2.
Un uomo seduto su una panchina stava leggendo un giornale. Era
una giornata di primavera e si sentivano le voci dei bambini che correvano per
il giardino.
Una bambina dagli occhi verdi e i capelli castani s’avvicinò.
Avrebbe avuto circa 6 anni. I suoi grandi occhi s’ illuminarono e le sue
fossette intorno alla bocca le donavano una sensazione di spensieratezza e
gioia.
“ Papà,mi compri il palloncino?” poco più in là,di fronte al
giardino, un signore anziano con un grosso naso e pelato vendeva dei palloncini
colorati.
“ Va bene,tesoro!” L’uomo ripiegò il giornale,se lo mise in
tasca ed avanzò insieme alla sua bambina. Era un bell’uomo,occhi verde
smeraldo,capelli biondi,alto,scolpito,spalle larghe indossava una camicia
bianca- azzurra e jeans.
“ Voglio quello blu! Come il cielo” disse la piccola.
Il padre lo prese e lo pagò. La bambina lo prese,ma se lo fece
scappare dalle mani.
“ Oh no!”esclamò la bimba.
“ Non ti preoccupare,il palloncino vola sicuro nell’ aria.
Arriverà in paradiso dove le anime lo accoglieranno con festa e a quel punto
esploderà per spargere i sorrisi dei bambini di tutto il mondo e si
ricorderanno per sempre….”
Ania Piange…piange…le sue lacrime fanno rinascere ricordi magici
uno dopo l’ altro. Il dolore si propaga come un sassolino caduto in acqua che
crea onde…un vortice di emozioni.
Era un giorno d’ estate. Il sole caldo era alto nel cielo. La
famiglia Caminetti si trovava nel giardino di casa dove Giorgio stava facendo
il barbecue,mentre Stefania e la piccola Ania giocavano con l’ acqua. Stavano
annaffiando le piante del giardino.
“ Stefania,Ania…è pronto!”Le chiamò.
“ Ora veniamo! Tesoro,vatti a cambiare,sei tutta bagnata!” La
piccola mise giù il tubo dell’ acqua.
Dopo 10 minuti arrivò correndo. “ Ehi,papà è arrivato il mio
pianoforte?”chiese
“ Ancora con sto piano. Giorgio è troppo piccola…non metterle in
testa strane idee,non può fare la pianista…ehi,mi ascolti?” La madre parlava a
vuoto
“ L’ ho ordinato,ma nel frattempo puoi suonare sul mio!” disse
rigirando le bistecche.
“ Urrà!” urlò con gioia.
“ Giorgio…non va bene…” disse risentita girando la testa dall’
altra parte.
“ Perché è negato sognare?” rispose.
“ No,però te ne preoccuperai tu in futuro se non avrà successo!
La piccola ha talento,ha ereditato da te ma non basta..” ribatté.
“ C’è la passione e la passione è il sale della vita! Senza di
essa tutto è insipido! Come sai che t’amo pazzamente !” disse lui.
“ Ti amo!”Si baciarono. Si sentì uno strano odore di bruciato.
“ Papà…le bistecche…stanno bruciando…”
“ Oh,caspita!” Le tolse velocemente con un guanto per non
scottarsi e le porse nei piatti.
“ Mettici la salsa,è più buona!”le consigliò il padre.
“ okay!” disse contenta.
“ Giorgio!” lo chiamò indispettita lanciandogli una fulminata.
“ Che c’è?” le chiese placidamente.
“ La vizi troppo!”ripose.
“ Lo so,ma è una
bambina!I suoi sorrisi mi riempiono di gioia e sono felice che la musica è
dentro il suo cuore.” disse
guardandola,mentre andava a sedersi. Presero i piatti e si misero a mangiare
sul tavolo pieghevole.
Le finestre erano aperte e sì sentì suonare il telefono.
“ Vado a rispondere! Voi fate i bravi” esclamò Stefania. Giorgio
era una sagoma: si mise a tirare i pezzetti di pane alla figlia e lei li
ritirava facendo diventare un pranzo o una cena una battaglia navale di
molliche di pane. Ed ogni volta Stefania doveva rimettere a posto.
Stefania ritornò. Vide il casino,ma lasciò perdere.
“ Era mia madre. Ha detto che il suo aereo è arrivato con un’ora
d’anticipo…”
“ Ma quella donna le ali non ce l’ha?” Stefania lo guardò
contrariata per la battuta.
“Ho capito…la vado a prendere..” disse esasperato.
“ Caro,non ce n’è bisogno! Prenderà un taxi e…”
“ e ?” chiese lui. La bimba era intenta a mangiare e non li
stava a sentire. “ E ha detto che la devi andare a prendere!” continuò.
“ Lo sapevo! Quella donna non si smentisce mai! Neanche tuo
padre se la stingeva con lei.”disse scherzando.
“ Ti amo,finisco di mangiare e parto per l’ aeroporto di
Fiumicino!”
La madre di Stefania s’era trasferita dopo la morte del marito
a Instabul dove abitava una sua cugina
ed una volta al mese veniva giù a trovare la figlia. E quel giorno era arrivato.
Finita la cena,Giorgio si preparò e tirò fuori la macchina dal
garage.
“ Guida con prudenza!” consigliò Stefania.
“ Papà,posso venire con te?” chiese la piccola.
“ Il viaggio è lungo,ti stancheresti. Resta con la mamma,le
farai compagnia!”
“ Papà..”
“ Si,che c’è?”
“ Ti voglio bene!” manifestò Ania.
“ Te ne voglio anch’io! Ciao!”
Partì. Poche ore dopo
arrivò la notizia. Erano le 11,30 di sera e non erano ancora arrivati. Stefania
,con addosso un vestito celeste chiaro, girava per le stanze preoccupata
chiamando il cellulare del marito,ma non rispondeva e il cellulare della madre
faceva irraggiungibile. Era nel panico
totale . il cuore le batteva all’ impazzata.
La piccola si
svegliò reggendo l’orsacchiotto in
mano,sentendo la madre girare come una forsennata. “ Mamma,papà non è ancora tornato?”Si
stropicciò gli occhi. “ No,tesoro no . Torna a dormire.”rispondeva facendo
finta di niente,ma…Il campanello suonò.
“ Eccolo è lui!” Aprì la porta: era la madre.
“ Mamma…ciao!” L’ abbracciò. L’ abbracciò anche lei caldamente.
“ Mamma,cos’hai? Sembri sconvolta,dov’è Giorgio? A mettere la
macchina in garage?” La madre fece cenno di no con la testa e chiuse la porta.
La sua faccia era bianca come il latte:fece sedere Stefania sul divano e le
disse la notizia.
Stefania si sentì gelare,urlò, scoppiò in lacrime e si contorse
dal dolore,mentre la nonna piangeva con lei tenendola stretta tra le sue
braccia. Non pensando che la piccola era un piedi, la piccola Ania era lì a
sentire tutto stringendo il suo
orsacchiotto forte .
In autostrada Giorgio guidava con la sua alfa romeo….
il traffico era regolare.. forse un colpo di sonno,un malore non
so…improvvisamente la macchina ha sbandato e si è schiantata contro un tir
fermo su una piazzola di sosta.
Dopo un po’ dei poliziotti arrivarono all’aeroporto di Fiumicino
dove la nonna aspettava spazientita e preoccupata. I poliziotti avevano
rilevato la targa della macchina e capito dove di dirigeva accompagnando la
nonna fino a casa.
In quel momento Ania,vicino al pianoforte del padre,vedeva sua
madre piangere ed urlare. Da quell’ attimo lei percepì che la musica sarebbe
stata la sua vita.