~Chiedimi se sono felice~
Erano le 6:30 di una fredda mattina di dicembre.  Ran si era appena alzata dal letto.
Un'altra notte passata insonne a piangere, ad aspettare una sua chiamata, a sperare in un suo probabile ritorno, a pensarlo. Ma niente...Erano giorni che Shinichi non si faceva sentire. A giudicare dalla sua espressione e dalle occhiaie si evinceva il velo di preoccupazione e di tristezza che l'avvolgeva ormai da mesi. Giunta davanti allo specchio del bagno iniziò a studiare il suo volto: la sua solare espressione si era tramutata in un mix di solitudine e pentimento...Già...Pentimento per non avergli impedito di seguire quegli uomini quella sera al Tropical Land. Quel dannato luogo dove la sua felicità ha trovato un ostacolo, quella maledetta sera dove tutto é scomparso. A quei pensieri un'altra lacrima stava per solcare il volto di Ran, ma lei la ricacciò prontamente dentro gli occhi, ancora arrossati per la notte precedente.
"Sarà meglio darsi una sistemata e poi andare a preparare la colazione per papà e Conan " sussurrò tra se e se la giovane.
Preparata la colazione, con passo lento e silenzioso si diresse verso la stanza di Kogoro. La fioca luce attraversava le tapparelle e illuminava il volto del piccolo Conan. Ran si chino verso il fratellino e iniziò ad accarezzargli il volto  e a sussurrargli parole di incoraggiamento affinché si alzasse: "Conan-kun  su sveglia...Devi andare a scuola" "Ancora cinque minuti Ran-neechan". Rispose il piccolo con voce assonnata. "Non vorrai mica far tardi?" continuò la karateka. Così dopo un lamento e qualche stiracchiata il bambino trovò la forza di alzarsi dal suo caldo futon, si diresse in cucina per gustare la colazione preparata da sua "sorella maggiore".
A tavola Ran osservava con attenzione il volto del piccolo...I lineamenti...I modi di fare...Quegli occhi azzurro oceano così uguali a quelli di Shin..."No basta pensare a lui!!" pensò scuotendo la testa. "Ran-neechan qualcosa non va?" chiese Conan preoccupato. Quanto odiava chiamare Ran, la SUA Ran, con quell'insulso appellativo.  Non ce la faceva più voleva tornare Shinichi Kudo! Voleva tornare ad essere il detective diciasettenne fanatico di gialli, voleva tornare a risolvere i casi con il suo corpo, il suo vero corpo, non nascosto dietro Kogoro e essere costretto a parlare attraverso un papillion rosso...Ma soprattutto...Voleva tornare da Ran, voleva dirle quanto l'amava, dirle che sarebbe disposto a tutto per lei, raccontarle tutta la verità dell'Organizzazione, di Ai, di quella maledetta pillola...Ma non poteva..Non poteva perché l'amava e non voleva mettere in pericolo la sua vita. Preferiva vederla triste e piangere per la sua assenza, piuttosto che in pericolo tra le grinfie di quei sadici. E' così sbagliato mentire alla persona che si ama per proteggerla? Si stava, forse, comportando da egoista? O stava facendo la cosa giusta? I pensieri del ragazzo vennero interrotti da Ran: "Tranquillo Conan-kun, sono solo stanca" "Dormito male Ran?" domandò il padre sbadigliando "Diciamo di si" l'occhio di Ran cadde sull'orologio da  polso "Caspita è tardissimo andiamo Conan!". Usciti di casa si diressero con passo svelto verso la scuola. Per le vie di Beika si respirava la classica atmosfera natalizia. "Un'altro Natale senza lui..." la ragazza non si accorse di averlo detto troppo ad alta voce e di aver attirato l'attenzione di Conan "Parli di Shinichi?" chiese, il piccolo, con voce seria e fredda sorprendendo la ragazza che non si aspettava assolutamente una domanda del genere detta in modo così freddo da un bambino di sette anni. "Si, da cosa l'hai