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Autore: Dharma    19/03/2009    5 recensioni
QUESTA FF HA PARETCIPATO AL CONCORSO [ Fandom a scelta - Alternative Universe Special 3° edizione ] INDETTO DA DarkRose86. Wammy’s House: un orfanotrofio come altri che accoglie ragazzi dal passato triste ed oscuro. “Tutti i giovani ospiti della Wammy’s House sapevano fin troppo bene quanto fosse pericoloso e stupido superare quel confine. Lanciarsi da quello scoglio di pace in un mare tempestoso e violento che già una volta aveva loro sottratto tutto. Era una della regole. Era la regola delle regole…” Tuttavia, a volte per le persone care si è disposti a disobbedire e rischiare…
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Matt, Mello, Near
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Come primo tentativo in questo fandom mi ritengo abbastanza soddisfatta ^^

Spero vi piaccia e ci tengo a ringraziare la giudice del concorso per avermi ispirato e consigliato e a complimentarmi con le altre partecipanti! 

Buona Lettura!

P.S. Le linee nel testo non sono volute!!!

I will be the best for you

 

- Matt…?-

Il ragazzo dai capelli rossi non alzò neanche la testa dalla piccola console con la quale stava giocando nascosto sotto le coperte del proprio letto –Torna a dormire, Mello.-

- Anche tu non dovresti essere sveglio a quest’ora.- Sbuffò il biondo, infastidito.

- Parla piano, altrimenti svegli tutto il dormitorio. Cosa vuoi?-

In uno dei letti vicini, qualcuno si mosse nel sonno.

- Ti sfido, domani, a superare il confine. Ci stai?-

Nonostante la poca luce lunare proveniente dalla finestra, Matt scorse ugualmente un sorrisetto beffardo tirare le labbra dell’amico.

- Mello, è proibito superare il confine.-

- Paura, vero?-

Il rosso alzò gli occhi al cielo. Spense la console portatile e si sdraiò, dando le spalle al biondo

– Notte, Mello.-

Sentì una risata sommessa – Notte, Matt.-

 

Il giorno seguente, nel cortile dell’orfanotrofio, tre ragazzi si separarono dal resto del gruppo di coetanei per imboccare, di nascosto, un lungo sentiero tra gli alberi.

Già al suo risveglio, Matt era stato assalito da un brutto presentimento. Impressione che si era poi manifestata in tutta la sua concretezza quando, con un sorriso strafottente stampato sulla faccia, Mello si era avvicinato con passo deciso ad un ragazzino dai capelli chiari intento a completare un puzzle senza degnare di alcuna attenzione apparente chi gli stava intorno.

Con fare incurante, il biondo aveva pestato il gioco dell’albino, per poi accovacciarsi alla sua altezza e sfidarlo – Avanti, Near, vediamo chi è il vero numero uno.-

Dal canto suo, il ragazzo dai capelli chiari si era limitato a fissarlo con aria inespressiva e a seguire lui ed il rosso senza proferire parola.

Così, i tre si erano ritrovati a passeggiare lungo quella stradina sterrata, in silenzio. L’unico che sembrava non essere minimamente sfiorato da ciò che stava per accadere era Near e ciò destò presto il carattere impetuoso di Mello, che tentò di stuzzicare l’interesse dell’albino

– Com’è che sei così silenzioso? Non avrai anche tu paura come Matt di disubbidire alle regole!- Ghignò.

Matt spiò l’amico di sottecchi, senza farsi notare. Nonostante la spavalderia che dava a mostrare, sapeva bene che il biondo in realtà era quello che tra loro soffriva maggiormente di insicurezza e complessi di inferiorità, e proprio per questo cercava di celare questo suo lato debole dietro ad una maschera da duro.

Near fissò per qualche attimo Mello, prima di rispondere con voce piatta ed incurante – Al contrario: sono davvero curioso di vedere fin dove sei disposto a spingerti.-

Lo aveva provocato.

Il biondo non parlò, limitandosi ad aumentare la velocità del passo e a prendere da una tasca una barretta di cioccolato, per poi iniziare a morderla istericamente.

Sul visetto innocente di Near comparve un sorrisetto compiaciuto.

