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Autore: Cosimo    16/01/2016    0 recensioni
Quanto costa avventurarsi in un posto sconosciuto? Sopratutto nella Foresta Nera
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Una coppia, una storia e una foresta. Ecco i primi tre elementi di questo racconto fuori dall'ordinario. Un giorno, Bob e Jass, innamorati già da parecchio tempo, decisero di andare a fare un viaggio in una foresta, da cui poca gente ne uscita viva per raccontare.

Il volo da Los Angeles stava per partire, "Sei pronta amore?" disse Bob. Lei accennò solo un si con il capo. Bob fece un bel respiro, prese per mano Jass e s'imbarcarono per questo posto senza nome. Per alcuni era soprannominata la foresta nera, ovviamente non per il colore, ma per le terribili storie che raccontavano di essa. Il volo lo fecero con un aero privato, da carico. Un piccolo aereo che poteva atterrare in quelle zone più ristrette.

Una volta atterrati, Bob e Jass andarono verso l'hotel per appostarsi lì la notte. Il posto era molto di altri tempi, di certo non avevano tutte le comodità che avevano a Los Angeles, ma essendo due avventurieri, sono sempre stati disposti ad accettare qualche compromesso del genere.

"Bob." disse Jass, "Fuori sembra che c'è festa, andiamo a dare un'occhiata!"

Bob s'avvicinò a lei, che era appostata alla finestra, e l'abbracciò da dietro.

"Andiamo a fare un salto? Ti prego!" continuava Jass.

"Perché..." disse Bob toccandola sotto la maglietta dal petto, alle zone intime, "...prima non andiamo a fare qualche danza di piacere?"

Jass non fece ulteriori resistenze, andarono a letto e ci diedero dentro.

Dopo che le danze furono completate, Jass insistette di nuovo. "Andiamo alla festa?"

Bob disse di si, così da far fare salti di gioia a Jass.

La strada era colma di indigeni, sembravano quasi fuori luogo Bob e Jass, due bianchi vestiti in mezzo ad una tribù locale. Ma in ogni modo, ogni cosa sopratutto l'entusiasmo di Jass, gli dava modo di unirsi alla festa senza farli sembrare intrusi.

Non c'erano proprie e vere bancarelle, ma comunque donavano oggetti fatti da loro, porta fortuna e talismani. Jass stravedeva per queste cose e si fermava a vederle tutti.

Bob invece si faceva distrarre dalle tette al vento che le danzatrici avevano, beccandosi qualche scappellotto da Jass.

"Guarda Bobby! Non è un amore?" disse accarezzando un'iguana. "Ne vorrei troppo una." continuò Jass meravigliata da tutto ciò che aveva intorno.

Continuarono a camminare, osservando tutto quello che c'era, quando arrivarono sulla spiaggia e notarono un falò. Inizialmente pensarono che fossero persone come loro, metropolitani, a fare festa sulla spiaggia, ma notarono che erano altri gli indigeni, e sembrava che fosse una funzione molto sacra per il loro popolo. "Andiamo!" dissero insieme.

Giunti sulla spiaggia c'era silenzio, solo lo sciamano ogni tanto, ad occhi chiusi, emetteva delle strane parole irriconoscibili. In mezzo, c'erano il fuoco e lo sciamano, con un cerchio di persone tutto intorno, e intorno ad esso ancora un altro cerchio. Bob e Jass s'immischiarono mettendosi nella posizione in cui erano messi tutti, per non spezzare le loro tradizioni, rimanendo più discreti possibili. Il fuoco, non si sa come, perché nessuno lo toccava, cresceva sempre di più. Il calore era elevato, sembrava davvero qualche assurda stregoneria. Dopodiché, tutti alzarono la mano come se stessero invocando qualcosa dal cielo, lo fecero anche Jass e Bob e, non appena ebbero fatto ciò, il vento s'alzò e la terra diede una piccola scossa d'assestamento. Il rumore delle onde era forte, sembrava stesse arrivando l'alta marea. Poi di colpo, lo sciamano si lasciò cadere come se gli fosse svenuta solo la testa. Il vento si placò, la terra smise di tremare, il mare s'adagiò e il fuoco si spense. Jass e Bob furono più che meravigliati.

