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Autore: PathosPie    23/01/2016    0 recensioni
Un giovane ragazzo vive in un mondo dove la cultura non esiste. A un certo momento della sua vita, gli sarà offerta la possibilità di cambiare tutto. Ce la farà?
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo di nuovo nella mia biblioteca segreta: riuscivo ancora a percepire quell'atmosfera buia che mi ero felicemente lasciato dietro , e adesso la rincontro, contro la mia volontà, triste e quasi spettrale per com'è. Adesso, però, ho portato con me il primo obiettivo della missione: lo scrittore Omero. Comunque, anche Omero e Ευρπιζ erano fermi ad ammirare l'orribile paesaggio che si presentava loro. Ricordai che la pergamena si era brillata prima di scappare dalle grinfie di Aγνός, così decido di controllarla per vedere cos'era successo: infatti le scritte erano diversi. Chiamo a raccolta tutti e leggo ad alta voce la pergamena:

Congratulazioni, o prodigiosi eroi, siete riusciti a recuperare uno dei vostri grandi obiettivi della vostra epica missione. Vi ho riportati nella vostra biblioteca, in modo da potervi riprendere dalle grandi fatiche. Per portarvi nel luogo della vostra prossima missione, dovrete aspettare che l'incantesimo si ricarichi, perciò prendetevi pure un po' di tempo per ritemprarvi. Quando sarete pronti, riunitevi qui con l'intenzione di voler continuare a salvare la cultura. Che la provvidenza vi aiuti

Alessandro Manzoni

P.S.:Quando avete schioccato le dita, avete attivato l'incantesimo che ho preparato per permettervi di comunicare con ogni persona che parla ogni genere di lingua

"Per Ercole" Omero esclama"chi è mai questo Alessandro Manzoni? Uno stregone? Un semidio"

"Sappiamo solo che è un autore di libri" rispondo io "nemmeno noi possiamo dire con certezza chi è" ci dirigiamo in città.

Forse Aγνός aveva pure raggiunto quest'epoca, influenzando i cittadini, perché l'atmosfera era più ostile. Era probabile.

Decidiamo di comprare anche delle armi, del cibo, dell'acqua e dei viveri. Ecco un emporio, dove hanno esposto di tutto: fucile a canne mozze (doveva essere mio, so di essere un po' contraddittorio, ma dopo i brutti incontri, è meglio attrezzarsi), AK-47 della Sedicesima Guerra Mondiale (l'ignoranza porta a un sacco di guerre, lo sapevate), pizze surgelate, croccantini per gatti, acquatutto tranne la simpatia del gestore: sembra che non gli stiamo molto simpatici. Bob stava osservando un semplice revolver, Omero e Ευρπιζ, invece, erano i più stupiti, soprattutto dalle armi come le pistole; nella loro epoca le pistole non esistevano affatto, al massimo in qualche poesia. Portammo tutto quello che occorreva, con i soldi occorrenti, ma il gestore non li accettò

"Per voi è tutto gratuito," esclamo "per quanto mi fate schifo e pena, vi do tutto gratis. Contenti. Adesso levatevi dai piedi!" e così fu, senza però qualche parolina di qui e di là. Era ufficiale: Aγνός si era infischiato dei nostri affari anche nel mio mondo. Speriamo solo che...

"I miei genitori!" corro subito, seguito dai miei amici, verso casa mia, anche se Omero faticava un po'. Entrai e calciai la porta. Nonostante mi sia sempre sentito preso in giro dai miei genitori per il fatto che leggo libri, non posso non volergli bene.

"Mamma, papà. State bene?" ansimo: mia madre e mio padre erano sempre a fare le loro solite attività, rispettivamente pulire i vestiti e guardare la TV. Significava che erano passati forse pochi minuti, da quando eravamo partiti per andare a prendere Omero. Tuttavia non mi aspettavo abbracci da loro( non mi hanno trattato sempre per il meglio), né quantomeno si voltassero, ma nemmeno mi aspettavo che, al mio arrivo, prendessero i fucili e ci sparassero. Evitati i colpi, grido:

"Ma che vi salta in mente? Sono vostro figlio!"

