17 marzo 1947
Edith piegò in quattro il foglio, nascondendolo nella tasca della gonna scura. Mentre si sistemava meglio il cappotto sentì dei rumori vicino a lei. Tesa, si voltò aguzzando gli occhi, facendo attenzione a non fare il minimo rumore. Vide un uomo anziano seduto qualche tomba più in là che la fissava terrorizzato, come un cervo abbagliato dai fari di un’ automobile. Dopo la paura del momento però, i due sentirono una specie di legame che li univa, creato dal dolore condiviso per la perdita di qualcuno importante quanto la loro vita. La giovane gettò un’occhiata veloce al cielo scuro, ma, non riuscendo a capire l’ora, sorrise all’uomo poco lontano. “Shomer ma mi lailah?” chiese flebilmente, riuscì ad individuare l’espressione più distesa dell’altro sotto i raggi della luna.