Tutti s'alzarono e ritornarono alle loro mansioni. Jass e Bob andarono dallo sciamano, cercando di comunicare con lui.

"Salve, io sono Jass e lui Bob, siamo meravigliati da ciò che ha fatto prima."

lo sciamano alzò lo sguardo, ma non disse una parola. Bob pensò che non volesse essere disturbato, quindi disse a Jass di andare. Lei non era molto d'accordo, però lo sciamano non rispondeva. Quindi s'alzò e salutando si girò, dando le spalle allo sciamano. Tempo di fare questo movimento, lo sciamano di scattò alzò la testa e disse con un tono epico, "Un animale ti salverà. Ma un grave destino avrai, se all'acqua impura ragione darai." Jass si spaventò udendo quelle parole. Bob gli domandò allo sciamano cosa volesse dire. Ma lo sciamano cadde nuovamente in uno stato di trance, senza dare più risposta.

"Andiamo Jass, non vedi, è strafatto!" Jass era sconvolta, non si aspettava una frase del genere, e ritornarono alla festa sulla strada.

Arrivarono in una piazza dove bambini che giocavano con un pallone di stoffa, signore che lavoravano con tessuti e tanta altre gente con tante altre mansioni davano modo di distrarsi e acculturarsi con le loro tradizioni, ma Jass era completamente distratta dalle parole che aveva pronunciato lo sciamano. "Bob, andiamo a casa ti prego." a Bob dispiaceva vedere Jass in quello stato, così la portò a casa, la fece rilassare sul letto e disse, "Jass, vedi che potrebbe voler dire qualsiasi cosa." riferendosi alla frase, "Magari c'è qualche tipo di acqua qua che puzza di piedi, se la bevi ti viene il cagotto." Jass si mise a ridere e abbracciò Bob. Si coricarono tutte e due sul letto e Jass disse "Tu mi vuoi bene?"

"Certo tesoro!"

"Non mi abbandoneresti mai?"

"Perché dici questo, no!" rispose Bob, e abbracciati l'uno all'altra, lentamente s'addormentarono, aspettando il nuovo giorno, il giorno dell'avventura.

 

Il sole era un po' nascosto dalle nuvole, sembrava che fosse arrivato l'autunno, così, all'improvviso.

Bob e Jass si vestirono adeguatamente e si prepararono uno zaino. Bob voleva fare sesso prima di partire, ma Jass diceva che gliela avrebbe data solo una volta superata la frase dello sciamano.

Bob continuò ad insistere, ma vinse lei. Così fra due limonate e qualche palpatina, si augurarono buona fortuna a vicenda.

Assunsero una guida che li avrebbe portati alle porte di questa foresta nera.

Forse erano suggestionati dal velo di mistero che avvolgeva questo strano luogo, ma l'ingresso della foresta metteva letteralmente i brividi. C'erano due alberi che formavano un arco intrecciandosi fra loro, una muraglia di arbusti che non permetteva di passare intorno ad esso e maestose montagne che spuntavano sullo sfondo del paesaggio come torrette sempre in allerta in fase di guerra.

La guida se ne andò non appena aveva raggiunto il suo scopo di accompagnarli al cancello.

Rimanevano solamente Bob e Jass, l'uno fianco all'altra. Si strinsero la mano, consapevoli che sarebbe stato uno dei loro viaggi più pericolosi e, un passo dopo l'altro, attraversarono l'arco della foresta nera. Il clima era terrificante, tutto scuro con una nebbiolina che strisciava sul terreno.

Ogni rumore sembrava un allarme, un motivo per scappare.

Nella fitta boscaglia, fra i rumori delle foglie, si potevano scorgere insetti, animali che fuggivano o, peggio, che si nascondevano, preparando agguati ai quali Bob e Jass non erano preparati.

