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Autore: inside of londondreamers    26/01/2016    0 recensioni
Perrie Dubois ** è una persona che generalmente non piace, insoddisfatta della sua vita, sempre sgarbata e scontrosa, costretta a fare un lavoro che non sente suo, sognatrice, che si ritrova a doversi trasferire dalla sua amata Parigi a Londra. Perrie però non ne vuole sapere dell'Inghilterra, la odia.
Zayn Malik è esattamente l'opposto: con la testa sulle spalle, conduce una vita semplice, lavorando ad una tavola calda, sempre cordiale, amante della sua città. Una cose però li accomuna: entrambi sono consapevoli che manca qualcosa nella loro vita. Un giorno Perrie e Zayn si incontrerrano e forse Perrie sarà in grado di cambiare la sua opinione su Londra, anche grazie ad un rumoroso inquilino irlandese, Niall Horan.
(** Per questioni linguistiche, Edwards è diventato Dubois)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Perrie Edwards, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Parte II. 


Zayn Malik non poteva credere a ciò che aveva visto: quell’antipatica ragazza aveva sorriso, per un attimo, ma aveva sorriso. Continuò a servire gli altri tavoli, senza capire perché continuava a sorridere compiaciuto. Di solito non interagiva molto coi clienti, nemmeno con quelli più abituali e in fin dei conti non era suo compito farlo – lui doveva limitarsi a portare ciò che le persone chiedevano. Eppure quell’incontro gli aveva cambiato la giornata. Zayn credeva nel destino: si erano scontrati e si erano rincontrati. Qualcosa di lei lo intrigava, ma non era l’aria austera, forse il modo in cui aveva guardato il suo quadro, quello della Senna. A prima vista sembrava una persona piuttosto prevedibile, con quell’agenda, con quel fare indagatorio, sicuramente era una giornalista e sicuramente era anche molto sicura di sé. Ma come osservò il quadro: per un attimo fu tentato di svelarle che l’autore era proprio lui, ma poi si trattenne senza un motivo preciso – poteva giurare che nessuno aveva mai guardato una sua opera così, con tale intensità e trasporto e forse, a pensarci bene, magari non era neanche tanto prevedibile quella ragazza.
 
La signorina Dubois non aveva ancora un’idea precisa di quel Zayn, le aveva fatto una buona impressione, era gentile e carino, ma non sapeva ancora spiegarsi perché aveva deciso di  presentarsi e di strappare la regola che si era imposta prima di partire: niente amicizie con gli inglesi – e dopo aver conosciuto Niall Horan, neanche con gli irlandesi. A dir la verità non sapeva nemmeno perché continuava a rimuginare su quell’incontro, nemmeno lo conosceva! Perrie decise di concentrarsi su altro: era particolarmente ispirata, forse grazie a quel meraviglioso quadro che l’aveva tanto colpita. Era stesa sul suo letto trapuntato, avvolta da un grosso panno e stava continuando quel saggio che sembrava diventare più interessante ai suoi occhi. Stava procedendo con l’analisi dei prodotti tipici della zona, aveva scritto un’altra decina di pagine, quando Niall fece irruzione nella sua stanza.
«Scusa se ti disturbo, ma mi sento solo di là in cucina e c’è un freddo cane!» la giovane sbuffò e chiuse di scatto il portatile.
«In Irlanda non esistono le porte? Beh potevi anche bussare, cosa devo farci io? Il riscaldamento è rotto da ieri.» rispose seccata. Quell’appartamento era peggio della redazione in cui lavorava, Perrie era terrorizzata che da un giorno all’altro le crollasse in testa. Almeno era economico.
«Non sono affatto bravo con quelle diavolerie elettriche, ma potrei farti compagnia!» un sorriso bianco si dipinse nel volto di Niall, che si lanciò nel letto di Perrie e si accovacciò sotto la coperta. Ovviamente senza il suo permesso.
«Non mi sembrava di aver accettato la proposta e comunque devo lavorare.» riaprì brusca il computer e continuò a scrivere.
«Beh quando non sei fuori sei chiusa qui con questo pc, hai bisogno di distrarti un po’, io se studio più di due ore al giorno mi si fonde il cervello! Dimmi un po’  a cosa lavori?»
