L’Imperatore
e l’Imperatrice
L’Imperatore
Federickoson II e l’Imperatrice Musata stavano intrattenendo
i loro ospiti
presso il Palazzo Imperiale su Pokdfin, nel giardino primaverile, posto
nella
zona ovest del palazzo, sotto un’enorme cupola che permetteva
di controllare la
temperatura della zona, la stagione, il fiorire di certi tipi di
fluorescenze
provenienti da parecchi pianeti della galassia.
L’Imperatore
e l’Imperatrice sorridevano a tutti i partecipanti, quasi non
ricordandosi il
pericolo scampato.
Tutto
era ormai alle loro spalle.
A
festeggiare l’avvenimento c’erano il Conte Louk e
la moglie Rachel, Freddy, Fiona,
alcuni burocrati
rimasti fedeli
all’Imperatore, la Contessa Haras, scappata dal suo pianeta
dopo che il marito
aveva tradito tutti, compreso se stesso.
Ma
i festeggiamenti riguardavano il nuovo Barone del pianeta Klack, che
Makarre
aveva abbandonato con una fuga precipitosa.
Il
nuovo barone si chiamava Louirsen Guiorle, con lui c’era la
sua promessa sposa
Fionji, la figlia del cugino dell’Imperatore, il Duca
Struzink, che
assomigliava parecchio alla figlia dell’Imperatore Noemi, che
con sua sorella
Giulia stava giocando con la tigre Elsa.
“Allora,
caro Louirsen, come ti pare il tuo nuovo incarico?” gli
chiese l’Imperatore,
mentre erano seduti su delle comodissime poltrone di color blu sotto ad
una
tenda che sembrava sospesa nel nulla, li ferma a fare una dolce ombra,
anche se
il tempo all’interno della cupola, per quella giornata, era
stato deciso che
fosse mite, per allietare la festa che vi si svolgeva.
“Molto
bene, Imperatore, La ringrazio per l’incarico, anche se la
zona della galassia
da controllare è un po’ remota.” Gli
ripose Louirsen.
“Non
ti preoccupare. Non ti accorgerai neanche che sei in una zona di
periferia
della galassia. C’è tutto da ricostruire, dopo il
passaggio di Makarre e Touk.
Di tempo ne hai tanto. Sei giovane. Hai una bella moglie. Vedrai, ti
aiuterà.
Nei momenti difficili avrai qualcuno su cui contare. E poi avrete di
sicuro dei
figli. Vedrai, ti terranno molto occupato.” Disse
l’Imperatore, ridendo alla
fine della frase. Una risata certamente sonora, cui fece eco Louirsen.
“Spero
non come le sue, mio Imperatore.” Gli ribatté
Louirsen.
L’Imperatore
si fece un poco serio, dopotutto il pericolo che avevano corso le sue
figlie
era stato grande, ma tutto si era sistemato.
Mentre
i due, circondati da alcuni dignitari di corte, se ne stavano
allegramente a
parlare, sorseggiando una birra di qualche sconosciuto pianeta della
galassia,
l’Imperatrice Musata, Fionji, Fiona, Rachel ed alcune dame di
corte stavano
tranquillamente sotto un’altra tenda, non troppo lontana da
quella occupata
dall’Imperatore.
Ad
un certo punto l’Imperatrice allontanò le dame con
un cenno, chiamò Freddy,
Noemi e Giulia e cominciò a parlare in modo alquanto serio.
