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Autore: jjk    02/02/2016    3 recensioni
-Facciamo così, che ne dici se io rimango qui vicino a te fino a che non ti addormenti?-
-E mi racconti anche una storia?-lo sguardo implorante della piccola lo fece sorridere.
-Solo perché domani è un giorno speciale. Sai che se volete la storia della buonanotte dovete essere a letto entro le 9-
-Che storia ci racconti?-s’intromise il fratello dal letto accanto.
La parola storia aveva attirato la sua attenzione.
-Tu quale vorresti sentire?-
-Perché non ci racconti di quando ci avete adottato?-
Fanfiction partecipante al contest "Nothing's only words"
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Mika, Andy
Coppia: Mika/Andy
Prompt: Future!Mika vs Past!Mika
Genere: Fluff, Slice of life
Rating: Verde
 

 
 
 
 
 
 
I rumori avevano appena cominciato ad affievolirsi nelle strade della periferia londinese, ma la quiete regnava da ormai un po' di tempo in una delle ultime villette di quel quartiere. 
Il giorno dopo sarebbero stato una giornata importante per l'intera famiglia e, per evitare che i piccoli di casa, in preda all'eccitazione, facessero danni, Mika ed Andy gli avevano permesso di rimanere un po' con loro sul divano a guardare un film. 
Inutile dire che in pochi istanti le due pesti si erano addormentate, consentendo ai genitori di godersi qualche momento di tranquilla intimità.
-Credo che sia giunto il momento di portare i terremoti nel loro letto-disse ad un certo punto il riccio interrompendo l'insolito silenzio e liberandosi dalle braccia del compagno per alzarsi e spegnere la televisione.
Quando però il biondo si avvicinò alla bambina accoccolata accanto a lui per prenderla in braccio e portarla nella sua stanza, quella aprì gli occhi con un leggero mugolio che fece sorridere i due adulti.
Capendo che era giunto il momento di andare a letto la piccola provò a girarsi su un fianco e nel farlo diede un calcio al fratello che sonnecchiava dall'altro lato del divano e che subito si svegliò con un grugnito. 
Mika soppresse una risata e cominciò ad aiutare il greco a convincere i piccoli ad andare nella loro stanza. 
Dopo poco il bambino si arrampicò sulla schiena del libanese e si lasciò portare nel suo letto troppo stanco per protestare, subito seguito dalla sorella che si era invece raggomitolata tra le braccia di Andy con sguardo beato. 
Dopo aver rimboccato le coperte ad entrambi Mika ritornò al piano inferiore per riordinare il piccolo disastro che avevano lasciato in cucina, così da potersi godere qualche altro attimo con il suo compagno prima che anche loro dovessero andare a dormire.
Andy stava per seguirlo quando un'esile vocina lo fermò.
-Papà?-
-Dimmi tesoro-risposte il biondo guardando la figlia appoggiato allo stipite della porta.
-Non penso di riuscire ad addormentarmi-
-Ma se hai ronfato sul divano fino ad ora!-la rimbeccò bonariamente.
-Ma era diverso! Ero con te e papà!-
-Facciamo così, che ne dici se io rimango qui vicino a te fino a che non ti addormenti?-
-E mi racconti anche una storia?-lo sguardo implorante della piccola lo fece sorridere.
-Solo perché domani è un giorno speciale. Sai che se volete la storia della buonanotte dovete essere a letto entro le 9-
-Che storia ci racconti?-s’intromise il fratello dal letto accanto.
La parola storia aveva attirato la sua attenzione.
-Tu quale vorresti sentire?-
-Perché non ci racconti di quando ci avete adottato?-
-Come mai proprio quella?-
-Perché non ce l’avete mai raccontata e papà Mika dice sempre che è una storia divertente-
-Un po’ lo è in effetti.
Ok, va bene. Però dopo si dorme, promesso?-
I due bambini annuirono e Andy si sedette tra i due letti, così da essere il più vicino possibile ad entrambi.
-Io e papà eravamo entrambi a Londra in quel periodo, così avevamo deciso di andare un po’ in giro. Io dovevo fare alcune riprese in dei palazzi non molto antichi ma davvero belli e papà Mika si era offerto di accompagnarmi.
Stavamo visitando un edificio che era stato adibito ad orfanotrofio quando, ad un certo punto, mi sono girato e lui non c’era più.
Allora io e la direttrice dell’orfanotrofio che era con me abbiamo cominciato a cercarlo in giro.
Lo abbiamo cercato per tutto l’edificio, ma niente, stavo quasi iniziando a preoccuparmi quando finalmente l’abbiamo visto…..
 
