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Autore: Fantasma del Profumo    01/02/2016    1 recensioni
Sembravamo cani randagi che si tiravano il pezzo più grande di carne dalla propria parte, quasi per far capire quanto amore c’è. Ma non sono bastate quelle parole.
Quante altre cose avremmo dovuto dire? Quante altre cose avremmo dovuto fare?
Ma probabilmente diresti che è inutile, son sempre io quello che non capisce, non tu che ti ostini a non capire.
Ti aspetto nel mio viaggio ermetico, questa notte, tu dici di saper dove correre. Io son qui.
Son qui seduto nella stanza senza fine, con le coperte ambrate che mi avvolgono.
Tu entra, io rimarrò qui a fissarti. E non girarmi le spalle, sai che lo odio.
Guardami negli occhi, sorpassa le mie montagne iridee, scava affondo.
Scava per trovare la ragione, la radice dei gesti.
E come un albero secolare capiresti che quello è l’unico appiglio, il più forte, che lo tiene saldato sul terreno. Impossibile da sradicare, impossibile da vincere.
Radice dell’anulare. Tu…
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Camminerei ancora per ore in questa stupida città, in queste stupide vie con la solita nebbia che mi fa compagnia.
Lo farei per ore, con il gelo della mezzanotte che mi penetra dentro.
Lo farei ancora, credimi, se solo non sapessi che ci son cose migliori che mi confortano.
Tu prova non pensare a me, vai a dormire con l’aria sicura che mancano poche ore al domani. Ti conforta?
Cammino a piedi nudi sull’asfalto, con gli echi della notte alle porte.
Ti vengo incontro così, spoglio di tutto, lo capiresti il perché? Potrei anche svestirmi, non mi importa dei brividi che mi scuoterebbero la testa e delle mani già viola.
Camminavi anche tu, con le tue dita tese tra le mie, ma non ci facevi caso alle ombre.
Case spoglie che sorpassavamo e io che guardavo fisso a terra, annuendo a quelle poche frasi che ti uscivano ancora.
Era una scena così bella, quella dei riflessi sulla strada. Siamo troppo belli per distruggerci.
Fino ad allora solo schiocchi, come folgore nel silenzio, e poche parole arrangiate.
Non bastavano per entrambi.
Sembravamo cani randagi che si tiravano il pezzo più grande di carne dalla propria parte, quasi per far capire quanto amore c’è. Ma non sono bastate quelle parole.
Quante altre cose avremmo dovuto dire? Quante altre cose avremmo dovuto fare?
Ma probabilmente diresti che è inutile, son sempre io quello che non capisce, non tu che ti ostini a non capire.
Ti aspetto nel mio viaggio ermetico, questa notte, tu dici di saper dove correre. Io son qui.
Son qui seduto nella stanza senza fine, con le coperte ambrate che mi avvolgono.
Tu entra, io rimarrò qui a fissarti. E non girarmi le spalle, sai che lo odio.
Guardami negli occhi, sorpassa le mie montagne iridee, scava affondo.
Scava per trovare la ragione, la radice dei gesti.
E come un albero secolare capiresti che quello è l’unico appiglio, il più forte, che lo tiene saldato sul terreno. Impossibile da sradicare, impossibile da vincere.
Radice dell’anulare. Tu…
Tu che mi fai da ponte per l’immaginazione e da ancora per la realtà.
Tu che ti fai acqua da bere, da spada e da scudo per le teste di cazzo che ci riempiono di stronzate tutto il giorno. La mia armatura.
È una questione di struttura, ne ho bisogno. E ci aspetta un pugno nello stomaco senza quel filo, perché siamo legati, e ancora una volta ti ripeterei che è possibile che due persone diverse siano una cosa sola, credici.
Idee salde e senza esitazione.
Colonne nei muri. Cemento sulle nocche.
E sanguino nel fraintendimento delle opere, come le mie mani, che son rintoppate.
Ma credimi, credici, che ne ho tanta di forza per tirarti su e portarti con me sulle spalle.
Tanta da tirarti con me in ogni cosa, tanta per starti a sentire, tanta per guardarti e basta.
Tanta da amarti e fottermene di ciò che mi sta intorno.
Siamo due persone che non si accontentano mai, questo l’ho sempre saputo. Noi siamo diversi dagli altri, ricordalo, ed è inutile starci a pensare troppo.
Siamo due persone che si mangerebbero a vicenda per avere l’altro all’interno di se, al sicuro, così che nessuno possa portarglielo via. Nessuno.
E niente è mai abbastanza con te, l’ho sempre saputo, i baci, le litigate, i tuoi vizi, le mie martellanti parole, le nostre paranoie, sono solo lo sfondo di quadro molto più bello. Il nostro. Tu ed io.
Non starci a pensare troppo. Non cadere, non i quegli errori.
Siamo disegni in comune che si collegano nelle stelle dei nostri sogni, lassù dove ti incontro e camminiamo. Camminiamo così a lungo mano nella mano che non c’è una fine. Ed è meglio così.
Siamo qualcosa di prezioso, custodito all’interno di una spirale forte come l’acciaio.
Sai di cosa parlo, stringilo.
E siamo come un ghiacciaio, dove ciò che è al di sotto della superficie è enorme rispetto a ciò che si vede.
E siamo come un magnete, noi, poli opposti, che ci tiriamo stretti l’uno sull’altra.
E siamo come una tempesta, rompiamo tutto ciò che non ci piace.
E siamo come una giornata di sesso, dove gridiamo che è amore il nostro.
E siamo come un canzone, di cui ricordiamo le parole a memoria, le cantiamo quando siamo felici.
E siamo come un sorriso, dopo aver chiarito e lanciato un “ti amo” per aria.
Siamo tutto ciò che è bello in questo mondo…
…E io son qui, a braccia aperte, pugni stretti e piedi nudi.
Verrai a cercarmi oggi?
 
 
 
 
 
   
 
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