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Autore: Midori No Esupuri    27/01/2016    1 recensioni
[WARNING: MYTHEA]
Mycroft ha deciso di lasciare Anthea perché preoccupata per la sua incolumità. Ma Anthea non è per niente d'accordo...
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Dal testo:
Sollevi lo sguardo, c'è qualcosa di strano nel salotto. Un cappotto grigio e bianco, cucito su misura, grossi bottoni neri. Sul tappetino ruvido vicino alla porta, delle scarpe scure, lucide, impreziosite da piccolissimi cristalli colorati. Un profumo familiare, troppo familiare.
-Andrea.
Sali le scale, di riflesso, sui gradini ci sono un paio di calze sottili. Più avanti una cintura blu scura, una gonna nera. Sulla maniglia della porta, la porta della tua camera da letto, una camicetta bianca.
Sua, naturalmente.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthea, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You only know you love her when you let her go

-Mycroft.- ribatte, per l'ennesima volta. Sa che detesti essere interrotto, probabilmente si aspetta persino il tuo sguardo infastidito, ma non lo teme. Non lo teme più da anni, ormai, ma ricordi come se fosse solo ieri il giorno in cui l'hai salvata dalla strada, ripulita, avvolta in un tubino elegante e messa al tuo fianco come assistente personale. L'hai educata al suo mestiere, al galateo, in cambio solo della sua compagnia e della sua fedeltà, e hai fatto un ottimo lavoro. Come tu sia arrivato ad amarla come non hai fatto mai con nessuno al mondo, beh, quello è un discorso completamente differente, vero? Un discorso che non sei minimamente pronto ad affrontare, da cui preferisci scappare, così come stai facendo in questo momento.
Buffo, un uomo potente come te, che trema alla sola idea di esprimere un sentimento tanto fragile e genuino.
Ma proprio perchè provi questo sentimento, dal nome che tanto ti intimorisce, sai che devi lasciarla andare. Più lontano possibile da te. A costo di spingerla fuori dalla stanza con maniere che non sono tue, a costo di inventarti la scusa di un documento andato perso, mentre invece lo hai solo riposto tra tanti altri in una cartellina ordinata.
-Io non capisco. Ho sempre svolto bene il mio lavoro, ho sempre fatto qualsiasi cosa mi chiedessi.
Chiudi gli occhi, stanco, poi torni a guardarla. E' davvero bellissima, anche il viso aggraziato fatica a trattenere un pianto nervoso, un pianto che sai irromperà dai suoi occhi chiari non appena la porta sarà chiusa alle sue spalle.
-Che motivazione hai per cacciarmi, proprio adesso? Proprio adesso che ho smesso di essere un'assistente...
E ha ragione. Lo sai perfettamente, e lo sai perchè tu lo hai voluto per primo. L'hai baciata tu, perchè non hai resistito al calore del camino acceso poco distante da lei, alla sua pelle leggermente aranciata dal riflesso delle fiamme, alle sue gambe lisce e perfette sotto all'abito corto. O al suo trucco leggero, alle sue labbra dischiuse, umide di bourbon. E non te ne penti affatto, anche se è frequente che succeda che tu ti penta delle tue azioni, anche se non lo fai vedere. Dopo quel bacio, ricordi benissimo anche cosa è successo: i suoi vestiti misti ai tuoi, sul tavolino basso, sul pavimento lucido, la sua voce ansante sotto il crepitare del fuoco, il rimbombare del tuo cuore.
Cosa ti fa provare, quella donna.
Stai quasi per perderti in quei ricordi, vecchi ormai di mesi, quando un singhiozzo mal trattenuto ti riporta alla realtà del tuo ufficio, della tua intenzione non solo di troncare l'unica relazione che tu abbia mai avuto, ma anche di licenziare la più capace delle donne che tu abbia mai conosciuto.
Tuttavia lo sai, lo sai che è necessario.
-Andrea.- la chiami, ti è sempre piaciuto il suono del suo nome. Quello vero, con cui è nata, quello che non hai modificato per crearle una nuova identità.
-Mi rendo conto di quello che ho fatto. Che ti ho fatto.- continui, sostenendo il suo sguardo tremante. Sta per piangere, ma lo hai considerato, è una delle possibilità che ti aspetti con più alta probabilità.
-Questa situazione non può durare, fai parte del mio lavoro. Non sono solito conciliare queste due componenti e anzi, sai perfettamente, per me nulla conta più del mio lavoro.
Che bugiardo. Tuo fratello è importante. I tuoi genitori lo sono, più di quanto vorresti. Lei, soprattutto, lo è.
-Sono certo che tu possa comprendere.
Non risponde subito, sta per farlo, schiude le labbra... E poi le richiude, indietreggiando lentamente fino a raggiungere la porta. La apre, esce, la richiude, e ti rendi conto di quanto faccia effettivamente male perdere qualcuno. Non lo avevi calcolato questo, vero? Questo freddo, questa punta gelata tra le costole, questo vuoto. No che non lo hai considerato, perchè sei uno stupido. E lei te lo direbbe, persino Sherlock lo farebbe notare, senza perdere un singolo istante.
Affondi nella poltrona, nel lavoro, nelle righe di un trattato che non ha più la minima importanza in quel momento... Ma che è necessario leggere, firmare, rispedire al proprietario. La tua vita è piena di cose necessarie, l'hai scelta tu per essere così.
Intanto il tempo passa, un po' a rilento forse, ma comunque passa e sicuramente Anthea ha già superato tutto quel discorso. Anche tu, ma non è un problema che ti poni, come sempre preferisci ignorare l'intera faccenda e andare avanti come se nulla fosse. Che altro potresti fare, dopotutto? La metteresti in pericolo e basta, con il lavoro che fai, con i nemici che hai, con lo spionaggio mondiale per cui lavori e con il tuo stile di vita non proprio casa e chiesa. E poi, nemmeno sai come si gestisce una relazione. La inviti a cena, passate il tempo a parlare di qualche pettegolezzo politico, tutto ruota intorno al lavoro... Che poi finisca sempre per attirare il tuo guardo e le tue mani vogliano sempre percorrere il suo corpo è una questione marginale. A volte accade, semplicemente, e nessuno di voi due fa niente per evitarlo. E sotto sotto ci speri, quando la inviti a cena, perchè il suo fisico morbido e caldo è l'unico che hai mai desiderato privare degli abiti, l'unico che ti abbia mai lasciato a bocca aperta, una volta nudo. Così la sera passa con un viaggio in auto, da solo senza di lei, e purtroppo ci fai più caso di quanto sperassi. Probabilmente anche casa tua sarà vuota, lei sarà davanti al televisore, magari senza abiti formali, con dell'ottimo vino accanto. O forse sarai tu, quella figura spenta che immagini? Proprio non lo sai, e non sapere è davvero fastidioso.
Sul tavolino del salotto, però, c'è qualcosa che forse può distrarti. Dei fogli, che sei abbastanza certo di non aver lasciato lì, a caso, sparpagliati... Ma forse non te lo ricordi, sono state giornate intense le ultime che hai vissuto. Meglio dare una pulita.
Un momento.
Sollevi lo sguardo, c'è qualcosa di strano nel salotto. Un cappotto grigio e bianco, cucito su misura, grossi bottoni neri. Sul tappetino ruvido vicino alla porta, delle scarpe scure, lucide, impreziosite da piccolissimi cristalli colorati. Un profumo familiare, troppo familiare. 
-Andrea.
Sali le scale, di riflesso, sui gradini ci sono un paio di calze sottili. Più avanti una cintura blu scura, una gonna nera. Sulla maniglia della porta, la porta della tua camera da letto, una camicetta bianca. 
Sua, naturalmente. 
Te lo ricordi quell'abbigliamento, fai caso a tutto, e capisci subito che sono gli abiti che Andrea indossava prima che la cacciassi dalla tua vita. Non è un caso, ne sei certo, tuttavia qualcosa ancora ti sfugge. Posi le dita sulla porta, socchiusa, e spingi piano. O meglio, vorresti che fosse abbastanza piano da riuscire a prepararti per cosa troverai all'interno, ma anche riflettendoci per ore non sapresti reggere la vista. Non quella, almeno.
-Ciao. 

