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Autore: doctor_lock29    01/02/2016    2 recensioni
Puoi scegliere di rinunciare ai sentimenti, ma la sai una cosa? Alla fine vieni ferito lo stesso.
C'era chi lo chiamava "il grande giorno" chi invece "la fine di un'era". Per Sherlock era solo il giorno in cui avrebbe perso definitivamente John.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La luce che filtra tra le tende mi sveglia, in verità non ho mai dormito, ma almeno torno alla realtà da quel mondo ultraterreno che è il mio mind palace. Non mi aspettavo di riuscire a dormire, ma qual cosa -non so cosa- mi ha portato a seguire il consiglio di Mrs Hudson di andare a letto. "Domani è il grande giorno, vada a letto Sherlock.".Il grande giorno...che assurdità definirlo tale.

Mi alzo, sono le 5:30am. Ho tempo. Entro in bagno e mi spoglio accogliendo il gelo della mattina londinese. Mi dirigo sotto la doccia e l'acqua che scorre mi inonda con la sua potenza. Decido di immaginarmi sotto la pioggia, sotto un temporale che lava via la mia tristezza e qualsiasi altro sentimento non sono abituato a provare. Mi rilasso. La doccia non dura più di 6 minuti, ma mi basta per sentirmi meglio. Quando esco indosso la prima camicia e il primo pantalone che trovo, seguiti dalla mia vestaglia più bella.

Arrivo in soggiorno; troppo vuoto,troppo silenzioso. Mi tornano in mente le mattinate perse a litigare per la condizione -indecorosa- della cucina e quelle passate a ridere delle avventure della notte precedente. Mi mancano, mi mancano quelle mattinate perché non ho il coraggio di dire che a mancarmi, in realtà, è lui.

"SHERLOOCK!" le urla di un blogger a dir poco adirato provenienti dalla cucina.
"Qualche problema John?" è la semplice risposta dell' unico consulting detective al mondo intento a leggere il giornale.
"Qualche problema? Non lo so dimmelo tu, dato che c'è una DANNATA TESTA...una.testa. Nel frigorifero."
"Oh come se non ne avessi mai vista una lì dentro" rispose Sherlock ridacchiando.
"No, ma credevo di essere stato chiaro quando ho detto di non volerne altre!" eccolo lì il tono da capitano dei fucilieri che a Sherlock piaceva tanto. "È per un caso", "Ti prego toglila da lì appena puoi. Quando hai finito con il giornale poi, il tavolo è ricoperto da esperimenti e non voglio sapere su quali sostanze. Mi faresti il piacere di ripulire?"
"Certo" rispose Sherlock in un tono talmente sincero da sconvolgere John.
"Davvero? Dici sul serio? Lo farai?" chiese il dottore sgomento.
"Ovviamente" fu la risposta del detective, "te lo devo dopo l'aiuto di ieri sera con il dottor Roylot*"
I loro sguardi si incrociarono e ripensando alla sera precedente scoppiarono entrambi a ridere.

Il sorriso di John...

Chiudo a chiave la stanza del mind palace in cui custodisco questo ricordo. Guardo fuori dalla finestra. È proprio una bella giornata fuori. Solo fuori però.

'Non lo sto per perdere. Noi continueremo a fare le stesse cose di sempre, me lo ha assicurato lui stesso'. Ripeto questa frase per auto convincermi, ma non ci credo sul serio.
Poso lo sguardo sul violino e decido di fare una prova generale per questa sera. Inizio a suonare la melodia che ho composto appositamente per l'occasione e in cui ho messo tutta la tristezza, la paura e il dolore che provo e che cerco di non mostrare.
Non sono abituato ai sentimenti. Non sono abituato ad essere ferito e in maniera così profonda.
Non sono abituato a sanguinare senza avere una tangibile ferita.
Leggo e rileggo lo spartito e avverto il bisogno di registrare mentre suono di nuovo la mia melodia, in fondo, lo spartito lo darò a John, sperando che un giorno capisca. 
Avvio il registratore e suono, suono provando ogni sentimento con cui ho composto. Alla fine poso il violino e riascolto il tutto. Sono fiero del risultato e senza accorgermene mi ritrovo a ballare su quelle note malinconiche. Un valzer in cui non sono solo, sono di nuovo con lui. Siamo insieme, soli, contro il resto del mondo. Ancora una volta.

