RICORDO DI UN GENITORE
*
Un ricordo senza tempo
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Vegeta osservò oltre la finestra del
salotto con sguardo corrugato e nervoso. Due dita tamburellavano con
inquietudine sul braccio, intrecciato all’altro.
Stupidi terrestri! Che bisogno avevano di conoscere i suoi ricordi? Nessuno,
proprio nessuno.
Ricordi di suo padre poi, tsk, che idiozia. Per quale assurdo motivo doveva
mettersi a parlare del vecchio? Decisamente i terrestri non avevano ancora
imparato a farsi gli affari loro.
Il movimento delle sue dita divenne sempre più nevrotico con lo scorrere dei
propri pensieri, mentre un broncio decisamente seccato si dipinse sul suo volto
già irrequieto.
“Papà?” S’introdusse timidamente la vocina della figlia, facendosi largo tra le
elucubrazioni del genitore.
Bra osservò attentamente suo padre, facendo particolarmente caso al suo
abbigliamento. I suoi abiti lasciavano presupporre che era in procinto di
rintanarsi nella sua Gravity Room. Tutto parve confermare la teoria della
piccola, dagli stivali bianchi ai guanti del medesimo colore, dai pantaloni
dell’Under Suit all’assenza di una maglietta.
Ciò che sua figlia non riusciva a comprendere era più che altro la sua
permanenza in salotto. Perché prepararsi per gli allenamenti, se poi non faceva
altro che sostare davanti alla finestra?
Ad ogni modo il problema era uno solo, doveva sbrigarsi, prima che lui svanisse
all’interno di una stanza in metallo.
“Papà” sussurrò nuovamente, e Vegeta si voltò solo leggermente, quel tanto che
bastava per osservarla con la coda dell’occhio, bloccando nel frattempo il
nervoso movimento delle dita. “Che vuoi ancora?” Brontolò fissandola di sbieco.
“Mi aiuteresti per quel compito? Per favore, è importante” supplicò la bambina,
mostrando al padre un blocco su cui erano segnate alcune note a matita. Vegeta
tornò ad osservare oltre il vetro, assorto in qualche pensiero. “Te l’ho già
detto Bra, io non ho ricordi di mio padre” replicò secco, mentre il suo volto si
contrasse in una strana ed indecifrabile smorfia.
Bra osservò le spalle dell’uomo per alcuni secondi, domandandosi sulla
veridicità delle sue parole. Qualcosa sembrava non convincerla completamente.
“Eccomi! Scusa per il ritardo papà!” Esordì il giovane Trunks, facendo capolino
nel salotto con aria trasandata, costringendo i due occupanti a voltarsi verso
di lui.
Il ragazzo sorrise al padre, cercando di non innervosirlo più di quanto non
fosse già, “Ho avuto un contrattempo, ma ora sono pronto” si giustificò, prima
che il genitore potesse dire nulla.
Bra osservò il fratello, riconoscendo l’abbigliamento che usava, raramente, per
allenarsi. Anche Vegeta si limitò a squadrarlo in silenzio per pochi secondi,
prima di incamminarsi verso l’uscita della stanza. Superò il figlio con passo
spedito, “Datti una mossa, Trunks, mi sono stufato di aspettarti!” Si premurò di
dire, con la sua consueta cordialità, prima di sparire per i corridoi della
grande casa. “Arrivo subito” gli urlò dietro il giovane Saiyan, compiendo un
solo passo all’inseguimento del padre.
“Trunks” lo richiamò la sorellina, anticipando la sua eventuale sparizione verso
la Gravity Room. Lui si voltò a guardarla, in attesa di conoscere i pensieri
della bambina. “Stai andando ad allenarti con papà?” gli domandò per
un’ulteriore conferma. E il maggiore non poté fare a meno di sorridere,
assumendo l’espressione di chi, tornato bambino, stava per intraprendere un
nuovo ed entusiasmante gioco.
*
La punta della matita sfiorò il foglio scritto a metà con titubanza, per
alcuni secondi, poi tornò ad allontanarsi. Bra ripeté l’operazione diverse
volte, alla ricerca di pensieri che potessero essere archiviati tra i suoi
appunti.
Sfortunatamente, la bambina, non riuscì a venire a capo delle sue perplessità,
restando a fissare con sguardo spento gli scarabocchi con la quale aveva
riempito il foglio. Sospirò, avendo completamente perso ogni idea.