“Vedi,
Fionji, d’ora in poi dovrai seguire tuo marito lontano dal
Palazzo Imperiale,
lontana dalla famiglia che ti ha cresciuta, lontano dalla sicurezza che
fino ad
oggi ti ha circondato. Dovrai essere fedele a tuo marito, prima di
esserlo
verso la galassia. Fedele, Fionji (sottolineò con la voce
l’Imperatrice), non
stupida. Di sicuro lui si circonderà di donne di fama
più o meno.. come dire…
bhe, te lo puoi immaginare. Non farci caso. Non è quello che
ti deve
preoccupare. Ti devi preoccupare di quelle che mettono in testa a tu
marito
strane idee. Ma non ti preoccupare, non succederà. Tieni,
(l’Imperatrice tolse
da sotto le sue vesti una scatoletta rossa con strisce gialle e verdi)
quando
avrai dei problemi, basta che tu inserisca questo anello, vedi
(l’Imperatrice
apri la scatoletta ed dentro vi era un anello in platino con uno strano
diadema), nel riconoscitore di oggetti, posto nella scatola di
trasmissione
dati dei tuoi video terminali. Qualcuno di noi si farà vivo.
Qualcuno del club
delle amiche, e cercheremo di sistemare la cosa. (Fiona
accennò ad interrompere
l’Imperatrice) Si, lo so Fiona, con te non è stata
la stesa cosa, ma c’erano
altri problemi, lo sai. In ogni modo, cara (l’Imperatrice
chiuse la scatoletta
e la pose nelle mani di Fionji) se avrai bisogno, noi arriveremo. Noi
donne
dobbiamo essere unite, specialmente sapendo cosa diventerai. Altrimenti
la
galassia potrebbe correre pericoli più grandi di quelli che
ha corso fin’ora,
inutilmente. Bene, signore. Credo che questo sia tutto.
(l’Imperatrice batte le
mani sulla gonna, si alzò e con lei tutte le presenti,
tranne Fionji) Possiamo
andare dai nostri mariti. E’ ora di rimetterli in riga,
altrimenti stasera
dovremo vestirci da infermiere!” Rise fortemente e tutte le
altre gli fecero
eco, mentre si dirigevano verso la tenda occupata dagli uomini.
Fionji
rimase lì, seduta, con la scatoletta tra le mani.
Rachel
si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla
destra.
“Su,
non ti preoccupare. Vedrai, per parecchi anni l’Impero e
questa galassia
saranno al sicuro. E poi non ti preoccupare. Louk dice sempre che si
farà
l’amante, che vuole un sacco di concubine: ma tutte le volte,
in un modo o
nell’altro, gli faccio cambiare parere. Basta mettere in
mostra le nostre
grazie.” Così dicendo sollevò la gonna
e mostrò a Fionji le sue gambe, lunghe,
vellutate, con una scarpina bianca che risaltava la sua abbronzatura.
Fionji
rise.
“Sì,
capisco. Mi sa che passero un sacco di tempo in palestra.”
Disse ridendo.
“No!
Basta fare dieci vasche al giorno in piscina. Nuda, direi. (Disse
Rachel
pensierosa) Alla quinta vasca se non scende a controllare, preoccupati.
Se
arriva alla settima mi sa che non esci dalla piscina!”
Così dicendo risero
tutte e due.
“Me
ne ricorderò! Ma lo sai che il problema non è
quello.” Disse Fionji, abbassando
la testa e giocherellando nervosamente con la scatoletta.
“Non
ti preoccupare. Quando sarà il momento saprai cosa
fare.”
“Sì.
Dite tutte così. Ma alla fine sarò io, solo io a
sopportare il peso di tutto.
Nel bene e nel male. Per cosa poi? Che senso ha, Rachel, il bene della
galassia? Perché?‘”
“Perché
qualcuno deve guidare la carrozza e deve evitare le buche, se no i
passeggeri
si arrabbiano e si lamentano. Tu siederai di fianco al cocchiere,
volente o
nolente, e dovrai evitare che lui mandi nel baratro l’intera
galassia e che i
suoi abitanti si lamentino. A chiunque è data questa
possibilità, è elevato al
rango più elevato e può fare tutto quello che
vuole e gli viene dato tutto
quello che vuole. Purché faccia il suo dovere, se non vuole
essere sostituito,
destituito o peggio. Non ti lamentare. Sarai aiutata a prepararti al
meglio
delle tue possibilità. E adesso andiamo!”
