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Autore: SamuelCostaRica    23/01/2016    0 recensioni
Burocrati. Comandano loro o gli imperatori, re, duchi, baroni e conti nell'universo conosciuto? Sono così potenti da poter decidere quali dinastie possono regnare per secoli e chi no? E opporsi a ciò è possibile, per il bene di coloro che vivono nella galassia? E come opporsi a loro? Ma non fatevi ingannare: bisogna avere il coraggio di giocare sporco come loro per il bene di tutti.
Nota dell'autore: alcune similitudini con film o libri sono causali, essendo io un lettore incallito di libri e ho visto parecchi film dello genere, avendo iniziato a scrivere questo libro nell'estate del 1987.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’Imperatore e l’Imperatrice

L’Imperatore Federickoson II e l’Imperatrice Musata stavano intrattenendo i loro ospiti presso il Palazzo Imperiale su Pokdfin, nel giardino primaverile, posto nella zona ovest del palazzo, sotto un’enorme cupola che permetteva di controllare la temperatura della zona, la stagione, il fiorire di certi tipi di fluorescenze provenienti da parecchi pianeti della galassia.

L’Imperatore e l’Imperatrice sorridevano a tutti i partecipanti, quasi non ricordandosi il pericolo scampato.

Tutto era ormai alle loro spalle.

A festeggiare l’avvenimento c’erano il Conte Louk e la moglie Rachel, Freddy, Fiona,  alcuni burocrati rimasti fedeli all’Imperatore, la Contessa Haras, scappata dal suo pianeta dopo che il marito aveva tradito tutti, compreso se stesso.

Ma i festeggiamenti riguardavano il nuovo Barone del pianeta Klack, che Makarre aveva abbandonato con una fuga precipitosa.

Il nuovo barone si chiamava Louirsen Guiorle, con lui c’era la sua promessa sposa Fionji, la figlia del cugino dell’Imperatore, il Duca Struzink, che assomigliava parecchio alla figlia dell’Imperatore Noemi, che con sua sorella Giulia stava giocando con la tigre Elsa.

“Allora, caro Louirsen, come ti pare il tuo nuovo incarico?” gli chiese l’Imperatore, mentre erano seduti su delle comodissime poltrone di color blu sotto ad una tenda che sembrava sospesa nel nulla, li ferma a fare una dolce ombra, anche se il tempo all’interno della cupola, per quella giornata, era stato deciso che fosse mite, per allietare la festa che vi si svolgeva.

“Molto bene, Imperatore, La ringrazio per l’incarico, anche se la zona della galassia da controllare è un po’ remota.” Gli ripose Louirsen.

“Non ti preoccupare. Non ti accorgerai neanche che sei in una zona di periferia della galassia. C’è tutto da ricostruire, dopo il passaggio di Makarre e Touk. Di tempo ne hai tanto. Sei giovane. Hai una bella moglie. Vedrai, ti aiuterà. Nei momenti difficili avrai qualcuno su cui contare. E poi avrete di sicuro dei figli. Vedrai, ti terranno molto occupato.” Disse l’Imperatore, ridendo alla fine della frase. Una risata certamente sonora, cui fece eco Louirsen.

“Spero non come le sue, mio Imperatore.” Gli ribatté Louirsen.

L’Imperatore si fece un poco serio, dopotutto il pericolo che avevano corso le sue figlie era stato grande, ma tutto si era sistemato.

Mentre i due, circondati da alcuni dignitari di corte, se ne stavano allegramente a parlare, sorseggiando una birra di qualche sconosciuto pianeta della galassia, l’Imperatrice Musata, Fionji, Fiona, Rachel ed alcune dame di corte stavano tranquillamente sotto un’altra tenda, non troppo lontana da quella occupata dall’Imperatore.

Ad un certo punto l’Imperatrice allontanò le dame con un cenno, chiamò Freddy, Noemi e Giulia e cominciò a parlare in modo alquanto serio.