 
Mika aveva già azionato la lavastoviglie e messo a posto tutto ciò che era rimasto in giro, ma Andy non lo aveva ancora raggiunto, così il libanese salì piano le scale, evitando il gradino scricchiolante per timore che ogni minimo suono potesse svegliare i bambini che era certo stessero dormendo.
Quando arrivò al piano superiore si rese invece conto che la porta della loro stanza era ancora socchiusa e che, all’interno, Andy era intento a raccontare qualcosa.
Si avvicinò all’uscio facendo attenzione a non rivelare in alcun modo la sua presenza.
Non era raro che rimanesse nascosto ad osservare il suo uomo raccontare una storia ai loro bambini o, meglio ancora, a cantar loro una ninna-nanna perché, per quanto fosse il riccio la popstar di casa, il greco aveva una voce splendida e lui avrebbe passato giornate intere ad ascoltarla.
Era così concentrato a godersi quella scena meravigliosa che non realizzo subito cosa stesse raccontando il suo compagno e quando finalmente riuscì a capirlo un sorriso gli illuminò il volto: quella era decisamente la sua storia preferita.
 
-Siamo arrivati-
-Quello è un orfanotrofio Andy-
-Lo so-
-E tu devi fare le riprese in un orfanotrofio?-
-Mi sono già messo d’accordo con la direttrice.
Per lei non è un problema, basta che non inquadro nessuno dei bambini. Il che non credo possa essere un problema dato che sicuramente ora saranno tutti a giocare in giardino-
Più si avvicinavano al cancello dell’edificio, più Mika si rendeva conto di quanto la supposizione di Andy fosse giusta.
Il giardino era infatti invaso da ragazzini di tutte le età che sembravano non aver esitato nemmeno un istante ad approfittare della splendida giornata estiva.
Appena suonarono il cancello gli fu aperto da una signora di mezza età che li accolse con un sorriso caloroso.
-Mr.Dermanis, siete i benvenuti. Posso offrirvi qualcosa?-
-No, grazie-
-Allora mi segua, le faccio fare un giro dell’edificio.-
La donna li aveva accompagnati in giro per i vari corridoi  di i vari piani, ricoprendoli di una marea di informazioni su tutto ciò che incontravano lungo il loro percorso.
Andy sembrava veramente interessato, mentre Mika, solitamente affascinato da luoghi del genere, continuava a guardarsi intorno non vedendo l’ora di poter ritornare all’aria aperta.
Stavano sprecando una bellissima giornata, in più, ora era ufficiale, a lui gli orfanotrofi non piacevano.
Era così preso dai suoi pensieri che a malapena si accorse che qualcosa(o meglio qualcuno) gli era venuto addosso.
Si guardò intorno per capire meglio cosa fosse successo e notò che per terra accanto a lui c’era un bambino che non sembrava avere più di due anni e che aveva tutta l’aria di essere infuriato con il mondo.
-Tutto ok?-
Il piccolo mugugnò qualcosa di incomprensibile, massaggiandosi il braccio su cui era caduto.
Probabilmente non avrebbe nemmeno alzato lo sguardo se una donna dall’altro capo del corridoio non avesse attirato la sua attenzione
-Ian! Ti pare il modo di comportarsi questo?
Scappare in questo modo….. E chiedi scusa al signore-
Il bambino borbottò qualcosa che doveva somigliare ad un “mi scusi” continuando ad evitare lo sguardo dei due adulti.
-Non fa niente, davvero.
Tu piuttosto ti sei fatto male?-domandò Mika notando che il ragazzino continuava a massaggiarsi il braccio.
Sentendo il tono caldo ed accogliente con cui il libanese gli aveva parlato quello sembrò rilassarsi ed alzò lo sguardo scuotendo la testa.
-Vuoi dirmi perché sei così arrabbiato?-
-Mary mi ha rubato la palla e Miss.Jude ha detto che non la posso riavere perché i giochi sono di tutti-
-Ne abbiamo già parlato, Ian. Non puoi…..-provò ad intervenire la donna, ma lui non voleva saperne di starla a sentire.
-Ma ci stavo giocando io!!!!!-
-Ehi, se Mary non ti ridà la palla vorrà dire che troveremo un gioco molto più bello, che dici?-
Il bambino si calmò ed annuì.
-Andiamo fuori allora. Questa giornata è troppo bella per stare al chiuso-
Ian lo aveva inaspettatamente preso per mano e lo aveva condotto verso il giardino ed in quel momento Mika aveva capito che quel ragazzino era speciale.
 