Fionji
si alzò e, insieme, raggiunsero le altre.
Quando
le donne arrivarono sotto la tenda dell’Imperatore, i
burocrati e i funzionari
dell’Impero se ne erano andati, accompagnando le dame di
corte verso il Palazzo
Imperiale.
L’Imperatrice
si sedette in braccio all’Imperatore, alzando le gonne del
suo vestito,
mostrando anche lei delle gambe affusolate e abbronzate.
Rachel
fece lo stesso con Louk e Fionji non se lo fece dire due volte e fece
lo stesso
con Louirsen.
“Lo
sapevo!” Dissero insieme l’Imperatore e Louk,
mentre tutte le presenti si
misero a ridere.
“Belle
gambe!” disse Giulia, mentre Freddy le imitava, alzando anche
lei la gonna,
anche se le sue gambe erano un po’ più in carne di
quelle delle altre.
“Cara
cugina: moto, dieta e un ragazzo, per favore. Non vorrai mica che tutti
parlino
delle tue gambe!” Disse Rachel. Ma Louk, mentre Rachel rideva
a crepapelle, gli
diede una spinta, facendola cadere a terra. Nel cadere Rachel
alzò
completamente la gonna.
“Rachel!
Vergognati!” gli urlò L’Imperatrice,
prima che il marito facesse a lei lo
stesso.
“Musata!
Scostumata!“ Gli urlò dietro Rachel.
“Mamma!”
Gli fecero eco Noemi e Giulia.
Louirsen
tento lo stesso con Fionji, ma lei si attacco e l’operazione
non gli riuscì.
“Non
ci provare, mio caro!” Gli disse Fionji. “Ho
lottato per anni con i maestri
d’armi! Ci vorrà ben altro che uno scrollone per
farmi cadere per terra.”
Mentre
tutti le guardavano meravigliati, Fionji si alzò, strizzando
l’occhio
all’Imperatrice, ancora per terra con la gonna alzata.
Ma
Louisen non si era arreso e, appena Fionji gli voltò le
spalle, infilò il suo
piede sotto la gonna, facendole uno sgambetto.
Fionji
cercò di evitare di cadere in avanti, con un colpo di reni.
Ma Louirsen
insistette e finì anche lei per terra, con la gonna alzata.
“Bene.
Tre a zero per gli uomini!” Disse l’Imperatore.
“Possiamo rientrare.”
Tutti
e tre si alzarono, e porsero alle loro dame la mano per alzarsi.
Le
tre le donne, all’unisono, accennarono con un sorriso: prese
le mani degli
uomini, gli diedero uno strattone, costringendoli a cadere in mezzo
alle loro
gambe.
“E
adesso, vuoi ancora alzarti, caro?” Disse Fionji, alzando
completamente la
gonna davanti a Louirsen.
Le
altre fecero lo stesso.
L’Imperatore
guardò le figlie e le altre invitate presenti.
“Vi
dispiace lasciarci soli. Dobbiamo discutere qualcosa con queste
signore.”
Disse, deglutendo la poca saliva che aveva in bocca.
“Papà,
ti ricordo…” Iniziò Noemi.
“Cara
“ gli disse l’Imperatrice “tuo padre
è stressato e ha bisogni di.. cinque…, no
dieci minuti di riposo assoluto.”
Freddy,
abbassata la gonna, disse: “Gliene do dieci di secondi a
quelli lì.”
Così
dicendo si girò e se ne andò seguita dalle altre
donne.
“Sei
la solita.” Disse infine l’Imperatore
“Che cosa vuoi?”
Musata
abbassò la gonna e guardò il marito in modo serio.
“Devi
dire qualcosa a Louirsen!” Gli rinfacciò
Si
alzarono tutti da terra e si sedettero sulle poltrone.