Le note di un valzer si diffusero per l'intero 221b dove le tende non lasciavano ai visitatori di Baker Street la possibilità di vedere nulla che si trovasse all'interno dell'appartamento.
"Credevo che mi avresti insegnato a ballare su musiche più movimentate di questa." Disse il dottore.
"Quindi sai già ballare il valzer?" chiese Sherlock con un sorrisetto beffardo.
"No,ma.." provò John, "Sono qui per insegnarti come si balla,se non sai ballare il valzer: balliamo il valzer." La voce soave del consulting detective convinse John,il quale poggiò la mano sulla schiena del suo coinquilino.
"No no, conduco io!" disse ridendo Sherlock.
"Oh...d'accordo" fu la risposta del dottore che spostò la mano dalla schiena alla spalla del suo migliore amico con un lieve tremore.
Sherlock gli circondò la schiena con un braccio e con la mano libera prese quella del suo blogger.
Iniziarono a danzare e dopo un paio di piedi pestati John capì come volteggiare con leggiadria.
Ballarono per un tempo indefinito e quasi infinito, guardandosi negli occhi...

Come ho fatto a non sentirla salire per le scale? COME?! Ero troppo preso dal ricordo e ora mi viene brutalmente sottratto dalla signora Hudson. Non smetto di ballare quando entra nella stanza, fermarmi e sobbalzare darebbe l'idea di un bambino sorpreso a fare una marachella.
Opto per il far finta di niente.
"Non parli signora Hudson" dico indifferente.
"No ho detto una parola." mi risponde lei.
"Sta per fare una domanda, è fisicamente doloroso vederla pensare".
Smetto di danzare.
"Credevo che stesse suonando.". Ma perché dovrei dare conto proprio alla signora Hudson di quello che stavo facendo?
Mi fingo tranquillo "Sì infatti. Stavo componendo."
 "Stava ballando."
 "Era una prova"
 "Per cosa?".
La sto per mandare con il pensiero in luoghi indicibili. Mi controllo " Perché è qui?" le chiedo,
"Le ho portato il tea mattutino. Di solito non è ancora sveglio".
"Lo fa tutte le mattine?" le chiedo sedendomi, "Certo, da dove credeva che arrivasse?"dice versando il latte nella mia tazzina.
"Non so, non mi ci sono mai soffermato" dico sottomesso a quella verità.

"Quindi, oggi è il grande giorno!". Di nuovo. Di nuovo quell'aggettivo inappropriato: grande. Mi rimbomba nella testa. Non riesco a sopportarlo. Decido di tenere in muto la signora Hudson, non riuscendoci come speravo.
"La mia migliore amica, Margaret, era la mia damigella d'onore. Dovevamo restare amiche per sempre, lo dicevamo sempre; ma non l'ho più vista dopo il matrimonio.".
Questo è esattamente quello che mi serve in questo momento, davvero!
Come se la paura di perdere definitivamente John non fosse abbastanza.
"Non ci sono dei biscotti?" chiedo, cercando di cambiare discorso.
Mentre lei continua a parlare di questa sua fantomatica e per niente d'aiuto amica io continuo a indicarle la porta incitandola a comprare i biscotti, di cui non ho la benché minima voglia.

"Pianse tutto il giorno dicendo: 'oh, è la fine di un'era'. Ricordo se ne andò presto. Insomma chi lascia un matrimonio presto**?!" continua lei mentre io con tutta la rabbia e serietà che ho in corpo le grido di andare a comprare i biscotti.
Indispettita se ne va e io tiro un sospiro di sollievo pensando che quella Margaret aveva preso la decisione giusta andando via in anticipo da quel matrimonio.
Poi..e poi commetto l'errore più grande: poso lo sguardo sulla poltrona in disuso di John.

Mi tornano in mente tutte le avventure passate insieme, tutti i casi e ogni singola volta che si è seduto su quella poltrona. Ricordo di quando rimaneva seduto lì ascoltandomi suonare il violino o quando accoglievamo i clienti nella stessa posizione: io sulla poltroncina di pelle e lui su quella con oscene decorazioni dorate.
Fa male vederla vuota, probabilmente la sposterò, non posso sopportare di sentirmi così ogni volta che poso lo sguardo su quell'oggetto, che forse solo adesso acquista davvero importanza.
Ormai la mia mente non riesce più ad essere cinica e fredda come un tempo, soprattutto se penso a lui. Ormai i sentimenti hanno preso il sopravvento. Mi sono ripromesso di non permettere mai più una cosa del genere, ma per oggi, solo per oggi, lascerò che mi travolgano.
Solo io lo saprò ovviamente.
All'esterno sarò sempre il solito, freddo, sgarbato, Sherlock Holmes.

Decido che è arrivato il momento di vestirmi, così non andrò di fretta dopo. Entro quasi con rabbia in camera mia, togliendomi la vestaglia e fermandomi a guardare per un paio di secondi il mio abito da cerimonia, anzi: la mia armatura. Mi proteggerà oggi, darà l'idea che io sia felice. Il felice testimone dello sposo, come da copione. Mi aiuterà. "Alla guerra." dico a me stesso, perché sì, questa è la mia armatura e la cerimonia il mio campo da battaglia. C'è un problema, però, ad essere intelligenti come me: so già che questa guerra l'ho persa in partenza.

