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Autore: Araik_chan 0612    26/01/2016    0 recensioni
Tratto dal testo:
Cosa posso dirvi di me? Che sono sola e che cerco il vero amore?
No, forse posso dirvi di essermi follemente innamorata della persona più bella che ci possa mai essere...
Genere: Fantasy, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cosa posso dirvi di me? Che sono sola, ho una tragica storia e che mi sono morti i genitori?

No, forse posso dirvi di essermi follemente innamorata della persona più bella e dolce, ma soprattutto sbagliata, che ci possa mai essere...

Mi chiamo Yuki, il nome significa neve in Giapponese.

I miei genitori, lo hanno scelto perchè sono nata in una giornata in cui Tokyo, la mia città d'origine, era ricolma di neve.

Strano, vero? 

Quando ero piccola adoravo il mio nome, perchè era diverso da tutti gli altri bambini, e quando nevicava mi sentivo sempre al centro dell'attenzione, ma con la morte dei miei genitori, all'età di sette anni, incominciai ad odiarla e di conseguenza anche il mio nome.

Perchè?
Perchè ho tanti bei ricordi in cui eravamo felici, sulla candida neve, e quando vedo quest'ultima mi affiora alla mente il terrore di non averli più al mio fianco.

Dalla morte dei miei, vivo con mio nonno, che con tanta pazienza mi ha cresciuta fino ad adesso che ho diciassette anni.
La mia storia inizia quando avevo quindici anni, d'inverno; io e il nonno eravamo andati in un paesino vicino Tokyo,
per passare le vacanze di Natale;
il nonno era molto entusiasta, al mio contrario che, come sempre, ero la classica ragazza asociale ed impassibile.

Quando fummo arrivati volsi subito lo sguardo al bosco, sul retro della piccola casa in legno: adoravo i boschi, ma mai quanto adoravo la pioggia. Mi piaceva sentire le gocce scivolarmi sul viso e poi intersecarsi nei capelli, come se avesse lavato via tutta la mia tristezza.
Guardavo ancora il bosco, quando con lo sguardo vidi un ragazzo, il quale ne fui subito colpita: aveva i capelli neri come la pece e la carnagione chiara...perchè era lì?

I giorni passarono come quando ero a Tokyo: sdraiata sul letto ad ascoltare le solite due canzoni: la traccia venticinque e la ventisei, sul mio rudimentale lettore di cassette. 
Forse vi stareste chiedendo perchè usavo una cosa del genere, avevo un problema economico? No, avevo il mio Ipod regalato da mio nonno al mio dodicesimo compleanno, ma non lo usavo perchè il lettore di cassette era dei miei genitori.
Perchè solo la traccia venticinque e la ventisei?

Non lo so.

Ma i miei pensieri erano sempre tormentati da quel ragazzo: chi era?
Mi alzai dal letto e mi recai nel bosco, nel punto in cui lo vidi, ma non c'era, e nonostante ciò mi inoltrai di più nel bosco.
Sentivo le foglie secche scroccare sotto i miei passi; camminai per un pò, poi mi sdraiai sulla fredda erba, ascoltando la musica.
Chiusi un momento le palpebre: era così bello e tranquillo lì, ma purtroppo i miei occhi verdi rimasero così per molto più tempo di quanto mi aspettavo: mi addormentai.

Al mio risveglio non li riaprii subito, sentivo dei strani rumori: passi, respiri e l'odore pungente della legna che bruciava.
"Lo so che sei sveglia, il tuo respiro è meno regolare, ed i tuoi occhi hanno un tremolio" disse.

La sua voce era quella di un ragazzo, che fosse lui? 

Aprii gli occhi, mettendomi a sedere e guardandolo con sguardo serio. C'era un fuoco acceso, ed avevo una coperta addosso, che scostai subito.
Lui ricambiò lo sguardo, ed inaspettatamente si avvicinò a me, osservandomi bene, io sussultai, tirandomi leggermente indietro, ma lui prese per il braccio, fermandomi.

"Hai i capelli rossi come le mele, e gli occhi verdi come le foglie...sei bella, più bella che in lontananza" disse, sfiorando il mio naso con il suo.
"C-Chi sei?" balbettai io, liberandomi dalla sua stretta ad allontanarmi, spaventata
"Mi chiamo Ame Ackerman, ho sedici anni e vivo nel villaggio qui vicino" disse, indicando la direzione in cui si usciva dal bosco. Aveva un anno in più a me.
"Tu dovresti essere Yuki Elric" disse, mettendosi seduto dinanzi a me. "Ti osservo da ieri, sei sempre sola..." continuò.
"Pi-Pioggia, il tuo nome significa pioggia" riuscii a dire.
"Si, il tuo significa neve, la adoro" disse.
Lo osservai bene: aveva i capelli neri, gli occhi dorati, le labbra sottili e la carnagione chiara.
"Sei veramente bella, Yuki" disse.
Io arrossii. Era uno sconosciuto, perchè arrossivo? 
Ignorai la sua affermazione, e con lo sguardo basso gli chiesi: 
"Perchè sei qui?"
"Perchè avevi freddo. Ne hai ancora, vero? hai le labbra viola" disse, avvicinandosi a me.
Era molto vicino, anche troppo, ma aveva un buon odore, il più bello che avevo mai sentito: era come se fosse miele e muschio, un mix che non mi fece allontanare, ma anzi, avvicinarmi a lui, che sorrise, ed inaspettatamente mi baciò.
Aveva ragione: avevo le labbra fredde, ed a contatto con le sue calde, rabbrividii.
"Ora sono calde..." disse, staccandosi da me, lasciandomi spiazzata, e con il cuore che mi esplodeva nel petto.
"Ora devo andare.. a domani, amore mio" disse, sorridendo e prendendo uno zaino da terra, dandomi un bacio a stampo sulle labbra, per poi andare via.

