La schiena schiacciata contro i libri, con la clavicola che preme sullo spazio fra un giallo di Doyle e un altro di Rampo Edogawa. Una goccia di sudore gli percorre l'intero collo, per poi finire a bagnare il colletto della giacca blu mare. Suda freddo, ormai anche il papillon è intriso dell'acqua salata che rappresenta il suo timore di essere scoperto.
Con gli occhiali vede tutto molto sfocato, preme un po' sulle lenti per staccarle ed ecco che il trucco funziona e ritorna ad avere una visione nitida. Forse così la imbroglierà. No, è troppo poco, ri fa l'ennesimo passo verso di lui, superando ormai la scrivania.
I pantaloncini troppo larghi per le sue gambe slanciate le si muovono, lasciando intravedere delle porzioni di pellle scoperta, che lui in altre occasioni avrebbe ammirato e sarebbe arrossito, mentre ora è il terrore a dominarlo e non gli interessa il colore della biancheria dell'amica. La felpa è aderente ai fianchi e al seno, ma è consumata, come tutti i suoi indumenti data la condizione economica. Ma lei non si è mai lamentata, anzi, indossa quei capi con orgoglio. I pensieri si rivolgono per qualche secondo al padre. Stare lì a perdere tempo è giusto, quando probabilmente quell'uomo si sta ubriacando?
Si immagina il detective con la cravatta slacciata, i primi bottoni della camicia aperti, con il colletto ricoperto di varie marche di rossetto e un espressione da tutt'altro che professionista, mentre sta disteso sul divano a ronfare e sporcare tutto il pavimento con la birra che cola ancora dal boccale tenuto con una mano e inclinato verso il basso, con ogni singola gocciolina che emette un "plin" per andarsi a posare fra gli incavi delle mattonelle all'europea.
Eppure lei è completamente diversa, sia di carattere che di aspetto.
I capelli le oscillano leggermente mentre si china all'altezza del ragazzino.
Occhi negli occhi, poteva giurare che sentiva il suo respiro sulla sua pelle.
Le fronti si toccano, lei lo scruta, inabbissandosi in quegli occhi che le avevano sempre scaldato il cuore.
Esamina la scena, come i detective.
Alle sue spalle, oltre l'antica scrivania del padrone di casa vi è quell'uomo anziano, con quei riccioli buffi che gli circondano il viso paffuto e simpatico, anche se ora la sua espressione è quasi terrorizzata. Ride nervosamente, tentando di farfugliare qualcosa, ma capisce che è tutto un diversivo.
Si mette una mano nel colletto della maglia stretta a causa della sua enorme massa e lo allarga ormai messi entrambi alle strette.
Ritorna ad osservare il più piccolo, passando una mano fra i capelli dell'altro per sentire se hanno la stessa morbidezza. L'ha accarezzati così tante volte mentre dormiva, li riconoscerebbe ovunque.
- Tu sei- dice Ran facendo gelare il sangue nelle vene all'altro. Spera che dica qualcosa come "Carino" o cose simili, ma le sue speranze sono vane, dato lo sguardo serio e adulto che gli sta rivolgendo- Shinichi.
Per qualche secondo l'aria smette di circolare, gli spifferi dalla finestre cessano e l'unico rumore è quello del cuore dei due giovani, che si osservano, con una nota di terrore, lealtà e troppi sentimenti per essere descritti.
- Sì- è l'unico monosillabo che riesce a pronunciare il bambino, in futuro Conan, mentre vede gli occhi dell'altra inumidirsi, ma un sorriso rivela che in realtà è felice. Felice che sia stato sincero con lei.


Nota d'autrice
Ciao Ragazzi, non avendo niente da fare in questi giorni ed essendo confinata a kilometri da casa mia, in gita ad Auschwitz in Polonia, ho avuto il tempo di cominciare questa raccolta, che mi era spesso passata per la testa. Non preoccupatevi, continuerò Kk e Pl e anche la mia long su Harry Potter, solo che così quando non avrò ispirazione per una storia potrò scrivere sull'altra
Xoxo
Virginia