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Autore: DB_K    24/01/2016    2 recensioni
One shot ambientata subito dopo la sesta serie.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giornata era stata piuttosto lunga e impegnativa. Finalmente la piccola Camilla era arrivata in famiglia. Bella, paffutella, due occhioni chiari simili alla madre, da coccolare senza mai stancarsene. Livietta e George nonostante la giovane età si mostrarono fin da subito attenti e responsabili con la bimba. Livietta era stata spostata in un’altra stanza da sola e Camilla aveva deciso di rimanere la notte con la figlia, così che lei potesse riprendersi dopo il parto. Una mezza verità. O un’omissione. Dipende dai punti di vista. In cuor suo sapeva che la famosa frase detta qualche ora prima in sala d’aspetto “nonna libera e indipendente” aveva fatto non poco danno. Non voleva rientrare a casa. La notte in ospedale a cullare la new entry l’avrebbe fatta riflettere meglio. O forse non pensare a tutto quello che sembrava davvero un gran casino.

“Amore mio…amore di nonna…mentre la tua mamma dorme, qui con te ci sono io…” sfiorando il viso della piccola che dormiva nella culla ospedaliera avvolta in una calda copertina che era stata di Livietta, cucita dalle mani della cara Andreina. “Chissà se la bisnonna sa quanto sei bella…” disse rimboccandole la coperta.
Livietta intanto nonostante qualche dolore e i punti avuti in seguito al parto, riusciva a dormire quasi tranquillamente.
“Camilla… ti hanno voluto chiamare come me… un onore per me sai, ma… me lo merito?!” continuava a guardare la piccola e a bassa voce cercò di spiegarle un po’ di cose “sai tesoro mio, in quest’ultimo anno la mia vita è entrata in un mega frullatore, i miei sentimenti e tutto il mio equilibrio sono stati mixati insieme e alla fine non so nemmeno io cosa ne è venuto fuori…anzi forse lo so, ma non lo voglio ammettere… e sai perché? Perché fa male…” una lacrima cadde giù dal suo viso stanco. L’asciugo con l’indice e provò a continuare “tu sei appena nata e io già ti incasino la vita raccontandoti che nonna pasticciona sono! Almeno questo non ereditarlo da me!!!” un accenno di sorriso le si stampò sul volto “Come posso spiegarti tutto? Vediamo se partendo dall’inizio ci riesco… allora c’era una volta, una famiglia composta da me, da nonno Renzo, da mamma Livietta, dalla bisnonna Andreina e da Potty, il mio adorato cagnolino, che è anche il mio fidato consigliere. Ma questa è tutta un’altra storia. Perciò, dicevo… c’era questa famiglia, che nonostante tutto andava avanti, si voleva bene e a parte i piccoli problemi quotidiani, riusciva a cavarsela. Poi un giorno, io per intromettermi sempre nei problemi dei miei allievi, che per me sono tutti come figli, mi sono ritrovata ingarbugliata all’interno di una storia di polizia, o per meglio dire all’interno di una storia con un poliziotto…” e un altro sorriso quasi automatico le si disegnò sul viso, ma stavolta con un tono un po’ malinconico “…non pensare male piccolina… questo poliziotto è Gaetano, l’hai visto qualche ora fa… insieme abbiamo risolto parecchi casi pericolosi e non, abbiamo condiviso i problemi quotidiani che con le rispettive storie avevamo, siamo stati l’uno il confidente dell’altro in qualche modo…poi per diverso tempo non ci siamo più visti…eravamo in città diverse per motivi di lavoro, ma ogni volta che il destino voleva farci trovare, noi eravamo li… forse sempre al posto giusto ma nel momento sbagliato, fino a qualche mese fa… e così che sono passati circa 10 anni… e di cose ne sono cambiate… la bisnonna non c’è più… io e nonno Renzo non stiamo più insieme ma questo te lo spiego quando sarai più grande, e lui… lui… è rimasto un caro…un caro…amico di famiglia…” non era quello che voleva dire, ma allora perché non riusciva a trovare un altro termine per definirlo?!

