Bathmòs
***
Ci
sono cose che gli uomini non possono comprendere.
Ci
sono avvenimenti che gli umani conoscono ma che sono confinati oltre la
dimensione dei miti e delle leggende, e che tali devono restare.
Ogni
volta che gli umani hanno interferito con le vicende degli dei sono stati
spazzati via, travolti dal corso degli eventi e da poteri più grandi di loro.
Chi è
toccato da queste cose può sopravvivere ma non può essere la stessa persona di
prima, neanche se è un uomo superiore agli altri. Neanche se è un Saint della
dea Athena.
Dopo
essere tornati in vita ed aver assistito a scontri tra divinità la cosa più
difficile è recuperare la dimensione della normalità; tornare a riscoprire i
piccoli gesti quali svegliarsi al mattino, vestirsi, relazionarsi con le
persone che hanno vissuto le stesse esperienze sovrumane ed hanno gli stessi
problemi a riscoprire la vita quotidiana.
E
per alcuni è più difficile che per altri.
-Buon
giorno, Aioros-
Le
parole di Saga sono vuote, forme evanescenti nello spazio tra le colonne e
nello spazio tra lui e Aioros.
Il
Sagittario lo ignora.
A
stento gli getta un’occhiata gelida quando gli passa accanto, tanto vicino da
sfiorarlo allungando appena una mano.
E
allora Saga sente montare dentro di sé una rabbia bruciante.
Perché
ci sono momenti in cui la forma è
sostanza, dannazione!
Per
la precisione è una sostanza acida e corrosiva che Saga si è sentito sputare
addosso quando Aioros gli è passato accanto,
guardandolo negli occhi e senza rivolgergli la parola.
La
rabbia lo fa tremare. Rabbia e paura per la propria rabbia.
Saga
sa che non avrebbe nessun diritto di essere arrabbiato con Aioros,
eppure lo è, e deve scegliere se inghiottire in silenzio quella rabbia oppure
scuotersi dal suo stato di eterno penitente e far valere le sue ragioni, per
quanto scarse siano.
Aioros ha
quasi varcato la soglia dell’uscita quando Saga prende la sua decisione e lo
richiama indietro.
-Fermati,
Aioros! Non hai il permesso di attraversare la casa
dei Gemelli!-
Quando
si ferma e si volta, Aioros è sorpreso quanto lo
stesso Saga.
-Come
hai detto?-
Lo
sguardo carico di biasimo di Aioros sarebbe
abbastanza per ridurlo al silenzio, ma Saga decide che non vuole. Non tornerà a
strisciare. Si sforza di inghiottire il battito del cuore che rimbomba forte
contro il pettorale dell’armatura.
-Hai
sentito bene: io non ti ho dato il permesso di superare la Terza Casa-
-Non
ho bisogno del tuo permesso per attraversare la casa di Gemini. Ti ricordo che
sono un tuo parigrado-
-E
questo ti autorizza ad ignorare le buone maniere? Potevi rispondermi quando ti
ho salutato-
-E
perché avrei dovuto?-
“Perché
ho già pagato abbastanza”
-Perché
ti ricordo che sono un tuo parigrado-
Aioros
apre la bocca come se volesse rispondere qualcosa di tagliente, ma poi ci
ripensa e si limita a scrollare le spalle prima di andare via di nuovo.
-Allora
non mi hai sentito! Ti ho detto che non hai il permesso di attraversare questa casa!-
Stavolta
Aioros neanche si volta, lo ignora, e allora Saga ci è
costretto.
Ritirarsi
a quel punto vorrebbe dire svendere qual minimo di dignità che gli resta, e se
ha ancora un po’ di rispetto per sé stesso come guerriero della dea Athena allora quello è il momento di dimostrarlo e di
combattere per difenderlo.
Poco
prima che Aioros riesca a guadagnare l’uscita, Saga
evoca il Labirinto e la Terza Casa diventa una bolla sospesa fuori dal tempo e
dallo spazio.
In
quella bolla scura restano solo lui ed Airos, che vedendosi
negare l’uscita si volta verso di lui con un’espressione che è insieme severa e
minacciosa.
-Lasciami
andare-
Tutto
nell’atteggiamento di Aioros gli fa venire l’istinto
di rimangiarsi tutto, far sparire il labirinto e gettarsi in ginocchio a
chiedere perdono, tuttavia c’è un altro istinto appena nato ma ugualmente
tenace che gli impedisce di cedere terreno.
