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Autore: Stella_Del_Mattino    17/01/2016    0 recensioni
Due gemelle, Mina e Nina, e un cuore spezzato, quello di Matilde, loro amica. Tra equivoci, scontri e doppi sensi nasce questa commedia per far sorridere chi soffre per amore e per mettere alla berlina Fabio, l'ex di Matilde.
Dal Prologo:
Le esperienze generalmente possono essere grandi successi o grandi fregature, poi ce n’è una che, a seconda delle circostanze, può rivelarsi entrambe le cose: l’amore.
[...]Il riso è il miglior anestetico per qualsiasi sofferenza e, fidatevi della penna che scrive queste righe, caccia dalla mente ogni nuvola.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~ATTO IV

Scena prima
MINA, NINA

MINA: Stavolta va’avanti tu. Io non entro di nuovo per prima nella stanza di Matilde.
NINA: Paura, eh?
MINA: Nient’affatto. Semplicemente gradirei che, se ci fosse ancora qualcosa di orripilante disseminato sul pavimento, si attaccasse ai tuoi calzini luridi e non ai miei appena stirati.
NINA: I miei calzini non sono luridi!
MINA: Allora come spieghi il tanfo che invade lo spogliatoio della palestra, appena di sfili le scarpe?
NINA: È flagranza naturale.
MINA: Sì, naturalmente nauseabonda.
NINA: Vuoi farmi credere che i tuoi piedi profumano?
MINA: Di gelsomino, per la precisione.
NINA: Non prendermi in giro, è assolutamente impossibile.
MINA: Annusali, se non ci credi.
NINA: Cosa?! Nemmeno per sogno! Non voglio morire asfissiata, né darti la soddisfazione di diventare figlia unica. So perfettamente che questo è uno stratagemma che hai escogitato per ereditare l’intera collezione di mollette per il bucato della nonna, quelle con gli animali della fattoria. 
MINA: Scommetto che il tuo chiappino preferito è quello con l’oca.
NINA: Che ne sai?
MINA: Istinto... Ora apri quella porta.
NINA: Va bene, ma non spingermi. So camminare anche da sola.
MINA: Meno male!
NINA: Taci. È buio anche oggi, non distrarmi.
MINA: Forse Matilde vuole trasformarsi in un vampiro e uccidere Fabio.
NINA: Per carità, speriamo di no! Chissà che sapore schifoso deve avere il sangue dei vermi, con tutto quello strisciare.
MINA: Effettivamente... Perché ti sei fermata?
NINA: Perché altro che vampiro, Matilde si è tramutata in un cannibale!
MINA: Che diavolerie inventi?
NINA: Valuta tu stessa: c’è una forchetta conficcata nel mio cappello, proprio nel pompon!
MINA: Santi numi! Dov’è l’interruttore?
NINA: Sulla destra, se non ricordo male.
MINA: Sbagliato. Era a sinistra.


Scena seconda
MINA, NINA, MATILDE

MATILDE (singhiozzando): Oh, scusa, Nina, puoi ridarmi la mia forchetta? Credevo tu fossi Marco: lui viene spesso a spiarmi.
NINA: Tieni, è tutta tua. Almeno il mio pompon può resuscitare.
MINA: Mati, hai per caso svaligiato l’intera pasticceria del centro commerciale? Il pavimento è un campo minato di involucri di merendine e profiterole azzannati.
MATILDE: I dolci mi aiutano a colmare il vuoto. Con Fabio mi sentivo così...
NINA: Insignificante.
MINA: Inadatta.
NINA: Sbagliata.
MINA: In difetto.
MATILDE: No, cioè sì, cioè no. Quando funzionava mi sentivo bene e forse Fabio ha fatto bene a lasciarmi. Io ero...
MINA: Fantastica.
NINA: Mitica.
MINA: Unica.
NINA: Super-iper-mega-arci-favolosa!
MATILDE: Irritante, ansiosa e forse troppo sincera per lui.
MINA: La sincerità non è mai troppa.
NINA: Mati, quello che intravedo sotto la tua maglietta è un rotolino di ciccia?
MINA (tra sé): Quasi mai.
MATILDE: Cosa?! Dove?!
NINA: Proprio lì, sulla pancia. Credo ti siano venute le maniglie dell’amore.
MATILDE: No, no, no! È inaccettabile, e poi quale amore?! La mia storia più importante è appena finita e mi ritrovo le maniglie dell’amore?! Devo fare qualcosa, dovete aiutarmi!
NINA: Sono assolutamente d’accordo. Mina, trova una soluzione.
MINA: Perché sempre io?!
NINA: Sei tu la sapientona del gruppo.
MINA (sospirando): E va bene, ma solo perché lasciare risolvere la situazione a te significherebbe, come minimo, incappare in qualche disturbo alimentare. Innanzitutto vediamo di verificare la portata del danno di questa settimana di abbuffata. Dove tieni la bilancia, Mati?
MATILDE: In bagno.
MINA: Vado a prenderla.  