Un colpo all’altezza del cuore la bloccò. Quelle parole le avevano fatto un male tale da toglierle il fiato. Perché?! Se non era quella la giusta definizione perché si ostinava a definirlo tale?! E perché qualche ora prima quando lui stesso si definì “amico adottato” lei non si oppose?! Le mancò l’aria. Dovette alzarsi un attimo e uscire dalla stanza per qualche istante per riprendersi. Fino ad allora non aveva mai esternato ad alta voce tutta questa storia e farlo adesso, alla luce di quello che lei aveva deciso di voler essere, la sua nuova vita da nonna libera e indipendente, la faceva stare male. Perché proprio adesso?! Si affacciò alla finestra del corridoio per prendere una boccata di ossigeno e l’aria fresca della notte le fece fare un salto lungo dieci anni. Immagini diverse scorrevano dentro di sé. Immagini relative alle indagini poliziesche. Vermouth. Aperitivi. Sguardi complici. E poi partenze. Ritorni. Ritrovarsi. Già ritrovarsi, in città diverse. Cambiati, cresciuti, con nuove consapevolezze alle spalle. E poi fissare delle regole per poter vivere in pace. Ma quale pace?! Se il destino a distanza di anni si era intrufolato nuovamente nelle loro vite un motivo ci doveva essere. Aveva voluto spianare il terreno per renderlo più fertile per quando sarebbe stato il momento giusto. E il momento giusto era arrivato proprio quell’anno. L’ennesimo tradimento di Renzo. L’ennesima sconfitta. L’ennesimo fallimento. Anzi forse l’ultimo. Doveva per forza essere l’ultimo fallimento. Aveva cinquant’anni e non poteva e non voleva sbagliare più. Era grande ormai. E non ci si sbagliava più arrivati ad un certo punto. Ma questo non era vero. Dagli sbagli si impara. E di imparare non si finisce mai.

Qualche minuto davanti a quella finestra e il magone allo stomaco sembrava allentarsi un po’, ma non era del tutto sparito. Rientrò in camera. Entrambe dormivano tranquille. “…Tesoro di nonna, sono qui…avevo solo bisogno di un po’ d’aria… e… volevo chiederti scusa… ti ho detto una bugia prima… Gaetano… beh lui… lui… è tutto tranne che un amico… cioè… beh si… è sempre stato un amico…poi…poi me ne sono innamorata e per paura ho rovinato tutto… lui non ha nessuna colpa, se non quella di amarmi da una vita, lo so… sono io a non averlo capito, o aver voluto vedere le cose in modo egoistico, unidirezionale… dormi piccolina… magari un giorno ti continuerò questa storia… e scusami se pur essendo iniziata con un c’era una volta, non c’è un vissero per sempre felici e contenti… la nonna non è brava in queste cose… è più brava la tua mamma in questo… fai sogni d’oro amore…” la baciò delicatamente in fronte e poi si sistemò sulla brandina che si era fatta prestare da un’infermiera.

Le luci dell’alba attraversavano le tende della finestra e la raggiunsero facendole aprire gli occhi. Aveva provato a dormire un po’, tenendo sempre d’occhio la piccola e sua figlia. E qualche minuto durante la notte era riuscita a dormire. Per fortuna la notte passò bene sia per la neo mamma che per la bambina.

“Buongiorno..” disse con tono dolce spostandole la ciocca di capelli dal viso “Dormito bene tesoro!?” chiese alla figlia.
“Buongiorno mamma… si dormito bene… la piccola?!”
“Tranquilla…sta bene, tra un po’ passeranno i dottori e visiteranno entrambe”
“Si, lo so. Mamma puoi andare se vuoi. Qui riesco a cavarmela da sola. E tra un po’ arriva George.”
“In effetti, avrei bisogno di un bagno caldo. Ma torno per pranzo. Ok?!” sorridendole. Com’era cresciuta la sua piccola Livietta. Era una donna. Era una mamma ora.
“A dopo, mamma. Grazie” disse regalandole il suo sorriso migliore.

