Se sento scorrere il calore da un lembo di legno all'altro, sento il profumo del sale.
Cerco di capire che cosa corre tra le domande e le non risposte che mi pone il cielo la sera tardi, quando la città è illuminata da neon. Ci siamo persi tra il liquido del quesito e non ci siamo più solidificati come la polvere a bagnomaria.
Tra i capelli, mille e più petali di un fiore appassito. Ci si chiede da dove provengano i pensieri notturni. Non provengono altro che dalla bocca. Come ingannano le labbra secche come la miseria di chi ha perso tutto, anche la speranza.
Un girotondo in cui l'unica cosa che gira è la tristezza di chi se ne va e non torna più. La mancanza di qualcosa che prima svuotava è pur sempre una mancanza ed infine, un dolore.
L'ho trovata la spazzatura. E' pulita come casa mia. Chissà perchè la pensano sporca. C'è qualcosa che non quadra dentro la scatola. E' vuota, l'acqua è gelata ma calda come una giornata d'inverno. Viene
a galla una matita ma non trovo la mina. Stiamo inciampando sui nostri corpi avvinghiati con una cinghia.
Il volto stanco come le gambe di pezza che sorreggono le sue cose di plastica. Un cuore elastico, un po' spastico e sarcastico ma lucido e splendente come una giornata di pioggia. Una scatola contorta nella definizione.
Canto, canto e canto e sparisco in un migliore. Non si sa che cosa, basta sia migliore. Abbiamo parlato di come le cose cambiano senza accorgerci che in quell'istante cambiavamo anche noi pur rimanendo gli stessi e chissà cosa si prova quando ci si sente come l'erba che si muove al soffio del vento.
Scendiamo dalle montagne delle nostre menti e beviamo e fumiamo finchè non troviamo ciò che in realtà non cerchiamo e poi restiamo a guardare il tramonto e ammazziamoci di carezze e pensieri e poi non ci sarà più un "e poi".