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Autore: PerseoeAndromeda    15/03/2009    0 recensioni
Regalo di compleanno per Aphrodite gold saint. Restando uniti si può affrontare anche l'abisso più terrorizzante ed i ricordi più dolorosi; Aphrodite e Death Mask questo l'hanno ormai imparato e forse è giunto anche per loro il momento di conoscere un po' di serenità^*^
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Sull’orlo dell’abisso –

- Sull’orlo dell’abisso –

 

“Com’è freddo questo vento… perché non smette di soffiare?”

“Da quando ti dà fastidio persino il vento? Sei diventato intollerante a tutto, mio bel principino.”

L’uomo dai capelli bianchi osservava il compagno che gli dava le spalle, i riccioli dorati danzanti intorno alla figura ben delineata e dalle proporzioni perfette, in cui muscoli virili si armonizzavano in un’invidiabile fusione con le fattezze aggraziate di una sirena dei mari.

Aphrodite si strinse nelle spalle, raccogliendo ancor di più le braccia sul petto, senza voltarsi né rispondere e restando ancora immobile su quello scoglio che si affacciava sul vuoto, scrutando l’orizzonte lontano, rabbrividendo ad ogni goccia di spuma spruzzata dal mare urlante parecchi metri più in basso.

Death Mask corrugò la fronte, fissando la schiena flessuosa del compagno malinconico, poi fece qualche passo verso di lui, fermandosi solo quando fu abbastanza vicino da poterlo circondare con le proprie braccia, attirandolo contro il proprio petto. Il giovane uomo del nord lo lasciò fare e, dopo essersi irrigidito per un unico istante, si abbandonò a quel contatto scivolando all’indietro, eppure ancora non si voltò, non gratificò l’italiano con lo sguardo liquido dei suoi occhi di cielo.

“Se non mi dici che cos’hai, tra pochi secondi ti troverai a volare giù per questa scogliera ed io riderò nel vedere i tuoi riccioli d’oro affogare nel sangue che l’impatto con la pietra farà sgorgare dal tuo cervello.”

Le spalle del biondo furono scosse da fremiti, ma chiunque avesse osato pensare che stesse tremando per la paura, avrebbe dovuto ricredersi ben presto: il ragazzo si era messo a ridacchiare e concluse il silenzioso attacco di ilarità afferrando le mani dell’italiano che si intrecciavano sul suo addome asserendo, con tono finalmente libero del precedente macigno di oppressione:

“Che immagine pittoresca e degna di questo paesaggio, l’ho sempre detto che sei un poeta…”

“… incompreso” bofonchiò Death Mask con uno sbuffo autoironico.

L’altro si divincolò un poco ma unicamente per voltarsi e Death Mask fu grato di poter affondare in quegli occhi, l’unico punto fermo della sua vita da troppo tempo per poter immaginare di poter resistere senza.

“Non da me…” sussurrò lo svedese socchiudendo le palpebre ed allungando il viso con fare malizioso verso quello del compagno.

“Aphroditeee…” cantilenò Death Mask, quasi volesse dare l’idea di dover mettere in guardia, con fare condiscendente, un cucciolo dispettoso.

Invece di stampare sulle sue labbra il bacio che Death Mask si era aspettato, il folletto leggiadro lo colse di sorpresa con uno scarto improvviso del corpo:

“Vogliamo scommettere chi sarà il proprietario del sangue che tingerà le scogliere di rosso?”

Accompagnò le parole uno spintone assestato con tale prontezza che il sacro guerriero del cancro non riuscì a mantenere saldo l’equilibrio e già vedeva il proprio corpo scivolare goffamente in quel salto nel vuoto fuori programma. Invece, una morsa si strinse sicura sul suo avambraccio e lo tirò indietro, mentre lui imprecava in tutte le lingue che aveva imparato nel corso della propria esistenza, italiano, greco antico e moderno, persino un po’ di giapponese.

E Aphrodite rideva come un matto mentre si lasciava cadere con lui, al sicuro, avvinghiato come un koala all’albero, accogliendo su di sé il peso di un Death Mask che non pensò minimamente a fare attenzione per non causargli dolore. Si accertò, anzi, di piantare il gomito a fondo nello sterno dello svedese, mozzandogli il fiato; neanche così Aphrodite cessò di ridere, benché ad ogni risata si alternasse un colpo di tosse dettato dal bisogno disperato di ossigeno.

“La depressione ti rende ubriaco…” brontolò l’italiano sollevandosi un poco, puntellandosi con le mani a terra, ai lati del viso di Aphrodite che, intanto, il respiro ancora affannoso, si calmava poco a poco.