-No,
Aioros, non prima che tu abbia chiesto il mio
permesso. Io custodisco la cloth di Gemini e questo
tempio, e se vorrai oltrepassare la Terza Casa mostrerai un minimo di rispetto-
-Rispetto?!
Per che cosa dovrei rispettarti? Hai tradito il Santuario, hai tradito Athena… hai tradito me!-
È la
prima volta che Saga vede Aioros sopraffatto dalla
rabbia. Lui lo merita quel disprezzo, tutto, lo sa bene. Ma non può cedere.
-Hai
ragione. Non chiedo scuse né perdono per ciò che ho fatto. Forse meriterei
davvero le peggiori punizioni, ma non sta né a me né a te decidere. La dea Athena mi ha restituito il mio compito ed io difenderò la fiducia
che lei mi ha accordato, per cui se vuoi passare affrontami o chiedi il mio
permesso-
Non
si aspettava che Aioros lo avrebbe colpito, e invece
lo fa: il Sagittario raccoglie il cosmo in un pugno e lo bersaglia con le centinaia
di colpi alla velocità della luce del Lighting Bolt.
Saga
potrebbe sparire nel labirinto per risparmiarsi quel colpi ma per correttezza
non lo fa.
Si
ripara dagli attacchi alzando il suo cosmo come una barriera; non li ricambia
ma neanche li incassa passivamente.
L’incertezza
è ancora tanta ma in fondo sente che l’altro sentimento diventa più forte e non
vuole cedere, neanche sotto le accuse di Aioros che
pure ancora gli fanno sanguinare il cuore.
-Con
che coraggio chiedi questo a me?- Gli chiede Aioros sputando ogni parola con rabbia e disprezzo -Come
puoi pensare che io ti considererò mai più un mio pari? Tu, ingannatore e
falso, senza cuore, tu che dicevi di essere più che un fratello e più che un
amante per me, che dicevi che eravamo i primi eletti di un nuovo ieròs lòchos devoto alla dea Athena? Ed io ti credevo! Credevo ad ogni tua parola! Io…
io ti amavo!–
È
questo che strazia il cuore di Saga nonostante tutto sembri cancellato, perché
non potrà mai dimenticare di avere le mani sporche del sangue di colui a cui aveva
giurato fedeltà, fratellanza e amore.
-Anche
io ti amavo. Ti amo ancora, Aioros… ma non posso
permettere all’amore di accecarmi e trasformarsi in una follia peggiore di
quella del passato-
-Taci!
Non osare dire di amarmi dopo quello che mi hai fatto! Bada a te, Saga!-
Stavolta
non è solo il cosmo del Sagittario, è la freccia d’oro di Sagitter
che brilla minacciosa, puntata verso il suo cuore.
Poco
importa se verrà scoccata oppure no, perché il suo cuore è già spezzato.
Saga
deve fare ancora una volta un enorme sforzo di volontà per non abbassare lo
sguardo.
L’unica
cosa che lo tiene ancora in piedi e gli dà la forza di continuare è il senso
del dovere, perché sente che affrontare Aioros è
sbagliato ma ritirarsi sarebbe ancora più sbagliato.
-Non
ti chiedo di perdonarmi o di riportare tutto come una volta perché so che è
impossibile. Voglio solo che tu capisca che non posso permettermi di sprecare
una vita riavuta per miracolo nell’espiazione di colpe passate. Ho pagato. Ho
sofferto. Potrei pagare e soffrire ancora, potrei farmi giustiziare da te in
questo momento, ma non è questo che la Dea mi chiede per espiare, ed io devo
rispettare prima di tutto la sua volontà-
L’arco
teso all’estremo trema appena nelle mani di Aioros, e
per un attimo Saga si concede di sperare che il compagno non abbia cuore di
colpirlo.
Tuttavia
nei suoi occhi non vede nessuna esitazione.
-Allora
facciamo la prova. Vedremo se la volontà di Athena ti
salverà dalla freccia-
Un
guizzo di indignazione scuote Saga per un momento.
-Osi
mettere in dubbio il giudizio di Athena su di me? E
sia allora: scaglia la freccia d’oro contro Saga se pensi che possa farti stare
meglio, e vedrai che il Saint dei Gemelli sarà capace di fermarla-
Nonostante
l’espressione determinata Saga è spaventato più che mai.