"Figlio, tu. Ma non farmi ridere" mia madre commenta

"Semmai sei uno schifoso ricercato dall'intera città" mio padre replica, e spara altri due colpi. Scendiamo subito , salvo poi, ritrovarci l'intera città contro, ora furibonda e assetata del nostro sangue. Scappiamo via dalla folla, verso la biblioteca che sembrava lontanissima, sia per la grande sofferenza che provavo, sia per il fatto che la folla inferocita sembrava sempre a un passo da noi, e noi a un passo dalla disfatta. L'infinito sembra che stia per finire, ma mi sento preso per il colletto della mia felpa: mi sentii perduto, dato che subito ne approfittarono per riempirmi di botte, concentrandosi solo su di me, dato che ero il loro obiettivo.

"Fuggite, sciocchi" grido agli altri miei compagni, che obbedirono senza problemi. Però nessuno si è offerto di aiutarmi...questo mi porta a rivedere la definizione di collaborazione. Bloccato da ogni parte, già inizio a sanguinare pericolosamente dalle braccia, per quante botte avevo preso, e comincio già a sentirmi meno. E' finita, sto già per morire e non ho nemmeno raggiunto l'obiettivo di questa missione. Chiudo gli occhi, ormai consapevole del fatto che ero morto, Dio mi aspettava là sopra a farmi gli applausi e gli altri miei amici del gruppo sarebbero stati catturati a breve.

"Ok, maledetto Aγνός, hai vinto tu" e muoio.

Riaprii gli occhi. Attorno mi ritrovai tutti i miei compagni. La missione è fallita: siamo tutti morti, ed avevamo solo cominciato. Decisi di iniziare un discorso per mostrare la mia tristezza sul fallimento della missione

"Amici, quello che sto per dire è terribile... Siamo usciti di scena per mano di Aγνός"

"Ma cosa vai dicendo?" Bob m'interrompe immediatamente

"Cosa intendi dire?...!" non è possibile "siamo ancora vivi?!"

"Devi ringraziare Ευρπιζ, se sei ancora vivo: se non fosse stata per lei, a quest'ora potevi già chiedere il passaggio gratuito al perfido e fetente Caronte"

Mi guardo intorno: non sembrava più la biblioteca, bensì un posto del tutto diverso, sembrava una cameretta molto piccola, con letti per ognuno di noi. Il colore della camera è veramente strano per essere una casa della mia epoca: marrone, con qualche misto di beige. Chiesi spiegazioni

"Cos'è successo dopo che sono svenuto?"

L'onore a raccontare l'accaduto fu di Ευρπιζ "Ecco, è andata così"

Ευρπιζ correva più che poteva per sfuggire, insieme a tutti gli altri, dalla folla inferocita; nonostante ciò, andava comunque più piano rispetto a Bob, poiché era il bastone di Omero, ed era necessaria per lui la sua presenza per poter camminare e sopravvivere. Abbastanza lenta da notare che Ki era ferito a morte, pendendo fiumi di sangue da entrambi le braccia.

Per fortuna Bob riuscì ad intrufolarsi tra la folla e a salvare il ragazzo. La pergamena che Ki teneva nel suo zaino s'illuminò di nuovo; Bob aprì il rotolone per leggerne quanto riportato

Miei cari avventurieri, ivi comunico che il vostro ristoro è al termine. Come già ormai definito, è ora di partire per la prossima avventura alla ricerca di Cicerone. Vi auguro buon viaggio.

Alessandro Manzoni

Un altro accecante bagliore costrinse i nostri eroi a chiudere di nuovo gli occhi e ad aprirli solo all'arrivo alla meta. Si ritrovarono davanti il paesaggio era uguale a quello che avevano trovato ad Atene, ma la cittadina che avevano trovato davanti era diversa: le case non erano tutte uguali, alcune erano più piccole e più semplici, altre erano molto più estese e sontuose, e sembravano ordinatamente separate in due parti della città, i colori apparivano più moderni rispetto a quelli di Atene e di Delfi, più vicini a quelli delle abitazioni di Ki, che s'intonavano verso un colore più scuro, però senza l'atmosfera deprimente caratteristica del mondo moderno, inoltre il paese sembrava più grande e ancora più vivace delle cittadine della Grecia

"E così è questo il nostro prossimo obiettivo" Uhm intuì, parlando tra sé e sé, assumendo una voce più autoritaria.