Andy e la direttrice dell’orfanotrofio lo aveva trovato lì, nel cortile, intento a far volteggiare Ian in aria.
Non si era accorto della loro presenza finchè il suo compagno non gli si era avvicinato, attento a non farsi notare, per poi scompigliargli i capelli.
-Non cambi mai eh? Resti sempre un ragazzino-
Mika gli aveva rivolto un sorriso enorme, come non ne sfoggiava da tempo.
-Almeno non sono diventato uno di quei musoni brontoloni e noiosi.
Dovresti esserne contento-
-E chi ha detto che non lo sono?-
Si erano persi uno negli occhi dell’altro e solitamente questo bastava a fargli dimenticare tutto ciò che lo circondava, ma quella volta una piccola manina lo ancorava alla realtà.
-Andy, lui e Ian. Ian lui è Andy-
Il biondo si era abbassato per essere alla stessa altezza del bambino.
-Ciao Ian-
Il ragazzino lo aveva studiato per qualche istante, poi gli aveva sorriso.
-Giochi con noi?-
Il greco non aveva esitato ad accettare e dopo poco si erano ritrovati a rotolare sull’erba senza nemmeno un vero perché mentre riempivano di solletico il piccolo.
Purtroppo il tempo non sembrava essere dalla loro parte e presto il cielo si era riempito di minacciosi nuvoloni che avevano costretto i bambini a tornare dentro, giusto un attimo prima che si scatenasse un diluvio in piena regola.
-Forse dovremmo andare-aveva detto Andy, cominciando a prendere i loro cappotti, ma la direttrice li aveva fermati.
-Non potete uscire con questo tempo! Aspettate almeno che spiova un poco.
Nel frattempo vi posso offrire un tè, vi va?-
I due giovani avevano annuito ed avevano seguito la donna nella cucina dell’edificio.
-Ho notato che avete conosciuto Ian-esordì dopo qualche istante di silenzio mentre metteva sul fuoco il bollitore
-Sembra un bravo bambino-rispose Andy notando lo sguardo perso del compagno che, era evidente, avrebbe preferito ritornare a casa a piedi sotto la pioggia piuttosto che passare altro tempo lì.
Solo mentre era con quel ragazzino pareva essersi dimenticato di quanto non gli piacesse il luogo in cui si trovava.
-Lo è, ha solo un pessimo carattere-
-Con noi non è sembrato-
-Siete stati fortunati, di solito non reagisce molto bene quando ci sono degli sconosciuti in giro e questo non aiuta-
-Difficoltà a trovare una famiglia disposta ad adottarlo?-
-Non penso sia possibile trovarne una oramai. Le coppie vogliono adottare bambini piccoli per poter fingere che siano i propri e lui ha già passato i 3 anni anche se sembra più piccolo.
Non credo apparirà mai una famiglia disposta ad adottare due bambini di quell’età-
-Due?-
-Ian ha una sorella gemella da cui si è sempre rifiutato di separarsi.
Lei avrebbe più speranze di trovare una famiglia, ma non ne vuole sapere di allontanarsi dal fratello.
Forse non l’avete incontrata oggi pomeriggio perché stava male, altrimenti è sempre attaccata al fratello-
-è sicura che non ci sia nemmeno una speranza che qualcuno li adotti?-chiese a quel punto Mika, che aveva cominciato a prestare attenzione al discorso senza però intervenire.
-La speranza è l’ultima a morire, ma, come le ho già detto, chi fa richiesta di adozione vuole sempre bambini piccoli e di certo non ne vuole due insieme-
-E cosa gli succederà allora?-
La domanda del libanese era quasi infantile e fece sorridere Andy e la donna.
Entrambi sapevano cosa succedeva agli orfani che non venivano adottati.
-Rimarranno qui fino ai loro 18 anni e poi……
Poi dovranno costruirsi la loro strada-
Il tono della direttrice era abbastanza amareggiato.
Lei ci teneva aa quei bambini e odiava che le agenzie di adozione non si preoccupassero minimamente di chiunque avesse superato i 2/3 anni d’età solo perché non potevano più essere visti da nessuno come bambolotti umani.
Sapeva benissimo qual era il destino di chiunque rimanesse in strutture come quella per il resto della vita: venivano praticamente buttati in mezzo ad una strada non appena compiuta la maggiore età.
Niente college né aiuto di nessuno tipo e nessuna famiglia su cui poter contare.
Nessuno si merita un fato del genere solo perché i propri genitori non l’hanno voluto tenere.
-Ma non è giusto!-
-E chi ha mai detto che lo sia?-
Nel frattempo la pioggia aveva smesso di battere sulle finestre della stanza e i due ragazzi decisero che era giunto il momento di tornare a casa, prima che si scatenasse un altro temporale.
Mika era rimasto in silenzio per tutto il resto della giornata e Andy non aveva nemmeno avuto bisogno di chiedergli perché.
Quando aveva visto il libanese in giardino con il bambino, quando aveva visto come sorrideva, aveva capito che qualcosa era cambiato nel suo compagno.
-C’è qualcosa che possiamo fare-
-Uhm?-
Il riccio, raggomitolato addosso all’angolo del divano, era così perso nei suoi pensieri che a malapena lo udì.
-Per Ian e sua sorella.
C’è qualcosa che possiamo fare-
Finalmente Mika si girò verso di lui.
-Cosa?
Perché io vedo un’unica soluzione e non so quanto sia fattibile-
-Adottiamoli noi-
Il libanese non rispose.
Lui ed Andy avevano pensato esattamente la stessa cosa anche se entrambi sapevano quanto fosse quasi impossibile una cosa del genere per loro.
Avevano parlato più volte del adottare un bambino e ogni volta si erano resi conto che non erano abbastanza pronti a rallentare i loro ritmi lavorativi abbastanza da poter dare ad un bambino la stabilità necessaria per crescere sereno, e adesso il greco gli stava proponendo di adottarne due contemporaneamente.
-Sai anche tu che per farlo dovremmo……-
-Lo so benissimo, ma so anche che è la cosa giusta da fare.
Quando ti ho visto con Ian questo pomeriggio ho capito che era giunto il momento di fare quel passo avanti e sono certo che lo sai anche tu-
Il riccio annuì.
Era inutile negare, sapevano entrambi cosa dovevano fare.
 