« A un saggio chiamato “Fatti i fatti tuoi”. Sottotitolo “Non ti riguarda”» con quella risposta sperava di liberarsi di Niall, ma lui non sembrava affatto offeso, infatti continuò a restarsene sotto le coperte e a guardarla con l’aria da cucciolo smarrito. Perrie sbuffò, dopo tre settimane di convivenza avrebbe dovuto conoscerlo almeno un poco. « E va bene! Un saggio sulla “Nuova capitale del mondo”, il mio capo redattore mi ha spedita qui per rinnovare il suo giornale, spero in un aumento dopo questa fatica succube. »
«Fatica succube? Londra è meravigliosa, è una delle mie città preferite. Anche gli inglesi sono perfetti a mio avviso.» Niall restò allibito quando la giovane iniziò a ridere di gusto.
«Non posso credere alle tue parole Niall, tuttavia per me non è così, ho sempre odiato questo posto mediocre ancora prima di venirci. Ma che parlo a fare! Neanche mi ascolti.»
«Probabilmente sei semplicemente piena di pregiudizi! Sai, solo perché sei schizzinosa e perfettina, non hai sempre ragione. Oggi dove sei stata? Sentiamo, cosa ti hanno fatto gli inglesi mediocri? » Niall era davvero una macchinetta, non smetteva un secondo di parlare e cambiava argomento alla velocità della luce – dal tono che usò Perrie capì che la stava prendendo in giro. In un millesimo di secondo la giovane tornò la donna composta e a modo di sempre.
«A una graziosa locanda, ho fatto colazione e ho fatto un giretto in centro.» ripensando alla mattina un lieve sorriso le alzò gli angoli delle labbra.
«Graziosa locanda? Giretto in centro? Quale forza oscura ti ha rapita, scusa? »
«Sappi che non sei simpatico. » rispose risoluta, facendo sembrare di non aver colto l’umorismo del ragazzo, « e comunque le brioche sono pessime, altroché i croissant francesi.»
«Se lo dici tu, per me non me la racconti giusta. Film e popcorn, ti va?» Niall le fece l’occhiolino e la prese per una manica della felpa.
«No, voglio continuare il mio lavoro, grazie comunque.» se ne restò a letto, ma Perrie aveva la mente da un'altra parte.
«Almeno posso restare qua? Giuro che non sbircio! Non voglio anticiparmi niente, voglio leggere il libro pubblicato e vedere quante fesserie hai scritto.»
Quel sorrisetto involontario che aveva colorato il viso solamente pensando alla mattinata le risvegliò la voglio di rincontrare Zayn, anche se il suo io interiore le diceva che era sbagliato, che comunque sarebbe ripartita di lì a poco. In ogni caso, sarebbe andata alla locanda il pomeriggio seguente.
Perrie alzò gli occhi al cielo, «E va bene! Resta qua! Ma se osi anche solo fiatare questa notte dormirai in davanzale.» in fondo in fondo però Perrie si stava affezionando a quell’impiccione. Non che lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, sia chiaro.



«Salve, signore… sì, il lavoro procede bene e sono più che felice di come sta venendo, penso che ne sarà entusiasta. Come ha detto lei, darà uno spicco in più al giornale.» Perrie sorseggiò un po’ della sua tisana, prima di proseguire, «Beh  penso che mi serviranno almeno due settimane, prima di poter tornare in Francia…va bene, au revoir.» Quando riagganciò riuscì a pensare solo ad una cosa: aveva quindici giorni per conoscere meglio Zayn, prima di ritornare a casa e consegnare il lavoro al suo capo redattore.
 
Zayn stava scaldando un panino con speck e fontina, mancavano dieci minuti alla pausa pranzo e non vedeva l’ora di poter uscire a respirare un po’ d’aria fresca. Stava canticchiando quella nuova canzone dei Kodaline che gli piaceva tanto, quando sentì il suono del campanello della porta d’ingresso. Con un sorriso il meno tirato possibile, si voltò: non poteva credere che avrebbe dovuto servire ad un altro cliente prima di poter staccare dal lavoro, ma non poteva di certo mandarlo via. Era in piedi dalle cinque del mattino e aveva bisogno di un’ora di riposo, forse avrebbe dovuto smetterla di andare a letto tardi e svegliarsi presto per correre. Si stava atrofizzando, decisamente. Eppure, non appena mise a fuoco la persona che entrò, un sorriso gli illuminò lo sguardo: lo sapeva, ci avrebbe scommesso il collo che sarebbe tornata. Fece per salutare Perrie ma, non accorgendosene, il suo pollice finì nella piastra.
«Porca miseria, che dolore!» fece un salto da terra e, agitando la mano a più non posso, cercò di salutare la bella donna che lo aveva distratto, «Ciao Perrie, che bella sorpresa, tutto bene?»
