Come primo tentativo in questo fandom mi ritengo abbastanza soddisfatta ^^
Spero vi piaccia e ci tengo a ringraziare la giudice del concorso per avermi ispirato e consigliato e a complimentarmi con le altre partecipanti!
Buona Lettura!
P.S. Le linee nel testo non sono volute!!!
I will be the best for you
-
Matt…?-
Il
ragazzo dai capelli rossi non alzò neanche la testa dalla
piccola console con
la quale stava giocando nascosto sotto le coperte del proprio letto
–Torna a
dormire, Mello.-
-
Anche tu non dovresti essere sveglio a quest’ora.-
Sbuffò il biondo,
infastidito.
-
Parla piano, altrimenti svegli tutto il dormitorio. Cosa vuoi?-
In
uno dei letti vicini, qualcuno si mosse nel sonno.
-
Ti sfido, domani, a superare il confine. Ci stai?-
Nonostante
la poca luce lunare proveniente dalla finestra, Matt scorse ugualmente
un
sorrisetto beffardo tirare le labbra dell’amico.
-
Mello, è proibito superare il confine.-
-
Paura, vero?-
Il
rosso alzò gli occhi al cielo. Spense la console portatile e
si sdraiò, dando
le spalle al biondo
–
Notte, Mello.-
Sentì
una risata sommessa – Notte, Matt.-
Il
giorno seguente, nel cortile dell’orfanotrofio, tre ragazzi
si separarono dal
resto del gruppo di coetanei per imboccare, di nascosto, un lungo
sentiero tra
gli alberi.
Già
al suo risveglio, Matt era stato assalito da un brutto presentimento.
Impressione che si era poi manifestata in tutta la sua concretezza
quando, con un
sorriso strafottente stampato sulla faccia, Mello si era avvicinato con
passo
deciso ad un ragazzino dai capelli chiari intento a completare un
puzzle senza
degnare di alcuna attenzione apparente chi gli stava intorno.
Con
fare incurante, il biondo aveva pestato il gioco dell’albino,
per poi
accovacciarsi alla sua altezza e sfidarlo – Avanti, Near,
vediamo chi è il vero
numero uno.-
Dal
canto suo, il ragazzo dai capelli chiari si era limitato a fissarlo con
aria
inespressiva e a seguire lui ed il rosso senza proferire parola.
Così,
i tre si erano ritrovati a passeggiare lungo quella stradina sterrata,
in
silenzio. L’unico che sembrava non essere minimamente
sfiorato da ciò che stava
per accadere era Near e ciò destò presto il
carattere impetuoso di Mello, che
tentò di stuzzicare l’interesse
dell’albino
–
Com’è che sei così silenzioso? Non
avrai anche tu paura come Matt di
disubbidire alle regole!- Ghignò.
Matt
spiò l’amico di sottecchi, senza farsi notare.
Nonostante la spavalderia che
dava a mostrare, sapeva bene che il biondo in realtà era
quello che tra loro
soffriva maggiormente di insicurezza e complessi di
inferiorità, e proprio per
questo cercava di celare questo suo lato debole dietro ad una maschera
da duro.
Near
fissò per qualche attimo Mello, prima di rispondere con voce
piatta ed
incurante – Al contrario: sono davvero curioso di vedere fin
dove sei disposto
a spingerti.-
Lo
aveva provocato.
Il
biondo non parlò, limitandosi ad aumentare la
velocità del passo e a prendere
da una tasca una barretta di cioccolato, per poi iniziare a morderla
istericamente.
Sul
visetto innocente di Near comparve un sorrisetto compiaciuto.
Poco
dopo, svoltata una curva del lungo vialetto, gli alberi si aprirono per
lasciare il posto ad un cancello in legno spalancato, supportato ai
lati da due
torrette in pietra sulle cui sommità erano poste due
lanterne. Niente di più
semplice. Un cancello sempre aperto a far da confine ad una
proprietà che non
era neanche delimitata da un muro o una staccionata. Intorno, solo
spazio
aperto a perdita d’occhio nell’immensa campagna.
Eppure,
in tutta quella banalità, la sola vista di quel luogo
destò nei tre ragazzi una
sensazione di lieve timore, che si fece più intenso man mano
vi si
avvicinarono.