Rimasi lì per un tempo indefinito, sfiorandomi con le dita, la bocca...mi era appena capitata la cosa più bella che mi potessi aspettare.
Quando incominciò a farsi buio ritornai a casa, ed il giorno seguente, di nuovo nel bosco.
Lo vidi poggiato ad un albero, e mi guardava, come se mi stesse aspettando.
Appena fummo vicini mi carezzò i capelli, dicendomi: 

"Ha fatto tardi all'appuntamento, milady", e la mano che era sui miei capelli scivolò sulla guancia, facendomi una carezza.
Lo lasciai fare, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma il mio cuore non era d'accordo: batteva come un tamburo, e non voleva smettere.
Arrossi, distogliendo lo sguardo, 
"Mi scusi, milord" dissi, per poi farmi coraggio e guardarlo negli occhi, sorridendogli.
Sorridere...credevo di aver dimenticato come si facesse.
Questa volta fu lui ad arrossire,
"Siete perdonata, signorina Elric" mi disse, prendendomi il mento tra due dita, e dandomi un lieve bacio, che ricambiai subito.
Mi prese per mano e mi portò vicino ad un fiume, nel bosco.
L'acqua rifletteva la corteccia degli alberi, dandole un colore stupendo, mi batteva forte il cuore, ma ero sicura che non era per la bellezza che avevo dinanzi a me, ma è per lo sguardo di Ame, fisso su di me.
"Sei bella Yuki, veramente bella" disse.
Io sussultai, girandomi per guardarlo negli occhi.
"Ti conosco da pochissimo, ma per me tu già sei indispensabile..."
continuò.
Io spalancai gli occhi: era la stessa cosa che provavo nei suoi confronti.
"Io...c-cred...NO!" borbottò, arrossendo come mai io lo avevo visto.
"Io...t-t-ti...am...Yu-ki" continuò. 
Io lo guardai perplessa: non capivo nulla.
Lui lo notò, fece un respiro profondo, poi parlò:
"Io t-t-ti amo, Yuki!" disse.
Il mio cuore perse un battito, per poi martellare ancora di più nel mio petto.
"Per me sei come l'ossigeno per una fiamma, sei la luce in un buio eterno, sei quella cosa a cui vuoi arrivare a tutti i costi, e sai che essa è di importanza vitale! Non so che magia tu mi abbia fatto, ma improvvisamente, appena ti ho vista per la prima volta, mi sono innamorato pazzamente di te, Yuki." continuò.
I suoi occhi brillavano, e gesticolava animatamente.
"Yuki?" pronunciò, cercando una risposta da me, ma non riuscivo a dire nulla: ero come pietrificata, lo osservavo solo avvicinarsi a me.
"Non riesci a dire niente, vero sapientona? Che vorresti dire?" chiese, scherzando.
"Che stupido che sei! Certo che ti amo Ame!!" dissi, leggermente irritata, ma poi, quando mi resi conto di quello che avevo detto arrossii.
Lui mi sorrise dolcemente, prendendo un rametto molle da una piantina alle nostre spalle. Io lo guardai perplessa, mentre lo rigirava tra le mani.
Quando finì si inginocchiò dinanzi a me, prendendomi la mano sinistra, avvicinandola al ramoscello, che lui aveva sistemato come se fosse un anello.
"Vuoi essere la mia fidanzata, Yuki?" mi chiese, ed io annuii.
Io sorrisi, e quello fu il Natale più bello di tutta la mia vita, passandolo con il ragazzo più bello, dolce, ma soprattutto sbagliato che ci possa mai essere.
Disse che anche per lui fu il più bello, e che l'anno seguente l'avremmo passato ancora insieme.
Ma per lui l'anno seguente non arrivò mai: morì prima che ci potessimo rivedere.
Quando avevo quindici anni credevo che la pioggia avrebbe lavato via tutta la mia tristezza, ma oggi, ogni goccia che cade sul mio viso...
...è una lacrima nel mio cuore, spezzato dalla perdita del ragazzo di nome Ame, il cui significato è pioggia.
Fine. 
   
 
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