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Autore: KomadoriZ71    17/01/2016    2 recensioni
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La mia prima oneshot su Bloodborne. Il titolo è lo stesso di un racconto di Lovecraft, "Herbert West", pubblicato nel 1922.
Ho scelto di trattare un personaggio alquanto oscuro e di cui si sa poco, di non particolare importanza all'interno della lore. Alcune parti sono attinenti alla trama, altre le ho aggiunte io, di mia fantasia. Spero sia di vostro gradimento! Buona lettura~
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Six Shots by Moonlight

Le tenebre notturne sono ormai discese, dopo un crepuscolo purpureo di terribile presagio; a grandi falcate le ali delle nubi, nere come la pece, hanno cinto in un funesto abbraccio la melanconica luna di Yharnam, unica regina dei cieli e nostro unico, terrificante, lume. Nessuna traccia del mio compagno, tuttavia. Non riesco a trovarlo sebbene abbia messo a soqquadro tutta la città correndo innumerevoli rischi. Mi sento perso senza il suo appoggio. Non è molto sicuro che io vaghi ancora per le strade tutto solo, sarà meglio fermarsi un attimo e fare mente locale di tutti i posti che ho già perlustrato e di quelli che mi restano da perlustrare. Mi fermo in un posto isolato dell'acquedotto principale abbastanza tranquillo; sebbene riesca a udire chiaramente il grugnito di una belva dalla mole enorme nelle vicinanze, qui non corro alcun pericolo: l'unico ingresso è un'entrata troppo piccola affinché un mostro simile possa passare e come se non bastasse un'altissima scala mi porterebbe in alto, al riparo da qualsiasi minaccia.  pork
Non sono mai stato un tipo di molte parole, bensì un cacciatore laconico e solitario dedito interamente alla propria missione e l'unico che riusciva a capirmi era proprio il mio compagno. Con lui non avevo neppure bisogno di parlare, c'era un'intesa perfetta e formavamo un duo meraviglioso. Lui ha sempre rappresentato il mio sostegno, ed è certamente grazie a lui se ho appreso l'arte della caccia e sono sopravvissuto tanto a lungo. Ultimamente però…mi sento stranamente più affine alle belve che agli uomini. Non capisco cosa mi stia succedendo. Sarà forse il clima opprimente e tetro, la caccia stessa, il sangue e probabilmente anche l'assenza del mio compagno. Ma dove te ne sei andato? Perché ti sei allontanato da me in quel modo, l'ultima volta? Sospiro, stanco e nervoso, ed estraggo uno dei miei adorati coltelli da lancio e me lo rigiro nelle mani in modo da rispecchiarmi nell'affilatissima lama, osservando erdquel viso afflitto e irriconoscibile che dovrebbe appartenermi. Come posso essermi ridotto in questo stato? Non sarò più un giovanotto, ma il mio aspetto è davvero orribile anche per la mia età, sembra peggiorare giorno dopo giorno, e insieme al mio corpo anche la mia anima mi pare giorno dopo giorno sempre più martoriata da un male interiore, un tedio, uno spleen, qualcosa d'incurabile.
Ho riflettuto abbastanza e preferisco non pensare alla mia metamorfosi, piuttosto credo sia giunto il momento di proseguire ancora più avanti, in zone che non ho ancora esplorato. Risalgo con calma e fermezza la lunga e fredda scala fino a giungere in un piccolo spiazzo: c'è troppa quiete. Giacciono morti i corpi di un bruto e di un cittadino, deve esser passato qualcuno prima di me e neppure troppo tempo fa. Che sia lui, dunque? Certo che deve esser stato lui. Chi altro altrimenti? Non si vedono in giro cacciatori molto abili e capaci di tali imprese ultimamente. Mi sento rincuorato e procedo ancora, tenendo tuttavia la destra ben salda sulla mannaia dentata aperta e grondante di sangue, sulla quale si riflette beffarda e opprimente la luce della luna piena, che mi dà un certo senso d'inquietudine. Altri due cadaveri di uomini-belva intralciano il mio cammino, entrambi brutalmente uccisi. Sono sempre più sicuro che si tratti del mio compagno. Risalgo velocemente la Tomba di Oedon,sempre più convinto ed entusiasta di ritrovarlo.
Silenzio. Un cupo silenzio echeggia tra le lapidi consunte e dimenticate, un fortissimo odore di sangue pregna l'atmosfera appesantita da un'aria umida e gelida, ormai un tutt'uno con le stagnanti esalazioni delle carcasse; il tutto stinto da un pallido e fioco candore lunare filtrato dalle agghiaccianti nuvole lugubri e nefaste, che sembrano prender vita, incarnarsi in un qualcosa di più atroce e incredibilmente animato e contorto che osserva la scena allo stesso modo di uno spettatore a teatro che conosca già l'esito tragico di un'opera e imperterrito ne pregusta con sadismo l'atto finale, scena dopo scena. Avanzo con cautela, attraversando una pozzanghera di sangue mentre brividi e brutti presentimenti percorrono la mia psiche.

