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Autore: Veronica2    17/01/2016    0 recensioni
Amanda è una ragazza di vent'anni, timida e chiusa in se stessa, ma un ragazzo, Simon, la cambierà. Una notte insieme basterà a fare provare qualcosa ad entrambi, qualcosa che non avevano mai provato prima.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Finalmente ti ho incontrato
 
Era solita camminare da sola per le strade affollate di New York.
Amanda Brown una ragazza di vent’anni, capelli color carota lunghi fino a metà schiena e lisci, con una piccola frangetta che gli ricopriva la fronte, occhi verdi smeraldo e fisico magro.
Era timida, o meglio chiusa in se stessa, isolata dal mondo intero. Amante dei libri e della musica. Lei stava bene così, non aveva bisogno di nient’altro.
Quel pomeriggio camminava su un vialetto per raggiungere un’amica, Leila Baynes, diversa da lei, più solare con nessun pelo sulla lingua, alta e mora, con occhi color nocciola. Si dovevano vedere in un bar, un caffè tra amiche, giusto per spettegolare. Amanda gli mandò un messaggio che sarebbe arrivata di lì a poco, quando, distratta da dove stava andando, si scontrò con un ragazzo.
“Scusa” – disse impacciata lei. Diventò rossa in un lampo vedendo chi aveva davanti. Simon Turner. Andava nella sua stessa università, frequentavano gli stessi corsi, e perché no, ogni tanto si sedevano di fianco. Lui era bello, molto bello. Cappelli castani scuri, occhi neri, e sul viso una leggera barba. Il fisico era normale, ma i muscoli che aveva non si nascondevano di certo. Non si erano mai parlati però. Amanda ne era certa che lui non la conoscesse, non sapesse neanche il suo nome.
“Amanda!” – lo guardò senza parlare. Allora la conosceva, dentro di sé era al settimo cielo sapendo che un bel ragazzo come Simon sapesse il suo nome.
“Sai il mio nome?” – fu la prima cosa che le uscì dalla bocca.
“Beh sai, dopo un anno di università, a frequentare sempre gli stessi corsi credo che alcuni nomi gli abbia imparati” – rise guardandola. Lei ricambiò un po’ timidamente. Amanda non sapeva neanche un nome, a parte quello di lui e di altri tre, ma diciamo che a memoria era scarsa – “Che ci fai qui? Anzi, meglio che riformuli” – e fece il gesto di come quando un videoregistratore torna indietro, non poté naturalmente non fare ridere lei. Amanda si coprì la mano con la bocca e tornando seria lo ascoltò – “Che ne dici di andare in un bar e bere un caffè?” – rimase un attimo perplessa. Cioè lui li stava chiedendo di andare in un bar e bere un caffè? Insieme? Non gli era mai capitato, e dire di no sarebbe stata un’opportunità persa. Ma doveva andare da Leila.
“Emm” – lui chiuse gli occhi a fessura, aspettando un sì - “Va bene” – mandò un messaggio alla sua amica per avvisarla e si incamminò con Simon al bar.
 
“Allora, Amanda” – seduti in quel tavolino, con la vetrata dove si vedeva un po’ del centro di New York, si sentiva a disagio. Bevve un sorso di caffè e guardò fuori – “Cosa vorresti fare dopo l’università?” – si girò di scatto verso lui.
“Perché questa domanda?” – Simon tirò su le spalle e rispose.
“Non so, sono curioso” – lei accennò un piccolo sorriso, come lui.
“Vorrei diventare un’artista”
“Artista di che tipo?” – sembrava incuriosito. Forse provava più interesse di quanto Amanda potesse immaginare.
“Nell’ambito dell’arte”
“Interessante, peccato che l’università che frequenti è tutt’altro” – lei rise, seguita da Simon. Poi rispose.
“Beh mi piace Lettere” – l’università di lettere poteva essere considerata un’arte, anzi per Amanda era così.
“Non ne dubito”
“Sai, scrivere è un’arte a parer mio, chi scrive è già un’artista nel suo piccolo” – lui fece un cenno d’approvazione e sospirò.