Scena terza
MINA sola

Ci mancava soltanto che dovessi improvvisarmi dietologa. Se già come psicologa non me la cavavo granché bene, ora sì che dovrò arrampicarmi sugli specchi. Mi servirebbero le conoscenze di chimica dell’ex di Matilde, giusto per aver idea di cosa contengono i vari alimenti, ma, ripensandoci, non devono essere molto utili, altrimenti Fabio non avrebbe la silhouette di un babbuino gravido. Pure Matilde, però, l’ha fatta la sua: doveva proprio strafogarsi di dolciumi? E quella mina vagante di mia sorella chissà che si è messa in testa. Non sono per niente tranquilla a saperla di là da sola con Matilde: mentre sono via potrebbe anche tentare di trasformarla in una cubista (ne sarebbe sicuramente capace), quindi mi conviene sbrigarmi. Tutto sta nell’indovinare dietro a quale delle quattro porte del corridoio si trova il bagno. Una è socchiusa e un’ombra si muove al di là della soglia, nella stanza. Guardando meglio, mi sembra che si tratti di Marco. Sì, è proprio lui. Oh, no, mi ha vista. E adesso? Devo infilarmi nella prima porta che mi capita? Dannazione, continua a fissarmi. Ho qualcosa che non va? Dentifricio sulla bocca, brufolo sulla fronte, macchia di unto sulla felpa? Caspita però quanto è bello, in confronto a lui Biagio non è nulla, ho fatto bene a lasciarlo perdere. Ha un sorriso davvero affascinante, due occhi azzurri come il mare e i suoi addominali sono così tonici... Meglio che mi schiodi da qua, prima di cominciare a sbavare. Non vorrei lasciare una rivoltante chiazza di saliva sul tappeto persiano della signora Assunta, né diventare una depravata come Nina. Il bagno dovrebbe essere la porta più stretta.


Scena quarta
NINA, MATILDE

MATILDE: Quanto ci mette tua sorella? Si è persa?
NINA: Magari! Purtroppo si sarà semplicemente fermata ad ammirare un quadro, un tappeto, o un vaso da notte. Uno dei tanti accidenti noiosi a cui solo lei fa caso, insomma. Noi, però, approfittiamo dell’assenza di quella rompiscatole per discutere francamente di un paio di cosucce.
MATILDE: Ad esempio?
NINA: Con Fabio immagino che fosse una noia totale...
MATILDE: Assoluta!
NINA: Quindi niente eros...
MATILDE: Eros? Orticaria, semmai!
NINA: Addirittura?!
MATILDE: Senza dubbio! Sbuffava come un bufalo, una locomotiva impazzita! Peccato che il suo treno sia sempre andato a vuoto.
NINA: Ben gli sta!
MATILDE: Alcune volte poi sembrava assatanato, fortuna che non badava a ogni mia reazione e che scambiava una briciola per l’intera torta. Certo, io forse avrei dovuto essere più franca, ma a che sarebbe servito? Lui da mesi non mi diceva più niente di ciò che gli passava per la testa.
NINA (tra sé): La situazione precipita. Se inizia a rimuginare, potrebbe riprendere a piagnucolare e io sono un disastro a consolare le persone. Ma ecco Mina con la bilancia: per la prima e ultima volta il suo arrivo è provvidenziale. Vediamo di scardinare pure la fase “Mi-imbotto-di-profiterole-finché-Moby-Dick-Non-è-Uno-Stecchino-In-Confronto-A-Me”.

  
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