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Autore: _Ellie_    16/03/2009    0 recensioni
Io vedo la furia e capisco che c’è qualcos’altro oltre me stessa.
Ma, e qui torna il problema, voi lo vede?
Riuscite a verderLo?
Voi siete qui con me, in una spiaggia sconosciuta tra il nord ed il sud, afferrandovi allo scoglio per non cadere, sentendovi spazzare via i ciuffi dal viso mentre il vento tira la maglietta?
Potete arrivare a vedere oltre l’abisso che mi separa da voi?
Posso sentire lo stesso che sentite voi?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Shadow of Doubt

Tu sai cosa succede quando ti ritrovi con una tastiera sotto le dita ed un nuovo sogno davanti agli occhi.
Sì, lo sai. Anche se lo neghi.
Sai che dovrai guardare quelle lettere disordinate, così belle, così lise, così opache, e che dovrai scervellarti per trovare un filo che possa cucire parole dai mille poteri ad uno schermo bianco, pixel, miracolo della tecnologia ed una dedica speciale a quel genio che ha buttato giù Word così com’è. Sai che quel filo dovrà essere resistente, grosso o sottile a seconda delle emozioni che vuoi trasmettere e di come vuoi che arrivino.

Perché è lì il problema: le emozioni devono arrivare al lettore. E perché lo smuovano almeno la metà di come hanno smosso te, il filo che devi trovare deve seguire fedelmente il segno che hai tracciato prima.

Ma come, illuso, credevi che le parole potessero appiccicarsi allo schermo da sole con abilità e destrezza, comunicando ad altri emozioni che non sei neppure riuscito a comunicare loro?
Ma come, ingenuo, credevi che con uno schiocco di dita il tuo sogno si potesse trascrivere papale papale?

Ecco il problema, credo.

Il fatto che, tra ciò che si sogna e ciò che si deve poi scrivere, ci sono interi abissi. Forse qualcuno ha trovato una maniera di valicarli ogni santa volta ma io, piccola maldestra, ci sono parecchie volte in cui affogo e, dopo aver sputato fiele e frustrazione per giorni, mi rassegno a stare per giorni sulla riva, sull’orlo, a tenere tra le mani un panno fatto di foglietti sparsi, senza un filo decente che mi consenta di cucire una parola all’altra.

Ma non mi sto spiegando bene. Eh, sennò dove sarebbe la difficoltà?

Dunque, il problema è che in questo momento ho il vento leggermente salmastro che mi sta seccando le labbra, della sabbia fredda e bianca, come polvere di marmo, che s’intrufola tra le dita delle mie mani, rastrelli improvvisati per una scrittorucola da strapazzo. Ebbene, questa scrittorucola da strapazzo di ritrova con la visione di un mare in piena tempesta di fronte a lei, onde furiose come lame grigio acciaio che feriscono le folate di vento, sfaldandosi in spuma salata, leggera, borbottante. Io, sopra di me, sto vedendo il cielo più color argento che ci sia a questo mondo e in molti altri ed io, in particolare, sono tutto e sono nulla, capelli al vento e braccia spalancate, una corona di fogli stropicciati e fazzolettini dello Starbucks pasticciati.

Io vedo la furia e capisco che c’è qualcos’altro oltre me stessa.

Ma, e qui torna il problema, voi lo vede?
Riuscite a verderLo?
Voi siete qui con me, in una spiaggia sconosciuta tra il nord ed il sud, afferrandovi allo scoglio per non cadere, sentendovi spazzare via i ciuffi dal viso mentre il vento tira la maglietta?

Potete arrivare a vedere oltre l’abisso che mi separa da voi?

Posso sentire lo stesso che sentite voi?

Perché anche se questo piccolo sballottamento tra il mio mondo e lo schermo di un piccì non vi è stato di alcun aiuto, voi riuscite lo stesso a sentire il ticchettare distratto delle mie dita sulla tastiera, così come io immagino i vostri occhi spalancati su di un paesaggio che non sempre si riesce a vedere?

Ma si sa, l’onniscienza ci è preclusa. E allora, che dubbio sia.



-.-.-.-

E con questa, possiamo dire di aver toccato il fondo. No, non significa nulla, non ha fine se non quello di essere quello che è, qualsiasi cosa sia, essendo quest’ultimo parto della mia infantile parlantina.
E se vorrete farmi notare che forse era uno sproloquio da non divulgare, non potrò che ringraziarvi.
   
 
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