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Autore: LunaBlu89    15/03/2009    0 recensioni
Due ragazzi nella realizzazione di un sogno, una donna e... una stella.
Rialzò gli occhi al cielo. Le stelle erano ben visibili, stranamente, quella notte. Una brillava più di tutte, e sperò che il suo nome fosse uno dei loro.
“Tu hai talento. Non vuoi far vedere a tutti che sei bravo in quello che ami? Che non sei un fallito?”
Alex guardò in basso e si accorse, più o meno consciamente, che stavano percorrendo il marciapiede delle star. “Io voglio solo far conoscere la mia musica. La nostra musica.”
Aaron gli strinse la spalla. “E vedrai che ce la faremo, amico mio.”
Alex alzò il volto, sperando di rivedere quella stella. La trovò e sorrise. Sì, quella notte avrebbe avuto uno dei loro nomi. Anzi, tutti e due.
Rise. “Conosci qualcuno più azzardato di noi?”
Aaron ricambiò. “Solo i sogni, Alex. Solo i sogni.”

[I° classificata Contest "Calling All Bandits!" di all_the_love, ST Ufficiale Italiano Alex Band]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Rock Café era sicuramente il posto più giusto per farsi conoscere, non a caso era pieno zeppo di aspiranti musicisti e giovani di talento che si alternavano il palco. Era sicuramente più grande del Blum e anche di altri locali alla moda, e si trovava proprio al centro della città.
Per i due era un po’ difficoltoso arrivarci, dato che abitare nella periferia di una megalopoli non era come abitare in quella di una comune cittadella. In ogni caso, ritornarci era sempre bello, soprattutto perché non mancava di incontrare qualche personaggio famoso o, meglio ancora, rappresentanti di qualche casa discografica in cerca di nuovi volti.

Alex e Aaron si trovavano nelle quinte. C’erano così tanti ragazzi da entrare quasi in confusione. Proprio in quel momento, Alex ricordò il motivo per cui, la prima volta che avevano suonato lì, aveva detto ad Aaron che entrare in quel posto era come farsi una dose di stupefacenti. E soprattutto, capì perché lui non gli aveva risposto in malo modo o con qualche battutina. Anche Aaron, infatti, si trovava un po’ fuori dalla realtà.

Jennifer entrò nel locale con disinvoltura, come se fosse abituata a quell’atmosfera. Era vestita di rosso e tutti la notavano. Sapeva di essere in anticipo, ma non voleva perdere quello spettacolo per niente al mondo, e, soprattutto, voleva assicurarsi che il suo uomo mantenesse l’impegno.

Alex si sfregava le mani da almeno una decina di minuti, e dava così tanto fastidio ad Aaron da indurlo a prendergli con forza le braccia.
“Smettila.”
“Non posso fare niente per scaricare la tensione?”
“Sì che puoi. Scaldati la voce, meglio.”
Alex sospirò. “Jennifer mi ha detto che sarebbe venuta.”
Aaron si passò una mano tra i capelli. “Allora vuol dire che verrà.”
Alex rimase in silenzio. “…Già.”
Una ragazza con una chitarra elettrica sbatté contro di loro. “Fatemi passare.” Le diedero un’occhiataccia mentre si allontanava. “Fatemi passare”, Aaron le fece il verso.
“Dici che qualcuno di importante ci sentirà, stavolta?”
Aaron pensò. “Beh, credo di sì. Mi sento più allegro del solito, vuol dire qualcosa.”
Alex sbuffò. “Se lo dici tu…”
Aaron gli prese le spalle. “Sì, lo dice il grande ed invincibile Aaron, e non puoi avere alcun dubbio riguardo la certezza delle parole che Egli pronunzia.”
Alex si mise a ridere. “Ok ok.”
“Egli con la lettera grande, eh.”
“Ma ovvio.”
“Piuttosto, mi dai ‘sti cinquanta dollari che mi devi?”
Lo guardò perplesso. “Eh?”
“I cinquanta dollari della scommessa.”
“Macché cinquanta dollari e cinquanta dollari… ancora non si sa.”
“Eh figlio mio quanto sei lento!”
Alex gli fece una smorfia. “Non vado dritto al sodo, io.”
Aaron gli diede delle spinte col gomito. “La stai cocendo per bene, eh?”
Lui si mise a ridere. “Non dire cazzate!”