"Dobbiamo subito cercare un alloggio, o qualcosa del genere" per fortuna, lo trovarono subito. Non si posero nemmeno il problema dei soldi, dato che l'oste, un tipo un po' grassottello notò le pessime condizioni del ragazzo e gli offrì un trattamento speciale.

"Ed ecco come sono andate le cose" Incredibile, tutto questo mentre io ero messo fuori combattimento da quella banda di buzzurri, non me l'aspettavo proprio.

"E ditemi, quanti giorni sono passati da quando sono svenuto?"

Ευρπιζ, con le mani, mi indica tre dita: per tre giorni sono stato inerme, e ora mi sento come nuovo.

Mi sento più vivo e più volenteroso di portare a compimento la mia missione. Mi alzai dal letto con un grosso balzo, con lo stupore di tutti.

"Cosa...credi di fare, figliolo?"

"Siamo qua per completare la missione, non credi Omero?" sorrido, mostrando una determinazione di ferro.

"Allora, possiamo pure prendere le nostre cose e levare le tende, non credi?"

E agiamo: prendiamo le nostre cose, le infilammo nello zaino e parlammo con l'oste, che ringraziammo per l'ospitalità.

"State più attenti, la prossima volta" ci raccomanda, ma prima che ce ne andammo, chiede ad Omero "Mi scusi, lei mi sembra molto interessato a Cicerone"

Nominato quel nome, ci precipitiamo da lui, prima che potessimo uscire: magari lui sapeva qualcosa di più, dove abitava.

"Ci dica, per favore, tutto quello che sa su di lui"

"Mi spiace, ma..." piega la mano dietro la testa "so solo che oggi terrà un discorso nella piazza qua vicino"

"Qua vicino, per la precisione, dove?" l'oste esce dalla locanda e indica verso destra

"Andate sempre dritto, troverete immediatamente la piazza" corriamo a più non posso, ringraziandolo col fiatone. Raggiunto il luogo, a stento riuscimmo a vedere il nostro amico Cicerone, poiché in molti erano accorsi a vedere e a sentire il suo discorso, amato da molti per quanto ne potessi capire

"Fino a quando abuserai della nostra pazienza, Catilina. Finiscila di comportarti da vigliacco e rivela le tue vere intenzioni" sono le uniche parole che riesco a sentire dall'oratore. E ora stava parlando di questo Catilina. Chi era mai? Probabilmente un nemico, da come lo aveva nominato. Nel frattempo un boato di applausi si leva nei confronti di Cicerone

"Lunga vita a te, Cicerone"

"Che tu venga sempre amato da tutti"

"Lode a te, Cicerone". Non ho tempo per sentire gli elogi della folla: mi precipito dall'Oratore

"Signor Cicerone, Signor Cicerone" lui aveva appena finito di chiacchierare con un signore sulla quarantina, esclamando

"Oh, non avrei mai pensato di avere un tanto giovane ammiratore. cosa posso fare per te, mio fanciul prodigo"

"Dovremmo parlarle di un grosso pericolo che attanaglia lei e il futuro intero" e gli spiego ogni cosa, così come feci con Omero.

"...Ha. Figliolo, tu hai una fervida immaginazione. Dovresti aver fatto un brutto sogno" non è andata allo stesso modo con Omero: forse a quell'epoca si iniziava a essere più scettici nei confronti della magia e dei demoni. Riprovo un'altra volta: "La prego, mi deve credere, non sto affatto scherzando" l'oratore inizia ad avere un tono più scettico.

"Finiscila di raccontare tutto questo, nessuno ti crederebbe mai. Ma dico, da che razza di posto vieni?" e se ne va con un passo e un tono altezzoso.