“Dovresti saperlo, ormai” sussurrò a fatica ma senza perdere il ghigno furbesco delle lucide labbra.

“Tu sei completamente pazzo.”

“Solo uno pazzo come me potrebbe amare a tal punto un maniaco omicida come te.”

Mentre rispondeva, l’espressione di Aphrodite passò gradualmente dall’ilare ad un serioso troppo vicino alla cupezza che aveva caratterizzato l’inizio della loro conversazione e, deciso a non voler rivivere una simile atmosfera, Death Mask si tirò su, sollevando al contempo il compagno tra le proprie braccia, provocando un’immediata reazione di disappunto:

“Mettimi giù, non farò la parte della femminuccia con te, Angelo, mettimi immediatamente a terra!”

“Come desideri.”

Ma, anziché obbedire subito all’ordine, Cancer camminò verso il precipizio e si fermò solo sull’orlo, portando il giovane biondo a penzolare pericolosamente nel vuoto.

“Adesso ti metto giù…”

Aphrodite lo scrutò, imbronciato ma, ancora una volta, sui suoi lineamenti incantevoli non vi era traccia di timore:

“Sei un cretino.”

“Un cretino, sì… perché odio essere così innamorato…”

Intanto, lasciò che il corpo di Aphrodite scivolasse languidamente al suo fianco finché si trovarono in piedi, vicini, sull’orlo dell’abisso, in bilico, in balia di un vento troppo forte perché non risultasse minaccioso in quel frangente.

“Finiremo per cadere davvero se non la smettiamo di giocare come due bambini…”

Era evidente come Aphrodite stesse cercando di sviare il discorso dalle ultime parole pronunciate da Death Mask, era consapevole quanto lo mettessero a disagio e lui desiderava toglierlo dall’imbarazzo.

“Siamo due imbecilli” continuò Cancer in sua vece “Due deficienti integrali…”

Aphrodite rispose con una risatina ma Death Mask incalzò ancora, alzando un poco la voce perché il vento ululava ed il mare gli faceva eco:

“Non hai mai pensato realmente che ti avrei lasciato cadere, vero?”

Lo svedese si strinse nelle spalle:

“Ti saresti gettato dietro di me e l’abisso non può farmi paura finché tu ed io…”

La mano di Death Mask si sollevò veloce a posarsi sulla sua bocca:

“Mi risparmieresti qualsiasi sdolcinata, nauseante melensaggine eri in procinto di dire, per favore?”

Dopo qualche istante di silenzio in cui non smisero di guardasi intensamente negli occhi, Aphrodite parlò nuovamente, senza più traccia di ironia:

“Neanche a te piace ricordare quei momenti, non è così, Angelo? Precipitare nell’abisso, accompagnati dallo scherno di chi si riteneva a noi superiore…”

“Io conosco l’abisso da quando sono nato, Aphro’… ma la morsa implacabile di una mano che non ti dà scampo e si prende gioco di te, mentre tu ti rendi improvvisamente conto che tutto è perduto anche per colui… per l’unico forse… che vorresti salvare…”

In una mossa speculare, fu Aphrodite, questa volta, a tappare la bocca del compagno:

“E poi il melenso, svenevole sdolcinato sarei io!”

Una folata di vento più forte li colpì con ferocia, mentre erano distratti l’uno dall’altro ed oscillarono come due fuscelli senza scampo ma rimasero in piedi, avvinghiati, chi li avesse visti da lontano non avrebbe distinto due figure in quella fusione di anime e corpi; esplosero in una corale risata mentre il vento li sfidava con sempre maggior rabbia, perché non riusciva a slacciare quell’abbraccio né a farli precipitare, sciolti od uniti.

“Che sia ancora la viverna, che desidera vendetta perché siamo vivi?” gridò Aphrodite, le braccia intorno al collo di Angelo, un sorriso smagliante sul viso di neve.

“Se fosse la viverna” ribatté Cancer “Questa volta la guarderei in faccia, senza implorare; vorrei che fosse lei, per dimostrarle quanto l’abisso non mi faccia paura!”

“A me farebbe paura, invece… ma non con te… anche adesso… non ho avuto paura neanche un attimo perché c’eri tu, che mi rendi coraggioso persino in presenza degli spiriti inferi!”

“Ti concedo di restarmi attaccato allora e l’abisso non sarà nulla!”

Un reciproco sorriso monello, uno sguardo di seducente malizia, le labbra si incontrarono, mentre il vento, al culmine della sua ira, sferzava i loro corpi oscillanti eppur indifferenti alla possibilità che il nulla li rapisse di nuovo.

 

   
 
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