“Sei più intelligente di quanto pensassi” – Amanda spalancò gli occhi e rispose a suo tono.
“Non credo ci voglia intelligenza a distinguere gli artisti, chiunque li può riconoscere, questa osservazione la potevi fare anche tu” – rise. Era rapito da lei, completamente.
“Mi piace il tuo modo di esprimerti!” – batté una mano sul tavolo facendola sussultare – “Cavolo se mi piace” – lei sorrise, e terminò il discorso, a quanto pare non finito.
“E poi credo che…un po’ intelligente io lo sia”
“Questo lo credo anch’io” – si fermò per un attimo a fissarla. La fissava negli occhi, voleva vedere se lei avrebbe reagito, cosa che fece, arrossì e si girò dalla parte della vetrata. Simon accennò un sorriso e bevve un sorso di caffè – “Ti va di venire ad una festa stasera?” – una festa. Un grande passo per Amanda, mai stata ad una festa, o meglio era lei che non ci voleva mai andare, la sua preferenza era quella di chiudersi in camera a studiare.
“Non saprei” – disse indecisa.
“Andiamo, siamo tutti universitari, grandi e responsabili” – uscì dalla bocca di lei un risolino. Guardò Simon, che stava scrutando la sua espressione, poi si mise seria.
“No” – anche se quel ‘no’ gli era costato dirlo.
“Dai Amanda!” – allungò una mano e la appoggiò su quella di lei – “Non dire di no a Simon” – lei guardò prima la sua calda mano appoggiata sulla sua, poi lui, che a quanto pare gli occhi dolci non mancavano – “Puoi invitare una tua amica se vuoi” – sfilò la mano da sotto la sua e con fare nervoso rispose.
“Le feste non sono per me” – lui sbuffò e si appoggiò allo schienale della sedia. Ma non cedette.
“Ti prego” – la implorò.
“Perché vuoi che ci venga?” – fece un’espressione di stupore, come se la risposta fosse scontata.
“Perché mi interessi, sei intrigante, misteriosa” – si protese più verso di lei – “Simpatica, bella” – lei chinò la testa. Essere stata definita bella da un ragazzo come Simon per lei era come un miracolo.
“Non potrei interessare a nessuno” – uno dei difetti di Amanda era sicuramente la sua insicurezza. Tutti gli e lo ripetevano, ma lei sembrava non ascoltarli mai.
“Non credo proprio” – parlò Simon, sicuro di sé – “Per me è un onore essere con te qui adesso, potresti tranquillamente essere con un altro ragazzo, che, stupido come me, si interesserebbe così tanto a te da ricevere soltanto dei no” – lo guardò male e sospirò.
“Mi fai sembrare una persona orribile così” – lui accennò un sorriso e ritornò ad appoggiarsi alla sedia.
“Ti sto solo chiedendo di venire ad una festa e divertirti un po’ Amanda” – passò qualche secondo. Alla fine sarebbe stata solo una festa, e gli avrebbe fatto bene svagarsi un po’, così cedette lei e accettò. Simon non poté nascondere la sua felicità, e forse un po’ l’autostima di lei stava crescendo.
 
“Non farmene pentire” – Leila non era un granché entusiasta. Amanda non era mai andata ad una festa, quindi non si fidava di dove l’avesse portata, non perché potevano esserci solo ubriaconi, ma perché aveva paura fosse stato più un ballo in maschera con musiche melodiche.
Si postarono davanti alla porta della confraternita, indecise sul da farsi.
“No io torno indietro” – Amanda girò i tacchi, ma venne subito afferrata per il braccio dalla sua amica.
“Non ci provare, sento della musica decente qui dentro” – rise e aprì la porta trascinando Amanda dentro. Una marea di universitari erano ammassati al centro del grande salone a ballare, la musica rimbombava nelle orecchie, dava fastidio da quanto era alta. Leila cominciò a scatenarsi, si unì alla massa e cominciò a ballare, mentre Amanda rimase lì a fissare, senza sapere come comportarsi.
