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Autore: whiteangeljack    27/01/2016    5 recensioni
Killian ha sempre organizzato la sua vita in una serie di ‘prima’ e ‘dopo’ ed è sempre stato bravo a navigarci. È solo con questo ‘dopo’ che ha problemi a restare a galla. Henry può forse rimetterlo sulla strada giusta?
[TRADUZIONE!]
!Post Underworld, Captain Cobra
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Before and After

(Dall’originale di Just_another_classic)
 
 



 





Killian si sveglia con un sussulto, la pelle velata da una patina di sudore. Per un momento, non riesce a capire dove si trova, la memoria che continua a riproporgli in loop gli eventi dell’incubo. Il mondo dei morti. La tortura. La disperazione di aver perso tutto quello che aveva e che amava.
 

Solo che non l’ha fatto, vero?
 

Nel tentativo di stabilizzare il battito del cuore incontrollato, rotola su un fianco per convincersene. Emma dorme ancora – grazie al cielo è riuscito a non svegliarla con tutto quel casino – e respira piano. Alcune ciocche di capelli biondi le ricadono sulla schiena e sul cuscino, e tutto ciò che Killian vorrebbe fare in questo momento è arrotolarne una tra le sue dita. Il desiderio di non voler turbare il suo sonno però, gli impedisce di farlo. Emma ha già fatto e continua a fare troppo per lui. Non può negarle anche quel poco riposo, non importa quanta sia la voglia di cercare una tregua tra le sue braccia.
 


Non è la prima volta che Killian ha gli incubi. Lo hanno perseguitato per secoli.
Normalmente in mattine come questa, quelle in cui riesce a sottrarsi dall’inferno di immagini e ricordi nella sua testa,  cerca pace nell’odore del mare e nel retrogusto di salsedine dell’aria. Il mare è e sarà sempre  il modo migliore per ritrovare la calma dopo una notte particolarmente turbolenta. Anche dopo aver lasciato la sua nave, spesso si ritrova ancora a passeggiare al molo dopo aver fatto qualche sogno terribile.
 


Sogni.
 


(Quelli in cui perde Emma. Quelli che hanno rischiato quasi di avverarsi).
 



Eppure, nonostante ciò esita, non entusiasmato all’idea di staccarsi dalla donna che dorme al suo fianco. Killian sa perfettamente con quanta facilità potrebbe lasciarle un biglietto, buttar giù un paio di righe che le ricordino quanto la ama e che sarà di ritorno presto. Lo ha già fatto parecchie volte prima…
 

…ma era semplicemente questo. Prima.
 


Killian ha sempre catalogato la sua vita in una serie di ‘prima’. Prima che suo padre lo abbandonasse. Prima che Liam morisse. Prima che vedesse il cuore di Milah polverizzarsi davanti ai suoi occhi. Prima che incontrasse Emma. Prima che lei prendesse il pugnale. Prima che lui diventasse l’Oscuro.
 

Prima che morisse.
 

In genere è sempre stato bravo a navigare tra i ‘prima’, non importa quanto doloroso potesse essere farlo. Ha sopportato sulle sue spalle il peso di questa maledizione per anni e anni.
 
È un Capitano dannatamente bravo, infondo.
 
Dopo l’abbandono di suo padre, l’obiettivo di Killian è stato semplicemente quello di sopravvivere per Liam e di riscattare in qualche modo l’onore dei Jones.
Dopo la morte di Liam, tutto quello che ha voluto è stato fare il mondo a pezzi.
Dopo  aver perso Milah, ha consacrato la sua intera vita ad uccidere il Coccodrillo. (Una missione che ha ancora anche se non la porterà mai a termine).
Dopo aver incontrato Emma, tutto quello che ha voluto fare è stato solo diventare un uomo degno del suo affetto e del suo amore.
 
Dopo esser diventato l’Oscuro, dopo esser morto, dopo essere tornato in vita per la terza volta, Killian…beh…semplicemente non sa più come restare a galla.
 

Ci sta provando. Dio, se ci sta provando.
 

È solo che si stanno ancora muovendo su un terreno delicato, lui ed Emma. Nella settimana dopo il loro ritorno dal regno dei morti hanno fatto qualche passo in avanti nel mettere chiarezza sulle questioni irrisolte portate alla luce dalle loro rispettive esperienze con l’oscurità. Hanno parlato di alcune cose, ma le parole che hanno condiviso sono state per lo più solo delle desolate scuse e dei sospirati ‘ti amo’. Sorride. È stato bello scusarsi e riaffermare il proprio amore ma non è questo quello di cui hanno bisogno. Non davvero.
 