“Vedi, Fionji, d’ora in poi dovrai seguire tuo marito lontano dal Palazzo Imperiale, lontana dalla famiglia che ti ha cresciuta, lontano dalla sicurezza che fino ad oggi ti ha circondato. Dovrai essere fedele a tuo marito, prima di esserlo verso la galassia. Fedele, Fionji (sottolineò con la voce l’Imperatrice), non stupida. Di sicuro lui si circonderà di donne di fama più o meno.. come dire… bhe, te lo puoi immaginare. Non farci caso. Non è quello che ti deve preoccupare. Ti devi preoccupare di quelle che mettono in testa a tu marito strane idee. Ma non ti preoccupare, non succederà. Tieni, (l’Imperatrice tolse da sotto le sue vesti una scatoletta rossa con strisce gialle e verdi) quando avrai dei problemi, basta che tu inserisca questo anello, vedi (l’Imperatrice apri la scatoletta ed dentro vi era un anello in platino con uno strano diadema), nel riconoscitore di oggetti, posto nella scatola di trasmissione dati dei tuoi video terminali. Qualcuno di noi si farà vivo. Qualcuno del club delle amiche, e cercheremo di sistemare la cosa. (Fiona accennò ad interrompere l’Imperatrice) Si, lo so Fiona, con te non è stata la stesa cosa, ma c’erano altri problemi, lo sai. In ogni modo, cara (l’Imperatrice chiuse la scatoletta e la pose nelle mani di Fionji) se avrai bisogno, noi arriveremo. Noi donne dobbiamo essere unite, specialmente sapendo cosa diventerai. Altrimenti la galassia potrebbe correre pericoli più grandi di quelli che ha corso fin’ora, inutilmente. Bene, signore. Credo che questo sia tutto. (l’Imperatrice batte le mani sulla gonna, si alzò e con lei tutte le presenti, tranne Fionji) Possiamo andare dai nostri mariti. E’ ora di rimetterli in riga, altrimenti stasera dovremo vestirci da infermiere!” Rise fortemente e tutte le altre gli fecero eco, mentre si dirigevano verso la tenda occupata dagli uomini.

Fionji rimase lì, seduta, con la scatoletta tra le mani.

Rachel si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla destra.

“Su, non ti preoccupare. Vedrai, per parecchi anni l’Impero e questa galassia saranno al sicuro. E poi non ti preoccupare. Louk dice sempre che si farà l’amante, che vuole un sacco di concubine: ma tutte le volte, in un modo o nell’altro, gli faccio cambiare parere. Basta mettere in mostra le nostre grazie.” Così dicendo sollevò la gonna e mostrò a Fionji le sue gambe, lunghe, vellutate, con una scarpina bianca che risaltava la sua abbronzatura.

Fionji rise.

“Sì, capisco. Mi sa che passero un sacco di tempo in palestra.” Disse ridendo.

“No! Basta fare dieci vasche al giorno in piscina. Nuda, direi. (Disse Rachel pensierosa) Alla quinta vasca se non scende a controllare, preoccupati. Se arriva alla settima mi sa che non esci dalla piscina!” Così dicendo risero tutte e due.

“Me ne ricorderò! Ma lo sai che il problema non è quello.” Disse Fionji, abbassando la testa e giocherellando nervosamente con la scatoletta.

“Non ti preoccupare. Quando sarà il momento saprai cosa fare.”

“Sì. Dite tutte così. Ma alla fine sarò io, solo io a sopportare il peso di tutto. Nel bene e nel male. Per cosa poi? Che senso ha, Rachel, il bene della galassia? Perché?‘”

“Perché qualcuno deve guidare la carrozza e deve evitare le buche, se no i passeggeri si arrabbiano e si lamentano. Tu siederai di fianco al cocchiere, volente o nolente, e dovrai evitare che lui mandi nel baratro l’intera galassia e che i suoi abitanti si lamentino. A chiunque è data questa possibilità, è elevato al rango più elevato e può fare tutto quello che vuole e gli viene dato tutto quello che vuole. Purché faccia il suo dovere, se non vuole essere sostituito, destituito o peggio. Non ti lamentare. Sarai aiutata a prepararti al meglio delle tue possibilità. E adesso andiamo!”

Fionji si alzò e, insieme, raggiunsero le altre.

Quando le donne arrivarono sotto la tenda dell’Imperatore, i burocrati e i funzionari dell’Impero se ne erano andati, accompagnando le dame di corte verso il Palazzo Imperiale.

L’Imperatrice si sedette in braccio all’Imperatore, alzando le gonne del suo vestito, mostrando anche lei delle gambe affusolate e abbronzate.

Rachel fece lo stesso con Louk e Fionji non se lo fece dire due volte e fece lo stesso con Louirsen.

“Lo sapevo!” Dissero insieme l’Imperatore e Louk, mentre tutte le presenti si misero a ridere.