L’Imperatore
prese il bicchiere, bevve un sorso di birra e iniziò a
parlare.
“Continuano
a sostenere che Makarre si è salvato con Gloria. Non so
come, ma mi assicurano
che ha trovato rifugio su un pianeta tra la nostra galassia e quella di
Touk.
Lo devi trovare, vivo o morto, e riportare i suoi resti. Gloria
lasciala dov’è,
non mi interessa. Ma Makarre lo voglio. I burocrati devono sapere che
fine
fanno i traditori. Non servirà a molto, ma per un
po’ la galassia sarà al
riparo da qualche matto.”
L’Imperatore
finì di bere dal suo bicchiere, appoggiandolo poi con fare
distratto sul
tavolo.
Rimasero
lì in silenzio, mentre una leggera pioggerella primaverile
scendeva,
picchiettando sul telo della tenda.
“E’
già ora dell’impianto
d’irrigazione?” Disse Rachel.
La
frase cadde nel nulla.
“Che
cosa vuol dire vivo o morto…” Disse Louirsen.
“Quello
che la parola vuol dire.” Disse Louk “Se lo trovi
vivo… se lo trovi già morto…”
“Non
è troppo odio per un uomo battuto?” Chiese Fionji,
guardando l’Imperatore.
“Non
abbastanza!” Disse l’Imperatrice, seria, con una
nota strana nelle parole. Una
nota che non ammetteva repliche.
L’Imperatore
si alzò e porse il braccio alla moglie: si alzò
anche lei, sorridente, e lo
seguì, correndo, cercando in qualche modo di ripararsi dalla
pioggia con le
mani. A metà strada si misero a ridere, cadendo e
rialzandosi più volte nel
prato.
Louk
e Rachel li seguirono subito dopo, riuscendo però a non
cadere.
Louirsen
e Fionji rimasero sotto la tenda.
“Di
solito dura poco… aspettiamo.” Disse Louirsen
Fionji
lo guardava, mentre lui si era perso nei suoi pensieri.
Come
aveva detto Louirsen, la pioggia cessò poco dopo.
“Caro,
ha smesso di piovere… caro…” Fionji
prese la manica del vestito di Louirsen e
gli diede degli strattoni.
Louirsen
trasalì, come svegliato d’improvviso da un brutto
sogno.
“Sì..
ha smesso di piovere..” Disse “Ma quando si
smetterà di versare sangue. Tutto
quel sangue…”
“Per
il bene della galassia non è mai abbastanza!” Gli
disse Fionji.
“Sei
sicura?” Gli chiese Louirsen, guardandola negli occhi, in
quegli occhi neri in
cui gli piaceva perdersi.
Fionji
non rispose.
Si
alzarono insieme e si diressero al Palazzo Imperiale.
Da
lontano, l’Imperatrice, con i vestiti completamente zuppi
d’acqua, li guardava
arrivare.
“Vedi
la tua fretta. Aspettavi…” Gli disse
l’Imperatore.
“Sì..
aspettavi…” Rispose l’Imperatrice,
pensierosa.
L’Imperatore
guardò ciò che stava guardando la moglie.
Vide
due giovani, abbracciati, che percorrevano un prato bagnato, con passo
sicuro.
Sì. Di sicuro l’Impero e la galassia erano al sicuro. Il suo successore sarebbe stato degno di essere l’Imperatrice.
Il
Barone Makarre, Gloria e l’Imperatore Touk
La
fuga del barone Makarre e di Gloria fu a dir poco precipitosa.
Le
notizie che arrivano al Barone non erano buone.
L’Imperatore
Touk era stato costretto alla fuga.
I
burocrati, che avevano condiviso con il Barone l’idea della
presa del potere, non
erano riusciti nel loro intento e scapparono. Non erano riusciti a
sostituire
più di cinquanta dei duemilacinquecento burocrati del
progetto iniziale.
La
fine era vicina.
