qualcuno più vicino alla tua età” ammorbidì un poco il tono per cercare di convincere la figlia.
“Perché non capisci papà? Io lo amo! Non voglio nessun altro!” urlò la giovane tra le lacrime.
“No tu credi di amarlo. Lui non è adatto a te. E non voglio più discutere signorina. Tu farai quello che ti dico!” si alzò in piedi, guardando la figlia con uno sguardo di ghiaccio.
“Il nonno avrebbe capito!” esclamò prima di correre in camera sua.
Al sol sentire quella frase, il giovane Gohan sgranò gli occhi. Forse suo padre non avrebbe reagito in quel modo, ma lui non avrebbe mai capito il suo punto di vista, in fondo agiva per il bene di sua figlia.

                                                                            ****

Si sentiva a pezzi come uno straccio, il suo cuore era ridotto in mille frantumi. A causa della sua idiozia l’aveva persa, forse per sempre. Ma non potevano fare altro? Non potevano uscire e andare da qualche parte? Si domandò, preso dalla disperazione.
No, ovviamente no, doveva per forza soddisfare quel suo desiderio; non poteva aspettare?
E ora che avrebbe fatto? Non voleva litigare con Gohan, perché era pur sempre un suo amico, ma non poteva nemmeno perdere lei, l’amore della sua vita, perché ormai era ovvio che la amava da impazzire.
La porta bussò, non disse nemmeno avanti poiché essa si aprì mostrando sua madre, entrata per avvertirlo che la cena era pronta.
“Tesoro è pronta... ma è tutto apposto?” si sedette accanto a lui, notando la sua aria disperata.
“Oh mamma, ho fatto una cavolata” si mise la mani sul volto per poi aggiustarsi i capelli.
“C’entra Pan?” ipotizzò Bulma.
“Sì, vedi Gohan... ecco... Gohan...” non riusciva a completare la frase a causa del forte imbarazzo.
“Vediamo, vi ha beccato mentre facevate quella cosa” ipotizzò Bulma, mettendosi un dito sul mento, come se stesse riflettendo.
“Sì” arrossì, poiché era imbarazzante parlare di certe cose con la propria mamma.
“Mmm... e se l’è presa con voi” continuò la turchina.
“Sì” abbassò la testa.
“E ti ha detto di non farti più vedere” proseguì con la sua ipotesi.
“Sì” stavolta sussurrò, mentre stringeva i pugni.
“E tu te ne sei andato” finì di spiegare la sua ipotesi.
“Sì” chiuse gli occhi, reprimendo le lacrime che volevano fuoriuscire.
“La ami?” quella domanda gli fece alzare la testa di colpo, poiché sorpreso da quel quesito.
“Io... sì” affermò con decisione.
“Allora lotta per lei” gli mise una mano sulla spalla.
“Ma, io...” tentò di dire il giovane.
“Non vuoi ferire Gohan. Ascolta, lui capirà. È solo shockato per quel che ha visto” gli spiego.
“Hai ragione mamma. Domani parlerò con Gohan!” esclamò, riprendendo la sua grinta.
“Bravo tesoro mio. Ora scendi che è pronta la cena” si alzò dal letto, uscendo dalla stanza.
Sua madre aveva ragione, si disse, doveva lottare per la sua amata, doveva far capire a Gohan che lui voleva renderla felice, che lui voleva stare solo con lei, che non voleva ferirla. Così decise che l’indomani mattina sarebbe andato a casa sua per riprendersi la sua ragazza.

                                                               ****

“Pan, tesoro esci. La cena è pronta” Videl bussò per l’ennesima volta alla porta della figlia, chiusa a chiave.
“No, non ho fame!” ribatté la giovane.
Ed era vero, poiché da quando aveva litigato con il padre, si era rinchiusa nella sua stanza, senza uscire, con il cuore spezzato, rinchiudendosi nel suo dolore.
“Ma tesoro devi mangiare qualcosa!” tentò di convincerla la madre.
“Va via!” tentò di scacciarla.
Abbassò la mano, ferita dalle parole della figlia, perché si comportava in quel modo? Perché non si voleva fare aiutare? Lei era sua madre e voleva il suo bene.
Scese in cucina, dove c’era il marito seduto a tavola che trangugiava il suo piatto di riso. Si sedette di fronte a lui, triste più che mai, e ancora più in pensiero per la figlia.
“Non vuole ancora uscire?” domandò Gohan, cercando di non mostrare la sua preoccupazione.
“No. Senti forse hai esagerato. Si amano e sono felici insieme” disse, puntando i suoi occhi in quelli del marito.
“Non ti ci mettere anche tu. Lui è troppo grande per lei. La pensano in maniera troppo diversa e vedrai che la farà soffrire!” replicò il sayan, sbattendo sul tavolo il suo piatto.
“No, tua figlia sta già soffrendo! Possibile che non capisci!” si alzò in piedi, arrabbiata più che mai.
Se ne andò anche lei, lasciando il sayan da solo, poiché anche a lei era passata la fame, perché stava male per la sua adorata figlia.