 
Non che Killian sappia esattamente di cosa abbiano bisogno.  
 


Era così semplice prima. A Killian manca la facilità con cui lui ed Emma riuscivano a parlarsi, il modo in cui era capace di calmarla. Gli manca la rapidità con cui riusciva a farla ridere o sorridere senza che dietro vi fosse mascherato alcun dolore. Gli manca il modo in cui poteva guardare nei suoi occhi senza provare vergogna.
 
 

Gli hanno detto che il rimorso se ne andrà col tempo, ma il tempo ultimamente non sembra essere dalla sua parte. Si è sempre considerato un uomo paziente certo, ma d’improvviso tutto ciò che vuole è poter saltare avanti al momento in cui si sentirà di nuovo all’altezza dell’amore e della devozione di Emma e in cui riuscirà a perdonarsi per tutto quello che le ha detto e fatto.
 
 

(È così dannatamente improbabile che tutto ciò succeda, ma non vuole dirglielo).
 
 

Dio, spera solo che possano ritornare ad essere quello che erano prima.
 
 
 


I suoi pensieri lo stanno rendendo insonne e Killian sa che più a lungo resterà a letto, maggiori saranno le possibilità di svegliare Emma. Con cautela, cerca di districarsi dalla sua presa, gli occhi che non abbandonano mai il suo viso addormentato. Indossa con riluttanza la maglietta e i pantaloni lanciati via con facilità la notte prima, quando lui ed Emma hanno provato a cercare conforto l’una nelle braccia dell’altro. Per qualche istante considera la possibilità di prendere anche l’uncino, ma alla fine decide che non ne vale la pena a quest’ora. È un weekend, e Emma ha il giorno libero. Dubita che le verrà voglia di lasciare il caldo rifugio della loro casa per andare da qualche parte.
 
 


Killian vaga senza meta al piano di sotto. La casa è fredda. A lui non dà troppo fastidio, gli inverni spesi sulla nave lo hanno abituato ai climi freddi.  Emma però ha iniziato a lamentarsi, ma nonostante ciò continua a rifiutarsi di accendere i riscaldamenti prima di una data specifica per una ragione a lui sconosciuta. Ogni volta che dà voce al suo disagio, Killian considera l’idea di dirle quanto sia assurdo voler aspettare una data precisa, ma ogni volta abbandona l’idea. Dar voce ad un’opinione contraria potrebbe portare ad un disaccordo. E loro hanno già abbastanza questioni irrisolte da gestire per aggiungere qualcosa di così stupido come ‘quando accendere i riscaldamenti’ alla lista.
 

(Non è ancora sicuro di come funzioni l’intera faccenda, ma sa che ha qualcosa a vedere con quel reame il fatto che non ci sia bisogno del fuoco per riscaldare la casa. Per essere una terra senza magia, sembra quasi che ce ne sia davvero da questo punto di vista).
 
 

Indeciso sul da farsi, va in cucina per prendersi un bicchier d’acqua. Si assicura di prendere quella dal filtro Brita – come lo chiama Emma. Quello di cui va tanto fiera. Killian non riesce a comprenderne appieno lo scopo, ma riesce comunque a conviverci. È incredibile l’attenzione prestata all’acqua in questo reame. Il fatto che scorra senza limitazioni lo lascia ancora attonito, più o meno quanto il fatto che ne vada sprecata così tanta. Tuttavia non dà troppo peso alla cosa. La doccia calda continua ad essere una delle sue scoperte preferite. Prima Emma si univa a lui, per lo più per ragioni non legate all’igiene. Killian fantastica sul fatto che possa tornare ad essere così di nuovo.
 


Considera l’idea di mangiare, ma dal suo ritorno dal regno dei morti non ha molto appetito. Oltretutto, Killian non ha idea di cosa sia esattamente rimasto in cucina. I genitori di Emma sono venuti a trovarli qualche giorno fa con buste piene di verdure, ma da allora Killian non ha avuto l’impulso di investigare sul loro destino, accontentandosi delle lattine di zuppa e dei pacchetti di crackers. Onestamente, non prova più interesse per nulla da quando è tornato, eccetto che per i tentativi di riparare le cose con Emma e, a volte,  per la sua famiglia. È strano Killian attraversa quel limbo di apatia ogni giorno. Questo stato dell’essere sembra essere diventata una costante nel periodo del dopo. Forse è questa una delle altre cose che cambierà col tempo. Forse riuscirà a ritornare ad essere quello che era prima.
 