Si diresse verso casa, sapeva che Potty era già stato sistemato da Renzo, per cui doveva solo recarsi in bagno e buttarsi sotto il getto dell’acqua e cercare forse di fare mente locale su tutto. Fare un resoconto della notte appena trascorsa. O forse degli ultimi mesi. Entrò in casa. E…

“Buongiorno!!!”
“AH!!! Gaetanoooo!? Ma… ma… che ci fai in casa mia!? Come sei entrato? Cioè quello lo so come avrai fatto, ma…” lo inondò di domande mentre era ancora con la porta socchiusa e lui seduto in cucina con lo sguardo rivolto verso di lei.
“Tranquilla… non è successo nulla… ti aspettavo…io… ti aspetto sempre…” le rispose con un tono calmo e quasi surreale.

Camilla si sbloccò dall’iniziale smarrimento dovuto all’inaspettata presenza di Gaetano in casa sua. Tutto poteva aspettarsi tranne di vederlo così presto. Non dopo gli ultimi risvolti almeno. Si diresse verso di lui. E si sedette sulla sedia vicino a quella sua.
“Non capisco…” gli rispose senza riuscirlo però a guardarlo in viso.
“Ah…non capisci…o non vuoi capire… professoressa so tutto…” le disse sorridendole.
“Sai tutto cosa?” il suo viso diventò improvvisamente rosso senza un motivo apparente. Ci mancava lui a quest’ora. Perché continua a farle questo effetto se ha deciso di essere libera e indipendente?!
“Non vuoi proprio ammetterlo allora?!” provò ad usare il suo solito tono per stuzzicarla un pò.
“Ammettere cosa scusa?!”
Gaetano prese il cellulare, toccò un tasto e partì un audio.
“allora c’era una volta, una famiglia composta da me, da nonno Renzo, da mamma Livietta, dalla bisnonna Andreina e da Potty, il mio adorato cagnolino, che è anche il mio fidato consigliere. Ma questa è tutta un’altra storia”
Camilla spalancò gli occhi. Non poteva crederci. Come faceva lui ad avere quella conversazione?!
Gaetano portò avanti la registrazione “…Tesoro di nonna, sono qui…avevo solo bisogno di un po’ d’aria… e… volevo chiederti scusa… ti ho detto una bugia prima… Gaetano… beh lui… lui… è tutto tranne che un amico… cioè… beh si… è sempre stato un amico…poi…poi me ne sono innamorata e per paura ho rovinato tutto… lui non ha nessuna colpa, se non quella di amarmi da una vita, lo so… sono io a non averlo capito, o aver voluto vedere le cose in modo egoistico, unidirezionale…”.

Silenzio.

Gaetano la guardava cercando di studiare ogni singolo movimento, ogni singola emozione. E dopo un tempo infinito “ beh… dicevamo… questa mi sembra una prova piuttosto pesante! Allora professoressa, vuole firmare questa dichiarazione o vuole apportare delle modifiche, magari aggiungere qualcosa?!” le chiese continuando a sorridere mantenendo comunque le distanze.

Camilla era sotto shock. Rossa in viso. C’era di sicuro Livietta in mezzo a questa cosa. Per questo aveva premura di restare sola. Sapeva benissimo che Gaetano sentendo quella confessione, anche se non ricevuta in modo diretto avrebbe fatto qualcosa. E così fu. Quella che doveva essere una confessione quasi tra sé e sé era finita nelle mani del commissario e lui nonostante tutto quello che lei aveva combinato era li.

