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Autore: amelie p0ulain    14/01/2016    1 recensioni
Ho sempre pensato che quegli occhi fossero il cielo sotto il quale ho imparato ad amarti. Quel cielo che oggi è scuro ma riesco ancora a vederti, che adesso è buio e non ho bisogno di aprire i miei, per ricordare la sfumatura dei tuoi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Qualcosa di davvero troppo piccolo, per poter descrivere l'immenso.
Sempre per te, S., che rendi tutto come queste parole.

 


Ho sempre pensato che gli occhi tuoi fossero piogge invernali. Li osservo, dove le luci fulgide non penetrano, lasciandomi senz'aria. Ti chiederei cosa custodisci negli sguardi e in quelle volte furtive, che quasi non me ne accorgo, di te che sorridi dopo aver fatto l'amore. Ti chiederei di riflettermi nel migliore dei nostri modi, di intrecciarle, le tue dita, quando le mie gelano nel freddo di queste sere. Quei ponti a separarci, le incertezze chiuse in qualche cassetto confuso della mia camera. Quell'odore di te che arieggia fra le coperte del letto in cui adesso dormo e penso, ogni notte, nitidamente a questi ricordi e fantastico, ore, immaginandoti. 

Che seduto lì mi scruti, e il tuo inconfutabile silenzio un po' mi fa tremare. Ho sempre pensato che gli occhi tuoi fossero un autunno senza foglie. Non parlo, i timidi sorrisi che al mio posto ti amano, quelle volte in cui ti guardo e vorrei perdermi, mai tornare. Volte in cui vorrei baciarti ma la tua immagine mi sconvolge ed è questo, dopotutto, vedilo tu stesso. Ti chiederei di esitare se guardo altrove, il calore di questi occhi addosso, "è che mi fissi spesso, e appena lo faccio anch'io, tu ti volti"

Ho sempre pensato che quegli occhi fossero il cielo sotto il quale ho imparato ad amarti. Quel cielo che oggi è scuro ma riesco ancora a vederti, che adesso è buio e non ho bisogno di aprire i miei, per ricordare la sfumatura dei tuoi. Uno spazio immenso, un battito e l'altro e fugaci tremolano, gli astri, in lontananza. Ti verrei a prendere per portarti via, perché hai presente questo mondo che non ci guarda? Le assurdità nelle mie parole? Hai presente, i miei giorni dipinti e i tuoi movimenti?

Perché ho sempre pensato che gli occhi tuoi fossero lo specchio dei miei. Ho sempre pensato che fossero piogge inattese e invernali, piogge fredde con quel vento forte fra i capelli. Ho pensato sempre che fossero un autunno senza foglie da spazzare via, coi pezzi vecchi di me che tu calpesti, i difetti che spazzi. Investi. Perché tu mi accogli, inaspettatamente, sotto il cielo caldo che mi ha insegnato ad amarti.

In mezzo agli occhi tuoi, che neanche il mondo intero saprebbe descrivere.


  
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