“Sei venuta allora” – non tardò a riconoscere la voce di Simon, si girò e ne rimase colpita. Portava dei pantaloni neri e camicia bianca, con i capelli brizzolati.
“Si” – si guardò attorno e poi riguardò lui.
“Hai portato un’amica?” – indicò Leila al centro della folla e sospirò.
“Beh, lei è fatta così” – disse quasi imbarazzata per l’amica dalle mosse che faceva.
“Dovresti provarci” – lo incenerì con lo sguardo. Amanda a ballare? No per niente.
“Meglio di no” – sorrise timidamente.
“Dai andiamo, so che ti piacerebbe” – rise divertito e allungò un braccio prendendogli la mano, poi, senza aspettare una risposta la portò in mezzo a quell’enorme massa.
Un quarto d’ora volò in un lampo mentre agitava braccia e gambe, saltando a ritmo di musica. Si stava divertendo e lasciando andare – “Visto che ti piace?” – gridò Simon sopra tutto quel chiasso.
Lei rise divertita e rispose.
“Si lo ammetto” – chiuse gli occhi e si mosse avanti e indietro, destra e sinistra, lasciò che la musica la circondasse, quando sentì del calore vicino. Aprii gli occhi e Simon la afferrò per il bacino per avvicinarla a sé. Non disse nulla e si lasciò toccare, facendosi trasportare dai movimenti di lui.
“Aspettavo da tanto questo momento” – confessò Simon.
“Cosa?” – lei lo guardò, senza smettere di ballare.
“Era da un po’ che ti volevo parlare Amanda” – passò qualche minuto di silenzio. Lei non sapeva che dire, era a disagio, come sempre. Qualche interessato c’era quindi, pensò – “Ti ho sempre visto durante i corsi, sempre a studiare, senza scambiare parola con nessuno, e a diventare rossa appena un ragazzo ti salutava” – lui sorrise – “E mi hai sempre intrigato” – le sue mani strinsero quelle di Amanda – “Non dici niente?”
“Non sono abituata a sentirmi dire certe cose” – abbassò la testa e guardò le mani intrecciate tra di loro.
“Ti abituerai” – gli sussurrò vicino all’orecchio. Mille brividi le percorsero il corpo. Era così suadente la sua voce. Questo però era troppo, era molto in imbarazzo, così sciolse la presa tra le mani e uscì dalla massa. Con passo veloce andò in cucina e frugando tra i cassetti prese un bicchiere e lo riempì d’acqua.
“Oddio” – sospirò e bevve un sorso d’acqua – “Ok, tranquilla Amanda, tranquilla” – si ripeté – “Va tutto bene, è solo un ragazzo”
“Tutto bene?” – Simon la raggiunse in cucina.
“Si, scusa” - si mise una mano in testa e guardò a terra.
“Sono stato io?” – alzò la testa e lo guardò.
“A fare cosa?”
“A farti scappare così” – gesticolò con le mani. Lei sorrise e rispose.
“Forse” – si vergognava così tanto. Lui si avvicinò e si mise a pochi centimetri da lei.
“Non devi avere paura Amanda”
“Paura?”
“Paura di poterti innamorare” – si fissarono negli occhi, quando lui allungò una mano e le sfiorò il viso. Lei indietreggiò e andò contro il bancone.
“Non ho paura di questo” – disse lei.
“Di cosa allora?”
“Di te, sono agitata in tua compagnia, e poi insomma, sei bello e, e questo mi fa agitare ancora di più” – lui sorrise. Era felice di sentirsi dire quelle parole. Appoggiò le mani sul bancone, bloccandola, e si avvicinò ancora di più.
“Vorrei baciarti” – Amanda si sentiva il sangue ribollire dall’agitazione. Non poteva rovinare quel momento e scappare un’altra volta. Così rimase ferma, mentre Simon appoggiò le sue labbra su quelle di lei. Il bacio era delicato, semplice, ma bello, molto bello. Gli prese appena il labbro superiore e lo strinse tra le sue, e lei a quel punto si lasciò un po’ andare. Aprii di più la bocca e lui si insinuò con la lingua nella sua bocca. Lei strinse il viso di lui con le mani, così Simon la prese per il bacino e la fece sedere sul bancone. Amanda strinse le gambe attorno ai suoi fianchi e fece incontrare la sua lingua con quella di lui. Ora il bacio stava diventando più aggressivo e piccante. Mentre la baciava prese una ciocca di capelli tra le mani, mentre lei continuava a toccargli il viso. Una mano di Simon andò sulla coscia di Amanda, la strinse, facendo sussultare lei. Si scostò giusto un attimo per sussurrare qualcosa.
