Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Sunsight    27/01/2016    1 recensioni
Questa storia parla di quando trovi la tua persona, ma hai paura di amare e allora finisci per perderla. Ma il destino non allontana sempre due persone che sono destinate a stare insieme.
Questa storia parla di ritrovarsi e amarsi.
Questa è la storia di Alice.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aveva gli occhi stanchi di chi pensa troppo e dorme poco, ma aveva quella luce negli occhi. Quella stessa luce gliel'aveva vista quattro anni prima, quando in seconda liceo, dopo una vita intera passata sempre insieme, le aveva detto di essersi innamorato di lei.
 E lei lo aveva rifiutato, spezzandogli il cuore, giustificandosi con lui, ma più con se stessa, che lo aveva fatto per evitare di fargli del male. 
A pensarci sembra assurdo. Si sentiva troppo poco per lui, temeva di distruggerlo, di succhiargli tutta l'energia e la vitalità che lei aveva sempre ammirato, ma lui non l'aveva capito, aveva detto che così lo distruggeva comunque.
Come se non bastasse, lui aveva smesso di parlarle e, da un giorno all'altro, divennero due sconosciuti. Niente più saluti, niente più risate, niente più pomeriggi sulla panchina, niente più lunghe chiacchierate sul letto, così vicini da sentire l'uno il calore dell'altro. Niente. Ma lei sapeva che aveva le sue ragioni e gli aveva lasciato il suo spazio. Non lo aveva più cercato, nascondendosi dietro il fatto che era lui a non volere più un rapporto. In realtà aveva paura di un rifiuto, ma quel silenzio faceva più male di qualsiasi offesa.
Poi un giorno si era trasferito.
Se n'era andato con un messaggio: 
“Ehi, Ali. Domani mi trasferisco, Firenze. Se un giorno tornassi, mi aspetterai?”. Quando lesse il suo nome illuminare lo schermo dopo mesi di nulla, sentì il cuore balzarle in gola. Aspettare... Cosa? Aspettarlo come? Il messaggio le piombò addosso come un mattone e lei rispose che sì, lo avrebbe aspettato, non sapendo nemmeno cosa volesse dire. 
Ma il fatto che l'avesse contatta per chiederglielo la riempì di uno strano calore e, nonostante se ne stesse andando per chissà quanto, aveva tenuto una porta aperta con quel “mi aspetterai?”. E ora eccolo lì, a quattro anni di distanza, ad una stupida festa per le matricole della facoltà. Lo stava osservando in silenzio, in disparte, con la sguardo attento ma delicato che si dedica alle cose preziose, che solo a guardarle sembrano sciuparsi. Lo guardava poco e distoglieva subito lo sguardo, pensando al perché un ragazzo così pieno di vita come era solito essere fosse invece chiuso e triste, inspiegabilmente pensieroso. Lo guardava, pensando a quanto avrebbe voluto strizzargli quelle guance che ora erano leggermente coperte di una barba scura fino a fargli venire quello splendido sorriso che tante volte aveva visto illuminargli il viso. Lo guardava, quando ad un tratto anche lui la guardava. Il suo sguardo la colpì come un pugno in pieno petto e Alice rimase senza fiato. 
Si era accorto di lei. Un lieve sorriso gli fece sollevare un angolo della bocca e un lampo gli attraversò gli occhi, un lieve accenno a quella luce. Un pugno sul braccio richiamò la sua attenzione e la linea che congiungeva i loro occhi si spezzò di colpo. 
Lei si risvegliò da quella magia, ma non poté fare a meno di guardarlo ancora, osservarlo mentre si piegava leggermente verso destra per sentire meglio cosa gli stava dicendo il suo amico, per scoppiare poi in una sonora risata, piena di vita. 
Piena di ricordi, piena di loro. Lo guardava, e poi anche lui la guardava, di nuovo. Alice sentì gli occhi bruciare. 
Lo vide posare il bicchiere che aveva in mano, salutare i suoi amici e dirigersi verso di lei. Il tempo di colpo si fermò. Si era ritrovata a pensarlo così tanto, così spesso che ora voleva assaporare tutti gli istanti che la avvicinavano a lui. Era in piedi, davanti a lei. Alice si alzò. 
Sentì le gambe molli come gelatina e temette che sarebbe caduta da un momento all'altro. Le tese la mano e lei gliela prese. Sembrava la cosa più naturale del mondo e quel leggero tocco, dopo anni di assenza, la riempì talmente tanto che si sentiva scoppiare. La portò fuori dal capannone e l'aria fresca di fine settembre le carezzò le guance. Erano soli, lui e lei, lontani da tutto.
“Ehi”
“Ehi”
Non riusciva a sostenere il suo sguardo, aveva talmente tanti pensieri in testa che temeva che se l'avesse guardata negli occhi li avrebbe letti tutti.
“Ali…”
Silenzio. Voleva abbracciarlo, ma un rifiuto da parte sua l'avrebbe ammazzata e perciò se ne stette ferma, tremando per l'emozione.
“Ali, guardami per favore”
Alzò piano la testa e la luce nei suoi occhi, quella luce, la investirono. Era lui. Era tornato ed era lì, con lei.
“Ti ho vista prima, quando sei entrata. Non sei cambiata Ali. Sei cresciuta, ma sei sempre la stessa. Avevi gli stessi occhi di quando ti ho portata a conoscere i miei amici, alle elementari. Eri una piccola creatura spaventata, ti sentivi inadeguata e tenevi lo sguardo appiccicato al pavimento, per non incrociare quello degli altri. Ma ti ho presa per mano e allora ti sei fatta coraggio. Avrei voluto tenerti la mano prima, Ali, Dio se avrei voluto”
Alice sentiva il peso dei ricordi e il peso della sua mancanza gravarle sul petto, e una lacrima rotolò lungo la guancia.
“Ti ho aspettato”
Ruppe il silenzio a bassa voce, come se anche lei avesse paura di udire le sue stesse parole. Le prese la mano e le accarezzò il dorso, piano, come una volta. Alice alzò di nuovo la testa e lui sorrise, e allora anche lei sorrise.
“Perché mi hai aspettato?”
Le lacrime scesero copiose lungo il suo viso e mentre piangeva sorrideva sempre di più. Lei lo aveva aspettato, non perché glielo aveva chiesto lui. Lei lo aveva aspettato perché aveva sbagliato ad allontanarlo, aveva sbagliato a non dirgli che anche lei era innamorata, aveva sbagliato ad avere paura di amarlo. La abbracciò e il suo profumo le invase il cervello e il cuore e si impresse in lei come un tatuaggio. Quando si ritrasse di poco, giusto per guardarlo negli occhi, Alice vide che erano più luminosi che mai, e decise che quello era il momento. Lo baciò come fosse il suo primo bacio e il contatto con le sue labbra la fecero rinascere. Erano soli, lui e lei, lontano da tutti, ed era giusto così.
“Ti ho aspettato, ti avrei aspettato tutta la vita”
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sunsight