Omero commenta, adirato dal comportamento di Cicerone: "Quel pallone gonfiato, come si permette di trattarci così, che abbiamo bisogno del suo grande aiuto. Oh, da me, lo avrebbero preso a calci nel sedere per un comportamento così deplorevole" e gli grida "Ehi, tu" Cicerone si volta e, più arrabbiato che mai, gli mollò un ceffone i: non mi aspettavo tutta questa violenza da Cicerone.

"Vai a farti una bella dormita, vecchietto" e se ne andò, dimostrandosi menefreghista al massimo. Omero sbotta di brutto

"Maledetto bastardo, se ti prendo, ti rompo. E te lo prometto" Omero dice, imprecandogli contro, mentre quello se ne sbatteva e se ne andava per i fatti suoi, probabilmente bisbigliando mentalmente tra se e se per il prossimo discorso.

"Lasciamo stare, per ora, possiamo solo andare all'oste e riposarci"

Tornati alla locanda, il problema di Cicerone fu all'ordine del giorno: mangiamo una specialità tipica della casa, una frittata, e discutiamo riguardo cosa avremmo dovuto fare

"E' la prima volta" apro io il discorso "che un autore si rifiuta di credere alla nostra storia"

"Non ha tutti i torti, però" Bob ribatte "con Omero abbiamo avuto fortuna, ma non mi sorprendo che qualcuno possa non crederci: la storia è piuttosto strana, può risultare solo una favola per bambini"

"Ora dobbiamo capire la parte più importante: come possiamo convincerlo a seguirci nell'impresa?"

"Non credo che sarà facile," Bob continua "dopo quello che è successo, a stento vorrà seguirci. L'unico modo per convincerlo sarebbe fare qualcosa per cui sarebbe veramente riconoscente, tanto da doverci questo aiuto e prende una pistola, giocando col cane, stupendoci tutti "oppure costringerlo a venire con noi" ma la ripone immediatamente "anche se questo andrebbe contro i nostri principi, esatto?" Per fortuna stava solo scherzando, lui non farebbe mai una cosa del genere.

"Ci sono altre proposte?" nessuno parla, siamo a corto di idee "E' inutile, in questo caso, continuare la ricerca di altre possibili soluzioni. Dobbiamo riposarci un po'" erano tutti d'accordo e ci distendemmo nei letti, per riposarci un po' e prepararci per domani

Non riesco a prendere affatto sonno, il motivo non mi era chiaro: forse per le cose che oggi erano avvenute, forse perché Cicerone aveva rifiutato il suo aiuto per la nostra missione, forse pensavo per conto mio. Mi giro e mi rigiro nel mio letto, abbastanza comodo per una locanda, non riuscivo proprio ad addormentarmi. Oramai arreso all'insonnia, mi alzo e osservo un po' la Luna: persino in un posto come questo, senza essere inquinato da niente, la magia rasserenante della Luna mi lasciava esterrefatto e...be', mi calmava: l'assenza di cultura influisce persino sulla natura e sulle sue bellezze. Non penso a niente, nemmeno a una soluzione per convincere Cicerone

Il giorno dopo, mi sveglio un po' intontito, poiché mi ero addormentato tardi, e mi rendo conto che un sacco di gente si era già diretta verso la piazza dove Cicerone faceva i suoi discorsi. Non sembrano affatto felici di dirigersi verso quel luogo: le loro facce dimostrano molta rabbia. E' successo qualcosa, me lo sento; svegliai i miei compagni in fretta, gli dissi di vestirsi e di dirigersi immediatamente verso la piazza. Io nel frattempo feci una circospezione per capire cosa diamine stava succedendo. Con un sacco di persone che parlavano tra loro, sento degli urli.

Arrivato là con il gruppo, vedo un uomo che gridava contro Cicerone. Forse è Catilina. Accanto vedo un signore anziano, con una barba molto lunga e la schiena incurvata. E mi guarda: il suo sguardo mi chiarisce ogni cosa, sentii addirittura le sue voci nella mia testa

"Cosa pensavi, che me ne andavo via così? Suvvia, sarebbe stata un'uscita di scena patetica"

Era lui.