2"Gascoigne, amico, sei qui? Per favore, fatti vedere!"- urlo disperato con tutta la voce che riesce ad uscirmi fuori dalla trachea, ma sono immediatamente costretto a soffocare le mie grida. La mia voce… la mia voce non è più la stessa, non è più calda e gentile come un tempo, è diventata incredibilmente rauca e simile al ruggito delle belve. Non sono neppure sicuro di aver pronunciato correttamente ciò che volevo dire. Non aprirò più bocca in vita mia. Non voglio che mi esca un altro latrato simile, è stato orripilante. Nessuno noterà la differenza, tanto sono Henryk il taciturno dopotutto, giusto? Inizio a ridere in modo isterico, ancora incredulo di tutto ciò che sta succedendo. Le mie risa vengono però smorzate da un'atroce visione: un corpo disteso a terra in un mare di fluido rosso e brillante, una belva che non avevo mai visto, simile ad un licantropo ma….. Perché indossa i vestiti strappati del mio compagno? Non… Non può essere lui, ovviamente. Sarà solo una coincidenza, è così! È solo uno scherzo di cattivo gusto giocato dal destino, che sempre si diletta a tormentare i disperati! 
Ad una decina di metri di distanza ritrovo l'ascia da cacciatore, fedele compagna del mio amico, gettata e ridotta in pessime condizioni, nonché lambita dal sangue. Mi avvicino e guardo meglio. È proprio la sua. Perché si trova qui? Non avrebbe mai abbandonato la sua arma! 
Comincio a realizzare che forse non si tratta solo di una burla giocatami dalla capricciosa Tyche, ma della più cruda e tremenda realtà. No… Non può essere, non questo. Il cuore mi batte fortissimo, quasi a voler schizzare fuori dal mio torace e raggiungo in fretta quel cadavere. Tremo. M'inginocchio bruscamente a terra e con mano tremula perquisisco i suoi abiti. In una tasca interna trovo una fotografia  risalente a qualche anno fa che ritrae Padre Gascoigne e sua moglie, sorridenti e felici, con in braccio la loro prima figlioletta di pochi mesi. Quella foto… Ho scattato io quella foto, anni addietro! Amico! Amico mio cosa ti hanno fatto? Chi è stato? E Viola? E le bambine? Non puoi lasciarci così, Gascoigne! Mi rizzo in piedi e caccio un grido spaventoso che rompe bruscamente quel fastidiosissimo silenzio e si disperde nell'arena, giungendo alla maledettissima luna che pare compiacersi del povero disgraziato che si dispera per la morte di un amico. L'eco della mia voce rimbomba in lontananza, svanisce e lascia posto a lenti e gravi sospiri che si condensano nell'aria fredda. Ho troppe cose a cui pensare. Come lo dirò a Viola? Dove sarà lei adesso? Ma prima di tutto voglio capire chi è stato, vendicarmi e rendere giustizia al mio compagno. Quelle due povere bambine… che sorte ingiusta, le porterò via di qui, non meritano tutto questo! Non abbiate paura, piccole mie. Zio Henryk farà il possibile per….Un dolore indescrivibile s'impossessa del mio petto e vengo scaraventato per terra da un attacco viscerale a bruciapelo. Chiunque tu sia, non riuscirai a far fuori anche me. Afferro saldamente la mannaia dentata a lama aperta e mi preparo al contrattacco. Mi sento pervaso da una forza misteriosa e bestiale, incontrollabile, sto forse impazzendo o sarà la sete di vendetta ad alterare il mio stato d'animo. Metto a fuoco la vista su quella figura nera sfumata a pochi metri da me. … Eileen? Rimango un momento spiazzato, un momento che mi risulta letale, poiché lei non si fa alcuno scrupolo a venirmi addosso con un rapido fendente. "Eileen perché questo?" provo a gridare, ma la mia voce ormai camuffata distorce ogni singola lettera, risultando un latrato incomprensibile. Anche tu eri mia amica, perché mi hai pugnalato alle spalle? La colpisco con un attacco in salto ben assestato, seguito da un celere colpo con cui richiudo la mannaia. Devo averle fatto un danno ingente. Mi spiace Eileen, ma contro di me non hai speranza! Riapro la lama e la stordisco con un colpo di pistola al momento giusto, gettandola sulle ginocchia per restituirle un attacco cruento, ancora più feroce.
sss"Sei finita, Eileen!" ruggisco, esaltato dallo zampillare del sangue.w
"Allontanati da lei!" una voce maschile irrompe nell'arena. Un giovane cacciatore, vestito con la tipica tenuta e cappello, con in mano un bastone filettato si piazza tra noi due. Non l'avevo mai visto prima d'ora. Gronda sangue da ogni lembo di stoffa e i miei occhi vengono immediatamente attratti da un luccichio cremisi proveniente dal suo archibugio, nella cui canna vi è incastonata una gemma rossa, uguale, identica, alla spilla rubino che portava Viola! Bastardo! Sei tu allora il responsabile!
"
Che hai fatto a quella povera donna, bestia?" gli rispondo, cercando di mantenere la mia voce più umana possibile. Quel brillio mi ha distratto, Eileen si è destata ed è riuscita a sferrarmi un altro fendente. Maledetta, quant'è veloce con le sue lame.
Adesso mi ritrovo circondato e ferito. Non posso morire proprio ora, devo salvare le bambine! Perché? Perché non lo capiscono?
Mi avvento sulla cacciatrice ma l'altro sferra una serie rapida e dolorosa di frustate con il suo bastone aperto, riducendo a brandelli la mia robusta tenuta lungo tutta la schiena. Eileen esegue un attacco incrociato con le sue lame, arretrando e lacerandomi anche il petto. Riesco a sferrare due altri colpi, prima di cadere vittima delle loro rapidissime combo e dell'ultimo, fatale, attacco cruento. Sbraito un ultimo, orrendo urlo e mi accascio per terra, vicino al corpo del mio compagno di una vita.
"
Henryk ormai era impazzito…" ansima la donna. "Purtroppo andava fatto. Non eri tenuto ad aiutarmi, cacciatore, ma ti ringrazio. Suppongo tu abbia ucciso anche Gascoigne…"- "Sì, è stata una dura battaglia. Pace alla loro anima". Riesco appena a percepire la figura del ragazzo piegarsi a mani giunte, in preghiera, genuflesso sui nostri corpi. Sono finalmente libero. La notte è stata lunga.

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