Quello
era il confine invalicabile, al di fuori del quale il mondo si
dibatteva
furibondo tra dolore e tristezza. Al di là di quel cancello,
regnava una realtà
crudele. La stessa che aveva privato i ragazzi degli affetti e delle
speranze.
Perfino dei sogni. In tutta quella sofferenza, l’ancora di
salvezza era
unicamente rappresentata dal luogo che ormai per loro era divenuto una
casa.
Tutti
i giovani ospiti della Wammy’s House sapevano fin troppo bene
quanto fosse
pericoloso e stupido superare quel confine. Lanciarsi da quello scoglio
di pace
in un mare tempestoso e violento che già una volta aveva
loro sottratto tutto.
Era
una della regole. Era la regola delle regole.
Ciononostante,
quella volta era in gioco la loro reputazione e, nel profondo, i tre
ragazzi
erano accomunati da uno stesso sentimento di orgoglio.
Mello,
cercando di non badare ai brividi freddi che gli percorrevano la
schiena, si
rivolse agli amici con tono mendacemente spavaldo – Allora,
chi prova per
primo?-
L’aria
si era fatta pesante e tesa e la sua domanda parve cadere in quel vuoto
gelido.
Matt
nascose maggiormente il viso dietro alle spesse lenti del paio di
occhiali da
aviatore dai quali non si separava mai, concentrando poi la propria
attenzione
su un gatto dal pelo marroncino che in quel momento attraversava il
vialetto
acciottolato. Aveva paura e la consapevolezza di essere colui che tra
loro era
meno capace di celare il proprio stato d’animo lo rendeva
ancora più indifeso.
Near,
dal canto suo, si limitò a fissare il proprio sguardo negli
occhi traboccanti
di arroganza del biondo, il quale, stizzito da tale atteggiamento,
ringhiò – Che
c’è? Vuoi andare tu?-
Sul
viso dell’albino comparve un sorrisetto divertito –
Figurati, non sono così
stupido da disubbidire alle regole per una tale sciocchezza. Ma se tu
desideri
mettere in mostra il tuo ego smisurato non ti fermerò di
certo.-
Mello
strinse i pugni. Il bimbetto lo stava mettendo alla prova e quella
volta la
provocazione era stata troppo diretta.
-
Al diavolo!- Esclamò il biondo, prima di dare le spalle ai
compagni e, l’ennesima
tavoletta di cioccolato appena scartata, incamminarsi a passo di marcia
al
cancello. Glielo avrebbe fatto vedere, chi tra loro meritava il
rispetto
dell’altro. Avrebbe dimostrato chi era il vero numero uno.
Ciononostante,
la sola determinazione di quelle convinzioni sembro abbandonarlo man
mano il
confine si faceva sempre più vicino. L’impulso di
voltarsi e fuggire veloce da
quel luogo per rifugiarsi nuovamente tra le mura sicure
dell’orfanotrofio fu
forte, ma ormai aveva preso la sua decisione e tornare indietro sarebbe
significato non poter più guardare in faccia Near per la
vergogna.
Mancavano
ormai pochi passi. Mello chiuse gli occhi e strinse spasmodicamente tra
i denti
la tavoletta dolce, che parve improvvisamente perdere tutto il proprio
gusto.
Quasi
si trovasse sull’ultimo scalino da scendere prima di cadere
nel vuoto.
Desiderò
fermarsi lì, su quel gradino immaginario, e osservare in
basso con la certezza
di non precipitare.
Alzò
un piede, pesante come una scure, e si mosse in avanti. Una presa
fredda sulla
sua pelle e si sentì tirare con forza per un braccio. Perse
l’equilibrio e per
poco non cadde all’indietro, ma la stessa mano che con tanta
fermezza lo aveva strattonato
lo sorresse.
Mello
aprì gli occhi e notò subito
l’innaturale candore delle dita con cui ancora era
a contatto.
“ Near…”
-
Fossi in voi mi eviterei certe grane. Essere avventato porta
inevitabilmente
alla rovina.-
No.
La voce alle sue spalle era più profonda e matura di quella
dell’albino.
Tuttavia,
il biondo non ci fece molto caso, assalito improvvisamente dalla
consapevolezza
di quanto si fosse rivelata immensa la propria stupidità.
Non solo era stato
lui a lanciare la sfida al suo eterno rivale, ma egli stesso non era
stato in
grado di raggiungere il traguardo prefisso.