“Belle gambe!” disse Giulia, mentre Freddy le imitava, alzando anche lei la gonna, anche se le sue gambe erano un po’ più in carne di quelle delle altre.

“Cara cugina: moto, dieta e un ragazzo, per favore. Non vorrai mica che tutti parlino delle tue gambe!” Disse Rachel. Ma Louk, mentre Rachel rideva a crepapelle, gli diede una spinta, facendola cadere a terra. Nel cadere Rachel alzò completamente la gonna.

“Rachel! Vergognati!” gli urlò L’Imperatrice, prima che il marito facesse a lei lo stesso.

“Musata! Scostumata!“ Gli urlò dietro Rachel.

“Mamma!” Gli fecero eco Noemi e Giulia.

Louirsen tento lo stesso con Fionji, ma lei si attacco e l’operazione non gli riuscì.

“Non ci provare, mio caro!” Gli disse Fionji. “Ho lottato per anni con i maestri d’armi! Ci vorrà ben altro che uno scrollone per farmi cadere per terra.”

Mentre tutti le guardavano meravigliati, Fionji si alzò, strizzando l’occhio all’Imperatrice, ancora per terra con la gonna alzata.

Ma Louisen non si era arreso e, appena Fionji gli voltò le spalle, infilò il suo piede sotto la gonna, facendole uno sgambetto.

Fionji cercò di evitare di cadere in avanti, con un colpo di reni. Ma Louirsen insistette e finì anche lei per terra, con la gonna alzata.

“Bene. Tre a zero per gli uomini!” Disse l’Imperatore. “Possiamo rientrare.”

Tutti e tre si alzarono, e porsero alle loro dame la mano per alzarsi.

Le tre le donne, all’unisono, accennarono con un sorriso: prese le mani degli uomini, gli diedero uno strattone, costringendoli a cadere in mezzo alle loro gambe.

“E adesso, vuoi ancora alzarti, caro?” Disse Fionji, alzando completamente la gonna davanti a Louirsen.

Le altre fecero lo stesso.

L’Imperatore guardò le figlie e le altre invitate presenti.

“Vi dispiace lasciarci soli. Dobbiamo discutere qualcosa con queste signore.” Disse, deglutendo la poca saliva che aveva in bocca.

“Papà, ti ricordo…” Iniziò Noemi.

“Cara “ gli disse l’Imperatrice “tuo padre è stressato e ha bisogni di.. cinque…, no dieci minuti di riposo assoluto.”

Freddy, abbassata la gonna, disse: “Gliene do dieci di secondi a quelli lì.”

Così dicendo si girò e se ne andò seguita dalle altre donne.

“Sei la solita.” Disse infine l’Imperatore “Che cosa vuoi?”

Musata abbassò la gonna e guardò il marito in modo serio.

“Devi dire qualcosa a Louirsen!” Gli rinfacciò

Si alzarono tutti da terra e si sedettero sulle poltrone.

L’Imperatore prese il bicchiere, bevve un sorso di birra e iniziò a parlare.

“Continuano a sostenere che Makarre si è salvato con Gloria. Non so come, ma mi assicurano che ha trovato rifugio su un pianeta tra la nostra galassia e quella di Touk. Lo devi trovare, vivo o morto, e riportare i suoi resti. Gloria lasciala dov’è, non mi interessa. Ma Makarre lo voglio. I burocrati devono sapere che fine fanno i traditori. Non servirà a molto, ma per un po’ la galassia sarà al riparo da qualche matto.”

L’Imperatore finì di bere dal suo bicchiere, appoggiandolo poi con fare distratto sul tavolo.

Rimasero lì in silenzio, mentre una leggera pioggerella primaverile scendeva, picchiettando sul telo della tenda.

“E’ già ora dell’impianto d’irrigazione?” Disse Rachel.

La frase cadde nel nulla.

“Che cosa vuol dire vivo o morto…” Disse Louirsen.

“Quello che la parola vuol dire.” Disse Louk “Se lo trovi vivo… se lo trovi già morto…”

“Non è troppo odio per un uomo battuto?” Chiese Fionji, guardando l’Imperatore.

“Non abbastanza!” Disse l’Imperatrice, seria, con una nota strana nelle parole. Una nota che non ammetteva repliche.

L’Imperatore si alzò e porse il braccio alla moglie: si alzò anche lei, sorridente, e lo seguì, correndo, cercando in qualche modo di ripararsi dalla pioggia con le mani. A metà strada si misero a ridere, cadendo e rialzandosi più volte nel prato.