“Camilla?!”
“Eh…si…cioè…io…che vuoi che ti dica?!” non riusciva a tirar fuori una frase di senso compiuto. Sembrava essere completamente sconnessa e il cuore a mille le pulsava nel petto.
“Non pretendo nulla… solo la verità… me la merito non credi?” le chiese con un tono serio.
“Hai…hai ragione… ti devo delle spiegazioni… beh… in parte hai già sentito quello che non sono riuscita a dirti in questi ultimi mesi…io…. sono innamorata di te…ma a volte, quando si vuole bene ad una persona, se ne desidera allontanarsi... cioè…non so come spiegartelo… so di averti fatto soffrire col mio tira e molla e il mio comportamento quasi schizzofrenico e per evitarti maggiori sofferenze ho preferito dirti di voler essere una nonna libera e indipendente anziché magari parlartene e affrontare insieme la situazione…ma non ce l’ho fatta…ho avuto paura…e se in questi anni hai imparato a conoscermi, sai che quando ho paura e si tratta dei miei sentimenti, io scappo…” le parole anche se a fatica le uscirono tutte d’un fiato e Gaetano rimase  li ad assorbirle una ad una.

Conosceva quella donna meglio di chiunque altro, e sapeva bene che le sue paure erano un pò anche colpa sua. Le sue pressioni, la sua voglia di sicurezza avevano innescato in Camilla tutto un meccanismo opposto a quello che lui voleva e in qualche modo, lei, messa alle strette in un periodo in cui era in un equilibrio instabile, trovò nella fuga la sua unica via di uscita, in attesa di fare ordine dentro sé. Ma non aveva fatto i conti con i sentimenti di lui. Lui avrebbe continuato ad aspettarla o si sarebbe stancato prima o poi?!

Ed ecco il destino, intervenire un’altra volta. Livietta durante la notte si era svegliata ma non voleva interrompere il primo discorso nonna-nipote e intuendo bene quello che la madre stava per dire aveva fatto partire la registrazione e inviato successivamente a Gaetano con un messaggio a completare il tutto “Ascolta bene la registrazione. La mamma non hai mai smesso di volerti. Perdonala sei puoi. Solo tu puoi renderla felice. Conto su di te. Ti voglio bene”. E lui, se in un primo istante era rimasto senza parole, ascoltando in loop la registrazione non poté che rendersi conto di quanto ancora l’amasse e cascasse il mondo l’avrebbe fatta confessare. Fosse stata l’ultima cosa che faceva.

“Camilla…non scappare più…ti prego…non hai motivo di allontanarti da me… siamo stati per anni separati e ogni volta che il destino ci rimetteva l’uno sulla strada dell’altra era pura magia, anche se non potevamo mai appartenerci…fino a qualche mese fa…quando è iniziata una favola…e poi  io con le mie colpe e le mie pressioni me ne rento conto solo ora… e tu con il comportamento assurdo a volte, abbiamo reso la nostra storia un qualcosa che non ci appartiene… lo sappiamo entrambi di essere l’altra metà del cielo per l’altro, e se quello che ho sentito è la verità, io so qui pronto a ricominciare…pronto ad amarti come sempre, più di sempre…” gli occhi di entrambi si incontrarono e si riempirono di lacrime, luccicando mentre erano li a cercare le parole giuste per chiedersi scusa.
“…come fai ad essere così speciale, eh!?” si avvicinò e gli prese il viso “…io…ti amo…da morire…” confessò finalmente con voce rotta dall’emozione e le lacrime che le inondavano il viso.
“Professoressa….ti amo…ti amo…ti amo…” baciandola e mischiando le loro lacrime.
Il destino forse questa volta aveva deciso di rendere reale e definitiva questa favola. Ma sarà davvero così?!

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Ed eccoci alla fine della one shot.
Nulla di che. Una piccola parentesi a quello che è stato il finale più deludente delle diverse edizioni di PAP. In attesa della settima.
Se siete arrivati a leggerla fino in fondo mi fa piacere. Vi ringrazio di cuore. A presto.
   
 
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