Poco dopo, svoltata una curva del lungo vialetto, gli alberi si aprirono per lasciare il posto ad un cancello in legno spalancato, supportato ai lati da due torrette in pietra sulle cui sommità erano poste due lanterne. Niente di più semplice. Un cancello sempre aperto a far da confine ad una proprietà che non era neanche delimitata da un muro o una staccionata. Intorno, solo spazio aperto a perdita d’occhio nell’immensa campagna.

Eppure, in tutta quella banalità, la sola vista di quel luogo destò nei tre ragazzi una sensazione di lieve timore, che si fece più intenso man mano vi si avvicinarono.

Quello era il confine invalicabile, al di fuori del quale il mondo si dibatteva furibondo tra dolore e tristezza. Al di là di quel cancello, regnava una realtà crudele. La stessa che aveva privato i ragazzi degli affetti e delle speranze. Perfino dei sogni. In tutta quella sofferenza, l’ancora di salvezza era unicamente rappresentata dal luogo che ormai per loro era divenuto una casa.

Tutti i giovani ospiti della Wammy’s House sapevano fin troppo bene quanto fosse pericoloso e stupido superare quel confine. Lanciarsi da quello scoglio di pace in un mare tempestoso e violento che già una volta aveva loro sottratto tutto.

Era una della regole. Era la regola delle regole.

Ciononostante, quella volta era in gioco la loro reputazione e, nel profondo, i tre ragazzi erano accomunati da uno stesso sentimento di orgoglio.

Mello, cercando di non badare ai brividi freddi che gli percorrevano la schiena, si rivolse agli amici con tono mendacemente spavaldo – Allora, chi prova per primo?-

L’aria si era fatta pesante e tesa e la sua domanda parve cadere in quel vuoto gelido.

Matt nascose maggiormente il viso dietro alle spesse lenti del paio di occhiali da aviatore dai quali non si separava mai, concentrando poi la propria attenzione su un gatto dal pelo marroncino che in quel momento attraversava il vialetto acciottolato. Aveva paura e la consapevolezza di essere colui che tra loro era meno capace di celare il proprio stato d’animo lo rendeva ancora più indifeso.

Near, dal canto suo, si limitò a fissare il proprio sguardo negli occhi traboccanti di arroganza del biondo, il quale, stizzito da tale atteggiamento, ringhiò – Che c’è? Vuoi andare tu?-

Sul viso dell’albino comparve un sorrisetto divertito – Figurati, non sono così stupido da disubbidire alle regole per una tale sciocchezza. Ma se tu desideri mettere in mostra il tuo ego smisurato non ti fermerò di certo.-

Mello strinse i pugni. Il bimbetto lo stava mettendo alla prova e quella volta la provocazione era stata troppo diretta.

- Al diavolo!- Esclamò il biondo, prima di dare le spalle ai compagni e, l’ennesima tavoletta di cioccolato appena scartata, incamminarsi a passo di marcia al cancello. Glielo avrebbe fatto vedere, chi tra loro meritava il rispetto dell’altro. Avrebbe dimostrato chi era il vero numero uno.

Ciononostante, la sola determinazione di quelle convinzioni sembro abbandonarlo man mano il confine si faceva sempre più vicino. L’impulso di voltarsi e fuggire veloce da quel luogo per rifugiarsi nuovamente tra le mura sicure dell’orfanotrofio fu forte, ma ormai aveva preso la sua decisione e tornare indietro sarebbe significato non poter più guardare in faccia Near per la vergogna.

Mancavano ormai pochi passi. Mello chiuse gli occhi e strinse spasmodicamente tra i denti la tavoletta dolce, che parve improvvisamente perdere tutto il proprio gusto.

Quasi si trovasse sull’ultimo scalino da scendere prima di cadere nel vuoto.

Desiderò fermarsi lì, su quel gradino immaginario, e osservare in basso con la certezza di non precipitare.

Alzò un piede, pesante come una scure, e si mosse in avanti. Una presa fredda sulla sua pelle e si sentì tirare con forza per un braccio. Perse l’equilibrio e per poco non cadde all’indietro, ma la stessa mano che con tanta fermezza lo aveva strattonato lo sorresse.

Mello aprì gli occhi e notò subito l’innaturale candore delle dita con cui ancora era a contatto.

“ Near…”

- Fossi in voi mi eviterei certe grane. Essere avventato porta inevitabilmente alla rovina.-

No. La voce alle sue spalle era più profonda e matura di quella dell’albino.