Mi spoglio di nuovo e nonostante l'aria si sia riscaldata, sento freddo, più freddo di prima. Il tessuto sottile della camicia non mi porta conforto. E poi capisco: non fa freddo fuori, il freddo me lo porto dentro, l'ho sempre fatto, ma non me ne ero mai accorto perché il mio cuore era arrugginito, impolverato, pieno di ragnatele. Poi è arrivato John, mi ha aiutato, mi ha fatto rinascere. Mi ha salvato la vita, io ho salvato la sua. Mi è mancato, tanto, troppo, in questi due anni e ora lo sto perdendo di nuovo. Il cuore ora mi brucia dal dolore. Il cuore...brucia.

Le parole di Moriarty mi rimbombano in testa...

"Ti brucerò il cuore! Te lo garantisco."

Dopo tutto questo tempo, nonostante tutto, Moriarty ha vinto. Riesco a sentirlo mentre ride da sotto terra. Alla fine ci è riuscito. Mi ha bruciato e le ustioni sono difficili da guarire.

Sono pronto.
Mi siedo sulla mia poltrona e aspetto che l'ora di uscire arrivi. Prima di chiudermi nel mio mind palace un ultimo ricordo mi assale ...

Ballarono per un tempo indefinito e quasi infinito, guardandosi negli occhi...
"Potrei perdermi nei tuoi occhi lo sai?" chiese John preso dalla situazione e, anticipando imbarazzato il detective, disse ancora :"Scusa non volevo" e si distaccò dall'abbraccio ma Sherlock lo bloccò prendendogli il polso e tornando alla posizione precedente.
"Te lo lascerei fare." disse poi il consulting detective.
 "Cosa?" chiese ancora paonazzo e titubante il dottore.
"Perderti nei miei occhi, ti lascerei perdere per poi farti tornare indietro da me."
"Tornerò sempre da te, Sherlock, non dubitarne."
I loro visi erano terribilmente vicini e sarebbe successo quello che entrambi volevano da tempo, ma che non avevano il coraggio di fare...
se non fosse entrata Mrs Hudson.
La donna sapeva di aver commesso un grave errore ad entrare in quel momento nella stanza;
John sapeva che non si sarebbe mai ripreso dall'imbarazzo di quel momento;
Sherlock sapeva che non avrebbe mai perdonato l'anziana signora e che non avrebbe mai dimenticato le parole di John.

So che tornerai sempre John, me lo hai promesso, none dubiterò mai.

Il campanello -la signora Hudson mi ha costretto ad aggiustarlo- mi riporta alla realtà e prima di uscire riesco a dire a me stesso solo: 'Tornerà, me l'ha promesso.' .
Infilo in tasca i foglietti su cui ho scritto il mio discorso;
Guardo un'ultima volta il muro su cui ho affisso ogni particolare del matrimonio che ho organizzato;
Asciugo la lacrima solitaria che mi sono appena lasciato sfuggire e innalzo la facciata.
Sono pronto a tornare Sherlock Holmes.

"When the sky turns gray
and everything is screaming
I will reach inside 
Just to find my heart is beating.
Oh, you tell me hold on,
But innocence is gone
And what was right is wrong.
So I bare my skin 
And I count my sins 
And I close my eyes 
And I take it in.
I'm bleeding out,
I'm bleeding out for you."

Note*
*-È un personaggio delle storia originale di Conan Doyle: "La banda maculata" che merita di essere letta.
**-Non ricordo sinceramente come venisse tradotta questa frase nella serie e suona davvero male, ma non so come altro tradurla. Accetto consigli :)

{^Spazio autrice^}

Salve fandom! Non è la mia prima fanfic, ma è la prima che pubblico quindi siate clementi con me '^-^.
One shot ambientata durante l'inizio di "Il segno dei tre" (come spero abbiate capito). Diciamo che Sherlock potrebbe essere leggermente OCC, ma parliamo dei suoi sentimenti quindi: chi può saperlo?
In grassetto ho inserito dei piccoli flashback che ho inventato di sana pianta, ma che potrebbero essere degli headcanon, perché no?
La canzone finale è Bleeding Out degli Imagine Dragons che mi è stata di vero aiuto nella scelta del titolo.
Detto questo spero che la storia sia piaciuta.
Spero commentiate positivamente, ma anche negativamente, le critiche possono essere costruttive ed io ho bisogno di crescere.
Grazie di essere arrivati fin qui.
Alla prossima, doctor_lock29

   
 
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