Il
Barone Makarre prese le sue cose e scappo, insieme a Gloria,
abbandonando sul
pianeta la moglie, le concubine e le amanti, senza parlare dei figli.
Ma
al Barone non importava.
L’unica
cosa che gli interessava era Gloria e di fuggire con lei.
L’astronave
da guerra del Barone partì, con a bordo alcuni burocrati
rimastigli fedeli.
Nel
tentativo di sfuggire, la nave del Barone si diresse verso
l’esterno della
galassia.
Dopo
quattro giorni di viaggio, mentre attraversavano una nebulosa gassosa,
due navi
della flotta Imperiale gli sbarrarono la strada, sparando cannonate
laser.
Nel
tentativo di evitare le bordate, la nave cercò di
nascondersi dietro ad una
stella, ma all’improvviso Invincible apparve dal nulla.
La
nave del Barone fu colpita in pieno da un fascio laser uscita dalla
testa del
rapace dell’Invincible.
Il
motore incominciò a fumare.
La
nave scartò di colpo a destra, poi a sinistra e
incominciò ad allontanarsi.
Invincible
e le altre navi imperiali lo videro sparire nella nebbia della nebulosa.
Le
navi imperiali presidiarono per alcuni giorni la nebulosa
nell’attesa dell’uscita
della nave del Barone.
L’Imperatore
diede di persona alle navi di rientrare alle loro basi, abbandonando la
nave
del Barone al suo destino.
Ma
il Barone Makarre conosceva quella zona.
Sapeva
di un pianeta, non molto popolato, che si trovava fuori dalla nebulosa.
La
nave del Barone, con i motori fuori uso, entro nell’atmosfera
del pianeta,
fischiando come un pezzo di ferro caldo infilato nell’acqua,
con le scialuppe
di salvataggio che si sganciavano dalla nave.
Alla
fine l’enorme astronave finì in uno degli oceani
del pianeta, con un enorme
fragore.
Le
poche persone del pianeta, che abitavano su quelle sponde
dell’oceano, videro
l’enorme nave cadere e le scialuppe che si sganciavano a mano
a mano e cadevano
verso terra.
Alcune
non giunsero a terra, perché bruciate dalla scia di fuoco
lasciata dalla nave.
Altre,
invece, ce la fecero.
La
scialuppa, con il Barone e Gloria, atterrò nelle vicinanze
di un lago, a
centinaia di chilometri da dove cadde la nave.
L’atterraggio
non fu uno dei più morbidi.
La
scialuppa, nell’atterraggio, scivolò su di
un’ala, rotolando nell’erba, poi nei
canneti di fronte al lago.
La
scialuppa prese fuoco: Gloria trascinò fuori Makarre, mentre
le fiamme
avvolgevano la navetta, che infine esplose.
Makarre
aveva il corpo pieno di bruciature, tossiva, rantolava.
Gloria
pianse sul corpo del Barone.
Il
Barone gli passò la mano dei capelli, sporchi di fumo.
Non
riusciva a parlare il Barone: alla fine rantolò, disse
qualcosa
d’incomprensibile e poi spirò.
Gloria
rimase lì, così, a rimirare e piangere il suo
amato Barone per parecchio tempo.
All’improvviso,
dietro di lei spuntarono, dal nulla, parecchi uomini.
Erano
alti, robusti, con la pelle scura, pelati.
Il
più alto si avvicinò a Gloria che ormai non aveva
più nulla.
Gloria
era, a tutti gli effetti, l’unica rimasta che avrebbe pagato
quella follia.
Lì
non l’avrebbero mai trovata. Tanto valeva ricominciare.
Gloria
sposò quell’uomo e dimenticò tutto e
tutti.
I
pochi che si salvarono dell’astronave costruirono una piccola
città, che fu per
parecchio tempo governata da Gloria.
Gloria
visse a lungo su quel pianeta.