É quella mancanza di motivazione a spingere Killian a rimanere in piedi  da solo in una cucina fredda con nulla, se non un bicchier d’acqua tra le mani.
 



Prende in considerazione l’idea di leggere. Gli piace leggere. È un’abitudine che ha preso durante gli anni passati in mare, un’abitudine che permane ancora oggi. Ci sono così tanti libri in questo reame, molti di più di quanti ne esistessero nella Foresta Incantata. La natura familiare dei tomi inizialmente è stata l’unica cosa a metterlo a suo agio tra le tante scoperte tecnologiche, perché i libri erano – sono – qualcosa che riesce a capire facilmente.
Ad un certo punto, prima che tutto andasse al diavolo, aveva persino preso l’abitudine di scambiare libri con Belle. Ogni volta lei gliene consegnava uno su cui, una volta dopo averlo letto, avrebbero discusso entrambi.  Era un piccolo accordo rassicurante il loro. Killian si chiede se Belle sia disposta a farlo di nuovo. Forse…o forse no. Ha provato ad uccidere suo marito. Ancora. Non che lui creda che il Coccodrillo non meriti una morte dolorosa ma sa che Belle certamente non condivide la sua idea.
 
 

A Killian piaceva la loro amicizia. È un peccato che probabilmente non ci sia più.
 
 


Viene distratto dai suoi pensieri dal rumore di passi che scendono le scale, e per un istante ha paura di aver svegliato Emma. Invece di Swan, tuttavia, è Henry quello che svolta l’angolo ed entra in cucina. Il ragazzino è ancora in pigiama, un paio di pantaloni in flanella rossa e una maglietta abbinata, ma in faccia ha uno sguardo determinato che in qualche modo stona con l’orario.
Killian è shockato dal vedere Henry a quest’ora. Il ragazzino di solito dorme fino a tardi nel weekend, e adesso il sole è a malapena sorto. Ma le conoscenze di Killian sulle abitudini del ragazzo derivano per lo più dal fatto che Emma lo prendesse in giro prima, e adesso si trovano entrambi in un dopo, e forse lui ed Emma non sono i soli ad essere a pezzi dopo gli eventi delle ultime settimane. Killian sente il senso di colpa risalirgli il petto, perché il ragazzino è l’ultima persona che merita di vivere un tale tormento, e onestamente parlando,  la maggior parte di questo tormento è opera sua.
 


( Non riesce ancora a credere al fatto che tutta la famiglia di Emma abbia fatto irruzione all’inferno pur di riportarlo indietro).
 


Resta a guardare mentre Henry si avvicina alla macchinetta del caffè – Keurig, così l’ha chiamata il principe quando lui e la madre di Emma sono venuti a portar loro qualche regalo per casa. Per un momento considera la possibilità di dire al ragazzo di lasciar stare come farebbe Emma – lei non vuole che suo figlio prenda quel genere di abitudine – ma alla fine non lo fa. Se è davvero lui la ragione per cui Henry è sveglio, allora Killian sa di non potergli negare qualcosa come una semplice tazza di caffè.
 

“Ottima scelta di tazza”, prorompe debolmente, alludendo alla tazza di Darth Vader che Henry ha tra le mani nel tentativo di iniziare una conversazione, di scusarsi, qualsiasi cosa che non sia restarsene lì a guardarlo mentre si aggira per la cucina. “Mi dispiace se sono la ragione per cui ne hai bisogno,” aggiunge poi. “Non intendevo svegliarti.”
 
Henry lo liquida con un’alzata di spalle. È un gesto così tanto da Emma da farlo star male. “Non mi hai svegliato,”, dice come se si trattasse di un dato di fatto. “Ho impostato io la sveglia.”
 
“Per quale motivo?” Killian stringe un po’ più forte il bicchiere d’acqua, guardando negli occhi il ragazzo. Ha come la sgradevole impressione che qualunque sia il motivo per cui Henry abbia deliberatamente deciso di alzarsi così presto, la cosa abbia a che fare con lui.
 
“Perché volevo parlarti.”
 
Killian non voleva aver ragione.
 
“Bene ragazzo, allora parliamo.”
 

