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Autore: Calya_16    28/01/2016    1 recensioni
Dal testo: Finalmente potevo vivere, fare quello per cui ero stata creata
Piccolo delirio su un oggetto di questo mondo, distrutto dall'apocalisse. Senza di loro dove si andrebbe?
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michonne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: quello che state per leggere è un delirio mattutino, quindi prendetelo per sorride. Perchè anche durante l'apocalisse bisogna continuare a sorridere, anche di piccole e sciocche cose. Ho quindi voluto dare voce ad una delle arme che preferisco.
Buona lettura e lasciate un commento!


C’era casino, rumore. Non capivo, non potevo vedere niente, chiusa in quell’enorme barattolo buio.
Fino a che lei non mi prese su e cominciò a portarmi con sé: era una donna di colore, dai tratti marcati. Non parlava molto, ma percepivo che eravamo fatte l’una per l’altra.
Finalmente potevo vivere, fare quello per cui ero stata creata.
Gioivo all’idea di vedere il mondo esterno, sporcarmi e poi farmi pulire mentre il paesaggio attorno a noi cambiava. Ma non ero pronta alla realtà esterna, e quando lei mi usò per la prima volta rimasi sconvolta: entrai nel cranio di una persona. Però non era come lei, come gli altri: traballava, sentivo il freddo della carne e all’inizio mi faceva ribrezzo l’attraversarli, anche se per poco. Poi mi ci abituai, ad esser svegliata in qualsiasi momento, presa fuori dal mio fodero. Ho sempre fatto bene il mio lavoro, le sono sempre rimasta vicina senza mai perdere di efficacia.
Son sempre stata una buona katana, e lei mi ha sempre portata dappertutto.
Fino a che non mi ha messa su quel muro, in quel posto chiamato Alexandria.
Vi siamo arrivati con il nostro gruppo. Ho imparato a conoscerne ogni membro, e loro han fatto lo stesso con me, ma son sempre stata solo sua.
E così deve continuare ad essere, perché sento che la mia elsa si adatta solamente al suo palmo, come la balestra si adatta solamente a Daryl. Io e la balestra non abbiamo parlato spesso, ma penso che il mio sia il lavoro più sporco.
Sai che roba, sputare frecce. Io invece devo fare tutto con le mie mani, devo entrare nei cervelli mezzi vuoti di questi vaganti.
Ma ora sono tornata: è scoppiato qualcosa e lei mi ha ripreso con sé. La mia vita torna ad avere un senso.
Mi sentivo così inutile, su quel muro bianco, a guardare gli altri passare, andare avanti con la loro vita. So che non hanno mai dimenticato quello che vi è là fuori, eppure a me sembra passato tanto tempo.
Ma ora eccomi qui: più forte che mai, affilata come sempre!
Son pronta a spaccare nuovamente crani!
Ah, è bella e dura la vita di una katana.
   
 
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