Louk e Rachel li seguirono subito dopo, riuscendo però a non cadere.

Louirsen e Fionji rimasero sotto la tenda.

“Di solito dura poco… aspettiamo.” Disse Louirsen

Fionji lo guardava, mentre lui si era perso nei suoi pensieri.

Come aveva detto Louirsen, la pioggia cessò poco dopo.

“Caro, ha smesso di piovere… caro…” Fionji prese la manica del vestito di Louirsen e gli diede degli strattoni.

Louirsen trasalì, come svegliato d’improvviso da un brutto sogno.

“Sì.. ha smesso di piovere..” Disse “Ma quando si smetterà di versare sangue. Tutto quel sangue…”

“Per il bene della galassia non è mai abbastanza!” Gli disse Fionji.

“Sei sicura?” Gli chiese Louirsen, guardandola negli occhi, in quegli occhi neri in cui gli piaceva perdersi.

Fionji non rispose.

Si alzarono insieme e si diressero al Palazzo Imperiale.

Da lontano, l’Imperatrice, con i vestiti completamente zuppi d’acqua, li guardava arrivare.

“Vedi la tua fretta. Aspettavi…” Gli disse l’Imperatore.

“Sì.. aspettavi…” Rispose l’Imperatrice, pensierosa.

L’Imperatore guardò ciò che stava guardando la moglie.

Vide due giovani, abbracciati, che percorrevano un prato bagnato, con passo sicuro.

Sì. Di sicuro l’Impero e la galassia erano al sicuro. Il suo successore sarebbe stato degno di essere l’Imperatrice.

Il Barone Makarre, Gloria e l’Imperatore Touk

La fuga del barone Makarre e di Gloria fu a dir poco precipitosa.

Le notizie che arrivano al Barone non erano buone.

L’Imperatore Touk era stato costretto alla fuga.

I burocrati, che avevano condiviso con il Barone l’idea della presa del potere, non erano riusciti nel loro intento e scapparono. Non erano riusciti a sostituire più di cinquanta dei duemilacinquecento burocrati del progetto iniziale.

La fine era vicina.

Il Barone Makarre prese le sue cose e scappo, insieme a Gloria, abbandonando sul pianeta la moglie, le concubine e le amanti, senza parlare dei figli.

Ma al Barone non importava.

L’unica cosa che gli interessava era Gloria e di fuggire con lei.

L’astronave da guerra del Barone partì, con a bordo alcuni burocrati rimastigli fedeli.

Nel tentativo di sfuggire, la nave del Barone si diresse verso l’esterno della galassia.

Dopo quattro giorni di viaggio, mentre attraversavano una nebulosa gassosa, due navi della flotta Imperiale gli sbarrarono la strada, sparando cannonate laser.

Nel tentativo di evitare le bordate, la nave cercò di nascondersi dietro ad una stella, ma all’improvviso Invincible apparve dal nulla.

La nave del Barone fu colpita in pieno da un fascio laser uscita dalla testa del rapace dell’Invincible.

Il motore incominciò a fumare.

La nave scartò di colpo a destra, poi a sinistra e incominciò ad allontanarsi.

Invincible e le altre navi imperiali lo videro sparire nella nebbia della nebulosa.

Le navi imperiali presidiarono per alcuni giorni la nebulosa nell’attesa dell’uscita della nave del Barone.

L’Imperatore diede di persona alle navi di rientrare alle loro basi, abbandonando la nave del Barone al suo destino.

Ma il Barone Makarre conosceva quella zona.

Sapeva di un pianeta, non molto popolato, che si trovava fuori dalla nebulosa.

La nave del Barone, con i motori fuori uso, entro nell’atmosfera del pianeta, fischiando come un pezzo di ferro caldo infilato nell’acqua, con le scialuppe di salvataggio che si sganciavano dalla nave.

Alla fine l’enorme astronave finì in uno degli oceani del pianeta, con un enorme fragore.

Le poche persone del pianeta, che abitavano su quelle sponde dell’oceano, videro l’enorme nave cadere e le scialuppe che si sganciavano a mano a mano e cadevano verso terra.

Alcune non giunsero a terra, perché bruciate dalla scia di fuoco lasciata dalla nave.

Altre, invece, ce la fecero.

La scialuppa, con il Barone e Gloria, atterrò nelle vicinanze di un lago, a centinaia di chilometri da dove cadde la nave.