“Amanda” – poi tornò alle sue labbra. Passò a baciare il collo, mentre lei, con gli occhi chiusi, mise le mani tra i capelli di Simon.
“Se vuoi fartela esistono le camere amico” – un ragazzo di media statura con capelli castani entrò in cucina, facendo sobbalzare tutti e due. Amanda spalancò gli occhi e tolse le mani da i capelli di Simon, mentre lui si girò velocemente guardando il ragazzo alle sue spalle.
“Cosa hai detto?” – chiese, con non tanta calma.
“Ho detto…Simon, che se vuoi fartela esistono le camere nel piano di sopra” – gesticolò con una bottiglia di birra in mano.
“Vai a fanculo Jake” – lei fissò i due e rimase in silenzio, rimanendo seduta sul bancone. Ora era enormemente in imbarazzo, sia per quello che era appena successo che per quello che stava succedendo.
“Senti, in cucina non mi sta bene ok?” – rise e bevve un sorso dalla bottiglia. Simon si avvicinò e lo prese per la maglietta.
“Stronzo di merda ora ti faccio nero!”
“Ehi amico, amico, stai calmo…sono Jake” – la bottiglia gli cadde di mano, mentre cercava di sciogliere la presa di Simon.
“Non me ne frega proprio un cazzo di chi sei!” – la situazione stava degenerando e Amanda doveva intervenire. Così scese dal bancone e tirò Simon per la maglia.
“Non è successo niente Simon, dai lascialo” – disse con molta calma.
“Visto, te lo dice pure lei” – Jake rise e a quel punto Simon gli tirò un pugno in pieno viso, non essendo abbastanza ne tirò un altro. Amanda si coprì la bocca con le mani, mentre Simon lasciò la presa dalla maglia di Jake e uscì dalla cucina.
“Stai bene?” – chiese lei. Il naso sanguinava, come anche la bocca.
“Ma vattene a fanculo” – lei spalancò gli occhi e rispose.
“Se fossi stata in lui te ne avrei tirato un terzo” – disse con tutta la grinta che aveva – “Coglione!” – e uscì dalla cucina anche lei.
Mentre Amanda passò tra la folla per cercare Simon, Leila la raggiunse.
“Amanda! Dov’eri finita?” – era ubriaca, si sentiva dall’alito e dalla risata facile.
“Hai bevuto?”
“Un pochino” – fece segno con le dita e rise.
“Leila!”
“Dai, solo poco” – Amanda sospirò e si mise le mani tra i capelli.
“Hai visto Simon?”
“Uuh che è successo tra voi due?” – chiese maliziosamente.
“Non è il momento di ridere Leila…l’hai visto o no?” – chiese perdendo la pazienza.
“No, non l’ho visto!”
Sbuffò e uscendo dalla massa salì le scale. Passò davanti a una serie di stanze, ne aprì una ma era vuota, così passò alla seconda, dove trovò un ragazzo e una ragazza in qualcosa di intimo, richiuse velocemente la porta.
“Oddio” – disse. Rise e proseguì. Aprii un'altra porta, ma era un’altra camera. Così a quel punto chiamò il nome di Simon – “Simon sei qui?”
“Si, sono in bagno” – sentii la sua voce provenire da lì vicino, così aprii la porta dopo, dove trovò appunto Simon.
“Ciao” – disse lei. Simon le scambiò un’occhiata, mentre stava seduto sul bordo della vasca a guardarsi la mano insanguinata – “Oddio, ti fa male?” – lo raggiunse e senza pensare gli prese la mano.