Non
dal pericolo o dalla morte.
“Dea
Athena, ascolta la mia preghiera. Io desidero che
quella freccia trapassi il mio cuore e che Aioros si
prenda la mia vita come io mi sono preso la sua, ma so che tu non lo vuoi. Ti
prego, dammi la forza di fermare la freccia. Dammi la forza di voler
sopravvivere. Dammi la forza di compiere la tua volontà, non la mia”
Il
tempo si ferma quando Aioros scocca la freccia.
Saga
la percepisce diretta contro di lui, guidata dal cosmo della giustizia.
“Lo
merito. So di meritarlo. Ma lo stesso non posso permetterlo. Ti prego, Athena”
E
Saga la blocca a due mani all’altezza del cuore.
Metallo
contro metallo, Cosmo contro Cosmo.
Le
sue mani giunte all’altezza del petto sembrano un gesto di preghiera ma hanno
la forza di un guerriero che non conosce la resa.
Per
la prima volta Saga si sente certo di ciò che sta facendo perché sa che se
nella sua scelta ci fosse stata traccia di egoismo la freccia non lo avrebbe
perdonato.
Afferra
e la porge ad Aioros, che però non la prende subito,
piuttosto resta a guardarla ad occhi sgranati.
Allunga
le dita e la prende con un gesto meccanico, confuso come se non si rendesse
conto di cosa è successo.
-Te lo
ripeto, Aioros: la dea Athena
mi ha consegnato questa sacra armatura dopo aver conosciuto le mie colpe, e se
lei nonostante tutto mi reputa ancora degno di indossarla io devo difendere
questa dignità. Non posso permettere a nessuno di mancarmi di rispetto, neanche
a te Aioros… neanche a te, amore mio-
Allora
Aioros si scuote all’improvviso e lascia cadere la
freccia. Rivolge a Saga uno sguardo smarrito che fa troppo male.
-Cosa
ho fatto…? Oh, no, Saga, che cosa ho fatto?!-
E Aioros scivola in ginocchio lentamente, con le mani che gli
nascondono il volto e soffocano il mormorio tra i palmi.
I
singhiozzi che echeggiano subito dopo stracciano il cuore di Saga più delle
accuse.
Lui
ha riconquistato la sua dignità, ma a quale prezzo?
“È
stata colpa mia. Come ho potuto portarti a questo?”
Ormai
il danno è fatto, irreparabile come la prima volta: Aioros,
l’arciere delle stelle, spezzato nell’anima.
Saga
non sa come fare a confortarlo. Potrebbe semplicemente sciogliere il labirinto
e lasciarlo andare, ma non ce la fa senza aver prima almeno provato rimediare.
Afferra
il suo mantello bianco e ne strappa un intero angolo, poi si inginocchia
accanto ad Aioros e glielo porge in silenzio,
discretamente, cercando di far pesare la sua presenza meno possibile.
È
tutto lì: se Aioros rifiuterà vorrà dire che lo ha
perso per sempre.
Fa troppo
male.
-Mi
dispiace. Non volevo arrivare a tanto-
Gli
dice in un estremo tentativo di non rovinare tutto.
“Ti
prego, non allontanarmi! Ho fatto il mio dovere, non portarmi rancore per
questo”
I
secondi cadono come colpi di maglio scanditi dal battito affannato del suo
cuore, finché Aioros allunga la mano a tentoni e
afferra la stoffa.
C’è
ancora una speranza allora, ed una speranza è tutto ciò che Saga chiede.
Aioros non
riesce a proferire una sola parola mentre singhiozza sul pavimento, le ali d’oro
dell’armatura che sfiorano la pietra a terra.
Neanche
prova ad alzarsi, allora Saga, che non ce la fa a restare a guardarlo dall’alto
in basso, si siede anche lui a terra con le ginocchia strette al petto.
L’istinto
dentro di lui gli urla di stringere Aioros tra le
braccia e lavare via il dolore con le sue lacrime, di accarezzarlo e stringerlo
al petto perché senta il battito del suo cuore oltre la corazza d’oro e capisca
che quanto quella prova è stata straziante per entrambi.
Non
lo fa. Non è ancora il momento.
Quando
le lacrime si esauriscono Aioros tira un sospiro
tremante e finalmente guarda Saga con gli occhi ancora lucidi ed arrossati.