L’atterraggio non fu uno dei più morbidi.

La scialuppa, nell’atterraggio, scivolò su di un’ala, rotolando nell’erba, poi nei canneti di fronte al lago.

La scialuppa prese fuoco: Gloria trascinò fuori Makarre, mentre le fiamme avvolgevano la navetta, che infine esplose.

Makarre aveva il corpo pieno di bruciature, tossiva, rantolava.

Gloria pianse sul corpo del Barone.

Il Barone gli passò la mano dei capelli, sporchi di fumo.

Non riusciva a parlare il Barone: alla fine rantolò, disse qualcosa d’incomprensibile e poi spirò.

Gloria rimase lì, così, a rimirare e piangere il suo amato Barone per parecchio tempo.

All’improvviso, dietro di lei spuntarono, dal nulla, parecchi uomini.

Erano alti, robusti, con la pelle scura, pelati.

Il più alto si avvicinò a Gloria che ormai non aveva più nulla.

Gloria era, a tutti gli effetti, l’unica rimasta che avrebbe pagato quella follia.

Lì non l’avrebbero mai trovata. Tanto valeva ricominciare.

Gloria sposò quell’uomo e dimenticò tutto e tutti.

I pochi che si salvarono dell’astronave costruirono una piccola città, che fu per parecchio tempo governata da Gloria.

Gloria visse a lungo su quel pianeta.

I servizi segreti dell’Imperatore, alla fine, trovarono Gloria, ma l’Imperatore non fece nulla: lontano e isolata da tutti, Gloria non avrebbe più dato fastidio.

L’incartamento fu sigillato e celato agli occhi indiscreti di qualunque.

Gloria morì come aveva vissuto: sola.

Il Conte Black e Invincible

La dura lotta contro l’Imperatore Touk, il Barone Makarre e i burocrati sfinì sia Black che i suoi compagni di avventura.

Dopo l’attacco all’astronave del Barone, Invincible rientrò alla tana delle tigri.

Erano ormai passati due anni da quando Invicible era apparso in pubblico.

Black mancava dalla tana da almeno un anno e fu per lui un gran sollievo rivedere Doc e tutti gli altri.

Fu accolto come un trionfatore, anche se lui cercava di defilarsi e Ronson l’orso se la rideva con il gorilla Krain insieme al resto della ciurma della nave per l’atteggiamento di Black.

La nave rimase nell’astroporto della tana per parecchi giorni.

Furono sistemati i danni delle battaglie.

Black, un giorno, decise di parlare con Doc.

“Che c’è, Black?” Gli chiese Doc. Erano seduti davanti ad un tavolo di marmo, su due sedie di pietra, in una stanza della tana scavata nella roccia.

“Bel posto. Perché vivi qui, Doc?” Gli chiese Black.

“Non tergiversare: cosa vuoi, Black?”

“Non mi è tutto molto chiaro. Hai mandato la giara della verità a Fionji, la figlia di Struzink: e questo è gia molto strano. Sapevi tutto del Barone e di Gloria, e passi. Ma la storia che non ho capito è perché hai permesso a Huoil di servire alla tana, l’Imperatore e il Barone. Perché, Doc?”

“Era l’unico sistema di sapere tutto, senza dare dell’occhio. Dovevo, Black…”

“Sì, ma perché non dirmelo? Lo sai che di me ti potevi fidare. Perché non me lo hai detto?”

“Perché tu dovevi pensare solo ad Invincible! Non sai per quanto tempo quel progetto è rimasto nascosto, inutilizzato. Era necessario perché qualcuno lo facesse diventare vero, non solo dei disegni tridimensionali nel computer. Tu dovevi pensare ad Invincible. E lo sai che Invincible non è finito. Manca ancora la cosa più importante. Gli manca l’anima. Senza di quella, non serve a nessuno.” Disse Doc, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso una cascata d’acqua che usciva dalla roccia.

“Che cosa vuol dire l’anima? Sul progetto c’è solo una zona dove dovrebbe andare uno strano macchinario che nessuno sa cosa serve. E manca il pezzo da inserirci. Dové quel pezzo, Doc?” Più che una domanda, quella di Black era una supplica.

Doc sospirò.

“Manca il tuo cervello, Black!”

Black rimase stupito: per poco non gli veniva un colpo.

“Il mio cervello?” Disse, balbettando.