“No, è tutto a posto” – lui le sorrise e gli spostò una ciocca di capelli dal viso.
“Mi dispiace” – lui aggrottò la fronte e parlò.
“Per cosa? Non è colpa tua, ma di quel deficiente”
“Si beh…” – Simon si alzò e gli prese il viso tra le mani.
“Ehi, mi piaceva ciò che stava succedendo Amanda” – lei arrossì – “Eccolo ancora” – lui rise e tolse le mani.
“Cosa?”
“Il rossore sul tuo viso”
“Oh ma piantala” – lei sorrise e gli tirò una leggere gomitata sul braccio.
“Mi piace il fatto che io ti faccia arrossire”
“Si certo” – Simon scoppiò a ridere e prese le mani di lei – “Cosa stai cercando di fare Simon?”
“Un bel niente Amanda…sto facendo solo quello che dobbiamo fare entrambi”
“E cioè?”
“Ciò che è successo prima in cucina” – lei rise di nuovo, seguita da lui – “Cavolo, non…non doveva interromperci quello stronzo!”
“Simon, è tutto a posto tranquillo”
“No Amanda, tu non ne hai idea di quanto io abbia aspettato questo momento” – poi senza neanche farla parlare, si piombò sulle sue labbra, ma lei si scostò un poco – “Qualcosa non va?”
“Io, non sono abituata” – le labbra di Simon si incurvarono all’insù – “E poi, insomma, cos’è questa cosa che aspettavi questo momento già da un po’?” – lei gli lasciò le mani.
“Te l’ho già detto, era da tanto che ti vedevo sempre, ti guardavo…insomma volevo conoscerti” – Amanda chinò la testa dall’imbarazzo.
“Anch’io” – lui sembrava sorpreso, così si riavvicinò e gli prese una ciocca di capelli tra le dita.
“Sei così bella” – la sua voce si fece più pacata, suadente. Lei lo guardò.
“Non potrei essere abbastanza per te, lo so” – si fece prendere dallo sconforto. La solita autostima pari a zero di Amanda. Così si diresse verso la porta e la aprì, dirigendosi verso le scale. Lui la seguì correndo e la afferrò per la maglia.
“Tu sei più che abbastanza per me!” – lei si fermò, rimanendo di spalle.
“No, non lo sono Simon! Soprattutto per uno come te, non…ti stancherei dopo un po’, io non sono il tuo tipo!”
“Tu non sai un bel niente di ciò che provo per te! Non lo diresti se lo sapessi…è da quattro mesi che cerco di convincermi di piacerti, sono io quello non abbastanza per te, non tu!” – le lo grida venivano nascoste dalla musica a palla, non abbastanza però da non farsi sentire da entrambi.
Amanda si girò e trovò il coraggio di guardarlo dritto negli occhi. Com’era possibile che fosse interessato a lei da così tanto? E non aveva mai fatto niente per dimostrarlo?
“Non ci conosciamo, ma ci conosciamo” – parlò lei. Lui rimase fermo, a fissarla, aspettava qualcosa, qualcosa in più.
Amanda si avvicinò e prese coraggio, allungò una mano e gli accarezzò il viso, Simon la prese e la tenne ferma sulla sua guancia. Quello fu il momento perfetto per Amanda. Posò delicatamente le sue labbra su quelle di lui, Simon fece incontrare la sua lingua con quella di lei, mentre le sue mani passarono a toccare i capelli di Amanda. Lei invece le posò sul suo petto, stringendo la maglia tra le mani. Si sentì un vortice di sapore tra menta e alcool, mentre si mordicchiarono le labbra a vicenda, gemendo appena. Le loro lingue non smisero di sfiorarsi, come se stessero ballando.
Senza accorgersene cominciarono a muoversi in direzione di una delle camera. Simon sbatte la schiena contro una porta, tenendo sempre le labbra attaccate a quelle di lei. Allungò un braccio e girò la manopola. Con un movimento rapido si diressero dentro e lui la richiuse.
“Amanda” – sussurrò lui. Gli baciò il collo, poi la spalla. Lei inciampò e cadde sul letto.