«Ti conviene mettere il dito sotto l’acqua fredda e, attento, il panino si brucerà.» con un sorriso di accomodò al tavolo in cui si era seduta la prima volta che Zayn l’aveva vista.
«Cosa le porto, signorina?»
«Magari evitiamo i panini, meglio tener buono l’altro pollice. Questa volta un’insalata e niente signorina, avrò la tua stessa età se va bene.» doveva proprio ammettere che la trovava bellissima sotto ogni aspetto, dagli occhi appena truccati a quei capelli ondulati, fino al suo carattere distante e pungente. Aveva pure senso dell’umorismo.
« Va bene. E mi devi tu delle scuse questa volta, sai.» Perrie lo guardò accigliata.
«Come scusa? E cosa avrei fatto?»
«Si da il caso che quando sei entrata io mi sia distratto e mi sono bruciato il dito! Mi devi delle scuse.» la giovane scoppiò a ridere, per la prima volta di gusto.
«Beh si da il caso che quella ferita sia frutto della tua sbadataggine, non della mia presenza.» Zayn le fece l’occhiolino e si accomodò al tavolo.
«Casualmente è ora della pausa pranzo, perciò, se non ti disturba, mangiamo insieme e poi facciamo un giro, giusto per scusarti, naturalmente.» Perrie si arrese e sospirò, non le restava altro che invitarlo a sedersi lì con lei.
«Naturalmente»
E la cosa non le dispiaceva affatto.
 
Il tempo volò, pranzarono insieme e poi decisero di fare una passeggiata tra le vie principali di Londra. Perrie si mostrò molto aperta nei suoi confronti – il suo io interiore voleva dimostrare a Niall Horan che si sbagliava, lei non era piena di pregiudizi. In quell’ora passata insieme si rivelò una persona differente: spiegò a Zayn della sua repulsione per gli inglesi, il quale la trovò assurda e cercò di farle cambiare idea mostrandole le parti più belle della città e spiegandole alcune tradizioni e aneddoti, ai quali lei aveva risposto con affermazioni del tipo “No, ma non mi dire, non lo avrei mai detto” oppure “Però sono svegli gli inglesi, noi francesi non avremmo mai pensato ad una cosa simile”, sempre con tono sarcastico e ironico naturalmente, il che divertiva tantissimo Zayn.
Zayn parlò molto di sé e della sua vita tranquilla e anche Perrie fece lo stesso, non sapeva spiegarsi quel suo comportamento, di solito lei non era quel tipo di persona che parla molto del suo privato, preferiva che fossero gli altri a scoprire cosa aveva da offrire, cosa c’era nella sua mente. Allo stesso tempo però pensò che non sarebbe rimasta per molto lì, con questo sconosciuto con cui, incredibilmente, si sentiva a suo agio.
Rimase affascinata dalla spavalderia del giovane nel lasciare casa e studi, rimboccandosi le mani e lavorando sodo per poter vivere discretamente in un piccolo appartamento. Zayn, dal canto suo, rimase invece colpito quando Perrie pensò che lui fosse stato spavaldo. Lui non si era mai sentito così, si era semplicemente considerato una persona con i piedi ben saldi a terra, ma senza un briciolo di coraggio. Anzi, se ne avesse avuto, allora sarebbe andato in giro per il mondo a fare l’arista di strada.
Nel pomeriggio andarono a sedersi in un parco e rimasero per un poco in silenzio ad osservare i passanti – Zayn chiese per quel giorno di essere sostituito dal suo collega, chissà se avrebbe rivisto quella ragazza così curiosa e intelligente.
Ad un trattò fu proprio Perrie a rompere il silenzio: «Mia madre amava Londra, era venuta qui a studiare e me ne parlava spesso. Lei amava la letteratura inglese e da piccola, invece di leggermi le classiche favole, mi leggeva qualche estratto dai libri delle Brontë, Oscar Wilde Carroll – oh Lewis Carroll quanto lo amo! – Dickens…raccontato da lei tutto sembrava avere un colore diverso, non so se mi spiego.»
Zayn attese in silenzio che Perrie continuasse, aveva timore di sentire come sarebbe andata a finire la storia.
