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Autore: HuGmyShadoW    16/03/2009    1 recensioni
Immagino che tutte, più o meno, ci siamo chieste: perché il look di Bill è così particolare? Cosa l'ha portato a delle scelte tanto "drastiche"? In questa brevissima fic leggerete una delle tante possibili risposte, una delle infinite possibili Verità, partorita dalla mia mente troppo spesso a caccia di meduse (sì, SpongeBob mi fa male xD).
Ma sarà l'unica, Vera ragione?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The TruTh.




«Bill.»

Il ragazzo alzò gli occhi nocciola.

«Bill, vuoi rispondermi una buona volta?» chiese con stizza suo fratello, seduto davanti a lui. Era una giornata oziosa, la scuola era appena iniziata e ancora i compiti a casa non erano sufficienti a far passare un pomeriggio intero.

Bill posò la matita con cui stava scarabocchiando un foglio da circa mezzora e fissò Tom sfoggiando un impeccabile sorriso incredulo.

«Non so di cosa tu stia parlando» rispose.

Tom sbuffò strappandosi le cuffiette dell'iPod dalle orecchie.

«Eccome se lo sai. Sono giorni che ti ripeto la stessa domanda.»

«Tom, per piacere, non crederai davvero che ci sia qualcosa sotto!» protestò Bill, alzando gli occhi al cielo.

Tom si alzò sbattendo le mani sul tavolo.

«Io non credo, sono sicuro! Ti conosco da quindici anni, e so per certo che una cosa come questa non può essere saltata fuori da sola.»

«Perché non potrebbe essere andata semplicemente così?» ribatté il moro alzandosi a sua volta.

«Perché no!» urlò l'altro.

Bill rimase in silenzio con lo sguardo furioso puntato su qualcosa appena sopra la spalla del fratello, apparentemente concentrato su qualcosa che il gemello non avrebbe mai potuto vedere.

Poi sorrise.

Le sue labbra si distesero, prima piano, timide, poi sempre più audacemente fino a scoprire tutti i denti, anche quegli incisivi storti che tanto odiava e che preferiva non mostrare mai, e dalla sua gola fuoriuscì sotto forma di vibrazione una lunga risata silenziosa.

Tom lo guardava e non capiva: di solito una lite come quella, per quanto stupida e insensata, andava a finire in un abbraccio consolatorio o, più spesso, nel tiro al bersaglio con tutto quello che capitava a portata di mano. Che significava dunque quella risata così potente e invisibile che sconquassava il petto e le spalle ossute di Bill?

«Mi conosci bene» singhiozzò il ragazzo asciugandosi gli occhi quando finalmente si fu calmato. In un istante tornò serio.

«Il nostro gruppo è agli inizi. A malapena ci conoscono nel nostro paese e ci esibiamo nei piccoli pub. Ciò potrebbe essere qualcosa di magnifico ed esaltante per te, per Gustav e magari anche per Georg. Ma per me no.»

Si chinò, raccolse la matita rotolata a terra chissà quando e prese a rigirarsela tra le mani, assorto, completamente dimentico del discorso appena iniziato.

«E tu che cosa vuoi di più?» mormorò Tom riscuotendo il fratello dai propri imperscrutabili pensieri.

Proprio non lo capiva: pochi giorni fa se l'era trovato davanti con i capelli tagliati come un personaggio dei fumetti e un trucco degno di David Bowie sugli occhi, gli aveva chiesto spiegazione più di una volta senza risultato e adesso... adesso se ne veniva fuori col discorso della sua insoddisfazione nei confronti del gruppo. Che significava?

Bill sorrise.

«Io? Io voglio fama. Voglio gloria. Voglio il mondo ai miei piedi e le stelle più belle adoranti al mio cospetto.» e per enfatizzare il concetto alzò le braccia come ad abbracciare l'intera volta celeste

Tom fece per aprire bocca, ma il moro lo precedette, dirigendosi verso la finestra. Scostò la tenda e lasciò che il sole di settembre gli accarezzasse il volto efebico; gli permise, magnanimo, di soffermarsi sulle sue labbra incurvate in un sorriso muto e sui suoi occhi pesantemente spalmati di nero come si fosse trattato di un servitore fedele e lui di un padrone compiacente, tutto sommato soddisfatto di quelle attenzioni.

«Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è qualcuno che ci lanci. Dobbiamo farci notare. Dobbiamo diventare qualcuno. E quale modo migliore per emergere se non esaltare l'aspetto che la società stessa condanna?» disse piano, più a se stesso che davvero rivolto al fratello.

Lasciò andare la tenda, che si piegò più volte su se stessa oscurando la stanza e congedando il ligio servo, e solo in quel momento Tom si accorse di un altro piccolo particolare: le unghie del ragazzo erano pitturate di nero e lucido smalto. Si portò una mano alla testa, pieno di confusione.

«Non ti seguo più» mugolò.

«Tom» chiamò Bill avvicinandosi di un passo. «Non importa se il mondo parla male di noi, oppure bene; l'importante è che di noi si parli. È solo questo ciò che conta, capisci?»

Il rasta si chiuse per qualche secondo in un silenzio pensieroso, lo sguardo puntato sui propri piedi scalzi. Poi alzò la testa, inclinata con fare meditabondo.

«Tu continui a dire “il mondo, il mondo”...» mugugnò, concentrato, stuzzicandosi una pellicina con l'indice. «Ma ti ricordo che per ora noi siamo ancora confinati in questo buco, e, come hai sostenuto tu stesso poco fa, non ci conosce nessuno al di fuori di quei quattro locali in cui ci esibiamo» esclamò.

«Lo so.»

«E allora come puoi essere sicuro di?...»

«Fidati di me» lo interruppe ancora Bill, trovandosi ora naso a naso col fratello. «Fidati. Noi diventeremo presto qualcuno. Lo so. Ho già pensato a tutto. Fidati. Me lo sento» e sorrise con calore accarezzando la schiena del gemello in un abbraccio dolcissimo.

Tom chiuse gli occhi, inspirando forte; Bill aveva anche un nuovo profumo? Sapeva di miele e menta: zuccheroso, eppure forte, e pulito. Sapeva di buono.

In realtà non sapeva come sarebbe stata la sua vita fra uno, due o dieci anni, non poteva saperlo. Magari avrebbe abbandonato presto la chitarra, magari sarebbe finito in un minuscolo ufficio di un'enorme azienda, o a vendere giornali all'angolo della strada, però... voleva crederci. Voleva sognare. Voleva volerlo.

E poi, fare contento Bill non constava niente. Sorrise e ricambiò l'abbraccio.



«Mi fido.»









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Non è assolutamente nulla di pretenzioso, però le vostre opinioni mi farebbero molto molto piacere per sapere se gradite questo genere di "flash-fic". ^____^

   
 
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