capito Conan-kun?" "Quando parli o pensi a lui ti brillano gli occhi devi volerle molto bene vero?", riecco quella vocina infantile. "Già...Mi manca tanto" rispose la karateka con voce spezzata. Stava di nuovo per piangere, ma non voleva non voleva piangere davanti al piccolo. Conan notando che i suoi occhi stavano ricominciando ad arrossarsi tentò di rassicurarla: "Shinichi per me è uno stupido! Come può lasciare la sua ragazza sola così tanto e non telefonargli...Ma sta tranquilla magari ora è impegnato in chissà quale caso ma posso assicurarti che a te tiene molto e che appena potrà ritornerà immediatamente da te!"  Ran si inginocchiò per arrivare alla sua altezza e lo abbracciò sussurrandogli all'orecchio: "Conan fratellino non so cosa farei senza di te grazie" Conan sorpreso dal gesto della karateka non poté non ricambiare l'abbraccio. Amava quegli abbracci...Così sinceri...Così caldi... "E per la cronaca Shinichi e io siamo solo amici!" gli disse sorridendo e stampandogli un bacio sulla fronte. Ripresero a camminare finché Conan non decise di allontanarsi utilizzando  la solita scusa di doversi incontrare con i Detective Boys.
Allontanatosi da Ran prese con la sinistra il cellulare, con la destra il modulatore vocale e compose il numero di Ran.
TUM-TUM-TUM
"Pronto Ran mi riconosci?" il cuore della ragazza inizio a battere forte "Sh..Shinichi dove sei? Perché non mi hai più chiamato?" "Vedi Ran sono impegnato con un caso molto importante, mi trovo in America" "Casi, casi e ancora casi! Pensi solo a quello! Non capisci che sono preoccupata per te? Che di notte non riesco a dormire perché sei sempre al centro dei miei pensieri? Che ogni giorno a scuola spero di vederti entrare e sederti dietro me come hai sempre fatto...Quel banco senza te è così vuoto, come me...Senza te ho un vuoto dentro che nessuno colmerà mai all' infuori di te!  Mi sento persa senza te! Shinichi ho bisogno di te ma a quanto pare tu non hai bisogno di me. Comincio a pensare che a Londra tutto ciò che mi hai detto fosse solo una bugia. Shinichi torna a casa ti prego!". Come poteva pensare Ran che lui stesse meglio a stare lontano da lei. Attraverso la cornetta si sentivano solo i singhiozzi di lei. Stava continuando a far soffrire la sua migliore amica, stava distruggendo  la vita dell'unica ragazza che avesse mai amato. "L'unica cosa che desidero è stare con te...Ma non posso cerca di capire...Ran lo sto facendo per te".
"Lo stai facendo per me? Che intendi dire? Dimmi la verità! Perfavore"  I singhiozzi della ragazza si facevano sempre più forti. "Ran non posso perdonami". "Significa che non ti fidi di me". Queste parole trapassarono  il cuore del ragazzo come una lama. "Ran chiedimi se sono felice! Per te sono felice di stare lontano dalla ragazza che amo? Di non poterla vedere? Di non poter passare del tempo con lei? Di sentirla solo per telefono?" "E ALLORA TORNA DA ME!" Urlò disperata la giovane. E con questo si chiuse la chiamata.
Cosa gli era venuto in mente? Sul serio pensava di risolvere qualcosa telefonandole? "Che stupido che sono!" pensò tra se e se.
"Ehy ciao Conan!" si girò e si trovò davanti i Detective Boys e Ai che aveva uno sguardo più stanco e freddo del solito...



Angolo autrice
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan fiction spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. MI é venuta in mente questa storia ascoltando una canzone di Katy Perry "Ghost", inizialmente doveva essere una cosa breve...Ma mentre scrivevo mi sono appassionata e le idee sono cominciate a saltare fuori. Recensite e fatemi sapere che ne pensate ;)
Baci   _ShinxRan_