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Autore: _only_ hope_    18/01/2016    1 recensioni
[Christmas!Time (un po' in riardo...) Caleo, accenni alle altre coppie]
Dopo due anni dalla fine di BOO, Leo è ritornato al Campo assieme a Calypso.
Siamo a metà dicembre, e tutti sono in fermento in vista del Natale: o, meglio, tutti eccetto la figlia di Atlante, che chiede confusa al suo ragazzo: "Chi è Natale? Ne parlano tutti in continuazione..."
A questo punto Leo si vede costretto ad intervenire.
[partecipa al contest "Game fo Judges: Conflitto nella Storia" indetto da Encha e Kaika sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo/Calipso, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"La tua ragazza è strana: lo sai, vero?"

Piper si avvicinò a Leo, il quale stava osservando Calypso, che era in piedi davanti all'albero di Natale della Casa Grande: tra le mani strette a coppa teneva una palla di Natale azzurra che raffigurava un paesaggio innevato, dipinta a mano dai figli di Apollo, e la osservava con stupore, gli occhi luminosi, la bocca dischiusa.

"È bellissima, non trovi?" rispose invece il giovane, ed in risposta l'amica roteò gli occhi ridendo.

"Sei un caso perso: non mi stai neanche ascoltando!" protestò l'altra.
"
L'amore è una grave malattia mentale, Piper: rassegnati." Annabeth si aggiunse al duo, giusto nel momento in cui Leo si risvegliava.

"Cosa fate voi due con le mani in mano? Abbiamo il Campo intero da addobbare!"

"Abbiamo finito di decorare la mensa, come ci avevi gentilmente ordinato, Babbo Natale: è rimasto solo Jason, che svolazza in giro ad appendere luci e festoni."

"Potreste prendere una scala ed andare ad aiutarlo." osservò l'altro.

"Non è così divertente." replicò Piper ridendo, poi si allontanò prendendo Annabeth a braccetto, mentre Leo gridava loro di ricordarsi che il giorno successivo avrebbero preparato i biscotti.

"Sì, e tra tre giorni andiamo ai mercatini di Natale in città: lo sappiamo, ce lo hai detto più o meno mille volte!"

"Calypso ti fa male, Leo!"

Lui rise, mandandole a quel Paese, poi ritornò ad osservare la figlia di Atlante, che proprio in quel momento venne urtata da un instabile figlio di Ipno e lasciò accidentalmente cadere la boccia di vetro.

"Per Zeus, stai attento!" esclamò, ma quello si era già addormentato accanto ad un albero. Mentre il rombo di un tuono risuonava nell'aria e la giovane fulminava il cielo con lo sguardo, il figlio di Efesto la raggiunse recuperando la colla dalla sua inseparabile cintura degli attrezzi e in un attimo ricompose la pallina, che ritornò quasi come nuova, poi la porse alla sua ragazza, che gli sorrise e si accovacciò di fronte a lui. "Grazie."

"Di niente. Credo che se vuoi tu possa tenerla."

"Davvero?!" si illuminò lei, portandolo ad annuire e sorridere tra l'intenerito ed il divertito. "Sembrerò patetica a dire che è bellissima."

Mai quanto te, pensò lui.

"Mai quanto me." rispose invece, rischiando che lei gli frantumasse la decorazione sulla testa: fortunatamente per lui ci teneva troppo.

"Vieni: ti voglio fare vedere una cosa." continuò subito, onde evitare che ci ripensasse, alzandosi in piedi ed allungando una mano nella sua direzione: lei sorrise e si lasciò trascinare in giro per il Campo.

Il cielo si stava lentamente rabbuiando e lui le mostrò ogni albero decorato, ogni singola decorazione che aveva progettato con i suoi fratelli e i figli di Apollo, ognuna in linea con le caratteristiche del dio a cui la casa era dedicata: l'unico albero spoglio era quello dei figli di Ipno, ma Leo non dubitava del fatto che quello dei figli di Ermes si sarebbe svuotato a poco a poco.

Le cacciatrici di Artemide, da poco giunte al Campo, stavano spruzzando il loro pino con la neve finta quando Leo e Calypso le raggiunsero: la giovane guardò subito male quella strana polverina bianca e appiccicosa, poi chiese di che cosa si trattasse, salvando il figlio di Efesto dall'essere gravemente ferito da Talia, dopo averle chiesto perché non appendesse anche lei le luci allo stesso modo di Jason.

