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Autore: Lord Gyber    24/01/2016    3 recensioni
Allora, questa è l'anteprima un progettino che avrei in mente, però, prima di cominciare vorrei sapere cosa voi, grandi estimatori di Undertale, ne pensiate.
Dal testo:
* Si accasciò al suolo facendo cadere la sua arma. Si rannicchiò in se stesso sull'orlo di mettersi a piangere, sbattendo i pugni sul freddo pavimento « Per quanto ancora? Per quanto ancora dovrò soffrire!?! » *
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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« FAMMI USCIRE DA QUI!!! »

Flowey lanciò un'altra manciata dei suoi petali contro il vetro ma ancora una volta questi non ottennero nessun effetto.

Si trovava rinchiuso in una cupola di vetro apparentemente indistruttibile, dato che aveva resistito ai suoi colpi, quelli con cui di solito riusciva a sconfiggere facilmente i suoi nemici.

Ma non solo la resistenza del vetro rendeva inutili i suoi attacchi, chi lo aveva portato in quel posto lo aveva sradicato dal terreno, dal quale di solito traeva forza e nutrimento. Ora le sue esili radici, rinsecchite e marroni, giacevano tristemente sul pavimento in acciaio.

Flowey assunse la sua tipica espressione derisoria, solo che questa volta mostrava più che altro furia « APPENA MI SARO' LIBERATO TI SBUDELLERO' CON I MIEI PETALI!!! » imprecò contro il suo rapitore, che se ne stava seduto vicino ad una scrivania a digitare qualcosa su un computer.

Quest'ultimo ignorò le frasi della pianticella, concentrandosi esclusivamente sul suo lavoro.

L'umano, probabilmente sulla cinquantina d'anni, presentava corti capelli corvini che terminavano con un ciuffo sulla fronte ed una leggera barbetta, gli occhi nascosti da un paio di occhiali, indossava un camice da scienziato.

Questo si dedicava solamente a digitare qualcosa sulla tastiera del suo portatile, ignorando bellamente gli insulti e le minacce di morte del mostro.

Appena ebbe terminato, si alzò dalla sua sedia girevole, avvicinandosi con qualche passo alla cupola che conteneva la sua cavia. Si piegò in avanti all'altezza del fiore e si degnò di dirgli qualcosa « Lamentati pure quanto vuoi, non riuscirai a scappare, puoi solo pregare. »

Lo scienziato vide la faccia del fiore assumere la forma di quelle che si scolpiscono nelle zucche ad halloween « Sei tu quello che deve pregare, quando scapperò farò in modo che la tua morte sia la più lenta e dolorosa possibile...»

Il discorso intimidatorio fece nascere un sorriso sul volto dell'uomo « Mi dispiace deluderti, ma sei in inferiorità numerica per fare una cosa del genere. »

Tre porte si aprirono alle spalle dell'uomo, facendo entrare un po' di luce in quel laboratorio buio, dalle quali si stagliavano le ombre di tre esseri, uno enorme, un più piccolo ed uno dalle forme femminili.

Flowey fu costretto a deglutire dall'ansia, di certo non poteva farcela, sentiva in quei tre una strana forza. L'uomo parve accorgersi della sua inquietudine e si volle deliziare spiegandoli la situazione « Le mie macchine vanno con una batteria a, com'è che la chiamate? Determinazione? Si, direi “Batterie a Determinazione” la più grande mai apparsa, più grande di qualsiasi umano! »

Lanciò una risata diabolica per poi appoggiare la faccia sulla superficie del vetro che lo separava dal mostro, per vederlo ancora meglio in volto, notando che fosse agitato « Non ti preoccupare, finirà prima che tu te ne accorga. »

Dal terreno sotto la cupola uscirono dei bracci meccanici che terminavano con delle strane siringhe. Flowey li guardò terrorizzato, cosa strana visto che non poteva provare certe emozioni e con i suoi occhi incontrò per un'ultima volta quelli del suo aguzzino, che brillavano di un insano sadismo, lo stesso di cui lui stesso si vantava.

Le siringhe si avventarono su di lui, trafiggendolo senza alcuna pietà. Poi, azionandosi, cominciarono ad estrarre tutto quello che il fiorellino poteva contenere, diventando via via più rinsecchito e perdendo tutti i petali gialli.

Alzò il suo unico occhio, dato che l'altro era stato trafitto, e con le ultime forze pronunciò «...Frisk...lui...ti...sconfiggerà....ma di certo avrà pietà...ah...ah....che idiota...»

Un cumulo di polvere cadde sui petali morti e smunti.

Nello stesso momento il livello di un liquido grigiastro, all'interno un macchinario grande quanto un muro del laboratorio, salì di circa un quarto di quanto presentava. Lo scienziato osservò tutto ciò compiaciuto ed emise un fischio « Però, ne aveva energia il piccoletto. »

Un tubo dello stesso macchinario, collegato ad un'altra macchina si contrasse ed, all'interno di esso, venne fatta passare qualcosa molto più grande di lui, tanto che era facile vederlo mentre transitava da un luogo ad un altro, finendo per essere trasferito nell'altro macchinario.

Il cilindro metallico, posto vicino all'enorme strumento che ora ospitava l'energia di Flowey, emise degli sbuffi di vapore e cominciò a spalancare le sue porte. Questa volta lo sguardo dell'uomo, che aveva assistito a tutta la scena, era tra l'incuriosito ed il sorpreso « La macchina per i prodotti di scarto? »

Quello strumento serviva a rimuovere tutto ciò che non potesse essere utile per alimentare il suo “progetto segreto”, però era da mesi che non si attivava, per questo era rimasto particolarmente perplesso.