Jennifer vide succedersi sul palco così tanti cantanti da perdere presto il conto. Da una parte non vedeva l’ora che fosse il loro turno, ma dall’altra avrebbe voluto farli aspettare fino a quando non sarebbe arrivato il tipo.
Ma poi, come poteva essere sicura che non fosse già arrivato? Era così pieno di gente da non capire più dove lei si trovasse…

Quando Alex e Aaron salirono sul palco, molti li riconobbero. Sembravano delle star che avevano girato il mondo e che quindi si conoscevano un po’ ovunque, e in effetti, il paragone era azzeccato. Era vero che Los Angeles l’avevano girata in lungo e in largo.
Alex si osservò intorno e non ebbe difficoltà a vedere Jennifer. Quando si accorse che realmente era andata per sentirli suonare, fece un sorriso da trentadue denti. Anche Aaron la vide, e le fece l’occhiolino. Lei rispose a entrambi con un saluto della mano.
Avevano deciso di cantare The One e When It All Falls Down, perché sembravano più adeguate ad un posto del genere.
Jennifer trovò la voce di Alex inalterata, e si convinse di non averla solo sognata, l’altra notte, ma anche realmente vissuta. Erano energici e ci mettevano l’anima, Aaron giocava con la chitarra e produceva suoni che sembravano impensabili. Questo esaltava Alex, che saltellava per tutto il palco. Furono solo dieci minuti, ma dieci minuti intensi.
Quando finirono, urla riempirono la stanza. Jennifer fece un sorriso dolce ad entrambi e Alex capì che sarebbe stato sufficiente, se anche nessun altro avrebbe gradito quella performance. Bastava che fosse piaciuta a lei.

Scesero dal palco e le andarono incontro. Lei abbracciò Alex.
“Siete stati bravi!”
Loro si guardarono con un largo sorriso. “Già.”
Aaron espose la sua divinità. “D’altronde, c’ero io sul palco.”
Alex gli menò una gomitata e lei si mise a ridere. “Certo!”
“Purtroppo il suono divino della mia chitarra viene sporcato da quello impuro di questo comune mortale, ma è un pegno per poter rimanere su questa Terra.”
Alex rise. “Credevo che gli dèi fossero esenti da pegni e cose del genere.”
Lui lo guardò minaccioso. “Ehi, sono io a fare le regole!”
Alex continuava a ridere. “Sì sì!”
“Come osi contraddirmi?”
Alex si voltò e vide Jennifer girarsi intorno. Sembrava cercasse qualcuno.
“C’è qualcosa che non va?”
Lei fece un sorriso stentato. “Cosa? No no… niente.”

Uscirono dal locale una mezz’oretta dopo. Alex sembrava aver perso l’entusiasmo di prima.
“Nemmeno oggi. Hai sbagliato, Aaron.”
Lui non rispose, Jennifer si guardò indietro. Non vide nessuno. Guardò davanti a sé e abbassò gli occhi.
“Non è mai troppo tardi”, disse Aaron.
Alex sospirò. “Vorrà dire che metterò un cappello in strada e canterò per elemosina.”
“Ma dai.”
Jennifer fece caso al rumore della porta del locale che si apre, così si rivoltò. Poi, le si illuminarono gli occhi. Verso di loro, stava correndo quello che forse sarebbe diventato l’uomo più importante della vita di quei due.
Jennifer li fermò con una mano, “Aspettate” e si rigirò. Questa volta, anche loro fecero altrettanto.
Alex guardò perplesso quell’uomo incravattato.
“Salve, Jennifer. È sempre un piacere vederti.”
Lei sorrise come se le avesse fatto il commento più bello che avesse mai sentito. Alex se ne accorse e lo guardò con una smorfia. Non sapeva il perché di tutta quell’improvvisa allegria di Jennifer. Almeno, non ancora.
Subito si rivolse ai due. “Siete voi…” Guardò su un foglietto. “Aaron Kamin e Alex Band, vero? È stata una fatica trovarvi lì nel locale, poi siete usciti.”
Loro si guardarono. “Beh sì, siamo noi. Ci dica.”
Lui fece un sorriso. “Bene.”



   
 
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