Si guardarono per qualche istante. Lei sdraiata e lui in piedi. Amanda deglutì, e parlò.
“Io ti voglio Simon” – appoggiò le braccia ai due lati del corpo di lei.
“Sei sicura?” – il viso a pochi centimetri. Lei annuì e lo tirò per la maglia.
“Si” – così si misero al centro del letto. Lui si posò delicatamente su di lei. Le mani andarono sotto la maglietta di lei, facendo venire i brividi a Amanda.
“Dio se ti voglio anch’io” – lui si tolse la maglia e Amanda fece lo stesso. Gli baciò tutto il corpo, mentre lei toccava braccia e viso di lui. Erano emozionati tutti e due. Simon anche se aveva già passato un momento del genere, non era mai stato così tanto felice come lo era in quel momento, agitato come lo era in quel momento. Per Amanda invece era ancora più diverso, più nuovo. Ma il fatto di essere lì, insieme a lui, non gli faceva paura, gli faceva soltanto provare un amore mai provato prima.
 
Il giorno dopo lei si svegliò con le braccia di lui attorno a sé. I corpi nudi, le coperte che gli copriva appena. Restò un attimo ferma per capire ciò che era davvero successo. Sorrise e si girò a guardare Simon, che ancora, stava dormendo. Poi gli venne in mente che era ancora nella confraternita e poi…Leila!
“Cavolo!” – si alzò di scatto e cercò per terra a tastoni dove fosse il cellulare, prese i pantaloni e, fortunatamente, era ancora nella tasca. Lo prese e guardò se qualcuno l’aveva cercata. Nessun messaggio e nessuna chiamata. A quel punto Simon si svegliò.
“Ehi, tutto bene?” – chiese con voce un po’ rauca e assonata. Amanda si sciolse in un sorriso vedendolo, ma rimase seduta con la coperta tra le braccia che gli copriva il corpo.
“Si” – lui allungò una mano e gli mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Sicura?” – lei annuì - “Devi dirmelo se non è stato come pensavi”
“Simon è stato perfetto” – lui sia alzò e la baciò. Le faceva strano sentirsi così tanto a suo agio, per Amanda era stata la prima volta, ma forse l’aver passato quasi un’intera notte a scambiarsi fusioni amorose con lui gli aveva tolto un po’ quell’imbarazzo che aveva sempre.
“Anche per me lo è stato” – alzò le spalle, rimanendo sempre a pochi centimetri dal viso di lei – “Volevo lo sapessi”
Erano felici, entrambi. Per lei era stata una delle più belle notti che avesse mai passato.
“Simon, forse è meglio che io torni a casa…e che chiami Leila, non so dove sia, se è ubriaca, se è tornata a casa”
“Vengo con te”
“No davvero tranquillo…” – non finì la frase che lui la interruppe.
“Vengo con te Amanda”
 
Dopo essersi fatti la doccia entrambi, si vestirono e uscirono dalla camera. La casa era silenziosa, c’erano bicchieri e bottiglie per terra, con anche degli studenti universitari che dormivano sulla moquette.
“Che casino” – disse Simon sospirando.
“Tutte le volte che fate una festa è così?”
“Sì” – misero un piede da una parte e uno dall’altra, per non pestare tutti quegli studenti che dormivano.
Cercarono Leila in tutta la casa, ma non la trovarono. Amanda provò a chiamarla, ma non dava risposta. L’unica soluzione era andare nel campus in cui alloggiavano, così uscirono e salirono sul pick-up nero di Simon.
“Magari è tornata lì e ora dorme” – disse, ma più che altro sperò, Amanda.
“Certo” – la rassicurò lui.
Mentre guidava non mancava a scambiare delle occhiate a lei. Amanda sorrise e Simon gli prese la mano tenendola sulla gamba di lei.
Arrivati si diressero subito nella parte opposta di quella dove stava invece Amanda. Salirono le scale correndo, piombandosi poi, subito davanti alla porta.
“Leila!” – gridò lei – “Leila, sei qui?!” – una ragazza, alta e bionda, con sguardo severo, capelli acconciati con un chignon, vestita elegante, si precipitò fuori dalla camera affianco.