Tuttavia, il biondo non ci fece molto caso, assalito improvvisamente dalla consapevolezza di quanto si fosse rivelata immensa la propria stupidità. Non solo era stato lui a lanciare la sfida al suo eterno rivale, ma egli stesso non era stato in grado di raggiungere il traguardo prefisso.

Il timore che ancora lo percorreva con lievi fremiti fu sostituito da un’improvvisa collera, che cercò di reprimere senza successo.

Nel mentre, i suoi occhi celesti si ritrovarono a specchiarsi in due iridi profonde e scure come la notte, incorniciate da una chioma folta e spettinata del medesimo colore.

- Andiamo.-

Mello si sentì trascinare di peso da L, il quale, una volta superati Matt e Near, fece loro cenno di seguirli. Solo allora il biondo notò l’intenso rossore che aveva invaso il volto del suo più caro amico. Vide quegli occhi sempre illuminati di allegria ora umidi e spalancati per lo spavento. Attraverso le spesse lenti, Matt gli concesse un’occhiata di pochi secondi. Uno sguardo colmo di delusione, prima di dargli le spalle.

 

- Matt…?-

Quella sera non ricevette risposta dall’amico che sembrò ignorarlo completamente, intento a portare a termine il livello di uno dei suoi svariati videogiochi.

A quel punto, Mello perse la pazienza. Dal suo letto rialzato saltò silenziosamente su quello del rosso, per poi strappargli di mano la console e spegnerla con gesto irritato – Insomma, vuoi dirmi cosa ti succede? E' tutto il giorno che non mi rivolgi la parola.-

Matt fissò i propri occhi verdi in quelli del biondo – Sei un idiota.- E si sdraiò su un fianco, dandogli le spalle e tirandosi le coperte fin sopra la testa.

Mello rimase stupito dalla freddezza dell’amico, solitamente solare e allegro – Matt…-

- Come diavolo hai potuto anche solo pensare di fare una tale cazzata?!- Si era voltato nuovamente e il biondo poté vedere le sue aridi umide, come quella stessa mattina.

- Non trattarmi come uno stupido. Sono in grado di decidere per me stesso.- Sibilò Mello tra i denti. Il sentirsi criticare perfino dal suo più caro amico lo fece andare su tutte le furie.

Matt non si scompose per quella risposta aggressiva – Fai come ti pare, Mello, ma fammi un favore: cerca almeno di non mentire a te stesso e ammetti una buona volta di essere tu il primo a vederti come un debole e perciò ti fai prendere dalle tue smanie di esibizionismo.-  E gli diede nuovamente le spalle – Non è un male mettersi alla prova, ma tu stai davvero esagerando con questa tua fissa del voler essere il migliore.-

Per lui il discorso era chiuso.

Il biondo rimase immobile, lo sguardo fisso in un punto del dormitorio avvolto dalla semioscurità.

Non si aspettava di vedersi rinfacciare in modo così diretto i propri difetti.

Sorrise. Era proprio vero che Matt lo conosceva come nessun altro.

Si sdraiò a fianco dell’amico.

- Mi sembra che tu ce l’abbia un tuo letto.- Sbuffò l’altro, con una lieve nota sarcastica nella voce.

Il sorriso di Mello di allargò maggiormente – Non rompere, Matt.-

E rimasero così, finché il sonno non li accolse entrambi.

 

Erano ormai trascorsi due mesi dall’episodio della sfida al cancello dell’orfanotrofio e nessuno dei presenti di quel giorno aveva più fatto parola su ciò che era accaduto.

Una mattina, tuttavia, quello stesso cancello fu attraversato da un’auto grigia, che percorse il vialetto fin sotto le mura dell’edificio.

Tutti i ragazzi corsero ad affacciarsi alle numerose finestre. Non era solito veder qualcuno venire da “fuori” a meno che non si trattasse di Roger, giunto con un nuovo ospite dal passato oscuro e doloroso bisognoso di riscriversi una vita.

Dalla macchina scesero un uomo con un elegante completo nero ed una signora dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta. La giovane coppia fu subito accolta da uno dei sottoposti di Roger, che li fece accomodare in una sala. Poco dopo, vennero radunati in una stanza adiacente alcuni ragazzi, tutti con un’età compresa tra gli otto  ed gli undici anni.