"Dovrebbe assomigliare alla neve, secondo quello che sostiene il tuo ragazzo qui."

"Ma ci assomiglia! Vero che ci assomiglia, Calypso?"

"Ha chiesto che cosa fosse: non ci assomiglia."

La giovane osservava prima l'uno, poi l'altra, ed infine decise di mettere fine alla discussione allo scopo di ottenere qualche utile spiegazione:

"Che cos'è la neve?" ottenne in parte l'effetto voluto: entrambi si zittirono, ma la guardarono come se fosse appena atterrata con una navicella spaziale proveniente da un pianeta lontano anni ed anni luce dalla Terra.

"Te la farò vedere i prossimi giorni: c'è neve fuori da qui, vero?" borbottò lui qualche secondo dopo, rivolgendo la domanda alla figlia di Zeus, la quale subito annuì:

"Ovvio: c'è sempre neve a New York. Comunque, per la cronaca, Calypso: la neve è acqua ghiacciata e bianca."

"Descritta così sembra un mucchio di ghiaccioli, ma è soffice. E ottima da mangiare." aggiunse Leo, e questa volta la giovane quasi capì quello che stavano descrivendo.

"Te lo sconsiglio." ribatté Talia.

"Comunque assomiglia a questa cosa qui." l'indice del figlio di Efesto si posò sul suo naso, depositandoci qualcosa di soffice: la giovane dea lo guardò male, poi toccò sospettosa il punto che lui aveva sfiorato ed infine lo fulminò con lo sguardo: un attimo dopo lo stava rincorrendo con l'intera bomboletta in mano -gentile concessione di Talia-, pronta a vendicarsi del brutto tiro. Leo rideva e rideva, il fiato che cominciava ad essere corto: lui, però, non se ne curava, perché quello stava cominciando a diventare il Natale migliore della sua vita. Alcuni minuti dopo, rifugiatosi in un angolo della mensa, guardò indietro, per scoprire che la sua ragazza non era più dietro di lui: uscì lentamente, guardandosi attorno con circospezione, e la trovò qualche decina di secondi dopo in piedi all'ingresso, gli occhi fissi sul grande abete che si stagliava luminoso ed in tuta la sua maestosità sopra di lei, il viso rivolto verso l'alto.

"Ti piace?" le chiese, avvicinandosi a lei e abbracciandola da dietro, fermandosi anche lui ad osservare quello spettacolo: si sentiva così piccolo in confronto a quell'albero.

Spostò lo sguardo verso il resto del Campo, sentendosi soddisfatto del lavoro che avevano fatto quel pomeriggio: si era divertito a decorare, ma anche a dare ordini. Soprattutto, però, aveva adorato rendere felice la sua Calypso. Ad un certo punto alzò di nuovo lo sguardo e notò un rametto di vischio proprio sopra alla sua testa: la veranda di ingresso ne era colma, decisamente si notava che una delle figlie della dea dell'amore aveva decorato quel punto del Campo. Non osava immaginare tutti i baci che avevano interrotto la decorazione quel pomeriggio!

"Calypso, lo vedi quello?" lei alzò lo sguardo verso il punto che lui le indicava.

"Vischio." osservò.

"Già. Una delle tradizioni di Natale dice che sotto al vischio sia d'obbligo baciarsi."

Lei sorrise, si voltò, prese il viso del figlio di Efesto tra le sue mani e portò le loro labbra ad incontrarsi dolcemente.

"Mi piacciono queste tradizioni." osservò poi.

"Ora capisci almeno in parte perché amo il Natale?" rise lui, per poi baciarla nuovamente: si staccò un attimo dopo, quando qualcosa di freddo e appiccicoso lo colpì su entrambe le guance. Neve di bomboletta. Rise e cominciò a rincorrere Calypso, la quale alla fine era riuscita ad ottenere la sua vendetta.




Angoletto di Hope-barra-Gio:
buondì :) spero che questa FanFiction vi stia piacendo: mi rendo conto del fatto che è lievemente diabetica... spero di non essere caduta eccessivamente nell'OOC...
Un parere di qualsiasi tipo è sempre gradito!
Al prossimo capitolo!

  
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