“Ehi, fai poco casino! Sono le otto del mattino!” – Simon intervenne.
“Non è presto, dovresti essere a lezione no?” – lei lo guardò con sguardo truce e richiuse la porta sbattendola. Amanda si girò e lo fissò – “Beh è vero”
“Leila!” – a quel punto decise di aprire la porta. Non era chiusa a chiave, bene. A passo silenzioso andarono dentro e ispezionarono la stanza. Era grande. Subito appena entrati c’era una piccola cucina e un divano con un televisore al centro. Simon fece un fischio.
“Cavolo, questo campus è trattato bene” – Amanda lo corresse.
“Questa parte del campus è trattata bene”
“La tua stanza non è così?”
“Ci sono due letti, un bagno e una piccola tv, per mangiare bisogna sempre andare fuori…diciamo che per stare da questa parte bisogna pagare un po’ di più” – lui fece una smorfia e rispose.
“Ecco perché ho preferito una confraternita”
Passarono la piccola sala e Amanda entrò in una camera da letto, dove però era vuota. Simon andò nell’altra.
“Amanda” – la chiamò a bassa voce.
“Si?”
“Credo proprio di averla trovata” – uscì e andò da lui. E infatti era così. Leila era sdraiata a pancia in giù sul letto, con ancora i vestiti addosso. Le scarpe erano per terra, come anche il cellulare. Si avvicinò e si sedette sul letto. Con una mano gli toccò la spalla scuotendola appena. Leila grugnì e girò un po’ la testa.
“Oh, buongiorno” – rise e riappoggiò il viso sul cuscino.
“Buongiorno” – disse Amanda.
“Forse è meglio lasciarla riposare” – parlò Simon. Lei annuì e sia alzò.
“Tutte le volte che c’è una festa si ubriaca così tanto da non ricordarsi più nulla”
“Si diverte” – rise lui. Amanda lo guardò male e rispose.
“Dovrebbe però controllarsi un po’ di più, non credi?”
“Forse”
“Non forse, ma sì” – lo spinse e lui rise ancora.
“Dai andiamo”
Andarono fuori dirigendosi dalla parte dove stava Amanda.
“Credo proprio che oggi salterò lezione” – disse lei sorridendo.
“Ormai credo anch’io” – giunti davanti alla porta della sua stanza si fermarono, rimanendo in silenzio per qualche secondo – “Ci stai solo tu qua?”
“Per adesso sì, ma potrebbero sempre mettermi una coinquilina”
“Amanda” – Simon spostò il peso da un piede all’altro, apparentemente nervoso. Con le mani nelle tasche.
“Sì?”
“Stanotte è stato davvero bello, non mi sono mai sentito così bene come con te” – il sorriso che comparve sulle labbra di lei non si poteva nascondere. Era davvero molto felice di essere lì con lui e sentirsi dire quelle parole – “Mi piaci davvero tanto”
“Anche tu Simon e…sono così grata a te che ieri mi hai chiesto di andare a bere quel caffè nel bar” – gesticolò con le mani, senza trovare le parole da dire – “Oppure non ti avrei mai incontrato” – lui si avvicinò e la baciò. Un bacio delicato, tenero, senza alcuna pressione. Si staccò dalle sue labbra, accarezzandogli il viso, poi parlò lei – “Finalmente ti ho incontrato”
 
 
*Salve a tutti ragazzi, si beh è da un po’ che non posto più, ma perché inizialmente avevo deciso di tenermi le storie che scrivevo per me, poi ci ho ripensato hahah.
Allora questa che ho scritto è una piccola storia, ho voluto provare a fare una mini storiella diciamo, però un po’ come ho inscenato la storia mi piace, quindi non mi dispiacerebbe crearci poi più di un capitolo, quindi farla diventare una vera e propria storia, molto più lunga. Solo che voglio sapere da voi se vi potrebbe interessare, se vi piace, mi farebbe un enorme piacere leggere dei vostri pareri e consigliatemi se continuarla o no.
Grazie e alla prossima :)
Veronica2*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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