                                                                         ****

Si era alzato presto quella mattina, poiché voleva subito andare a casa della sua amata per parlare con il padre, per fargli capire quanto ci tenesse a sua figlia.
Uscì dalla finestra per non svegliare i suoi che sicuramente stavano ancora dormendo, visto che era domenica. Si diresse a tutta velocità verso i monti Paoz, luogo in cui viveva la sua adorata.
Suonò il campanello, ad aprirli fu Gohan il quale, quando notò che fosse lui, indurì lo sguardo e cercò di chiudergli la porta in faccia.
“Tu? Ti avevo detto di non farti più vedere!” gridò, cercando di chiudere la porta.
“No, aspetta Gohan” riuscì a entrare, rischiando di essere schiacciato dalla porta.
“No, non abbiamo niente da dirci!” tuonò il sayan.
“Trunks!” la giovane Pan era scesa, riconoscendo la voce dell’amato.
“Pan!” il giovane cercò di avvicinarsi a lei.
“Tu, va sopra!” il padre si mise in mezzo, cercando di bloccare la figlia.
Gohan lascia che siano felici forse era impazzito, ma aveva chiaramente sentito la voce di suo padre nella sua testa. Si fece da parte, permettendo ai due innamorati di abbracciarsi, aveva gli occhi spalancati, a causa del forte shock.
Perché? Perché suo padre si era messo in contatto con lui? Si domandò, perso tra i suoi pensieri.
“Oh Trunks ti amo” lo abbracciò, fino a quasi stritolarlo.
“Ti amo anch’io Pan” le accarezzò i lunghi capelli.
Quelle parole riportarono alla realtà Gohan, fissò i due innamorati che si sorridevano a vicenda, felici come non mai. Forse questo intendeva dire suo padre.
“Gohan non vedi come tua figlia è felice? Lasciale fare ciò che vuole. Trunks è un bravo ragazzo, lo sai anche tu” Videl si rivolse a lui.
Forse, questo suo padre gli voleva dire, anzi sicuramente gli voleva riferire questo, stava a lui capirlo. Videl aveva ragione, Trunks era un bravo ragazzo e mai avrebbe fatto del male alla sua bimba.
“Eh va bene. Ho sbagliato. Mi perdonate?” si rivolse ai due, ancora abbracciati.
“Grazie papà” Pan gli saltò addosso come una bambina.
“E mi raccomando Trunks comportati bene con la mia Pan, altrimenti sono guai!” scherzò il sayan, scatenando una fragorosa risata.
Ma il giovane dai capelli lilla sapeva che dietro quello scherzo si celava la verità, conosceva bene Gohan, anzi conosceva bene le reazioni dei padri, visto che suo padre aveva avuto la stessa reazione con Bra e Goten.
E giurò a se stesso che mai avrebbe fatto soffrire la sua Pan, perché la amava davvero, più di se stesso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: dopo le mie storielle demenziali di Natale, sono tornata con il mio lato serio e stavolta ho deciso di raccontare una storia su questa coppia. Ho ripensato a una discussione che avevo avuto anni fa con la mia migliore amica, in merito a questa coppia, in cui lei diceva che non potevano stare insieme perché c’era troppa differenza d’età ed io ovviamente patteggiavo per questa coppia.
Anche se, devo ammetterlo, dopo aver letto le storie di un'autrice, Elsira, non li shippo più di tanto. Ormai il mio cuore appartiene alla Kin/Trunks non ci posso fare niente. Quindi spero che non sia venuta una cosa obbrobriosa.
 
 
 
 
   
 
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