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Autore: Chocolat95    27/01/2016    1 recensioni
Quello che secondo me accadde a Venezia.
|| storia leggermente modificata ||
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer Manigoldo, Pisces Albafica
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il trambusto della città, frenetica per il Carnevale, riempie da giorni ogni singola via. L’allegria che dilaga è così forte da superare qualsiasi volto mascherato, e riuscire ad esprimersi comunque.
Ma nella stanza di una piccola locanda, a ben altro è dovuta la confusione.

“Ma mi lasci in pace?! Ti ho detto di smetterla!”
“Tu devi smetterla! Datti una calmata e mettiti qui buono che ti curo quella ferita!”
“Faccio da solo! Tu non provare neanche ad avvicinarti a me!”
“E piantala di farla tanto lunga!”

La quiete  era turbata solo dai litigi dei due ragazzi che andavano avanti da un bel po’.
Per sconfiggere i Nero, Manigoldo aveva dato fondo a tutte le sue forze, e con lui Albafica, incaricato di accompagnarlo in quella missione. Con non poca fatica erano riusciti a compiere l’impresa e ora quel che rimaneva loro, dopo l’immensa soddisfazione, erano ferite varie da curare al più presto.
O almeno questo era il pensiero del cavaliere dei Pesci.
A dir la verità, se fosse stato solo, gliene sarebbe importato di meno, ma il fatto che si trovasse con un altro gli faceva temere il suo sangue velenoso come non mai.
Soprattutto se quel “altro” si chiamava Manigoldo-rido-in-faccia-al-pericolo  di Cancer.

“Prendi questa garza, che meno sangue si sparge in giro meglio è!”

Disse Albafica stando un po’ distante e porgendogli una striscetta imbevuta di  medicamento, ma a quello le parole entravano da un orecchio e uscivano dall’altro, infatti senza tante cerimonie gli si avvicinò e gli prese il mento tra le dita facendolo girare verso di sé.
Un’espressione di puro terrore si dipinse sul volto del più giovane seguita subito da immenso disappunto, ma l’altro fu più veloce

“Ma non preoccuparti per me che faccio benissimo anche da solo! Pensa un po’ anche a te stesso ogni tanto. Guarda sei pieno di tagli”
E  prendendo rapido ciò che il collega stesso aveva in mano, glielo appiccicò in volto.

“Manigoldo!! - gridò quello spintonandolo via e facendo quasi un balzo indietro – idiota cosa  fai?! Non mi toccare! Vai subito a cercare la boccetta dell’antidoto, muoviti!”
“Stai tranquillo che non ti ho toccato! Sono stato attentissimo, e rilassati, te l’ho detto mille volte di non farti tutti questi problemi!” rispose per nulla turbato.
“Ma come faccio con te che non stai fermo e non mi ascolti?!”

E così tutto il giorno passarono in quel modo, tra tentativi di medicamento reciproco, avvelenamenti scampati per miracolo a detta di Albafica e grida e improperi vari.
A sera poi, conciati alla bell’ e meglio, si erano finalmente concessi un momento  di pace.

“Io mi riposerei un attimo -  aveva detto ad un certo punto il Saint di Pisces – mi stendo sul divano cinque minuti, va bene?”
Cinque minuti che, come prevedibile, erano diventati due ore, e nel frattempo era calata la notte, così anche Manigoldo aveva deciso di andare a dormire, che il giorno dopo sarebbero ripartiti subito.
Nell’andare verso il letto, passò accanto al divano e un attimo si fermò a guardare il compagno.

Finalmente stava un attimo quieto. Quel tipo era incredibile, non stava mai fermo, aveva sempre qualcosa da fare, e se non aveva da fare, era sfuggevole, così che nessuno poteva mai parlarci troppo, andargli eccessivamente vicino e…  ammirarlo a lungo.
Perché era questa la peculiarità di Albafica; la capacità di attirare fatalmente chiunque lo incontrasse, uomo o donna che fosse. Il diretto interessato non era propriamente entusiasta di questo suo dono, primo perché non era uno a cui piaceva apparire, secondo e più importante, per via del suo sangue velenoso, che cercava sempre di far presente e di cui puntualmente ci si dimenticava.

Come stava facendo Manigoldo in quel momento dato che gli era avvicinato, senza darsi pensiero alcuno. E a dir la verità, lo faceva sempre, perché voleva, stargli vicino.
Per non mettere a repentaglio nessuno, Pisces si isolava sempre ma all’amico era sempre parso di scorgere una nota malinconica nel suo sguardo, che spariva non appena si provava a farglielo notare.
Così aveva deciso che avrebbe continuato nel suo intento in maniera più velata, ma costante.

Perso nei suoi pensieri, si era seduto per terra, vicino al divano e con una mano gli aveva delicatamente spostato qualche ciuffo ribelle ricaduto sugli occhi. Cercò di essere il più delicato possibile perché se si fosse svegliato, lo avrebbe spedito lui all’Ade, così come se gli avesse detto che  non aveva saputo resistere perché sembrava troppo un bambino indifeso quando dormiva e bisognoso di protezione come tutte le persone normali.

Si concesse di restare lì a vegliarlo ancora un po’ anche se un po’ si sentì  sciocco, e invadente  perché aveva la sensazione di essere in un capo privato dell’altro, di star guardando qualcosa che non avrebbe dovuto.
Così si rialzò ma prima di coricarsi anche lui, gli passò un’ultima carezza sulla garza di una ferita del volto. Leggera, delicata, così lieve che si sarebbe potuto dubitare di essa.

“E vedi di rilassarti di più!”
Sussurrò rivolto al compagno addormentato ridacchiando tra sé, tanto anche questa volta aveva vinto lui sul veleno.







Angolo dell'autrice:
Ho voluto modificare leggermente questa storia perchè sebbene nella precedente versione l'elemento Shonen-ai fosse quasi inesistente o comunque a senso unico, rileggendola mi sono accorta che mi piaceva di più se non c'era in assoluto.
Perchè mi stra piaciono come coppia romantica, ma anche senza sentimentalismi di quel senso secondo me funzionano alla grande.

p.s. non chiedetemi il significato del titolo, l'ho sognato, e ovviamente non ne trovavo il senso ma sentivo che volevo assolutamente trovare un contesto a questa frase ed ecco qua...^^'  
  
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