Aγνός.

"Farò sempre del mio meglio per impedire la riuscita della missione. Mi spiace un sacco, ma non mi piace restarmene con le mani in mano. In qualche modo il tempo lo devo passare, non credi?"

Si è intrufolato negli affari di Catilina. Quant'era perfido

"E non pensare di giocare sporco, sennò uccido immediatamente il tuo caro oratore da quattro soldi. Ma non ti preoccupare: ti darò la possibilità...di fermarmi. Ora chiamerò Cicerone in processo e ti nominerò come testimone locale. Fai del tuo meglio a testimoniare quello che vuoi dire veramente. E ti sconsiglio di puntarmi il dito addosso, insieme a Catilina"

Devo stare al suo gioco, al suo pericolosissimo gioco. Nel frattempo, gli insulti a Cicerone aumentano sempre di più: la gente che prima lo stimava ora gli fischiava e gli urlava contro.

Pure qua, la mente degli umani è distorta dai più vili penso tra me e me. Comunque, va bene Aγνός, giocherò al tuo gioco, e lo vincerò. Stanne certo Nel frattempo vediamo Cicerone portato via da due mastodontici uomini, pronto per il processo che avremmo dovuto tenere oggi pomeriggio stesso.

Torniamo all'osteria, dove mi esercitavo con Omero a pronunciare le giuste parole: una di troppo o detta male e la nostra missione è mandata a monte. Mi esercitai per un'ora, a dire con precisione le parole più adatte ad un processo. Mi esercito e mi esercito.

E non è servito a niente: non posso competere con un demone che fa il lavaggio del cervello alla giuria. Torno all'osteria un po' adirato

"E CHE DIAVOLO" urlo, stanco di quella giornata di schifo. Tutti mi guardano attorno, mentre io, da solo me ne torno sopra, orribilmente imbarazzato. E mi metto a piangere. Questa volta, stranamente, mi sono ripreso prima dalla tristezza: ora ho voglia di risolvere la situazione e di non abbattermi. Questa volta...ho trovato la volontà comunque di andare avanti. Anche senza i libri...per i libri combatterò. Aγνός gioca sporco...gioco sporco pure io.

Appena risalgono i miei compagni, feci una faccia seria

"Signori, stasera qualcuno eviterà la morte"

Bob si dimostrò molto felice del mio cambiamento di carattere "Così ti voglio, traboccante di energia e pronto a tutto pur di portare a termine la missione. Allora, cosa facciamo?"

Dopo qualche ora, cerchiamo la dimora del nostro obiettivo, come in una spy story. Gesticolo, in silenzio, in modo da non farmi sentire, dicendo, più o meno :

"Ci sono delle guardie, là. Omero ed Ευρπιζ, rimanete dietro di noi, magari avessimo bisogno di voi. Io proseguo. Tu Bob, distrai le guardie" passai un revolver ad Bob, io prendo una mazza, Omero ed Ευρπιζ. E' ora di azione, ora sono deciso a menarle, anche se significa sporcarmi le mani. Se proprio ti costringono, ho imparato a immergere le nocche nel fango e a ripagare con un pugno. Così si fa.

Ci avviciniamo di soppiatto alle guardie, con le armi pronte a reagire anche per conto proprio, volendo. Piano. Piano. Piano. Bramiamo vicini alle guardie: sono protette da un elmo con un ciuffo di paglia rossa, un'armatura all'apparenza resistente a colpi di frecce (ma non ai nostri proiettili) e lance con metallo molto affilato. Niente di tutto ciò ci intimorì ad ammazzarli per bene: la mazza chiodata fa il suo dovere, trafiggendo l'elmo. I guardiani non emisero alcun suono.

Entriamo nella casa: mi ricorda un sacco la nostra osteria, forse gli architetti della città avevano in mente di costruire gli edifici nella stessa maniera delle case: non avevano un gusto edilizio molto variegato. Nella camera di sopra, troviamo un Cicerone addormentato, con un sonno che sembrava turbato: mormorava parole incomprensibili.

