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Autore: Papillon_    26/01/2016    3 recensioni
Questa volta il sorriso di Barry Iris lo sente sulle labbra; finiscono poi per rannicchiarsi sotto le coperte distesi uno accanto all’altro, lei che si fa infinitamente piccola tra le braccia di lui, facendosi stringere contro il suo petto, un po’ come se fosse una seconda casa.
La paura è una cosa con cui ha imparato a convivere.
L’amore per Barry – quello no. Perché è qualcosa che la sorprende sempre. E che continuerà a sorprenderla ogni giorno, fino a quando di tempo non ce ne sarà più.
[Westallen]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Iris West
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Fra(vah).
Come promesso, una Westallen piccola piccola che più piccola non si può.
Ti vogghio bene, e spero davvero che ti possa piacere :3




My Hero



Spesso, durante la notte, ad Iris capita di svegliarsi all’improvviso. Non deve esserci per forza un motivo. A volte è per i brutti sogni. A volte è per abitudine, perché la notte in qualche modo le ha sempre messo inquietudine e sa di non amarla. A volte è per quel piccolo ticchettio di passi, la porta della camera che si apre e si chiude in un veloce movimento – e un istante dopo si è già tolta le coperte di dosso e ha già allungato le dita per trovare quelle di lui, e non fa in tempo a dire molto, che la solita frase la interrompe.
“Sto bene, Iris, va tutto bene, tutto bene. Sono qui.”
Non sa come ha fatto ad abituarsi nel corso degli anni a tutto quello. A volte le capita di ripensare agli inizi, quando ancora era tutto così semplice e durante la notte credeva che Barry fosse al sicuro nel suo letto mentre dormiva, quando invece era occupato a sconfiggere il crimine a Central City in una continua corsa contro il tempo – e lei si sente così piccola e stupida per aver creduto anche solo per un attimo che lui fosse al sicuro. E si odia per non essersene accorta prima. Si odia per non aver aperto gli occhi. Si odia per essersi addormentata con il cuore leggero notte dopo notte, quando invece il suo migliore amico rischiava la vita per lei, e per delle persone che a conti fatti nemmeno conosce.
È proprio durante la notte però che diventa più facile pensare. E allora si ferma per qualche istante, voltandosi completamente dalla parte di Barry e cercando il suo viso – il suo cuore perde sempre qualche battito quando si rende conto che non ci sono lividi o ferite. Piange in silenzio, invece, quando si accorge che ci sono, e lei non può fare niente per alleviare il dolore.
Nemmeno ricorda il momento esatto in cui è successo – in cui ha aperto gli occhi, finalmente. Il momento in cui ha realizzato che Barry in realtà era sempre stato lì e lei aveva fatto finta di non vederlo, ma spesso non vedere non significa non sentire. Forse è stato graduale. Forse l’ha colpita come un fulmine, propagandosi in tutto il corpo con una velocità impressionante, lasciandola senza fiato.
Ricorda com’è stato crescere con lui. Ricorda il minuscolo sorriso di Barry ogni volta che i biscotti in cucina finivano e a lui capitava l’ultimo e allora cercava i gli occhi di Iris e finiva per cederglielo, e Iris si diceva – Non capisco come una persona possa essere così buona. Non capisco come abbia fatto ad avere tutta questa fortuna. Ricorda i primi giorni di scuola, ricorda di essersi arrabbiata con Barry perché non riusciva a farsi valere, e ricorda tutte le notti in cui rimanevano svegli fino a tardi a raccontarsi ogni cosa veniva loro in mente, perché il momento della giornata che preferivano era quando riuscivano a trovarsi entrambi nella stessa stanza, lasciando finalmente il mondo da parte.
“Non dormi, Iris?”
Lei sorride appena nel buio della notte. “Com’è quando salvi vite?”, chiede in un sussurro appena udibile. Percepisce Barry muoversi nel letto con calma, e improvvisamente sente parte del suo braccio aderire al proprio stomaco – Barry ha quest’abitudine di volerla sentire vicino, quando la rassicura. Come per prometterle che non sta andando da nessuna parte.
“Ti conosco abbastanza da sapere che fai una domanda così generale solo perché non trovi il coraggio di farmi quella che vuoi fare davvero.”, borbotta lui, cercando alla cieca le sue dita. Le trova, stringendole appena. Iris ricorda ogni volta che le loro dita si sono trovate – ricorda la scossa che ha sentito sul ponte di quella notte lontana, quando ha capito chi era veramente Barry. “Sputa il rospo.”
“Come fai a dirlo?”