Avevano compilato i documenti necessari quella sera stessa, gli stessi documenti che avevano tenuto nel cassetto per anni, e poi avevano aspettato.
Ogni volta che avevano un giorno libero tornavano a quell’orfanotrofio che Mika non sembrava più odiare così tanto per stare con Ian e la sorella che, come aveva detto la direttrice, non si allontanava mai troppo dal fratello.
Ian adorava giocare in giardino con il libanese, che trovava sempre una scusa per farlo volteggiare in aria, mentre Ella, la sorella, preferiva rimanere seduta in braccio ad Andy sotto un albero mentre lui le leggeva una storia.
Quei due bambini erano l’uno l’opposto dell’altro, un po’ come Andy e Mika, e la cosa faceva sorridere il greco mentre, in quelle calde giornate primaverili cominciava a rendersi conto di quanto loro quattro insieme cominciassero a sembrare una vera famiglia.
La parte burocratica dell’adozione era quella che andava più a rilento, ma se lo erano aspettato, così si erano messi il cuore in pace, attendendo con ansia la lettera che gli avrebbe dato finalmente il permesso di portare a casa i bambini.
Fortunatamente neanche quella tardò ad arrivare e il 25 Dicembre si ritrovarono tutti riuniti attorno al grande tavolo di casa Penniman per festeggiare il Natale e l’ingresso in famiglia di quelle due pesti che, in men che non si dica avevano creato un sodalizio con il figlio di Paloma finalizzato a far impazzire tutti gli adulti della famiglia.
Né Mika né Andy però ricordavano un Natale più bello e quello era stato solo l’inizio.
Rinunciare a girare il mondo per un po’ non era pesato a nessuno dei due artisti che, quando non potevano proprio evitare di partire, portavano sempre con loro i bambini.
Li avevano portati ad Atene ed a Parigi ed un paio di volte anche in Italia ed a New York e il modo in cui i due piccoli guardavano ogni cosa ricordava loro che il mondo era ancora un posto bellissimo.
 