"ca...ma...pe..."

Se questi sono sonni turbati, figuriamoci gli incubi sono in procinto di svegliarlo E' ora di scacciare lo spirito nero che ti provoca questi orribili incubi e lo prendo a schiaffi in faccia. Ma non si svegliava, anzi, sembra più spaventato, come se la violenza avesse soltanto peggiorato la situazione.

"ai...tu...cha...la" Cicerone è intrappolato nella terra degli incubi: il biglietto di sola andata per il sonno turbato è già stato convalidato.

"Potete pure scatenare un arsenale nucleare, è certo che non si sveglierà" una voce oscura dice, accompagnata da quella puzza che preannunciava un fumo nero. Aγνός era entrato ancora una volta in azione.

"Ancora tu?" Bob esclama, irato "La vuoi finire di metterci i bastoni tra le ruote?"

"Questo non posso proprio farlo" Aγνός risponde, con un finto abbattimento "la mia questione di principio non mi lascia proprio andare. Ma non ho mai detto che mi da fastidio, eh."

"Che fine ha fatto Cicerone?"

"Ha preso il biglietto di sola andata per l'orribile terra degli incubi. E ha dimenticato di prendere quello di ritorno. Sai, nessuno ha mai voluto andare nella terra degli incubi, ogni tanto qualcuno è spinto ad andarci, senza neanche volerlo, da qualche mio amico"

"Ridacci Cicerone" grido io

"Senti, non ho tempo da perdere per questo: secondo la mia mente, ho già fatto tutto il possibile, ora dovrebbe toccare a voi: dovreste entrare nel suo incubo, in modo da fare qualcosa per svegliarlo."che scoperta "Infatti, anche se lo portaste così, bello addormentato, l'incantesimo per sconfiggermi non potrebbe essere azionato. Fate voi, ora, io ho finito, per adesso"

"Ma come entriamo nel sogno di Cicerone? gli chiedo.

"E va bene" dice con generosità, anch'essa sarcastica e finta "vi farò entrare nel sogno" e il fumo ci avvolge, come quella volta da Omero, facendoci tossire e anche svenire, per l'orribile puzza.

"Ohhhh" è l'ultima parola, prima di addormentarmi.

"Ohhhh" è la prima parola che dissi appena mi svegliai dal fumo che puzzava con funzione di cloroformio. Attorno a noi, non c'è niente: e per niente intendo assolutamente niente, soltanto tutti noi che galleggiamo a mezz'aria nel nulla. Questo nulla è circondato da un'aura malvagia,. Non vedo nessuno, penso addirittura che Aγνός mi aveva imbrogliato, trasportandomi in un'altra dimensione che voleva farmi credere il sogno di Cicerone. Ma mi sbaglio: a un certo punto mi trovo in una piana ghiaiosa e arida, dove non c'erano piante, né altre forme di vita. E c'è anche

"Cicerone" corriamo verso di lui: sembrava spaventato da qualcosa che aveva visto, quasi come se la sua paura più grossa si fosse manifestata ai suoi occhi. Quando ci vide, parlò in modo ansioso:

"Siete i tipi di ieri, vi rico...nosco"

"Cosa sta succedendo?" chiede Bob, sapendo che non stava succedendo niente di positivo

"Guardate dietro di voi" e così facemmo: dinanzi a noi, un'immensa onda di materia melmosa e violastra che sembrava catrame. Mi aspettavo di peggio, ma sembra orribile: non immaginavo nemmeno cosa sarebbe successo se magari saremmo stati travolti da quell'onda.