“Ti conosco così bene.”, sussurra Barry. Colpita e affondata. La conosce più di quanto conosca sé stessa. Sa che c’è qualcosa che non va senza neanche chiedere, sa allungare le dita e afferrare le sue nei momenti giusti, quando nemmeno se lo aspetta. “Sei una giornalista. Ti piace indagare. La mia giornalista preferita, per la cronaca.”
Iris abbassa leggermente lo sguardo – è felice che ci sia buio attorno a loro, perché così Barry non deve necessariamente guardarla negli occhi. Non può vedere il suo rossore, la ruga che nasce accanto alle labbra che sa di preoccupazione e un mondo tutto insieme. Sa che gli basterebbe vedere quelli per capire ogni singola cosa. Sa che anche ad un minimo accenno di lacrime, Barry accenderebbe la luce e rinuncerebbe a quelle pochissime ore di sonno che riesce a concedersi.
“Va bene.”, ammette lei, ed è un po’ come una sfida. Ripensa alle sue interviste ed immagina a quel punto che avrebbe recuperato un blocchetto di appunti con una fidata matita, aspettando parole su parole da annottare per far venire fuori l’articolo migliore della settimana, ma la verità è che con Barry Iris smette di essere quella persona calcolatrice che ha bisogno sempre di avere ogni cosa sotto controllo. Smette di pensare. Smette di farsi domande. E ascolta e basta.
“Com’è aver paura?”, gli chiede a quel punto, deglutendo immediatamente dopo. “Sai – non quel tipo di paura che ha una persona quando attraversa la strada. Quella ce l’hanno tutti. Com’è andare là fuori e sapere che – che la vita di così tante persone dipende da te?”, mormora tutto d’un fiato. “Non è terrificante? E com’è poi – gestirlo, hai presente. Quando poi torni a casa, o sei al lavoro. Come – come fai?”
Iris non ha bisogno della luce per sapere che Barry sta aggrottando la fronte in quel momento. Le sue dita calde sono ancora intrecciate alle sue.
“Non lo so.”, soffia Barry, forse scrollando le spalle. “Non ci ho mai davvero pensato. La maggior parte delle volte, ho semplicemente paura di non riuscire a tornare a casa. Da te. Ho paura di essere uscito senza dirti Ti amo un’ultima volta. Ho paura, ogni volta che cado per terra e perdo sangue, di non poterti vedere mai più. Ho paura di lasciarti sola. Ho paura di deluderti.”
Iris chiude gli occhi per mezzo secondo – mezzo secondo in cui prende un enorme respiro, e poi allunga una mano verso il punto in cui sa che c’è il volto di Barry, e trova la sua guancia senza difficoltà. “Quello che fai, Barry – non potrebbe mai, mai deludermi. Non potrebbe deludere nessuno.”, sussurra pianissimo. Ha come paura che quelle parole escano con la forza da quella camera da letto. “Quello che fai là fuori, Barry – è abbastanza. Abbastanza per questa città e per me.”
Iris sente Barry sussultare appena. “Mi stai dicendo che non cambieresti nulla?”, le chiede. “Sai – di noi. Potremmo avere una vita più semplice. Infondo, tutti vogliono una vita semplice.”
“Non cambierei nulla di quello che ho.”, dice fermamente Iris a quel punto, e la sua voce trema verso metà frase perché le sembra – semplicemente impossibile. Perché è così e basta. “Nulla di quello che ho.”
Iris è quasi certa che a questo punto, Barry stia sorridendo. Sente le lenzuola sfregare sotto di sé e un attimo dopo due labbra calde e familiari premere sulle proprie; il cuore le scivola nella gola un po’ come le prime volte, un po’ come i primi baci, e ricorda tutte le battaglie che hanno perso, ma anche tutte quelle che hanno vinto, e si sente un po’ invincibile.
“Come stamattina, hai presente –”, borbotta Barry, proprio sulle sue labbra, “Credevo di averti lasciato senza dirti ti amo, e continuavo a pensare Ti prego, fa’ che glielo abbia detto, fa che abbia quell’ultimo ricordo di me –”
“Barry.”, lo interrompe lei, premendo le dita sulla linea del suo collo. “Me lo hai detto. Appena prima di varcare la soglia. Mi hai baciata, hai recuperato il giornale dalla tavola e me lo hai detto.”
Un breve sbuffo di risata abbandona le labbra di Barry. “Dio, ero così spaventato.”
Iris si ritrova ad alzare gli occhi al cielo, grata che Barry non possa vederlo. “Hai ancora un’infinità di tempo per dirmi Ti amo tutti i giorni che vorrai.”, gli sussurra pianissimo vicino all’orecchio. “E io ho ancora un’infinità di tempo per aver paura per te ogni singolo giorno, quindi in un certo senso siamo pari.”
Questa volta il sorriso di Barry Iris lo sente sulle labbra; finiscono poi per rannicchiarsi sotto le coperte distesi uno accanto all’altro, lei che si fa infinitamente piccola tra le braccia di lui, facendosi stringere contro il suo petto, un po’ come se fosse una seconda casa.
La paura è una cosa con cui ha imparato a convivere.
L’amore per Barry – quello no. Perché è qualcosa che la sorprende sempre. E che continuerà a sorprenderla ogni giorno, fino a quando di tempo non ce ne sarà più.
 