Nessuno era preparato lì dentro. Era un luogo dove le sorprese erano all'ordine del giorno.

"Qual'è lo scopo di questa avventura, Jass?"

"Siamo esploratori, ci piace l'avventura, la sfida."

"Quindi una specie di piano sarebbe: visitiamo un po' la foresta e poi ce ne torniamo a casa?"

"Sì, all'incirca, è si." Bob, a sentire la risposta, non ne fu proprio entusiasta e si accese una sigaretta. "Ti sei portato le sigarette?" esclamò Jass.

"Il fumo tiene lontano le zanzare." rispose Bob.

La coppia proseguì senza nessun intoppo per vari chilometri, arrivando nei pressi di una di una casetta di legno molto tetra.

"Chi è che costruisce una casa in questo posto?" domandò Bob.

"Entriamo!" disse Jass.

"Non è la risposta che mi aspettavo." rispose Bob.

Tutti e due posti davanti alla porta d'ingresso, "Vai avanti tu, Bob."

"Perché io?"

"Vai!" disse Jass.

Bob con più calma che poteva, spinse leggermente la porta, facendola cigolare.

Accesero le torce e videro che era una vera e propria abitazione. La casa era piena di foto che ritraevano una signora con grandi felini neri, delle pantere.

All'improvviso, un rumore arrivò dalla cucina. Bob e Jass s'appropinquarono verso la stanza.

Bob aprì il frigorifero, al suo interno c'era una rana dalle zampe palmate e dagli occhi rossi.

"Guarda Jass, questa rana si è appena fatta una canna."

Jass guardò malamente Bob, "Che ho detto?" rispose lui. Nel mentre lei s'avvicinò ad una finestra e l'aprì. Ci entrò una farfalla di un blu molto acceso. "Guarda Bob, una Morpho Menelaus! Queste meraviglie raggiungono anche i quindici centimetri d'ampiezza."

Bob ne fu affascinato, era una bella farfalla. D'un tratto si prese male, ritrovandosi la rana che era nel frigo sul braccio. "Hey, scendi! Non ho erba per te. Cerca nella foresta, qualche cosa trovi!" disse Bob dimenandosi. La rana scese e se ne uscì dalla porta come se nulla fosse.

"Cagasotto!" disse Jass.

"Metti che era velenosa!"

"L'hai liberata da una fredda prigionia. Secondo me ti vuole bene."

Sempre per casa trovarono una mannaia, una corda e dei fiammiferi. Poi uscirono e proseguirono per il loro viaggio.

"Qui non fa così paura come fanno immaginare le storielle." disse Bob.

"Ricordati questo che hai appena detto." disse Jass.

"Perché?"

"Abbiamo appena cominciato l'escursione, non portare male." tempo di finire questa frase e si sentì a debita distanza, ma pur sempre inquietante, il verso di un giaguaro.

"Ecco." concluse Jass.

I due s'affrettarono alla ricerca di un riparo, trovando una grotta. Con la speranza di non trovarci orsi o altri animali affamati, con molta calma e con fare circospetto. Entrarono al suo interno.

Trovarono un falò oramai spento da chissà quanto tempo.

"Qui ci è venuto qualcuno prima di noi." disse Jass.

"Chissà per quanto tempo vi è rimasto." rispose Bob.

"Missà che è ancora qua." disse Jass.

"Come fai a dirlo?"

Jass aveva trovato i resti ormai fossilizzati del precedente avventuriero. Aveva una gamba rotta, per quanto potevano vedere e una pistola ancora stretta a sé.

"Probabilmente è rimasto da solo qui. E, non potendo scappare, brandiva una pistola per difendersi. La pistola è ancora carica. Magari è morto dissanguato." disse Jass.

"Non era da solo." aggiunse Bob. "Ma agli altri probabilmente è andata peggio."

Entrambe le teste degli scheletri che giacevano lì al suolo. Mancavano, alcuni arti erano sparsi per la caverna.