Il
timore che ancora lo percorreva con lievi fremiti fu sostituito da
un’improvvisa collera, che cercò di reprimere
senza successo.
Nel
mentre, i suoi occhi celesti si ritrovarono a specchiarsi in due iridi
profonde
e scure come la notte, incorniciate da una chioma folta e spettinata
del
medesimo colore.
-
Andiamo.-
Mello
si sentì trascinare di peso da L, il quale, una volta
superati Matt e Near,
fece loro cenno di seguirli. Solo allora il biondo notò
l’intenso rossore che
aveva invaso il volto del suo più caro amico. Vide quegli
occhi sempre
illuminati di allegria ora umidi e spalancati per lo spavento.
Attraverso le
spesse lenti, Matt gli concesse un’occhiata di pochi secondi.
Uno sguardo colmo
di delusione, prima di dargli le spalle.
-
Matt…?-
Quella sera non
ricevette risposta
dall’amico che sembrò ignorarlo completamente,
intento a portare a termine il
livello di uno dei suoi svariati videogiochi.
A quel punto,
Mello perse la pazienza.
Dal suo letto rialzato saltò silenziosamente su quello del
rosso, per poi
strappargli di mano la console e spegnerla con gesto irritato
– Insomma, vuoi
dirmi cosa ti succede? E' tutto il giorno che non mi rivolgi la
parola.-
Matt
fissò i propri occhi verdi in quelli
del biondo – Sei un idiota.- E si sdraiò su un
fianco, dandogli le spalle e
tirandosi le coperte fin sopra la testa.
Mello rimase
stupito dalla freddezza
dell’amico, solitamente solare e allegro –
Matt…-
- Come diavolo
hai potuto anche solo
pensare di fare una tale cazzata?!- Si era voltato nuovamente e il
biondo poté
vedere le sue aridi umide, come quella stessa mattina.
- Non trattarmi
come uno stupido. Sono in
grado di decidere per me stesso.- Sibilò Mello tra i denti.
Il sentirsi
criticare perfino dal suo più caro amico lo fece andare su
tutte le furie.
Matt non si
scompose per quella risposta
aggressiva – Fai come ti pare, Mello, ma fammi un favore:
cerca almeno di non
mentire a te stesso e ammetti una buona volta di essere tu il primo a
vederti
come un debole e perciò ti fai prendere dalle tue smanie di
esibizionismo.- E
gli diede nuovamente le spalle – Non è un
male mettersi alla prova, ma tu stai davvero esagerando con questa tua
fissa
del voler essere il migliore.-
Per lui il
discorso era chiuso.
Il biondo rimase
immobile, lo sguardo
fisso in un punto del dormitorio avvolto dalla semioscurità.
Non si aspettava
di vedersi rinfacciare
in modo così diretto i propri difetti.
Sorrise. Era
proprio vero che Matt lo
conosceva come nessun altro.
Si
sdraiò a fianco dell’amico.
- Mi sembra che
tu ce l’abbia un tuo letto.-
Sbuffò l’altro, con una lieve nota sarcastica
nella voce.
Il sorriso di
Mello di allargò
maggiormente – Non rompere, Matt.-
E rimasero
così, finché il sonno non li
accolse entrambi.
Erano ormai
trascorsi due mesi
dall’episodio della sfida al cancello
dell’orfanotrofio e nessuno dei presenti
di quel giorno aveva più fatto parola su ciò che
era accaduto.
Una mattina,
tuttavia, quello stesso
cancello fu attraversato da un’auto grigia, che percorse il
vialetto fin sotto
le mura dell’edificio.
Tutti i ragazzi
corsero ad affacciarsi
alle numerose finestre. Non era solito veder qualcuno venire da
“fuori” a meno
che non si trattasse di Roger, giunto con un nuovo ospite dal passato
oscuro e
doloroso bisognoso di riscriversi una vita.
Dalla macchina
scesero un uomo con un
elegante completo nero ed una signora dai lunghi capelli biondi
raccolti in una
coda alta. La giovane coppia fu subito accolta da uno dei sottoposti di
Roger,
che li fece accomodare in una sala. Poco dopo, vennero radunati in una
stanza
adiacente alcuni ragazzi, tutti con un’età
compresa tra gli otto ed
gli undici anni.
Tutti i bambini
erano febbricitanti ed
intimoriti al tempo stesso: sapevano bene che da lì a poco
il destino di uno di
loro sarebbe stato segnato dalla decisione di quei due estranei appena
giunti.
