Satoru apre gli occhi, pigro, colpito in viso da un raggio timido che fa capolino da dietro le nuvole e filtra attraverso la tenda leggera che copre la finestra. Porta la mano sinistra alla bocca nel blando tentativo di coprire uno sbadiglio nemmeno tanto rumoroso; la destra, invece, ha la sensazione di non sentirla nemmeno più.