- Vedo che ti stai impegnando. – John ancora non riusciva a crederci, guardava Sherlock con circospezione. Nonostante l’affetto e la fiducia che nutriva verso l’uomo che aveva davanti, sapeva che era in grado di fare cose orribili alle persone, aveva lui stesso assistito. Per lui i sentimenti erano solo una debolezza, qualcosa da sfruttare a suo vantaggio ma non esattamente nella maniera più romantica e dolce che si potrebbe intendere. John si rese conto che in tutto quel tempo si era semplicemente lasciato andare a congetture personali, che i due non avevano mai seriamente affrontato il discorso. John moriva dalla curiosità di sapere come Sherlock avesse chiesto la mano a Molly ma preso da altri pensieri e preoccupazioni, soprattutto, dimenticava sempre di prendere l’argomento.
- Certo, perché non dovrei? È il mio matrimonio. –
- Certo. – fece eco John. Sherlock tornò ai cataloghi di abiti da sposa, fiori, torte e quant’altro.
- Non dovrebbe occuparsi Molly di questa roba? –
- Sta lavorando. –
- L’ho fatto bene. Ne è rimasta colpita. -
- Fratello. – come sempre, il saluto dei fratelli Holmes era carico di sarcasmo e provocazioni che solo loro potevano comprendere.
- Fratellino. -
- Rose? – si stupì John.
- Dovresti cominciare a rivedere parecchie delle tue brutte abitudini, Sherlock. – Mycroft continuò il tour della stanza. Come Sherlock, anche John cominciava a sentirsi infastidito.
- Non credo, Molly mi conosce da anni. – Sherlock non aveva smesso di sfogliare i cataloghi. John si chiese se fosse sincero interesse o un pretesto per ignorare Mycroft o comunque fargli capire che avrebbe preferito che concludesse la visita il prima possibile.
- Non metto in dubbio che la signorina Hooper ti abbia visto anche nei tuoi momenti peggiori ma, a volte, in preda all’amore cieco, si tende a idealizzare troppo l’oggetto del proprio interesse. –
- E tu che ne sai, Mycroft? – Sherlock abbandonò i cataloghi solo per poter dedicare uno sguardo di sfida al fratello che, ovviamente non si rivelò particolarmente colpito.
- Potremmo sempre andare a vivere in una casa molta grande, in cui ognuno potrebbe concedersi lo spazio necessario per continuare a coltivare le proprie.. cattive abitudini. - Sherlock accompagnò la sua spiegazione con degli svolazzi della mano, tanto per sottolineare l’ovvietà della sua idea e tornò a sfogliare i cataloghi. Mycroft si lasciò andare ad una solenne risata che fece sobbalzare John.
- -Sei così.. tenero, Sherlock. Mio fratello che parla di vita di coppia. Mamma e papà ne sarebbero deliziati! -
Mary era su di giri per il matrimonio ormai imminente. Non mancava mai dall’accompagnare Molly a qualche commissione.
- Manca l’abito! Come mai non hai ancora pensato di provarne qualcuno? – Mary adesso era una madre a tutti gli effetti e Molly riusciva a percepirne l’istinto materno.
- Non ho avuto molto tempo ultimamente. Pensa che della gran parte delle cose se n’è occupato Sherlock. - Le due donne, anzi le tre donne contando Sharyl, erano in giro a fare shopping. Era uno shopping più per divertimento che di utilità al matrimonio e inoltre, volevano accertarsi di portare ancora la stessa taglia, nonostante gli innumerevoli assaggi per scegliere la torta e tutto il menù per il ricevimento.
- Ho capito che tra te e Sherlock c’era una certa intimità, quando lo hai preso a schiaffi. Io credo che ti ami davvero. – Mary sorrise teneramente e Molly nascose gli occhi lucidi e il rossore delle guance dietro una camicetta dalle stampe fantasiose e coloratissime. Aveva sempre rispettato Mary, la vedeva come una donna molto intelligente e sveglia, quindi accolse calorosamente la sua osservazione. Molly credeva nei sentimenti di Sherlock. Era strano ma non ne aveva mai dubitato. Forse era presunzione o la sua mente fin troppo romantica ma non poteva credere che Sherlock potesse prendersi gioco di lei fino a questo punto, almeno non senza qualche psicopatico a dargli un motivo valido. Sapeva che per molti quella situazione sembrava più una barzelletta e che, dietro il sorriso, nascondevano la preoccupazione che fosse tutta una messa in scena ma che lei sapesse, nessuno stava tentando di uccidere nessuno, almeno per adesso, quindi, superato lo shock iniziale le venne facile credere che quella proposta fosse sincera ma meno facile dedurne il motivo.
- Sai, credo di non essere ancora convinta sulla torta. Andiamo ad assaggiarne qualcun’altra? - disse Molly, riemergendo dalla camicetta.
