-Ogni giorno rientrando a casa toglievo quella maschera che mi stava condizionando l’esistenza. Avevo cambiato città,lasciando a quella vecchia la piccola Jenny. Ora ero a Manhattan,città dove essere se stessa non contava nulla. Il modo per farsi notare in un posto così?? Avere tanti soldi. Purtroppo sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stato per niente facile questa nuova vita. Avevo tutto ma non avevo niente ora che sarei diventata la solita ragazza venuta da chissà dove,con chissà quali idee;non potevo concedermi niente poiché non godevo dei lussi che mi avrebbero fatta diventare qualcuno. Il primo giorno nella nuova scuola? Da dimenticare. Fuori sembrava una scuola come tante. Ma non era “esattamente” così,mi misi in un angola aspettando con ansia il suono di quella maledetta campanella che forse …?? Avrebbe alleviato quest’incubo. Guardavo le lussuose limousine appostarsi davanti al cancello della scuola,vedevo scendere splendide ragazze vestite con abiti che costavano si e no quanto la casa nella quale abitavo,ed era solo uno stupido vestito. Ok lo definii uno stupido vestito per non sentirmi maggiormente a disagio poiché indossavo un maglioncino di flanella comprato al mercato per pochi dollari,e una gonna a scacchi che sembrava una tovaglia. Mi venne da ridere perché mi facevo pena da sola,vestita in quel modo .. ma tanto chi avrebbe notato una nuova in una scuola cosi grande?? Tutti. -Arrivo lei,mi colpì particolarmente .Cosi bella ma cosi dannatamente ricca .Mi bastò guardare il suo vestito per capire che era una che contava. Suonò la campanella,ora sarebbe stato tutto meno soffocante,mi trovai davanti a un corridoio lunghissimo,il bello è che l’avrei dovuto attraversare,prima o poi. Facendomi vedere nel mio “splendore”. Varcai quella soia,non feci neanche un passo che scoppiò una risata di gruppo,e quella bella ragazza che avevo visto prima in cortile era dietro di me,il nostro sguardo si incrociò, in lei vidi un ancora di salvezza;le lanciai un sorriso che si venne ricambiato da una smorfia di disprezzo per non bastare quando mi passò accanto infierì dandomi una spinta che oltre a far cadere i miei libri per terra servi ad azzerare completamente la mia autostima. Non volevo piangere,non davanti a tutti ma non mi riuscì a controllare,scoppiai in un pianto pazzesco,ero sola..o meglio credevo di esserlo;fin quando la mia mano non sfiorò quella di qualcuno…