“Sì, esatto. Il tuo cervello. La macchina che tu vedi serve a far sì che il tuo cervello continui a vivere dopo la tua morte. O meglio, prima che il tuo corpo muoia, il tuo cervello sarà trapiantato nella macchina. E tu potrai comandare Invincible. Da solo. Potrai spostarti nell’universo senza limiti di tempo e spazio. Potrai fare molte cose. L’unico problema e che dovrai imparare. E a questo servo io.” Disse Doc, sedendosi sulla sedia.

“Che cosa devo imparare?” Black continuava a non capire.

“Vedi, Black, abbiamo cercato per anni chi poteva essere quella persona che avrebbe costruito Invincible e che lo avrebbe comando. Ci sono voluti anni, Black. Anzi, secoli (Doc tolse gli occhi da Black e si guardò le mani) e tu sei il risultato.” Doc alzò la testa e guardò Black fisso negli occhi.

Black si alzò, passando le mani sul volto e camminando nervosamente nella stanza.

“Ma perché hai bisogno di una simile macchina?” Chiese Black, fermandosi davanti ad un finestrone che dava sulla sala delle riunioni.

“Perché l’universo ha bisogno d’ordine. E la tana delle tigri non è l’unica che vuole che l’intero universo abbia un ordine. Esistono altre tane delle tigri nelle galassie vicine. Sì, lo so, è una cosa impossibile. Ma l’Imperatore Touk non sarebbe mai stato sconfitto se non ci fosse stata un’altra tana sulla sua galassia. (Doc si diresse verso Black, che gli voltava le spalle) Era l’unica cosa da fare (Doc pose le mani sulle spalle di Black) e mi dispiace che tu sia stato scelto. Ma sei l’unico. C’era un altro pretendente, ma era inconciliabile con questo… lavoro.”

“Chi era l’altro?” Chiese Black.

“Gloria.”

“Gloria?! La concubina del Barone?! Ma Doc, sei impazzito?” Black si girò di scatto e guardo fisso negli occhi Doc.

“Lo so. Ma purtroppo le vostre dinastie erano incrociate…”

“Ma, Doc, Gloria?!… Non è possibile… è una mia parente?…”

“Sì. Era la figlia di tuo padre e di una sua concubina, che conoscevi bene anche tu. Sua madre era Usona. Te la ricordi?”

“Sì, Doc. Certo che me la ricordo. Ma non ha mai avuto figli.”

“Oh no, gli ha avuti. Ma tuo padre aveva paura, perché pensava che i suoi figli potevano diventare come te. Così Usona diede alla luce tre figli. Una era Gloria, un’altra morì a due anni, per motivi inspiegabili. Il terzo maschio è stato spedito lontano. Dinours.” Disse Doc, guardando per terra.

“Fantastico. E loro lo sapevano?”

“No. Abbiamo fatto in modo che Dinours non pensasse a Gloria come una donna che poteva possedere. Anche perché erano di carattere così diverso.” Disse Doc, sedendosi sul tavolo.

Black era sconvolto.

“Che sarà della mia vita?” Chiese Black.

“Niente. Farai tutto quello che dovrai fare. Ti sposerai, avrai dei figli. Non ti preoccupare. Vedrai. Alla fine sarai contento della tua vita e del tuo futuro.” Gli disse Doc, dirigendosi verso la porta della stanza, con fare furtivo.

“Doc. ” Disse Black “Non mi freghi. Dimmi la verità. Ora!” Gli urlò Black.

“Va bene. Dovrai studiare… esercitarti.. vedrai ti divertirai…” Gli disse Doc.

“Sì. D’accordo. Ma ti avviso: una sola bugia e me ne vado lontano, con Invincible. Poi voglio proprio vedere cosa farai.”

Doc si girò e guardo Black.

Si avvicinarono e si strinsero la mano.

Il discorso non fu più ripreso.

Il Conte Black ripartì dopo due mesi: le riparazioni ad Invincible richiesero più tempo del previsto.

Black sposò poi Freddy.

Doc pensò sempre che erano una strana coppia. Ma non ci poteva far niente. Sapeva che l’amore era una cosa strana. Ma quei due erano così spaiati.

L’Imperatore aveva dato a Black e a Freddy una zona della galassia da controllare che comprendeva anche la tana delle tigri.

Black e Freddy ebbero alcuni figli, vissero felici, forse contenti.

Ma qui le tracce di Black si perdono.

   
 
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