"Dici che sarà un bel posto per dormire?" disse Bob.

"Credo che sia l'unico posto, per ora." rispose lei.

La notte stava cominciando a nascere e non avevano ancora scoperto molto. Prima che fu completamente buio, esplorarono ancora la boscaglia circostante, nella speranza di scoprire qualche cosa di esaltante su quella foresta, ma ancora nulla.

Dunque, si piazzarono davanti al fuoco e mangiarono quello che si erano portati da casa.

Fuori cominciò a piovere, quindi l'unica via percorribile era quella all'interno della caverna.

Brandite le torce elettriche e con gli zaini sulle spalle, s'addentrarono sempre più in profondità.

I continui gocciolii e le ombre, che sembravano prendere vita, davano all'avvolgente ignoto l'occasione di dettar regole nella caverna.

"Guarda, una tracolla." disse Bob aprendola.

"Cosa c'è al suo interno?" domandò Jass.

"Pallottole e un diario."

Bob cominciò a sfogliarlo, al suo interno si raccontava di cosa era successo a qualcuno, come Bob e Jass, provò ad addentrarsi in questa foresta impegnativa. Una sfida che affascinava, ma a quanto pare nessuno era in grado di uscirne vivo per raccontare nel dettaglio cosa vi succedeva.

Sfogliando le pagine trovò qualche riga sull'ultima cosa che era successa.

Non so più che giorno sia, Frank e John sono spariti, probabilmente sono morti. L'ultima volta che li abbiamo visti erano andati a fare provviste e a caricare l'acqua al fiume. Ora siamo rimasti solo io, Jack e Robert. È da non credere che le piante si animano in quel modo. Anche il passaggio, l'unico passaggio da cui siamo entrati, si è chiuso e non riusciamo a scalfire minimamente gli alberi intorno. Ne ho sentite tante di storie di piante carnivore che mangiano gli uomini, ma quelle che ci sono qua, non c'è paragone. Dio mio, quanto mi mancano le scampagnate che facevo con mia moglie e mia figlia, che ora dovrebbe avere dieci anni. Se qualcuno lo leggerà, sperò che potrà restituirmi questo taccuino. Altrimenti, vorrà dire che sono morto. Quindi ti prego di far arrivare questo alla mia famiglia e di dirle che le voglio bene.”

Harry Lambert

Recapitare a 1013 Tulelake 2th strada

"Piante carnivore?" disse Bob.

"Sono andati a prendere l'acqua al fiume." continuò Jass.

"Cosa vuoi dire?" disse Bob.

"Voglio dire che potremmo avere dell'acqua e magari seguendo il corso, riusciremo ad uscire."

"Non credo sia una buona idea." rispose Bob.

"Senti il viaggio è mio, facciamo come dico io."

"Ma qui si tratta di vita o di morte, Jass!"

"Hai letto no? Non si esce più di qua sennò."

Bob fece un sospiro e decise di collaborare con Jass. "Dobbiamo riposarci." disse Bob.

Il giorno dopo, svegliatosi all'alba, si misero in viaggio il prima possibile. Non sapevano dove si trovasse il fiume, quindi decisero di far riferimento alle loro doti da scout ed andarono verso nord ovest.

La camminata fu impegnativa, ma non come era raccontato nel taccuino trovato alla caverna. Era tutto troppo tranquillo. Troppo, tranquillo. Ma all'improvviso si sentì il ruggito di un giaguaro, ma di cinque tonalità sotto. Un verso impressionante, disumano, quei versi che si sentono solo nei film horror. Tono grave, come grave era la situazione, Bob e Jass aumentarono dunque il passo. Il verso c'era sempre, ma l'animale non si vedeva. Jass si giro un attimo per vedere come era la situazione, ma oltre a non vedere nulla, s'inciampò e cadde al suolo. Bob se ne accorse e sarebbe corso indietro da lei a darle una mano, se non ci fosse stata una strana e bavosa creatura fra loro due.

