Sembravamo cani randagi che si tiravano il pezzo più grande di carne dalla propria parte, quasi per far capire quanto amore c’è. Ma non sono bastate quelle parole.
Quante altre cose avremmo dovuto dire? Quante altre cose avremmo dovuto fare?
Ma probabilmente diresti che è inutile, son sempre io quello che non capisce, non tu che ti ostini a non capire.
Ti aspetto nel mio viaggio ermetico, questa notte, tu dici di saper dove correre. Io son qui.
Son qui seduto nella stanza senza fine, con le coperte ambrate che mi avvolgono.
Tu entra, io rimarrò qui a fissarti. E non girarmi le spalle, sai che lo odio.
Guardami negli occhi, sorpassa le mie montagne iridee, scava affondo.
Scava per trovare la ragione, la radice dei gesti.
E come un albero secolare capiresti che quello è l’unico appiglio, il più forte, che lo tiene saldato sul terreno. Impossibile da sradicare, impossibile da vincere.
Radice dell’anulare. Tu…