-Ancora svegli?-chiese, decidendosi finalmente ad entrare nella stanza, sedendosi accanto al suo compagno che gli lanciò un’occhiataccia dato che il suo ingresso aveva fatto risvegliare i bambini.
-Ella non riesce a dormire- rispose il bambino, facendo emergere la sua testa dalle coperte.
-E tu?-
-Volevo ascoltare la storia di papà Andy-
-Lui è davvero bravo a raccontare, non è vero?-
Ian annuì mentre Mika gli scompigliava i capelli dolcemente.
-Ora però è davvero ora di chiudere gli occhi, non credete?-
Fece per andarsene ma il bambino si aggrappò alla sua mano.
-Papà, io ho paura-
-E di cosa?-chiese il riccio sedendosi nuovamente vicino al suo letto, ma non ottenne risposta.
-è per domani?-
-E se la scuola non mi piacesse? E se tutti mi prendessero in giro?
Nonna ha detto che con te lo facevano-
Il libanese maledì mentalmente sua madre, di sicuro le era sfuggito per sbaglio , ma quello non era certo un discorso che voleva affrontare con suo figlio la notte antecedente al suo primo giorno di scuola.
-Erano altri tempi ed io ero più grande.
Vedrai che andrà tutto bene-
-Come fai a saperlo?-
-Ho un ottimo intuito.
È quasi un superpotere, sai?-
Ma Ian ancora non sembrava convinto.
-Domani sarà una giornata meravigliosa, fidati di me.
E in caso qualcosa andasse storto puoi sempre dirlo a me e papà e sistemeremo le cose, ok?-
Il bambino annuì e sembrò tranquillizzarsi un minimo.
-Adesso provate a dormire o domani sarete troppo stanchi per godervi il vostro primo giorno di scuola-
-Io continuo a preferire rimanere a casa con te e papà-borbottò Ian, nascondendosi di nuovo sotto le coperte.
-Ne riparliamo domani pomeriggio, ok capitano? Adesso non voglio sentire volare una mosca-
-Papà Mika-
Questa volta era stata Ella a richiamarlo.
-Dimmi tesoro-
-Ce la canti una canzone?-
-Mi sa che vi stiamo viziando un po’ troppo-
Le rispose sorridendo e spostandosi un po’ più vicino al letto della piccola, finendo appiccicato ad Andy che, però, non si allontanò per fargli più spazio, ma si godette quel contatto e, mentre il libanese cantava, facendo attenzione a non farsi notare, gli circondò la vita con un braccio, facendolo sussultare quasi impercettibilmente.
Il greco prestò così poca attenzione alla canzone che a malapena riuscì a riconoscere le note di “Shornin’ Bread”, lo stesso brano che Joannie cantava a Mika da bambino per farlo addormentare.
Era troppo preso a godersi quella scena così dolce e familiare che per lui era la definizione perfetta di CASA.
Quando il riccio smise di cantare i due tornado erano già tra le braccia di Morfeo.
-Ogni tanto mi dimentico l’effetto soporifero della mia voce-disse mentre uscivano dalla stanza in punta di piedi, attenti a non fare rumori di alcun tipo.
-Non fare l’idiota, piuttosto ringrazia che finalmente si sono addormentati.
Oggi erano incontenibili-
-Tu com’eri il giorno prima del tuo primo giorno di scuola?-
-Sinceramente non me lo ricordo, perché tu com’eri?-
-Mamma dice che non la smettevo di zompettare a destra e a sinistra-
-Quindi per te era un giorno come un altro-
-Bastardo- borbottò Mika rifilando uno scappellotto sulla nuca al compagno che continuava a sghignazzare.
-Sai che non lo sono-
-E cosa te lo fa pensare?-
-Se io fossi davvero un bastardo non ti avrei lasciato aspettarmi fuori dalla porta tutto quel tempo, ma ti avrei costretto a venirmi a dare una mano a farli addormentare-
-Non ti stavo aspettando-rispose il riccio fingendo uno sguardo imbronciato.
-E allora cosa stavi facendo?-
-Ascoltavo la storia, non è ovvio?-
-Perché hai detto ad Ian che quella era una storia divertente?-
-Perché ero sicuro che raccontata da te lo sarebbe stata-
-E ho soddisfatto le sue aspettative signore?-chiese Andy con sguardo malizioso cingendogli i fianchi e avvicinandolo a sé.
-Direi proprio di si-rispose in un sussurrò sulle sue labbra.
-Quindi la storia le è piaciuta?-
-è la mia storia preferita- gli disse sorridendo prima di lasciare un lieve bacio sulle sue labbra morbide e chiudere la porta della stanza dietro di loro.

Note: Penso che bisogni ringraziare 
Life In Fangirling Motion, Lizhp e VvFreiheit per aver indetto questo concorso, mi chiedevo se ce ne sarebbe mai stato uno di questo tipo in questo fandom.
So Thanks and Enjoy

 
  
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