Killian indica il tavolo del salone ed entrambi si dirigono lì. Nel momento in cui si siede, l’espressione di Henry muta in una di tale intensità da farlo vacillare, e per un momento Killian vede sia il padre del ragazzino che sua nonna osservarlo dall’altra parte. È in quel momento che realizza che qualunque cosa debba dirgli, non avrà mai la forza di negargli nulla. Non con quegli sguardi riflessi sul viso. Si siedono l’uno di fronte all’altro, sorseggiando silenziosamente le loro bevande. Henry è il primo a parlare.
 
“Dobbiamo parlare di mia madre.”
 
Killian considera per un momento l’idea di alleggerire l’atmosfera con una battuta, qualcosa riguardo quale delle tante madri Henry stia intendendo. È qualcosa che avrebbe fatto prima, ma considerato tutto quello che è successo, stavolta ci ripensa meglio. Deve così tanto a quel ragazzino.
 
“Di cosa nello specifico?”
 
Ci sono così tante cose di cui potrebbero discutere. Prima lui e il ragazzino avevano quasi preso l’abitudine di parlare quotidianamente di Emma. Nulla che avrebbe potuto offenderla, pensa, solo delle piccole conversazioni. E d’altronde è stato con Henry che Killian ha messo in piedi l’operazione Light Swan, trovando la casa in cui sono seduti ora. Questo evento in particolare continua ad essere un nervo scoperto per Azzurro, che si è sentito un po’ messo da parte dal non esser stato coinvolto nella questione. Ma Killian sa, che Henry sarà sempre la chiave per il cuore di Emma. Nulla potrà cambiarlo. Quindi niente scuse, Azzurro.
 
“Mamma ti ama. Ti ama davvero.” Dice Henry come se fosse la cosa più ovvia del mondo, e forse lo è. Killian non ha più dubbi sulla profondità del sentimento che Swan nutre per lui. Lo ha già provato più e più volte.  Eppure sentire suo figlio dirlo ad alta voce gli riscalda il cuore.
 
“Sta sicuro ragazzo, che il sentimento è reciproco.”
 
Un’altra cosa ovvia da dire, ma Killian si sente in dovere di dirla. A giudicare dall’espressione con cui Henry lo sta guardando, quella che Emma chiama  ‘la faccia da Capitan Ovvio’, il ragazzino percepisce la frase come scontata. Oh, al diavolo. Killian non nasconderà mai il suo amore per Emma Swan.
 
“Ad ogni modo, tu e mamma siete il Vero Amore,” inizia Henry, prendendo un sorso di caffè in un modo che Killian giudica puramente drammatico, “ e come suo altro Vero Amore, è nostro dovere prenderci cura di lei. Lei si occupa di salvare gli altri, noi salviamo lei.”
 
“Henry, non credo che tua madre apprezzerebbe o lascerebbe a nessuno il compito di occuparsi di lei. Mi sembra di ricordare che abbia ribadito più volte che l’unica persona a cui permetterà di salvarla, è lei stessa.”
 
L’ultima affermazione si guadagna una stralunata alzata di occhi al cielo da parte del ragazzo. Killian può capirlo, perché sebbene Emma non ami particolarmente l’idea che ci sia qualcuno a vegliare su di lei, lui sente continuamente il bisogno e il desiderio di farlo. A giudicare dalla piega che sta prendendo la conversazione, per Henry è lo stesso.
 
“So che lei non vuole che nessuno si occupi di lei, ma noi dobbiamo comunque farlo. È incluso nella storia del Vero Amore. È solo che mia madre ha passato un brutto periodo e ha paura di lasciarsi aiutare.  Anche quando ne ha bisogno.”
 
“Si, suppongo sia così.”
 
Per essere un ragazzino così piccolo, Henry è molto sveglio. Molto più di quanto non lo fosse Killian alla sua età.
 
“E quando sei morto, ha avuto bisogno di un sacco di aiuto.”
 

Ed eccolo lì. È quello il momento che Killian aspettava arrivasse dal momento in cui Henry è entrato in cucina. Tutto ritorna a questo – alla sua morte. Prima nel mondo perverso creato dall’Autore. Poi a Camelot, in quel campo di fiori. Infine a Storybrooke per mano di Emma. Ogni volta il suo amore ha finito per scivolare sempre più in un dolore folle – quanto si sente in colpa per essere la causa di questo trauma – culminando nella scelta di arrivare fin nell’aldilà pur di riportarlo a casa.
 
“Devi smetterla.”
 
