Refused
Dedicata a Koishan Sakura
Era un piovoso pomeriggio di fine marzo.
Four era appena tornato da un torneo dove si era
classificato
terzo.
Una posizione non certo esaltante ed un altrettanto magro bottino:
soltanto
due carte Numero.
“Tron non ne sarà certo
contento.” pensò il diciassettenne
aprendo il massiccio portone mentre un brivido gli ricordava il destino
che lo
attendeva, triste ma inesorabile, al di là della soglia.
“Speriamo che oggi sia di
buon umore, altrimenti sono fregato…”
Purtroppo per salire al
piano di sopra, dove si trovava la sua stanza, gli era obbligatorio
passare per il soggiorno, dove Tron era
solito sedersi per guardare i cartoni, facendo risuonare per la casa
l’eco
della sua risata distorta e stridula come delle unghie su una
lavagna.
Non c'era altra via
Il Puppet Master tese l’
orecchio, cercando di cogliere anche il minimo rumore.
Nulla, solo un desolato
silenzio, rotto solo dall’eco appena percettibile del proprio
respiro.
“Strano, molto strano…”
pensò.
Appoggiò la mano sul
pomello della porta del soggiorno per poi aprirla, cercando di fare
meno rumore
possibile.
Entrò, e ciò che vide gli
mozzò per un attimo il respiro.
Five era riverso sul
pavimento, pallido come un morto.
Di Tron nessuna traccia.
Si precipitò verso
il fratello, scostandogli i capelli dal collo per cercare la vena
giugulare.
Aveva la pelle era gelata ma per fortuna era solo svenuto.
Four si stava quasi per
alzare da terra quando una forte luce invase il salone, finora immerso
nella
penombra.
Non ebbe neppure il tempo di voltarsi che percepì una
stretta al
petto, come se qualcuno gli stesse stringendo con forza il cuore,
smorzandogli il
respiro.
Non gli serviva certo una laurea per sapere chi fosse il responsabile.
“T-Tron…”
esalò riconoscendo
la luce violacea dello stemma.
Il bambino mascherato gli si avvicinò con tutta
calma, senza allentare per un istante il controllo dello stemma, quasi
si
stesse assaporando la sofferenza del figlio, spremendogliela goccia
dopo goccia.
“Bene, vedo che riesci ancora a riconoscere tuo
padre…” gli sussurrò beffardo
in un orecchio “Stà… zitto,
bastardo…” replicò il duellante
serrando i denti
“Tu… non sei e… non sarai mai
più… mio padre.”
“Uhh, così mi offendi.
Magari ti serve un’altra dose di buona
educazione…” disse in tono sardonico il
ragazzino mascherato rafforzando il controllo dello stemma.
Il Puppet Master si
accasciò a terra mentre la vista gli si annebbiava
“No, non devo svenire…” pensò
serrando ancora di più i denti.
Tron gli si avvicinò,
chinandosi fin quasi a toccarlo. “Sai cosa sei ? Un essere inutile, inutile
quanto lo sono i tuoi fratelli. Siete solo dei buoni a nulla. Pensavo
che
poteste essermi anche solo un minimo utili ma, evidentemente, mi
sbagliavo. Ma
del resto, come dice il proverbio, “se vuoi che una cosa sia
fatta bene fattela
da solo.”
“Noi… non siamo
inutili…” replicò Four.
“Ah, davvero ? Three si fa sfuggire da sotto
il naso quel bel bocconcino di Astral mentre quel cretino del tuo
fratello
maggiore si fa sconfiggere da una sola carta. Se tu questo lo chiami
essere
utili…”
“Sta’ zitto !”
urlò Four
ritrovando all’ improvviso l’energia, mentre una
scarica di adrenalina lo animava.
“Noi non siamo così come tu ci descrivi ! E non osare insultare Five ! Lui
è
migliore di quanto tu non sia mai stato !”
“Oh, non immaginavo che
fossi a tal punto sentimentalista…”
ridacchiò Tron
Four strinse i denti fino
a farsi male, per poi tirarsi su e saltare al collo di quello che una
volta era
stato suo padre, sollevarlo per il colletto e sussurrargli
“Io sarò anche un sentimentalista
ma tu sei un traditore, oltre che un vile, per attaccare una persona
disarmata
alle spalle, per di più se si tratta di tuo
figlio.”
“Oh, che belle parole…
se non fossero dette da uno
come te”
A quelle parole, che gli
risuonavano come un velato riferimento alla faccenda di Rio, la stretta
di Four
intorno al suo collo si fece più forte e Tron, pur cercando
di non mostrarlo,
iniziava a patire l’assenza di ossigeno.
Four, cercando di
imprimervi tutta la rabbia che gli avvelenava il sangue, lo
sbatté contro il
muro. La testa iniziava a girargli sempre più vorticosamente
ma si fece forza e
si sforzò di ignorare il dolore e la stanchezza.
Era stanco di essere
rifiutato. Anche dalla sua stessa famiglia.
No, lui non avrebbe fatto
come Five, chiuso nella sua cieca obbedienza, sordo alla sofferenza
altrui. Lui sarebbe stato migliore.
Chissà, magari si sarebbero svegliati nello stesso sogno.
(732 parole)
Angolo Autrice:
Piccola storia ritrovata nel mio pc, la dedico con tutto il cuore a Koishan Sakura, perchè le nostre chat mi hanno convinta a pubblicare questo testo, che altrimenti sarebbe rimasto inedito, come tante mie storie. Spero che vi piaccia.