Sfacciata ti sorride, mentre i tuoi occhi non sanno precisamente dove guardare. Andrea è sul letto, seduta quasi come una sirena, a farle da voce incantatrice ha il corpo seminudo, coperto da un completo intimo color pesca. È perfetto per la sua pelle, pensi, ma di certo non hai notato solo quello. Le sue gambe, lunghe e liscissime, la vita stretta, il seno perfettamente proporzionato al suo peso. I capelli sciolti, si è tolta il trucco, ma è splendida lo stesso. 
-Buonasera.
Senti la tua voce dire quella parola, che appare fin troppo fuori luogo. Una donna, la tua assistente anzi, in lingerie sul tuo letto... E tu le dici buonasera, come se avessi davanti un collega. 
Seriamente, che effetto ti fa quella donna? 
-Allora.- sorride, scendendo dal letto per avvicinarsi a te. Non sai nemmeno cosa fare, resti semplicemente imbambolato a guardarla. 
-Dobbiamo discutere di un'importante questione.
Le sue dita ti sfiorano la guancia, senti il suo petto caldo contro la camicia, il suo respiro sul mento. 
-Non ti libererai di me, Mycroft.- sussurra guardandoti, per qualche ragione hai lasciato che mettesse le tue mani sui suoi fianchi morbidi. Ha la pelle calda, morbida, probabilmente sa che la accarezzeresti per ore. 
-Non vuoi davvero farlo, vero?- continua a chiedere, lentamente. -Lasciarmi andare. 
-Esiste il rischio, mia cara, che... 
-Che non mi importi, Mycroft. E infatti non mi importa. 
La sua voce è cambiata, per un istante. È dura, risoluta, non ammette repliche. Poche volte l'hai vista così. 
-Passa la notte con me.- ti propone, suadente. -E ragioniamone domani mattina, a colazione. 
E nel momento in cui ti slaccia la camicia, sai che domani mattina sarà troppo tardi. Passerai la notte con lei, e non la lascerai più andare. E non te ne pentirai affatto.
  
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