In tacchi e cravatta

Non appena apro bocca il cellulare inizia a trillare. Mamma, stai raggiungendo i livelli di uno stalker esperto.
«Sto bene, sono qui da appena dieci minuti e già mi sono rotta le palle.» Rispondo pragmatica a ogni sua potenziale domanda. Inaspettatamente, non sento alcuna parola provenire dall'altro capo del telefono. Non ho guardato il mittente, ma chi può essere se non lei?
Dopo aver allontanato l'apparecchio dall'orecchio, mi accorgo che dopo aver toccato il fondo posso anche raschiarlo e sprofondare ancora di più.
«Direttore, sono terribilmente mortificata! Non era mia intenzione... Non ho visto-»
«Ferraro! -Mi interrompe, con tono furente. - Cerchi di essere meno maldestra o ci condurrà tutti allo scatafascio! Non oso pensare cosa combinerà con quegli asiatici! -Strilla e sono costretta ad allontanare la cornetta dall’orecchio.- Immagino sia già arrivata. -Continua con tono improvvisamente pacato. Credo che soffra di una grave forma di bipolarismo.- Avevo dimenticato di dirle l’hotel.» Allora non sono rimbambita al cento per cento! Col mio istintivo sospiro di sollievo, starò sicuramente sembrando al cameriere un'insana a piede libero.