Molly raggiunse Baker Street, stanca e con un po’ di nausea per i troppi assaggi di dolci. Entrando trovò Sherlock al suo computer che appena la sentì arrivare, sollevò subito lo sguardo e l’accolse con un sorriso. Oh Sherlock, pensò Molly, sarebbe così facile per te ingannarmi. Vedendo che lei non si mosse, Sherlock si alzò e sistemandosi la giacca le posò un bacio sulla guancia. Era il loro modo di salutarsi. Un semplice bacio sulla guancia, così dolce ogni volta da lasciare Molly sempre un po’ incantata. Si era addirittura resa conto, di quanto quel gesto mettesse a volte a disagio John o Lestrade. – Come è andato lo shopping? – domanda di gentilezza da parte di Sherlock, dato che Molly era tornata a mani vuote.
- Non c’era nulla che mi convincesse ma è stato divertente. Adoro la compagnia di Mary e ogni tanto una pausa fa bene. –
- Sei passata dalla pasticceria. – ovviamente non era una domanda. Sherlock la guardò un po’ perplesso. Molly confermò con un gesto del capo e iniziò a liberarsi della borsa e del cappotto. Si sentiva perfettamente a suo agio a Baker Street , raramente ormai sentiva la mancanza del suo appartamento. Era strano ormai per lei non sentire il chiacchiericcio della signora Hudson o semplicemente non assistere alla figura di Sherlock aggirarsi per l’appartamento. Quando lui era indaffarato in qualche caso, in cui magari lo assisteva John, si ritrovava sulla poltrona ad osservarlo pensare, fare avanti indietro per la stanza e sbottare appena avuta l’idea. John l’aveva da subito messa in guardia sulle cattive abitudini di Sherlock o anche sul suo caratteraccio ma lui stesso, si rese conto di quanto fosse inutile avvertirla dato che lei magari lo conosceva anche meglio o comunque da più tempo.
- Ti amo. – disse Molly, con ancora le labbra che sfioravano quelle di Sherlock.
- Certo. – fu però, la risposta di lui. Era la prima volta che Molly gli diceva chiaramente quelle due parole banali, forse, per i più scettici e meno romantici ma piene di significato. Quelle due parole sono il breve riassunto di una dichiarazione che se espressa nei più piccoli dettagli, potrebbe durare ore. Molly aveva sempre custodito il significato di quelle parole, lei ci credeva. Quella volta, nonostante fosse la prima , le aveva dette più con l’intento di fare un esperimento. In cuor suo, non si aspettava che Sherlock le rispondesse nello stesso modo, ma rimase comunque ferita da quella inappropriata risposta. Le aveva chiesto di sposarla ma non le aveva ancora parlato apertamente dei suoi sentimenti. Lui si stava allontanando verso il bagno. – Sherlock. – lo fermò prima che potesse sparire dietro la porta. – Non è esattamente così che si risponde. – Molly serrò i pugni lungo i fianchi, non era rabbia, era solo bisogno di sapere. - Sherlock, perché mi hai chiesto di sposarti? È perché ti senti solo? È a causa di John che si è fatto una famiglia e ti senti abbandonato?-
- Quante domande, Molly. Avevo intenzione di andare a fare un bagno rilassante, se vuoi possiamo continuare la conversazione nella vasca. –
- No, Sherlock, preferisco parlarne qui. – non aveva perso determinazione ma la voce le vibrò un po’.
- Non credo più che i sentimenti siano un ostacolo. La presunzione lo era. Troppi impostori e troppi psicopatici sono sfuggiti ai miei occhi indagatori, ai miei.. radar speciali. Ho imparato, quindi, che l’amore non è affatto un ostacolo ma un punto di riferimento, una marcia in più. Questo me lo hai insegnato tu, Molly Hooper. Mi hai insegnato a fidarmi delle persone, a tenerne conto. Perché soli non si arriva da nessuna parte. Ho sempre creduto che abbandonarmi a certe futili debolezze potesse solo crearmi distrazioni e punti deboli. Ma non è così. -
Sherlock tornò da Molly e le prese la mano che custodiva l’anello di fidanzamento. L’accarezzò, strofinando il pollice prima sul dorso della mano e poi sul palmo – Per me è tutto nuovo. Sto riscoprendo una nuova fonte di forza. – Molly fu commossa da quelle parole. Gli strinse la mano con cui aveva preso la sua. Sherlock si avvicinò ad abbracciarla - Io non sono Moriarty, io sono Sherlock Holmes – sussurrò piano. Per quella sera Molly si disse soddisfatta della risposta di Sherlock. Lei aveva pazienza, ne aveva sempre avuta.
Finito l’abbraccio, si lasciò guidare per mano verso il bagno.