Una specie di millepiedi gigante. Jass sopportava tante cose, ma le creature viscide, non le poteva proprio vedere.

La scena rappresentava Jass per terra, l'insetto gigante e terrificante che guardava fisso Bob, appostato davanti a Jass. Un po' come per proteggere la sua preda.

"Bravo cucciolino." diceva Bob, tentando l'approccio dolce e delicato. Ma sopratutto pacifico e indolore. "Vieni da paparino, Jass ora si vuole alzare e scappare da quell'orribile bestia che fa questi versi."

"Ma che diavolo stai facendo, Bob?"

"Cerco di trarti in salvo."

"Ma ammazzalo!" urlò Jass. L'insetto, come se si sentisse preso in causa, si voltò con aria cattiva verso Jass. "Credo che il mio metodo, per quanto ortodosso, sia efficace. Non farlo incazzare."

Bob riprese l'approccio con il cucciolo. Ma quello, improvvisamente, scappò via senza lasciare tracce. Bob si mise in posizione eroica, mentre Jass da terra alzò la mano, ma non riuscì nemmeno a pronunciare una vocale dallo spavento. Alle spalle di Bob c'era una specie di orso composto solo da denti. Non aveva le labbra, solo denti, sciabole lunghissime. Gli artigli pian piano spuntavano e Bob capì, in un modo o nell'altro, che c'era un problema alle sue spalle. Così non ragionò più, cominciò a correre verso Jass, la tirò su più in fretta che poté e scapparono nella prima grotta che trovarono. Fortunatamente, le dimensioni di questa bestia non erano particolarmente adatte alla fitta boscaglia, così rimase intrappolato più volte, permettendo ai due di scappare.

Nella caverna, per quanto non fosse accogliente, era come sentirsi a casa, al sicuro. Ma non se la potevano permettere, tutta quella sicurezza. Quindi, rimanendo in allerta, esplorarono anche questa grotta. Al suo interno non ci trovarono altro che rimasugli umani, animali. L'unica cosa positiva era che al fondo si poteva vedere una luce. Più che una grotta, era una galleria.

Uscirono e, con il sole accecante delle undici circa, il clima sembrava più pacifico e tranquillo. Trovarono un lago, ma li intorno viveva una creatura, o più, che ricordava vagamente quella della famigerata leggenda di Lockness.

"Guarda, i dinosauri!" Esclamò Jass.

"Tu mi devi spiegare il perché di questo viaggio." rispose Bob.

"Tranquillo Bob, se non sbaglio sono erbivori."

Bob non sapeva se esserne felice o no, ma comunque erano in quel posto e dovevano uscire. Fortunatamente, trovando il lago, trovarono anche il fiume. Circumnavigarono il lago, arrivando al punto dove il fiume proseguiva verso la valle. Jass, arrivando lì, ed ebbe un flashback. “Un grave destino avrai, se all'acqua impura ragione darai.” Le parole dello sciamano erano tornate in mente proprio in quel momento lì. Una casualità? Sicuramente Bob e Jass avevano questo pensiero in comune, che la casualità non esiste. Tutto, ogni cosa ha i suoi perché.

"Bob, ti ricordi lo sciamano?" disse Jass.

"Sì. Pensi che questa sia l'acqua che intendeva lo sciamano?"

"Non lo so, ma ho una forte sensazione. Non so cosa fare ora."

Jass e Bob rimasero in silenzio cercando di pensare ad una soluzione. Pensarono ad una zattera, ma le parole dello sciamano li spaventavano, quindi decisero di proseguire lungo la riva del fiume.

Durante il cammino si sentivano versi spaventosi e una sorta di nube oscura stava rapidamente sorvolando le loro teste. Sembrava in arrivo una forte tempesta.