Sa cosa Henry gli sta chiedendo senza menzionarlo. Killian vorrebbe rassicurare il ragazzo dicendogli che non abbandonerà Emma di nuovo – Dio solo sa quanto non abbia mai voluto lasciarla. Ma non può. Non più. C’è stato un momento in cui andava in giro vantandosi di essere un sopravvissuto. C’è stato. Tre secoli di trucchi per ingannare la morte hanno finito per fallire di fronte al desiderio di vendetta, risultando in tre morti distinte – una più dolorosa dell’altra- in poche settimane. L’ultima, lo sa, sarà definitiva. Ade non se lo lascerà sfuggire un’altra volta.
 
“Henry, sai che io-“
 
Henry lo interrompe.
 
“So che non puoi promettermi nulla, okay?” il ragazzino abbassa lo sguardo verso il tavolo, incapace di guardarlo negli occhi. È ovvio che Henry stia cercando di trattenere le sue emozioni. Per un momento, Killian può sentire il suo cuore spezzarsi. È colpa sua. È colpa sua se il figlio di Baelfire, il nipote di Milah si sta sentendo così. “ È solo… solo che mia madre era davvero a pezzi. Non l’avevo mai vista così. E non voglio mai più vederla star così male.”
 
“Nemmeno io.”
 
Il malessere inizia di nuovo ad agitarsi nello stomaco di Killian. Stavolta ha bisogno di una lunga sorsata d’acqua per calmarsi. Henry lo imita con la sua tazza, sperando forse di ottenere lo stesso risultato. Killian dubita che entrambi ne otterranno alcuno.
 
Ancora una volta Henry è il primo a parlare, la voce impossibilmente sottile: “Non voglio farlo da solo.”
 
Killian si allunga a stringere la sua mano nel tentativo di confortare il ragazzo. Conosce la paura di perdere qualcuno molto bene, ma se c’è una persona che non verrà mai abbandonata o lasciata sola al mondo, è proprio Henry.
 
“Henry, non dovrai far nulla da solo. Hai i tuoi nonni, Regina…hai-“
 
“Ma non avrei te.”
 


È un pugno allo stomaco.
 


Killian sente le lacrime pungergli gli occhi e fa uno sforzo sovraumano per trattenerle. Henry ha bisogno di conforto, e lui non vuole appesantirlo con il proprio stato d’animo, anche se si sente come se le emozioni stessero per travolgerlo.
 
“Siamo il Vero Amore di mia madre. Dobbiamo farlo insieme.”
 
“E lo faremo. Lo stiamo facendo.”
 
Henry incrocia lo sguardo con il suo alla ricerca di qualche conferma in più.  I suoi occhi marroni sono lucidi esattamente come i suoi.
 
“Non puoi promettermi di non morire più, ma almeno puoi promettere di fare del tuo meglio per non farlo? Per la mia mamma?”
 
Killian coglie la richiesta sottintesa a quella domanda, quel ‘per me?’ sottolineato dal tono supplicante della sua voce. Non sa se merita davvero tutta questa devozione e tutto questo amore. Emma dice di sì, perché è una persona buona, ma Killian non ci crede fino in fondo. A volte vorrebbe vedere se stesso allo stesso modo in cui fanno Emma ed Henry, ma dubita che ci riuscirà mai.
 
Questo non significa che non continuerà a provarci, però.
 
“Certo ragazzino, questo posso promettertelo.”
 
Henry si alza di scatto, facendo sobbalzare il tavolo. Killian seguei suoi movimenti con un misto di preoccupazione e confusione nello sguardo, insicuro su cosa abbia spinto il ragazzo ad uno scatto così improvviso. Gli ci vuole un po’ di tempo in più per capirlo, anche dopo che Henry ha stretto le sue braccia intorno a lui.
 


Un abbraccio.
 


Henry gli sta dando un abbraccio.
 

Questo è qualcosa che non è mai successo prima.
 

Improvvisamente, il dopo non sembra poi così impossibile da superare.
 

Forse può farcela ad andare avanti dopotutto.









Note: Buondì! Eccomi di nuovo a tartassarvi di storie Post Underworld ma domani ho un esame e la disperazione sale istante dopo istante. Alle solite vi linko l'originale (http://archiveofourown.org/works/5776363
) e aspetto di sapere cosa ne pensate. Veramente, fatemi sapere che ne pensate. Basta anche dirmi che mi odiate a morte e volete solo vedermi smettere di tradurre (ecco magari quello non lo traduco e rigiro al'autrice). Ad ogni modo io ho amato questa fic e spero possiate fare altrettanto anche voi nel leggervela. Accetto suggerimenti e idee se volete vederne tradotta un'altra in particolare.
A presto!


Whiteangejack

 
 
 
 
 
  
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