*
 
Il mattino dopo Iris scivola fuori dalle sue braccia e gli prepara il caffè – un po’ come quando erano più giovani ed Iris lavorava in quel bar e sapeva riconoscere l’ordine di Barry dalla sfumatura dei suoi occhi. Più zucchero se gli sembrava triste. Meno panna se Barry le sorrideva e sembrava stesse bene. Non è cambiato così tanto ciò che c’è fra di loro nonostante le lancette dell’orologio continuino a scorrere. Forse era più difficile da vedere, un tempo. Adesso è chiaro come il sole.
Barry beve il suo caffè in fretta, rischiando di sbrodolarsi a un certo punto – Iris interviene passandogli un dito sul mento e sorridendogli appena, perché sì, ci tiene tremendamente tanto ai dettagli. Adora alzarsi sulle punte per rubargli via il bacio del buongiorno, adora il modo in cui Berry la tiene stretta nonostante sia in ritardo, ancorando le dita ai suoi fianchi e facendo durare il bacio per un tempo che sembra infinito.
“Ti amo, Iris.”
Ti ho amato ancora prima di conoscere il significato della parola amore.
Barry sistema la tazza del proprio caffè, indossa la giacca color beige e la fa scivolare sulle spalle e dopo un ultimo sorriso si volta, recuperando il giornale, ma non esce immediatamente. Si blocca appena prima della soglia, ruotando appena il capo e sorridendo.
“Forse hai ragione.”, mormora appena, e Iris si sente in dovere di avvicinarsi a lui con passi lenti. “Nemmeno io cambierei niente. Niente di quello che abbiamo.”
Iris a quel punto si lascia andare e sorride – allarga le braccia e stringe Barry da dietro, posando un bacio piccolo e assonato sulla sua spalla, mentre stringe con le dita i suoi bicipiti attraverso la stoffa. “Ti amo, Barry Allen.”, ricorda la prima volta che glielo ha detto, in un giorno di pioggia e in mezzo alle lacrime, quando si era finalmente resa conto che era stanca di vivere a metà e facendo finta di non amare il suo migliore amico, la sua roccia, l’unico ragazzo che avesse mai creduto in lei davvero. “Il mio eroe.”, mormora, e sente Barry rilassarsi appena sotto il suo tocco, ed è certa che non cambierebbe proprio nulla di quello. Mai. “Il mio eroe.”



 
   
 
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