I
servizi segreti dell’Imperatore, alla fine, trovarono Gloria,
ma l’Imperatore
non fece nulla: lontano e isolata da tutti, Gloria non avrebbe
più dato fastidio.
L’incartamento
fu sigillato e celato agli occhi indiscreti di qualunque.
Gloria morì come aveva vissuto: sola.
Il
Conte Black e Invincible
La
dura lotta contro l’Imperatore Touk, il Barone Makarre e i
burocrati sfinì sia
Black che i suoi compagni di avventura.
Dopo
l’attacco all’astronave del Barone, Invincible
rientrò alla tana delle tigri.
Erano
ormai passati due anni da quando Invicible era apparso in pubblico.
Black
mancava dalla tana da almeno un anno e fu per lui un gran sollievo
rivedere Doc
e tutti gli altri.
Fu
accolto come un trionfatore, anche se lui cercava di defilarsi e Ronson
l’orso
se la rideva con il gorilla Krain insieme al resto della ciurma della
nave per
l’atteggiamento di Black.
La
nave rimase nell’astroporto della tana per parecchi giorni.
Furono
sistemati i danni delle battaglie.
Black,
un giorno, decise di parlare con Doc.
“Che
c’è, Black?” Gli chiese Doc. Erano
seduti davanti ad un tavolo di marmo, su due
sedie di pietra, in una stanza della tana scavata nella roccia.
“Bel
posto. Perché vivi qui, Doc?” Gli chiese Black.
“Non
tergiversare: cosa vuoi, Black?”
“Non
mi è tutto molto chiaro. Hai mandato la giara della
verità a Fionji, la figlia
di Struzink: e questo è gia molto strano. Sapevi tutto del
Barone e di Gloria,
e passi. Ma la storia che non ho capito è perché
hai permesso a Huoil di
servire alla tana, l’Imperatore e il Barone.
Perché, Doc?”
“Era
l’unico sistema di sapere tutto, senza dare
dell’occhio. Dovevo, Black…”
“Sì,
ma perché non dirmelo? Lo sai che di me ti potevi fidare.
Perché non me lo hai
detto?”
“Perché
tu dovevi pensare solo ad Invincible! Non sai per quanto tempo quel
progetto è
rimasto nascosto, inutilizzato. Era necessario perché
qualcuno lo facesse
diventare vero, non solo dei disegni tridimensionali nel computer. Tu
dovevi
pensare ad Invincible. E lo sai che Invincible non è finito.
Manca ancora la
cosa più importante. Gli manca l’anima. Senza di
quella, non serve a nessuno.”
Disse Doc, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso una cascata
d’acqua che
usciva dalla roccia.
“Che
cosa vuol dire l’anima? Sul progetto c’è
solo una zona dove dovrebbe andare uno
strano macchinario che nessuno sa cosa serve. E manca il pezzo da
inserirci.
Dové quel pezzo, Doc?” Più che una
domanda, quella di Black era una supplica.
Doc
sospirò.
“Manca
il tuo cervello, Black!”
Black
rimase stupito: per poco non gli veniva un colpo.
“Il
mio cervello?” Disse, balbettando.
“Sì,
esatto. Il tuo cervello. La macchina che tu vedi serve a far
sì che il tuo
cervello continui a vivere dopo la tua morte. O meglio, prima che il
tuo corpo
muoia, il tuo cervello sarà trapiantato nella macchina. E tu
potrai comandare
Invincible. Da solo. Potrai spostarti nell’universo senza
limiti di tempo e
spazio. Potrai fare molte cose. L’unico problema e che dovrai
imparare. E a
questo servo io.” Disse Doc, sedendosi sulla sedia.
“Che
cosa devo imparare?” Black continuava a non capire.
“Vedi,
Black, abbiamo cercato per anni chi poteva essere quella persona che
avrebbe
costruito Invincible e che lo avrebbe comando. Ci sono voluti anni,
Black.