Bob e Jass proseguirono più che poterono, poi, quando il cielo cominciò a squarciarsi per i fulmini, decisero di proteggersi, ma nessuna caverna era in vista. Accelerarono il passo, finché trovarono un'altra casetta di legno in lontananza. Oramai la pioggia stava scendendo, Bob e Jass cominciarono a correre verso l'abitazione. Con un fulmine che divise in due il cielo, si vide controluce una figura somigliante ad un pterodattilo. "Merda!" esclamò Bob, fiondandosi sulla porta dell'abitazione. Rimasero chiusi fuori. La porta era bloccata. Provarono a bussare, sperando che ci fosse qualcuno all'interno. Ma nessuno rispondeva. Poi scorsero dalla finestra una figura apparentemente umana. La coppia cominciò a supplicarla di aprire la porta ed ospitarli. Ma sembrava che l'essere non ne volesse sapere nulla. Le gocce pioggia scendeva giù come proiettili, facevano male sulla pelle. I due decisero di cercare un altro riparo, corsero seguendo la direzione del fiume che però si stava riempendo troppo.

Corsero, corsero anche quando il fiume oramai era già straripato, insieme all'acqua videro la porta della casetta di legno di prima che era stata sradicata dalla forza dell'acqua. Ogni tanto si potevano intravedere delle gambe e delle braccia trascinate dal fiume.

Videro un albero che era un po' storto e ci salirono sopra. Si misero più in alto che potevano e attesero che la pioggia facesse il loro corso. Con un telo di plastica sopra la testa si ripararono dall'acqua. Stettero lì giusto il tempo di fare placare la tempesta, poi, sani e salvi, scesero e ricominciarono il loro viaggio.

La terra era fradicia, l'ambiente più umido di prima e Jass cominciò a starnutire. Nulla di grave, però non era il massimo per la situazione che stavano affrontando. Mentre il fiume sembrava interminabile, le parole dello sciamano si ripetevano e lo stress stava aumentando, generando liti fra i due.

"...Senti, è questa foresta che ci sta facendo uscire pazzi. Non te la puoi prendere con me. Dobbiamo lavorare insieme se vogliamo uscire da questo inferno..." Ma mentre Bob cercava di fare di nuovo squadra, alle spalle di Jass una bocca verde senza testa stava per addentarla. Bob prontamente la spostò, magari un po' bruscamente, ma era per la sua incolumità.

"Ma quella che diavoleria è?" disse Jass.

"Non sono un botanico, ma credo che sia una pianta carnivora."

"Come quella descritta nel diario."

"Credo proprio di si. Dobbiamo stare attenti." concluse Bob.

Molto adagio la coppia s'indirizzò verso quello che, prima, sembrava un fiumiciattolo.

"Ho sete e abbiamo finito l'acqua." disse Jass.

"Quella del fiume non la vuoi bere?"

"No, metti che è avvelenata. Ho paura Bob." disse Jass abbracciandolo.

"Forza, ce la possiamo fare. Ne sono sicuro. In un modo o nell'altro, ti preparerò un bel tè verde caldo, proprio quello che piace a te."

"Dici sul serio?"

"Te lo prometto."

Si sentì di nuovo il verso del giaguaro nelle vicinanze, "Presto, ora dobbiamo muoverci." disse Bob. S'incamminarono nuovamente per uscire da quel posto infestato.

Dopo circa un paio d'ore che camminavano, il sole stava accennando i primi segni del tramonto.

"Dobbiamo accamparci, cerchiamo un posto dove stare al sicuro." disse Bob.

Nei pressi, però, cerano solamente alberi, piante, acqua. Neanche uno straccio di tana dove ripararsi.

Ad un certo punto Bob disse, "Guarda, lì c'è un accampamento."

Jass guardò Bob con stupore, "Ma che stai dicendo, io non vedo nulla."

"Ma come? Non vedi, lì. Ci saranno almeno una decina di capanne. Proviamo a chiedere se ci ospitano questa notte."

Jass prese fra le mani la testa di Bob e lo guardò negli occhi, "Bob, ma che stai dicendo? Li non c'è nessuna casa. Non c'è niente li."

Bob era troppo sicuro di quello che diceva, mentre Jass pensava che fosse allucinato.

Lui si fiondò verso l'accampamento immaginario, lei lo seguì.