Stavo pensando tutto questo mentre già i miei piedi, di loro iniziativa, erano già stati messi in moto dal mio cervello, insieme alle gambe degli altri. Nel frattempo mi resi conto di una cosa

"Omero e Ευρπιζ non sono con noi"

Nel frattempo, i due erano rimasti sopra a controllare la situazione: non sentivano più le voci di nessuno dei loro compagni e iniziava a preoccuparsi che magari fosse successo qualcosa di grave. Ed avevano ragione. Presero con molta paura la sua arma, rischiando di farsela scappare dalle mani e di richiamare l'attenzione con il dannato rumore che questa faceva, salì sopra con passo da pinguino, molto lenti ed eccessivamente cauti, salirono per le e videro Cicerone. Si avvicinarono a lui, chiedendosi anche dov'erano gli altri. Per risposta, si sentì un urlo

"Omero. Ευρπιζ" e per risposta, si sentì un altro urlo, di paura

"Ahhh. Chi è?"

"Sono io, Ki" ero io che cercavo di comunicare col mondo esterno. E ce l'avevo fatta: i due erano vicino a noi.

"Dove siete?" chiesero

"Siamo all'interno del sogno di Cicerone. Dovete tirarci fuori di qui"

"Come se fosse facile"

"Come se sapessi qual è. Sbrigati a trovare una soluzione e sveglia Cicerone" a un certo punto, la pergamena che aveva Ευρπιζ (gliel'avevo data prima di iniziare la perlustrazione) iniziò ad illuminarsi: forse ci avrebbe potuto aiutare. I due lessero la pergamena

"Miei cari amici, siete riusciti a trovare Cicerone. Le mie più grandi congratulazioni. Ma noto che siete nelle peggiori delle situazioni immaginabili e inimmaginabili. Tuttavia, posso rompere l'incantesimo che Aγνός ha scaraventato su di voi. Basta solo che torniate nella vostra adorata biblioteca e tutto si risolverà. Al resto penserò io. Avanti, che la missione sta per avere un termine"

"Allora basta solo che torniamo nella biblioteca e tutto si risolve"

"Non credo proprio che ci tornerete" nessuno parlò, ma apparve, nella mano di Ευρπιζ un inaspettato cobra dal collare aperto "Quessssta la prendo io, dal vostro caro amico, Aγνόςςς" aprì la bocca, mostrando i suoi denti veleniferi, sembrando pronto per mordere; invece, afferrò la pergamena tra i denti acuminati e scappò dalla finestra. L'incantesimo di teletrasporto fu stato interrotto da Aγνός, stavolta tramutato in un'orrida serpe.

"Che succede, perché non siamo nella biblioteca?" Omero chiese, con il fiatone al collo

"Perché Aγνός se l'è svignata con la pergamena, interrompendo l'incantesimo" rispose Ευρπιζ

"Cavolo" esclamò Bob, anch'egli sfinito

"Ευρπιζ" Ki iniziò a parlare "ora dipende da te: se non ci vuoi vedere morti per asfissia o perché inglobati da un'onda di catrame, è il momento di intervenire"

Ευρπιζ si lanciò all'inseguimento di Aγνός, che gli rispose

"Oh, mamma mia, sssono ssspaventatisssimo. Prova a prendermi, pivella" Aγνός si muoveva velocissimo, ma neanche la ragazza era da meno: aveva la volontà. Aγνός si rese conto del pericolo che stava correndo, quindi scagliò un fulmine per rallentare Ευρπιζ. Nonostante non lo colpì, lei si spaventò e si trovò pancia all'aria. Aγνός fece una risata divertita:

"Ahahaha, dovevi vedere la tua faccia. Ahahaha" cambiò tono "ma ora, puoi pure dire addio alla tua pergamena, cara. L'incantesimo che ho scagliato non si scioglierà mai" mentre diceva questo, tornava nella sua forma di vecchietto con la barba lunga. Ma accadde un miracolo: il demone non potè tenere a lungo la pergamena, poiché essa, essendo fatta di materiale sacro, gli bruciò tra le mani.

"Aaaaaargh. Brucia peggio dell'Inferno" nel frattempo Ευρπιζ tornò alla dimora, inseguita da un Aγνός infuriato e trasformato di nuovo in forma serpentina; appena arrivato da Cicerone, l'incantesimo di teletrasporto si attivò immediatamente. Erano salvi, per quel momento. E Aγνός imprecò con la sua lingua tagliente.

   
 
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