In un angolo
della camera, su una panca
addossata al muro, erano seduti Mello, Matt e Near.
- Sta a vedere
che opteranno per uno dei
marmocchi più piccoli.- Sghignazzò il biondo.
Tuttavia, nel profondo cercava di
reprimere un brutto presentimento che lo aveva assalito. La
Wammy’s House era
ormai la loro casa, e aveva paura dell’esserne privato o che
gli venisse
portato via uno dei suoi amici. Spostò lo sguardo sui
compagni: Near era
taciturno e pensieroso come sempre, mentre Matt continuava a premere i
tasti
della propria console portatile con sempre maggiore pressione, quasi
essi
fossero un mezzo di sfogo della tensione che inutilmente cercava di
reprimere.
I quel momento,
le porte della sala
furono aperte e la coppia di estranei fece il suo ingresso,
accompagnata da
Roger stesso.
Tutti
i ragazzi presenti iniziarono ad
essere studiati dai due, ma quando la donna si separò dal
compagno per
avvicinarsi ai tre giovani seduti vicino alla parete, il suo sguardo fu
catturato da due grandi occhi verdi.
-
Caro, vieni un momento.- Chiamò l’uomo.
I due si consultarono in un bisbiglio per qualche momento ed il
presentimento
di Mello sembrò improvvisamente prendere forma.
La
coppia scambiò qualche parola con
Roger, che si avvicinò a Matt per invitarlo a seguirli nella
sala accanto.
Prima
di scomparire dietro la porta, il
rosso lanciò all’amico un’occhiata
interdetta.
Il
cuore di Mello parve fermarsi.
-
La tua constatazione si è rivelata
errata.- osservò Near.
Il
biondo non badò a quelle parole, troppo
intento nel riordinare la confusione che aveva invaso la sua mente.
Colse
solo una parte del discorso
dell’albino
-
Se non ti sbrighi lo perderai.-
E
lui corse, uscendo dalla stanza, fin
fuori dall’orfanotrofio.
L’auto
grigia si stava ormai allontanando
lungo il vialetto acciottolato. La inseguì, fino al limite
delle proprie forze,
sperando che le sue gambe reggessero.
Ad
un tratto, svoltata l’ennesima curva,
si mostrò ai suoi occhi il cancello di confine.
Fu
un istante, e la macchina lo sorpasso.
Mello
proseguì. Si impose di continuare a
correre. Ora aveva una buona ragione per disubbidire alle regole. Per
affrontare la propria paura. Non più per un capriccio, ma
per un amico.
E
anche lui fu fuori…
Cercò
di proseguire, ma le sue gambe non
ressero e lui fu costretto a fermarsi, l’aria che faticava a
raggiungere i
polmoni. Allora i loro sguardi si incontrarono, incatenandosi per un
momento
interminabile.
Attraverso
il vetro posteriore dell’auto,
vide Matt voltarsi e fissarlo con sguardo supplichevole. Tuttavia, in
quella
maschera di tristezza, Mello vi scorse un sorriso. E capì
che il rosso era
fiero di lui.
Poi
la macchina scomparve.
Il
biondo rimase lì, sperando che un’onda
violenta del mare in cui si era appena tuffato dallo scoglio di
salvezza lo inghiottisse.
Eppure, quel mondo che già una volta lo aveva privato di
tutto lo lasciò
abbandonato alla propria tristezza.
Un’unica
lacrima rigò il suo viso. E non
gli rimase che promettere. Darsi una motivazione per proseguire senza
lasciarsi
sopraffare dall’insicurezza che lo aveva assalito.
Alzò
gli occhi con una nuova
determinazione, mentre un leggero vento agitava le foglie. Ora non
aveva più
paure. Quel cancello in legno che aveva da sempre rappresentato i suoi
limiti
ora gli era alle spalle e lui finalmente poggiava i piedi in
quell’universo a
lungo guardato da lontano, con timore.
L’aria
fischiò tra gli alti alberi. Un
gatto dal pelo marroncino attraversò quel sentiero
acciottolato che oramai per
il ragazzo era divenuto solo un ricordo.
E
Mello si lasciò indietro tutto. Un
unico pensiero a guidarlo.
“ Matt,ci rivedremo
quando sarò divenuto il
migliore.”