-Aioros… Ros… dovevo farlo. Mi
dispiace-
È
l’unica spiegazione che riesce a dare, e l’unica cosa che può fare è sperare
che Aioros capisca e la accetti.
-Lo
so che dovevi-
Se Aioros ha capito allora c’è speranza che gli conceda
un’altra occasione e che forse un giorno gli conceda di nuovo la sua fiducia.
Saga
non chiede altro.
Lascia
svanire il labirinto con un gesto della mano e poi si rialza in piedi, seguito
subito dopo da Aioros.
-Dunque…
posso passare attraverso la Casa di Gemini?-
Chiede
il Sagittario.
Saga
non se lo aspettava. Credeva che la questione fosse stata risolta perché Aioros aveva capito che il permesso era solo una scusa per
costringerlo a non ignorarlo, e invece non era così.
Quando
si accorge che Aioros non incrocia il suo sguardo
capisce come stanno le cose: chiedere il permesso di passare è un modo per Aioros di chiedergli scusa per rimediare alla mancanza di
rispetto di prima.
Saga
comprende che un altro muro è stato abbattuto; non servono più parole vuote tra
loro, adesso possono ricominciare a capirsi dagli sguardi e dai gesti come
facevano una volta.
-Certo
che puoi passare-
È la
speranza di un nuovo inizio anche se Aioros va via in
silenzio e portandosi via il lembo del suo mantello in cui ha sfogato tante
lacrime.
Saga
si trova a pregare perché quello sia davvero un nuovo inizio per loro, anche se
per il momento deve lasciare andare Aioros senza
avergli spiegato neanche una minima parte di ciò che prova.
Ci
sarà tempo, si ripete.
Per il
momento terrà stretta una speranza.
***
-SAGA!!!-
Quando
rientra nella casa trova suo fratello Kanon che
sbraita contro di lui, con i capelli gocciolanti ed appiccicati alla faccia e
alla schiena, e con solo un’asciugamani attorno ai fianchi che è tutto
spiegazzato per quante volte è stato arrotolato su sé stesso.
-Kanon?! Ma perché vai in giro così?-
-A
me lo chiedi? È colpa tua! Che ti è saltato in testa di trasformare la casa nel
Labirinto proprio mentre io uscivo dalla doccia?!-
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Cantuccio
dell’Autore
Ok,
non sono tanto sicura del risultato di questa one shot…
Intanto
non mi convince troppo lo stile.
Poi…
ho fatto litigare Saga e Aioros! È stato brutto per
loro ed anche per me, adesso ci mettiamo tutti e tre a frignare in un angolo.
Il
fatto è che, anche in caso di una fortunata resurrezione dei Gold, per Aioros e Saga sarebbe semplice riprendere il loro rapporto
da dove avevano lasciato? Secondo me assolutamente no! E quindi la ripresa di
contatti è molto delicata e piena di attriti, per come la vedo io.
Perché
il perdono è una cosa tanto bella, ma io al posto di Aioros
avrei cercato Saga per danneggiargli gravemente la giugulare. Possibilmente a
morsi.
E
quindi avevo bisogno di un litigio in stile saint-seiyano.
E
vabbè, se qualcuno è arrivato vivo fin qui, ci sarebbero un paio di note.
1-
Bathmòs:
vuol dire punto di passaggio, inteso sia in senso fisico sia in senso
materiale. Può essere un rito di passaggio religioso (Baptìzo,
battesimo… siamo lì…), un punto di passaggio strategico militare o
semplicemente un gradino di quelli che fanno inciampare sull’ingresso di casa. Per tornare ad una vita normale Saga ne dovrà
attraversare tanti.
2-
C’è una fitta ricorrenza della parola cuore,
mi rendo conto. È intesa nel senso di sede di tutti i sentimenti, non solo
l’amore ma anche quelli “negativi”.
3-
Lo Ieròs Lòchos è conosciuto anche come “battaglione sacro” o
“Battaglione Tebano”. Era un corpo scelto dell’esercito tebano che si dice
fosse composto da centocinquanta coppie di amanti. Per quanto riguarda “coppie
famose” ho preferito fare riferimento al battaglione tebano piuttosto che ad
Achille e Patroclo perché Achille mi sta antipaticissimo.
4-
Kanon è
spuntato da solo. Giuro, io non lo avevo neanche pensato, è lui che pretende
attenzioni. Spero che non abbia rovinato tutto.
Grazie
per aver letto.
Makoto