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Autore: robin goodfellow    01/02/2016    1 recensioni
“Non vorrei trarre conclusioni affrettate, ma potrei aver fatto una cazzata”si disse, ripensando alla festa della sera prima, e al come, causa le molteplici delusioni della giornata, era finita, a quanto pareva, ubriaca abbastanza da non ricordare l’accaduto.
Sbirciò frettolosamente sotto le lenzuola, con il cuore in gola
-Oh, no- gemette, questa volta con tono leggermente più acuto, constatando la sua totale nudità.
“Ho indubbiamente fatto una cazzata”.
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest | Contesto: Universitario
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Un tiepido raggio di sole mattutino si adagiò sul guanciale della ragazza assopita. Dormiva di fianco, il pallido volto incorniciato da una scapestrata moltitudine di lunghi capelli dorati, un’immagine quasi eterea e pura di una fanciulla avvolta dal candore dell’alba. Eppure, quel raggio di sole impertinente proseguì il suo cammino instancabile lungo il cuscino della giovane, sfiorandole le palpebre chiuse. Lei aggrottò le sopracciglia, visibilmente infastidita da tale bravata. Erano quasi sei mesi che frequentava il college, e mai, neanche una volta, nel comodo lettino del suo dormitorio, tale avvenimento l’aveva strappata alla sua quiete.
Irreversibilmente, il germe del dubbio si instillò nella ragazza, allertando la mente offuscata dal sonno.
I due grandi occhi celesti si spalancarono, velati da un improvviso panico.
-Oh, no- sussurrò, sbattendo ripetutamente le palpebre alla luce mattutina, considerando che, effettivamente, non si trovava nel comodo lettino del suo dormitorio. I muri erano di tutt’altro colore, pur mantenendo una certa doverosa squallidità,e i vestiti, sparpagliati alla rinfusa in terra, erano indubbiamente maschili.
Si sdraiò sulla schiena, agitata.
“Non vorrei trarre conclusioni affrettate, ma potrei aver fatto una cazzata”si disse, ripensando alla festa della sera prima, e al come, causa le molteplici delusioni della giornata, era finita, a quanto pareva, ubriaca abbastanza da non ricordare l’accaduto.
Sbirciò frettolosamente sotto le lenzuola, con il cuore in gola
-Oh, no- gemette, questa volta con tono leggermente più acuto, constatando la sua totale nudità.
“Ho indubbiamente fatto una cazzata”
La giovane sospirò, esaminando i seni ed il ventre ricoperti di chiazze violacee, evidente simbolo della passione notturna. Con quale faccia si sarebbe presentata a lezione?
Senza rendersene neanche conto, l’occhio le si posò sul corpo steso  vicino a lei, seminascosto dal lenzuolo tenuto alzato. Non vi era traccia di malizia in tale azione, fu un semplice riflesso involontario. Eppure, appena ella riuscì a mettere a fuoco nella penombra delle coltri, il suo volto divenne improvvisamente paonazzo e bollente.
-Oooooooooooh ...-inclinò di poco la testolina di lato, sbigottita. Come poteva un essere vivente essere munito di tale- … no.- rilasciò velocemente le lenzuola, riscuotendosi dallo shock  con fare risoluto.
Doveva pensare al da farsi.
Guardò la nuca dell’uomo, semi nascosta dal buio che, seppur ancor per poco, incombeva su di lui, osservando la linea del collo che, da due spalle ben piazzate, ruotava, affievolendosi con l’avvicinarsi al capo, rivolto dall’altra parte. Si leccò le labbra. Beh, perlomeno era un bel tipo. Non che lei fosse quel genere di ragazza, capace di concedersi al primo belloccio di passaggio, ubriaca, per giunta. No, assolutamente. Si era tratto di un errore, una bravata di una notte, facilmente dimenticabile.
Risoluta, scivolò silenziosamente fuori dalla morsa delle coltri, posando i piedini in una soffice e lurida moquette.
Doveva cercare i suoi vestiti, finiti chissà dove in quel letamaio, il più velocemente possibile e con il più basso impatto sonoro, per poi svignarsela, lontana dalle vergogne notturne.
Socchiuse gli occhi, cercando di vedere qualcosa nella penombra. Aveva una vaga idea di dove potessero essere finiti abito e tacchi, ma doveva procedere in ordine di priorità: prima di tutto, mutande.
Trattenendosi i seni con il braccio sinistro, in un ridicolo gesto di pudicizia, si diresse verso i piedi del letto, non senza gettare occhiate nervose al dormiente.
“Ragioniamo: essendo l’ultimo indumento ad essere stato …” si morse le labbra, arrossendo violentemente”… sfilato via, i-immagino debba trovarsi da queste parti …” aggrottò le sopracciglia, sondando il terreno intorno a sé, nervosamente.
-Lo sai, sei molto carina quando cerchi di andare via di soppiatto, Daisy … - Una voce arrochita dal sonno, proveniente dal ragazzo che fino a qualche momento fa dormiva serenamente, le fece alzare di scatto la testa, allarmata. Un brivido freddo le percosse la spina dorsale, facendola rabbrividire, completamente incredula, gli occhi sbarrati e le braccia inermi lungo i fianchi. Conosceva molto bene quella voce …
-Beh, non dici più buongiorno al tuo fratellastro?-
 
 
 
“OH, PORCATROIA, NO!”.



Angolo autrice:
Molto bene, molto bene. Ammetto di non aver creato niente di originale o di particolarmente interessante, ma, come saprà chi già ha letto altri miei testi (immagino nessuno), scrivo principalmente per lo sfizio di buttar giù qualche riga, niente di che, insomma.
Non ho nulla di particolare in mente nei confronti di questa miniserie, solo che, per l’appunto, sarà costituita da due, massimo tre capitoli, e che, come al mio solito, mostreranno solo un episodio di una storia più arzigogolata che mai vedrà la luce (eheheh).
Mi auguro che non vi dispiaccia.
Saluti
Robin Goodfellow
  
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