Bob poi si fermò dove vedeva una capanna, "Bob, perché ti sei fermato?"

"Speriamo che ci ospitano." Bob fece per bussare e si vide aprire la porta. Era un'indigena mezza nuda che disse nella sua lingua di entrare, facendo un gesto con la mano gli indicò dove sedersi. Jass vedeva solo Bob contento ed arrapato. Quando lui entrò disse a Jass di entrare, ma lei diceva che era fuori di testa e rimase fuori. L'indigena chiuse la porta e Bob sparì alla vista di Jass.

"Bob? Bob? Dove ti sei cacciato?"

Bob sentiva che Jass la stava chiamando e disse all'indigena se poteva farla entrare, così lei aprì di nuovo la porta e Bob comparì di nuovo agli occhi di Jass.

"Ma che scherzo è questo?" disse Jass.

"Dai, vieni qui dentro." disse Bob.

Jass oramai non sapeva più cosa stava succedendo ed entrò a sua insaputa dentro questa capanna.

"Wow, ma... ma come hai fatto a vederla? E questa chi è?" disse Jass.

"Non lo so, non so come tu non riesci a vederle, ma sono davvero tante capanne. Comunque lei è la nostra salvatrice."

"Non guardarla troppo tu, eh!" disse Jass.

Poi Jass e l'indigena cominciarono a parlare nella loro lingua della tribù. Bob era estraneo a tutto ciò e aspettava che Jass gli traducesse ciò che dicevano. Ma Jass non gli diceva tutto, diceva che erano discorsi fra donne.

Passarono lì la nottata e il giorno dopo, alle prime luci dell'alba, si prepararono per rimettersi in viaggio. L'indigena dalle spoglie vesti diede loro un'arma, dell'acqua e spiegò a Jass come seguire il fiume per portare a termine la missione.

Dopo una lunga camminata, Bob e Jass si trovarono nei pressi di una fitta boscaglia, Bob, con la mannaia che l'indigena gli aveva dato, provò a far strada, ma era troppo spesso, addirittura non si scalfiva per niente, sembrava il confine della foresta, perché era composta esattamente come l'ingresso, l'unico spiraglio di luce era il fiume che ci passava attraverso.

"Jass, te la senti di passare per il fiume?" Jass era sulle sue, non dava risposta, tanto meno segni di vita. Respirava e basta. Pietrificata. Bob allora decise di perlustrare meglio che poteva la zona.

Ma non trovò altre vie di fuga se non per il fiume. Decise di costruire una zattera con l'aiuto di Jass.

All'improvviso arrivò il giaguaro che per tutto il tempo, silenziosamente, aveva teso un agguato alla coppia. Bob, agitando la mannaia, lo teneva più lontano che poteva, però il giaguaro non ci mise molto e saltò gli addosso, facendo cadere la mannaia per terra. Bob con tutte le sue forze cercava di tenere a distanza dalla sua faccia quelle terribili fauci che gli ruggivano di fronte. Bob e il giaguaro si dimenavano, lottando quando Bob vide la lama della mannaia davanti al suo naso che passava attraverso la bocca del giaguaro. Jass l'aveva accoppato, salvandogli la vita.

Finalmente erano salvi da quella bestia che li perseguita dall'inizio del viaggio. Nel frattempo, finirono di costruire la zattera e cominciarono a navigare lungo il fiume.

Passarono attraverso il passaggio, quella fitta boscaglia impenetrabile era lunghissima. Avevano appena superato il varco e videro che continuava per chilometri e chilometri.

Ad un certo punto cominciarono delle rapide, la corrente era forte, Jass e Bob s'aggrapparono più che potevano alla zattera. L'acqua saliva su di essa, bagnandogli. Jass era preoccupata, non faceva altro che pensare alle parole dello sciamano. Ad un certo punto si trovarono ad un bivio. Una portava a destra e un'altra portava a sinistra. Ecco le due scelte, non sapevano altro.

"Dove andiamo?" disse Bob.