“Ahhh, che fatica!” Debuttò il fratello maggiore della ragazzina, lasciandosi
cadere pesantemente sul divano. La piccola alzò lo sguardo su di lui per diversi
istanti, osservandolo mentre si stiracchiava allo scopo di rilassare i muscoli
tesi. Trunks, cambiatosi d’abito e con i capelli ancora bagnati da una lunga
doccia, rivolse lo sguardo alla sorella sorridendole dolcemente. “Non mi
ricordavo che un allenamento con papà fosse così impegnativo” ammise pochi
istanti più tardi, intrecciando le mani dietro il capo.
“Se è così pesante perché non ci rinunci definitivamente?” Gli domandò
incuriosita la ragazzina, abbandonando la matita sul pezzo di carta ed
avvicinandosi al divano occupato interamente dal fratello. Trunks le sorrise,
“E’ semplice, piccola. Per passare un po’ di tempo con papà” spiegò il giovane
guerriero, regalando alla più piccola un occhiolino complice.
Bra sembrò non comprendere appieno, assumendo uno sguardo dubbioso ed arcuando
un sopracciglio. “Continuo a non capire. Se vuoi passare del tempo con papà,
allora perché non ti alleni più regolarmente come vorrebbe lui?” Si informò,
intersecando le braccia al petto.
Il ragazzo le sorrise nuovamente, issandosi in posizione seduta. Afferrò
delicatamente la ragazzina per i fianchi costringendola a sua volta ad
accomodarsi sul divano. “Ora ho altri interessi, ma non per questo rinuncio a
stare con papà qualche ora in più” chiarì, dando alla sorella un buffetto sul
naso.
Bra osservò attentamente il fratello maggiore, prima che i suoi occhi
scivolassero sul foglio poggiato sul tavolino da caffè al centro della stanza.
“Deve essere molto triste” mormorò, giunta alla conclusione di un ragionamento
rilegato nella sua mente. “Che cosa?” Le chiese incuriosito Trunks, inarcando un
sopracciglio piuttosto perplesso.
La bambina intrecciò le manine, poggiandole sulle ginocchia, mentre i suoi
occhioni azzurri si fissarono su di esse, “Ho chiesto a papà di raccontarmi un
ricordo del nonno, ma lui dice che non ne ha nessuno” spiegò, ottenendo
l’assoluta concentrazione da parte del suo interlocutore. “Non ricordarsi della
mamma e del papà mi sembra molto triste” specificò, facendo assumere al suo
faccino un’incrinatura triste.
Trunks osservò la piccola per diversi secondi. In quel frangete non gli fu
affatto difficile immaginarsi senza un padre. Per qualche strana e recondita
ragione, l’idea di non aver mai avuto un genitore gli sembrò del tutto naturale.
L’idea, tuttavia, lo fece rabbrividire, pensando a quanto preziose fossero in
realtà le cose che si ricordava del burbero Principe dei Saiyan.
“Credo che neanche la mamma sappia molto del suo passato. Però, una volta mi ha
detto che i nonni sono morti quando papà era ancora molto piccolo. Forse è per
questo che non si ricorda nulla. Secondo me non sta mentendo” ipotizzò, passando
una mano sulla testa dai capelli celesti della sorellina.
Bra annuì debolmente, evidentemente immersa in altri pensieri. Ancora una volta
il suo sguardo venne catturato dal suo compito abbandonato a qualche metro di
distanza. “Povero papà” si lasciò sfuggire, genuinamente dispiaciuta.
A distoglierla dalle sue inquietudini ci pensò la gioiosa risata del fratellone,
“Non preoccuparti Bra. Scommetto che papà nemmeno ci pensa” provò a rincuorarla,
“E poi scommetto che noi gli stiamo più simpatici” scherzò in seguito.
Quelle parole sembrarono seriamente alleggerire i pensieri della ragazzina, che
sorrise incrociando lo sguardo del fratello, “Forse hai ragione” acconsentì.
“Certo che ho ragione” ribadì il maggiore, in un atteggiamento inconsciamente
materno. La tensione si sciolse in una risata da parte di entrambi. Tuttavia,
Bra fu la prima a tornare seria per un istante. “Trunks, tu hai un ricordo
particolare di papà?” gli domandò incuriosita.
E il fratello, per tutta risposta, le sorrise. Lui non aveva bisogno di frugare
tra le sue memorie. La sua mente si era già trasferita in una distesa montuosa,
riuscendo ancora a percepire quella mano poggiata sulla sua spalla. In un
ricordo che sembrava immortale nella sua memoria.
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CONTINUA…
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Ancora grazie a chi ha letto lo scorso capitolo e un doppio grazie a chi ha anche recensito.