Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero della Morte.
Riverso nell’odio è il suo sguardo, inseguito dalle ombre.
Gelido è il lamento che spunta sulle labbra, così, afflitte dalla sorte.
E il sangue scorre lento sui rami delle tenebre.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero della condanna.
Cupo è il colore dei suoi occhi, prosciugati dalle lacrime.
Nel silenzio di quel bosco, il cuore più s'affanna
e, tristemente, l’animo si opprime.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero degli innocenti.
Amaro è il pianto che ora ascoltano le loro orecchie sorde.
Mentre s’agita il respiro velato dai tormenti
l’aria trema sulle dure e fredde corde.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero dell’ingiustizia.
I rumori ancora s’odono, degli spari su quei corpi.
Le ferite pure sanguinano, sulla pelle ormai in disgrazia.
La pace però non regna nei cuori dei tre morti.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero della memoria.
Tra i ricordi del passato, l’incendio nella casa;
alte fiamme nello spirito che cancellano una storia.
Nel fuoco un grido brucia, senza mai trovare posa.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero dei fratelli perduti.
In ginocchio a lor concede le sue ultime parole:
“Che almeno in paradiso voi siate i benvenuti”
e il pensiero si abbandona alla speranza del sorgere del sole.
Ma la giovane non sa
che l’alba tarderà.
Riverso nell’odio è il suo sguardo, inseguito dalle ombre.
Gelido è il lamento che spunta sulle labbra, così, afflitte dalla sorte.
E il sangue scorre lento sui rami delle tenebre.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero della condanna.
Cupo è il colore dei suoi occhi, prosciugati dalle lacrime.
Nel silenzio di quel bosco, il cuore più s'affanna
e, tristemente, l’animo si opprime.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero degli innocenti.
Amaro è il pianto che ora ascoltano le loro orecchie sorde.
Mentre s’agita il respiro velato dai tormenti
l’aria trema sulle dure e fredde corde.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero dell’ingiustizia.
I rumori ancora s’odono, degli spari su quei corpi.
Le ferite pure sanguinano, sulla pelle ormai in disgrazia.
La pace però non regna nei cuori dei tre morti.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero della memoria.
Tra i ricordi del passato, l’incendio nella casa;
alte fiamme nello spirito che cancellano una storia.
Nel fuoco un grido brucia, senza mai trovare posa.
Piange, la ragazza di cenere, sotto l’albero dei fratelli perduti.
In ginocchio a lor concede le sue ultime parole:
“Che almeno in paradiso voi siate i benvenuti”
e il pensiero si abbandona alla speranza del sorgere del sole.
Ma la giovane non sa
che l’alba tarderà.