"Non lo so!"

"L'indigena non ti ha detto nulla a riguardo?"

"Mi ha detto che sarebbe toccato a me decidere. A quanto pare ha ragione." rispose Jass.

Il bivio era sempre più vicino e Jass disse, seguiamo la corrente, magari ci porta in salvo.

Quindi non toccarono nulla, la zattera prese la direzione che la corrente diceva.

Il viaggio era più tranquillo, nessuno scoglio, l'acqua era più calma, quando ad un certo punto si sentì un forte rumore, una cascata, lì in attesa di lanciare loro due e la zattera nelle fauci dell'altezza. Bob abbracciò Jass per proteggerla e rassicurarla. Erano terrorizzati. Oltre a non aver mai fatto un salto da una cascata, dopo tutto quello che era successo in quella foresta avevano paura di quello che poteva ancora succedere.

La cascata era in attesa, la corrente era forte, in ogni caso ci sarebbero finiti dentro lo stesso.

Mancava davvero poco, Bob e Jass si baciarono e quando arrivarono sull'orlo, caddero all'interno facendo un volo di trenta metri. Entrambi caddero in acqua alzandone una grande quantità.

Bob spuntò fuori esultando di essere vivo, si girò in torno per vedere dove era finita Jass, ma non la vedeva. Quindi tornò sott'acqua, ma non la vide. Andò più in profondità che poteva, ma non la vedeva da nessuna parte. Tornò in superficie e urlò il suo nome, senza alcuna risposta. Fece un altro giro sott'acqua ma nulla da fare, era sparita. Bob era disperato, piangeva, urlava dalla riva, urlava contro alla foresta maledetta. Quando vicino a lui arrivò un'iguana. Bob sapeva che era il suo animale preferito, che ne voleva uno. Bob fece ancora un giro sott'acqua, ma non vide neanche una scarpa salire a galla. Era completamente scomparsa.

Fece per ritornare a riva e l'iguana era lì che lo fissava.

"Beh? Non hai mai visto un essere umano?" disse Bob. E s'incamminò verso la fine del viaggio. L'iguana lo seguiva, come se fosse stata una cagnolina. "Vuoi venire con me?" disse Bob, "Andiamo allora." l'iguana stava al passo, lo seguiva dovunque andava, ma comunque aveva le zampe corte, quindi Bob se la mise sulla spalla e, come un pappagallo pirata, se ne stava lì guardandosi in giro.

A fine della giornata, Bob arrivò al portale per uscire definitivamente dalla foresta. Raggiunse il primo villaggio e tornò a casa, a Los Angeles. Bob accudiva l'iguana con molta cura, gli ricordava Jass, ci era molto affezionato.

Dopo circa due mesi, Bob ritrovò lo zaino che aveva portato con se quando era andato a fare quel viaggio. L'aprì e ci trovò una borraccia dell'indigena, c'era ancora l'acqua della foresta. Bob pensò di darla all'iguana, "Ecco, questa è l'acqua di casa tua, bevila, chissà quanti ricordi hai ancora di quel posto." nel frattempo Bob andò a farsi una doccia. Ad un certo punto si sentì toccare alle spalle da una ragazza. "Certo che ho tanti ricordi di quel posto, i migliori sono stati con te al viaggio di ritorno." Bob riconobbe la voce di Jass. "Ma? Ma... ma tu?" disse Bob balbettando. "Sei tornata?" continuò lui. "Sono sempre stata con te." disse lei.

"Come?"

"Secondo te, quante iguane seguono l'essere umano?" Bob si stupì capendo che lei era l'iguana e l'iguana era lei. La foresta l'aveva trasformata e l'acqua dell'indigena serviva a far tornare in vita Jass, o meglio, a farla ritornare al suo stato di umana. "Ti ricordi che prima di andare nella foresta, ti avevo promesso una cosa?" chiese Jass.

"Certo!" rispose Bob ammiccando, "Vedo che l'hai superata la frase dello sciamano."

 

   
 
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