16/01/2016
1 recensioniDedicata a chiunque abbia dovuto affrontare il dolore di aver perso qualcuno.
Mi sento tremendamente solo.
Il silenzio mi circonda, mi soffoca e mi protegge mentre sono disteso sul freddo pavimento in posizione supina.
Mi sento tremendamente stanco.
Non riesco ad aprire gli occhi nonostante sappia che se lo facessi troverei soltanto altro buio.
Mi sento tremendamente stupido.
Ho lasciato che la persona che amavo mi venisse portata via senza poter far nulla per impedirlo.
Mi sento tremendamente vuoto.
Non ho più sorrisi da mostrare o parole da dire perché l'unica persona a cui mi interessava rivolgere tutto ciò ora non c'è più.
Non trovo più il senso di vivere.
Per me vivere era vedere il suo sorriso.
Lo amavo nonostante tutto e non posso fare meno di amarlo tutt'ora.
Sento bussare alla porta per l'ennesima volta in questi giorni: George, Ringo e gli altri sono preoccupati per me.
Non mi importa.
Chiudo gli occhi, gli stessi che aveva detto di amare, e aspetto che chi si trova dall'altra parte di quel pezzo di legno e metallo si stanchi come sempre.
Il rumore come al solito cessa dopo poco e io continuo a rimanere immobile.
"So che ci sei."
Apro finalmente gli occhi di colpo sgranandoli.
Non può essere vero.
Sono definitivamente impazzito.
Continuo a restare fermo ma il mio respiro da quasi assente diventa irregolare.
"Ti prego, sono io."
Mi alzo con fatica a causa del lungo, eterno tempo passato nella posizione precedente e mi avvicino senza far rumore alla porta, appoggiandoci delicatamente un orecchio.
"Sono qui."
Dai miei occhi ricominciano, come milioni di altre volte in quei giorni, a scorrere delle pesanti lacrime che si incastrano nelle mie lunghe ciglia e mi rigano le guance diventate sempre meno morbide a causa del mio rifiuto a mangiare.
Apro la porta.
Sul mio viso appare un'espressione mista a gioia e incredulità e faccio involontariamente un passo indietro mentre non riesco a smettere di piangere.
Fisso la persona che si trova esattamente di fronte a me con gli occhi arrossati e stanchi e quando mi si avvicina non posso fare a meno di stringermi tra le sue braccia calde e familiari.
Continuo a piangere sul suo petto senza preoccuparmi di bagnargli la camicia bianca o di sembrare infantile.
"John..."
Il sul nome mi esce dalle labbra come un sussurro quasi impercettibile.
Era troppo tempo che non lo pronunciavo.
Lui mi alza il mento in modo che io possa guardare in quegli occhi nocciola che ho sempre ammirato con amore e semplicità e vedo che sono lucidi.
"Ti amo, non dimenticarlo mai."
È tutto ciò che riesce a dire con la sua voce roca a causa del pianto che si sta insinuando in lui con velocità.
Io non riesco a dire nulla, sono troppo felice e triste per parlare.
Mi limito ad appoggiare le mie labbra tremolanti sulle sue, unendole per l'ennesima e forse ultima volta in un disperato bacio.
Note dell'autrice:
Salve,
ho scritto questa breve e particolare storia sulle note del mio iPod quando mi trovavo seduta da sola su una panchina di New York a inizio settembre e sono riuscita a pubblicarla soltanto ora.
In questa storia John è morto, ha lasciato i Beatles, ha avuto un litigio con Paul o altro? Questo dovete deciderlo voi.
Questa storia è incentrata su un dolore, una sofferenza, e non ritengo importante la causa, ma solo gli effetti.
Spero che sia di vostro gradimento e ringrazio in anticipo chi lascerà una recensione, anche negativa o neutra.
Un abbraccio,
Lemontea