«Una malattia me l’ha portata via. Mi aveva sempre promesso che saremmo venute qui insieme, noi due e nostro padre, invece non facemmo mai questo viaggio. Da quando se n’è andata non sono più riuscita a vedere questa città come prima. Lo so che può suonare stupido ma—» Perrie sospirò, non aveva mai raccontato questa storia a nessuno e si domandò perché non l’avesse mai fatto. A volte parlare liberava la mente. «Avevo diciassette anni. Piansi per settimane e poi mi promisi che non avrei più versato una lacrima in vita mia. Nello stesso anno scoprii un filosofo, Epicuro. Lui diceva che quando ci siamo noi non c’è la morte e quando c’è la morte non ci siamo noi per questo non dobbiamo averne paura. Ero tanto arrabbiata all’epoca e non so, quelle parole mi tranquillizzarono, mi fecero vedere la vita in modo diverso, un po’ come faceva mia madre, così decisi di studiare filosofia l’anno dopo.»
Quella rivelazione toccò profondamente Zayn. Non se lo aspettava, ma incominciò a capire un po’ meglio il carattere della giovane. Perrie gli sorrise debolmente, si sentiva meglio. Magari se avesse aperto il suo cuore a più persone la sua vita avrebbe preso una piega diversa, più—più viva.
Passarono a temi più leggeri e Zayn fu colpito dalla passione che Perrie aveva per l’arte e per la scrittura, scoprendo che avevano veramente tante cose in comune e rivelando anche una Perrie molto più umile di quando non fosse veramente.
«E così ti piace l’arte? Che tipo di arte?» chiese Zayn curioso. Perrie alzò il capo al cielo, iniziava lentamente a tingersi di rosa, non si era nemmeno resa conto del tempo che passava.
«Un po’ tutta l’arte sai, è limitativo dire questo sì, questo no—non sarebbe giusto. Amo ciò che mi colpisce e ciò che mi trasmette qualcosa, percepire le sensazioni e interpretarle a modo mio, entrando nell’opera… per esempio nel tuo locale c’è un quadro che mi piace tantissimo.» si trovarono improvvisamente a passeggiare molto vicini.
«Ecco—» Zayn abbassò il capo, leggermente imbarazzato, « ho trovato lavoro e abbandonato tutto, perché se avessi inseguito il mio sogno sarei stato solo un peso per i miei genitori. Vendere quadri, sai, non mi avrebbe portato distante. Non sono stato affatto temerario, tu invece sì, molto più di me.»
Perrie sembrò scioccata, «Zayn mi stai dicendo che quei quadri sono tuoi?» Zayn annuì sorridendo appena, « Sono meravigliosi! E sono sicura che prima o poi li venderai e protrai fare ciò che ami davvero, quel quadro che ho visto della Senna è mozzafiato, mi sembrava di essere a casa io—» Zayn veramente non era abituato ai complimenti, sentì il volto diventargli rosso.
«Grazie Perrie, ma sai, i materiali per poter dipingere sono molto costosi, con quello che guadagno al locale posso arrangiarmi, fino a quando non troverò un buon compratore e dipingere potrà diventare un lavoro a tempo pieno. Spero possa accadere un giorno, i miei ne sarebbero felicissimi. Li vedo solo il fine settimana, abitano a mezzora da Londra, perciò…»
«Sono senza parole, davvero. Non dovresti sottovalutarti così, sei stato molto coraggioso. Il coraggio non sta solo nell’inseguire i propri sogni, anzi a volte è il contrario. Si vuole raggiungere qualcosa per scappare dalla realtà.» Perrie guardò accigliata l’ora e sospirò, «Ho un lavoro da finire, dovrei andare. E, visto che abbiamo trascorso una giornata piacevole, devi sapere che tra due settimane tornerò a casa.» e si sorprese per il tono amaro con cui uscì quella frase, si sorprese ritrovandosi quasi dispiaciuta al pensiero di un’imminente partenza.
Zayn annuì lentamente, se lo aspettava, «Spero comunque di poterti rivedere ancora qualche giorno. Mi ha fatto piacere parlare con te.» La verità però andava molto più a fondo. Zayn non aveva solo apprezzato la sua compagnia, ma era rimasto completamente stregato da quella donna colorata da mille sfumature, dalla mente brillante, dall’animo puro. Sapeva che tra loro non sarebbe mai nato niente, ma in un solo pomeriggio gli aveva fatto cambiare il modo di vedere la sua stessa personalità: le sue scelte erano sembrate giuste e Zayn Malik, il ragazzo intrappolato nella sua quotidianità, era apparso coraggioso.
No, Zayn Malik non voleva affatto perdere Perrie Dubois, non poteva lasciarsela sfuggire, era una persona fantastica.
Perrie sorrise per l’ennesima volta in quella giornata, «Mi farebbe immensamente piacere rivederti.»
Un’idea folle balzò nella mente di Zayn. E se fosse andato in Francia con lei? 
  
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