Tutti i bambini erano febbricitanti ed intimoriti al tempo stesso: sapevano bene che da lì a poco il destino di uno di loro sarebbe stato segnato dalla decisione di quei due estranei appena giunti.

In un angolo della camera, su una panca addossata al muro, erano seduti Mello, Matt e Near.

- Sta a vedere che opteranno per uno dei marmocchi più piccoli.- Sghignazzò il biondo. Tuttavia, nel profondo cercava di reprimere un brutto presentimento che lo aveva assalito. La Wammy’s House era ormai la loro casa, e aveva paura dell’esserne privato o che gli venisse portato via uno dei suoi amici. Spostò lo sguardo sui compagni: Near era taciturno e pensieroso come sempre, mentre Matt continuava a premere i tasti della propria console portatile con sempre maggiore pressione, quasi essi fossero un mezzo di sfogo della tensione che inutilmente cercava di reprimere.

I quel momento, le porte della sala furono aperte e la coppia di estranei fece il suo ingresso, accompagnata da Roger stesso.

Tutti i ragazzi presenti iniziarono ad essere studiati dai due, ma quando la donna si separò dal compagno per avvicinarsi ai tre giovani seduti vicino alla parete, il suo sguardo fu catturato da due grandi occhi verdi.

- Caro, vieni un momento.- Chiamò l’uomo. I due si consultarono in un bisbiglio per qualche momento ed il presentimento di Mello sembrò improvvisamente prendere forma.

La coppia scambiò qualche parola con Roger, che si avvicinò a Matt per invitarlo a seguirli nella sala accanto.

Prima di scomparire dietro la porta, il rosso lanciò all’amico un’occhiata interdetta.

Il cuore di Mello parve fermarsi.

- La tua constatazione si è rivelata errata.- osservò Near.

Il biondo non badò a quelle parole, troppo intento nel riordinare la confusione che aveva invaso la sua mente.

Colse solo una parte del discorso dell’albino

- Se non ti sbrighi lo perderai.-

E lui corse, uscendo dalla stanza, fin fuori dall’orfanotrofio.

L’auto grigia si stava ormai allontanando lungo il vialetto acciottolato. La inseguì, fino al limite delle proprie forze, sperando che le sue gambe reggessero.

Ad un tratto, svoltata l’ennesima curva, si mostrò ai suoi occhi il cancello di confine.

Fu un istante, e la macchina lo sorpasso.

Mello proseguì. Si impose di continuare a correre. Ora aveva una buona ragione per disubbidire alle regole. Per affrontare la propria paura. Non più per un capriccio, ma per un amico.

E anche lui fu fuori…

Cercò di proseguire, ma le sue gambe non ressero e lui fu costretto a fermarsi, l’aria che faticava a raggiungere i polmoni. Allora i loro sguardi si incontrarono, incatenandosi per un momento interminabile.

Attraverso il vetro posteriore dell’auto, vide Matt voltarsi e fissarlo con sguardo supplichevole. Tuttavia, in quella maschera di tristezza, Mello vi scorse un sorriso. E capì che il rosso era fiero di lui.

Poi la macchina scomparve.

Il biondo rimase lì, sperando che un’onda violenta del mare in cui si era appena tuffato dallo scoglio di salvezza lo inghiottisse. Eppure, quel mondo che già una volta lo aveva privato di tutto lo lasciò abbandonato alla propria tristezza.

Un’unica lacrima rigò il suo viso. E non gli rimase che promettere. Darsi una motivazione per proseguire senza lasciarsi sopraffare dall’insicurezza che lo aveva assalito.

Alzò gli occhi con una nuova determinazione, mentre un leggero vento agitava le foglie. Ora non aveva più paure. Quel cancello in legno che aveva da sempre rappresentato i suoi limiti ora gli era alle spalle e lui finalmente poggiava i piedi in quell’universo a lungo guardato da lontano, con timore.

L’aria fischiò tra gli alti alberi. Un gatto dal pelo marroncino attraversò quel sentiero acciottolato che oramai per il ragazzo era divenuto solo un ricordo.

E Mello si lasciò indietro tutto. Un unico pensiero a guidarlo.

 

“ Matt,ci rivedremo quando sarò divenuto il migliore.”

  
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