Quando le porte furono del tutto aperte, ne uscì fuori una leggera nebbiolina che nascose una porzione del pavimento. Nello stesso frangente, si stagliò una figura illuminata dalle luci interne della macchina. Un corpicino fece un paio di passi in avanti, ma subito, probabilmente debilitato dal trattamento, si mise a barcollare fino a perdere del tutto l'equilibrio.

Prima però che potesse cadere a terra lo scienziato lo afferrò per le spalle, mettendosi con un ginocchio per terra per avere una posizione più comoda per reggere il ragazzino. Quest'ultimo perse i sensi qualche secondo dopo e cadde sulle sue gambe molli, sempre retto dall'uomo.

« Non è possibile...» ciò che ora stava sostenendo era un ragazzo-capra che indossava un maglione verde a righe gialle. L'uomo continuò ad osservarlo meravigliato per un paio di minuti, esaminando ogni suo tratto somatico con quelli che aveva in mente e che non aveva mai scordato. Prese in mano una delle sue lunghe orecchie e, oltre a notare che erano incredibilmente morbide, era completamente bianche. Bianche come la neve.

A differenza di come aveva fatto prima, il sorriso dell'uomo fu molto paterno e i suoi occhi si fecero lucidi, velati da un'infinita tristezza « No...Non è lui...Meltdown! » una delle tre figure apparse in precedenza, la più grossa, arrivò di corsa a fianco del suo creatore. Questo sollevò delicatamente il bambino e lo porse gentilmente al bestione meccanico « Portalo nella stanza speciale. »

Il robot, sulle prime, non capì il perché di un tale onore da parte del suo padrone, quella stanza era destinata ad un'altra persona, ma evitò di fare storie, così prese nel modo più amorevole a lui possibile il pargolo e lo portò nella stanza a lui assegnata.

« Meltdown, di agli altri di lasciarmi solo, ho bisogno di riflettere. » il robot obbedì anche a quest'ordine e con un gesto fece intendere ai suoi due compagni che dovevano andarsene.

Il laboratorio calò di nuovo nel buio quando le porte si chiusero.

L'uomo si appoggiò alla scrivania sulla quale stava lavorando e con un gesto lanciò tutto quello che c'era sopra per terra. La sua sete di distruzione non si calmò e si lanciò sopra qualcos'altro. Prese una chiave inglese e cominciò a fare a pezzi tutto ciò che gli capitava davanti.

Fece a pezzi vari strumenti e varie attrezzature senza preoccuparsi minimamente.

Lanciò un urlo disperato e furente.

Si accasciò al suolo facendo cadere la sua arma. Si rannicchiò in se stesso sull'orlo di mettersi a piangere, sbattendo i pugni sul freddo pavimento « Per quanto ancora? Per quanto ancora dovrò soffrire!?! »

 

 

Frisk si voltò di scatto verso il tramonto, al richiamo di qualcosa che però non sembrava esistere. Rimase ad osservarlo per qualche secondo, finché uno scheletro in giaccone e pantofole non se ne accorse « Qualche problema ragazzino? Ti è venuta voglia di fare il romantico? »

Il ragazzo distolse lo sguardo dal corpo celeste per concentrarsi con quello dell'amico che gli stava porgendo la mano « Andiamo. Non vorrai che Toriel si preoccupi? » « No, Sans. » strinse la sua manina in quella scheletrica di Sans e si diressero a casa.

« Papyrus ha fatto gli spaghetti, sarà davvero...”pasta”disiaco...eheheheh....»

 

 

« Prendi, hai bisogno di rimetterti in forze. » l'uomo dai capelli corvini, dopo essersi seduto sulla sponda del letto, porse ad Asriel una fetta biscottata con su della marmellata. Il ragazzo l'afferrò molto volentieri e la mangiò tutto d'un fiato, sotto lo sguardo contento dello scienziato.

Dopo due giorni interi passati a dormire aveva molta fame, la stanza in cui si era risvegliato, poi, era davvero fantastica, enorme. Il letto era gigantesco e morbido, vi era un baule pieno di giocattoli, un televisore ed un armadio pieno di vestiti colorati.

« La ringrazio molto signore. » disse un po' imbarazzato non essendo mai stato molto bravo a stringere amicizie. L'uomo però parve gradire lo stesso e gli strofinò la testa per farlo sentire più a suo agio « Niente di che, piccoletto. E, se vuoi, chiamami pure col mio nome, Ruben. » « Ruben? E' davvero un bel nome. » rispose, prima di prendere qualcos'altro dal vassoio con cui Ruben si era presentato.

L'uomo si diede una sistemata veloce agli occhiali e si alzò dal letto « Devo tornare al lavoro, ci vediamo dopo Mokha. »

Asriel alzò un sopracciglio « Chi è Mokha? »

Ruben si immobilizzò all'istante davanti alla porta della camera, rendendosi conto del suo errore « Nessuno. Mi sono confuso. Ma non temere Asriel, avremo il tempo di conoscerci meglio. »

 

 

Angolo autore:

Allora, coma già detto in precedenza, questa è l'anteprima di una Long che vorrei iniziare, ma prima di scrivere chissà cosa, vorrei sapere cosa altri estimatori di questo gioco come me pensino di questa anticipazione.

Se la storia inizierò essa si svolgerà in maniera simile al gioco, potrete decidere di lasciar vivere o di distruggere i propri nemici. Ovviamente questi non saranno i mostri, dato che la mia storia è ambientata dopo la Pacifist Run, ma saranno ben altri.

Beh, aspetto di sapere cosa ne pensate.

Saluti,

Lord Gyber.

  
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