Anzi, secoli (Doc tolse gli occhi da Black e si guardò le
mani) e tu sei il
risultato.” Doc alzò la testa e guardò
Black fisso negli occhi.
Black
si alzò, passando le mani sul volto e camminando
nervosamente nella stanza.
“Ma
perché hai bisogno di una simile macchina?” Chiese
Black, fermandosi davanti ad
un finestrone che dava sulla sala delle riunioni.
“Perché
l’universo ha bisogno d’ordine. E la tana delle
tigri non è l’unica che vuole
che l’intero universo abbia un ordine. Esistono altre tane
delle tigri nelle
galassie vicine. Sì, lo so, è una cosa
impossibile. Ma l’Imperatore Touk non
sarebbe mai stato sconfitto se non ci fosse stata un’altra
tana sulla sua
galassia. (Doc si diresse verso Black, che gli voltava le spalle) Era
l’unica
cosa da fare (Doc pose le mani sulle spalle di Black) e mi dispiace che
tu sia
stato scelto. Ma sei l’unico. C’era un altro
pretendente, ma era inconciliabile
con questo… lavoro.”
“Chi
era l’altro?” Chiese Black.
“Gloria.”
“Gloria?!
La concubina del Barone?! Ma Doc, sei impazzito?” Black si
girò di scatto e
guardo fisso negli occhi Doc.
“Lo
so. Ma purtroppo le vostre dinastie erano
incrociate…”
“Ma,
Doc, Gloria?!… Non è possibile… è
una mia parente?…”
“Sì.
Era la figlia di tuo padre e di una sua concubina, che conoscevi bene
anche tu.
Sua madre era Usona. Te la ricordi?”
“Sì,
Doc. Certo che me la ricordo. Ma non ha mai avuto figli.”
“Oh
no, gli ha avuti. Ma tuo padre aveva paura, perché pensava
che i suoi figli
potevano diventare come te. Così Usona diede alla luce tre
figli. Una era
Gloria, un’altra morì a due anni, per motivi
inspiegabili. Il terzo maschio è
stato spedito lontano. Dinours.” Disse Doc, guardando per
terra.
“Fantastico.
E loro lo sapevano?”
“No.
Abbiamo fatto in modo che Dinours non pensasse a Gloria come una donna
che
poteva possedere. Anche perché erano di carattere
così diverso.” Disse Doc,
sedendosi sul tavolo.
Black
era sconvolto.
“Che
sarà della mia vita?” Chiese Black.
“Niente.
Farai tutto quello che dovrai fare. Ti sposerai, avrai dei figli. Non
ti
preoccupare. Vedrai. Alla fine sarai contento della tua vita e del tuo
futuro.”
Gli disse Doc, dirigendosi verso la porta della stanza, con fare
furtivo.
“Doc.
” Disse Black “Non mi freghi. Dimmi la
verità. Ora!” Gli urlò Black.
“Va
bene. Dovrai studiare… esercitarti.. vedrai ti
divertirai…” Gli disse Doc.
“Sì.
D’accordo. Ma ti avviso: una sola bugia e me ne vado lontano,
con Invincible.
Poi voglio proprio vedere cosa farai.”
Doc
si girò e guardo Black.
Si
avvicinarono e si strinsero la mano.
Il
discorso non fu più ripreso.
Il
Conte Black ripartì dopo due mesi: le riparazioni ad
Invincible richiesero più
tempo del previsto.
Black
sposò poi Freddy.
Doc
pensò sempre che erano una strana coppia. Ma non ci poteva
far niente. Sapeva
che l’amore era una cosa strana. Ma quei due erano
così spaiati.
L’Imperatore
aveva dato a Black e a Freddy una zona della galassia da controllare
che
comprendeva anche la tana delle tigri.
Black
e Freddy ebbero alcuni figli, vissero felici, forse contenti.
Ma
qui le tracce di Black si perdono.